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Economia

Pmi italiane non raggiungono sufficienza nella gestione dei rischi cyber

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ROMA (ITALPRESS) – E’ stato presentato presso la sede di Confindustria il secondo Rapporto Cyber Index PMI, l’indice che misura lo stato di consapevolezza in materia di gestione dei rischi cyber delle aziende italiane di piccole e medie dimensioni. Cyber Index PMI, realizzato da Generali e Confindustria, con il supporto scientifico dell’Osservatorio Cybersecurity & Data Protection della School of Management del Politecnico di Milano e con la partecipazione dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, evidenzia e monitora nel tempo il livello di conoscenza dei rischi cyber all’interno delle organizzazioni aziendali e le modalità di approccio adottate dalle stesse per la gestione di tali rischi.

“La cybersecurity è un pilastro fondamentale per la resilienza e la crescita del nostro sistema economico. Rafforzare la sicurezza digitale significa tutelare il futuro delle nostre aziende e dell’intero sistema produttivo, creando un ecosistema più sicuro e competitivo – afferma Angelo Camilli, Vice Presidente per il Credito la Finanza e il Fisco di Confindustria -. Confindustria lavora per supportare questo processo, attraverso iniziative come il Cyber Index PMI e il dialogo costante con le istituzioni”.

“Le piccole e medie imprese italiane, contribuiscono in maniera determinante alla crescita, all’occupazione e all’innovazione del nostro Paese – sottolinea Massimo Monacelli, General Manager di Generali Italia -. Per questo, ritengo che promuovere la loro innovazione e favorire la loro trasformazione digitale sia una delle principali sfide di questo tempo. Come Generali, consapevoli della nostra responsabilità sociale in qualità di primo assicuratore in Italia, vogliamo supportare in maniera concreta la diffusione della cultura della cyber sicurezza, accrescendo la consapevolezza della vulnerabilità rispetto al rischio informatico e sottolineando l’importanza dell’adozione di adeguate soluzioni di protezione. Oggi abbiamo presentato la seconda edizione del Rapporto Cyber Index PMI e mettiamo a disposizione delle organizzazioni aziendali le nostre competenze e la nostra esperienza in tema di identificazione dei rischi cyber, oltre a strumenti assicurativi innovativi”.

“Le piccole e medie imprese svolgono un ruolo fondamentale nella crescita della nostra economia ma sono sempre più spesso bersaglio di attacchi informatici. I dati presentati oggi dal Cyber Index PMI fotografano, purtroppo, ancora una situazione di scarsa maturità cyber da parte del settore e su questo bisogna fortemente investire – spiega Bruno Frattasi, Direttore generale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale -. L‘Agenzia da me diretta è da sempre impegnata, e in diversi modi, a sostegno delle imprese. Da poco più di un anno abbiamo promosso una massiccia campagna informativa per sensibilizzare le PMI e renderle più mature nell’affrontare la minaccia cyber. Sappiamo bene, però, che il miglioramento continuo delle capacità di cyber resilienza delle PMI passa anche attraverso una virtuosa collaborazione pubblico-privato nell’adozione delle nuove normative europee quali la NIS2 e il Cyber Resilience Act e il rafforzamento continuo delle iniziative di supporto finanziario e tecnologico che, come ACN, mettiamo anche mediante fondi europei. E’ questo il caso, ad esempio, del recente progetto EU Secure, di cui siamo coordinatori, e che prevede 16,5 milioni di euro per finanziare le PMI europee nel percorso di adesione al Cyber Resilience Act”.

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“La sicurezza informatica è una sfida che riguarda imprese, istituzioni e cittadini. In un contesto di minacce sempre più sofisticate è fondamentale che il Paese adotti un approccio strategico che favorisca la cultura della cybersecurity – sottolinea Pietro Labriola, Delegato del Presidente di Confindustria per la Transizione Digitale –. Confindustria è da sempre impegnata al fianco delle aziende, facilitando l’accesso a risorse e competenze e promuovendo i cambiamenti necessari per far crescere il nostro Paese. Dobbiamo quindi investire in tecnologie sicure, accrescere le competenze e costruire un sistema di collaborazione pubblicoprivato che consenta alle nostre aziende, soprattutto alle PMI, di proteggersi efficacemente”.

Per Remo Marini, Group Chief Security Officer di Assicurazioni Generali, “il Rapporto Cyber Index PMI 2024 mostra chiaramente come molte Piccole e Medie Imprese italiane debbano ancora compiere passi significativi nella cybersecurity. Il numero crescente di incidenti cyber a livello globale e nazionale d’altronde sottolinea costantemente l’importanza di dotarsi di presidi e controlli di sicurezza sempre più solidi. Le organizzazioni italiane devono potenziare le proprie difese digitali, soprattutto in un contesto di crescita tecnologica continua e requisiti regolamentari stringenti, nonchè interconnessione sempre maggiore tra minacce cyber e dinamiche geopolitiche e sociali. E’ fondamentale che le aziende siano consapevoli dei propri asset critici e dei rischi che corrono, e che alla luce di ciò prioritizzino gli interventi ed agiscano rapidamente per rafforzare i propri meccanismi di protezione. Solo attraverso un impegno continuo e strategico sarà possibile tutelare il proprio patrimonio informativo e garantire una maggiore resilienza operativa”.

“Il secondo rapporto Cyber Index PMI conferma il persistente ritardo nella maturità delle piccole e medie imprese in ambito cybersecurity, pur registrando una lieve crescita dell’indice rispetto al 2023 – ha evidenziato Alessandro Piva, Direttore dell’Osservatorio Cybersecurity & Data Protection del Politecnico di Milano -. Sebbene la consapevolezza sui rischi cresca, le PMI continuano a manifestare scarsa comprensione del dominio aziendale e della propria filiera. Il fattore umano rimane la principale vulnerabilità ma nel prossimo futuro gli sviluppi tecnologici, in particolare l’Intelligenza Artificiale e la Generative AI, contribuiranno ad aumentare l’incertezza sui rischi cyber, rendendo indispensabile l’adozione di misure preventive immediate. Diversamente, il divario tra capacità difensive e offensive è destinato ad ampliarsi, con l’aggravarsi delle minacce informatiche. Le nuove normative, in particolare la NIS2, favoriranno un processo di maturazione sistemico, identificando nuovi settori come critici. Tuttavia, è necessario un cambio di approccio culturale alla cybersecurity, considerandola non solo come un obbligo normativo, ma come un elemento distintivo”.

Il dato principale che emerge dal Rapporto è la necessità di una maggior diffusione e promozione della cultura dei rischi cyber tra le organizzazioni aziendali di piccole e medie dimensioni. Le 1.005 PMI coinvolte nel Rapporto raggiungono complessivamente un valore medio di Cyber Index di 52 su 100 (il livello di sufficienza è 60 su 100), in crescita di 1 punto percentuale rispetto al 2023. Cyber Index PMI è elaborato sulla base di tre diverse dimensioni: l’approccio strategico, la capacità di comprendere il fenomeno e le minacce (identificazione), l’introduzione di leve per mitigare il rischio (attuazione).

Il Rapporto evidenzia come, seppur vi sia una crescente attenzione sulla materia, manchi un vero e proprio approccio strategico che preveda la definizione di investimenti e la formalizzazione di responsabilità da parte della popolazione aziendale italiana, con un punteggio medio di 54 su 100 (+ 2% vs. 2023). Sebbene le leve di attuazione siano maggiormente sviluppate, con un valore di 57 su 100 (+1% vs. 2023) le PMI hanno difficoltà nello stabilire priorità, perchè mancano le azioni di identificazione corrette che permettano di approcciare il tema in maniera più oculata e consapevole, con un punteggio medio di identificazione 45 su 100 (+ 2% vs. 2023).

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I rispondenti, rappresentativi dell’intera popolazione di PMI italiane, possono essere raggruppati in 4 livelli di maturità: il 15% è considerato maturo: ha un approccio strategico alla materia, è pienamente consapevole dei rischi ed è in grado di mettere in campo le corrette leve di attuazione con iniziative che riguardano persone, processi e tecnologie:; il 29% può essere definito consapevole: è in grado di comprendere le implicazioni dei rischi cyber ma con una capacità operativa spesso ridotta per poter agire correttamente; il 38% è informato: non pienamente consapevole dei rischi cyber e degli strumenti da mettere in atto, ha un approccio «artigianale»; il 18% può essere definito principiante: poco consapevole dei rischi cyber e con una quasi nulla implementazione delle misure di protezione.

A fronte di un panorama di riferimento per la sicurezza informatica che sta vivendo un momento delicato, dal 2018 al 2023 è stato rilevato un aumento del 79% degli attacchi gravi di dominio pubblico a livello mondiale, l’evoluzione delle tecniche di intelligenza artificiale e l’avvento della GenAI rappresentano un fattore determinante per la cybersicurezza delle organizzazioni: miglioreranno la capacità di proteggere gli asset informatici e informativi e contribuiranno a intensificare ulteriormente la minaccia. Inoltre, NIS2 – la direttiva europea che mira a stabilire una strategia comune di cybersecurity per tutti gli Stati membri, elevando i livelli di sicurezza dei servizi digitali su scala europea – rappresenta un nuovo strumento per sensibilizzare sul tema anche le piccole e medie imprese, contribuendo a migliorarne la postura di sicurezza.

Se è vero che parte delle PMI italiane hanno ben compreso l’importanza della sicurezza informatica e si stanno attrezzando per affrontare uno scenario in continua evoluzione, altre complicano il percorso nel suo insieme.

Vi è ancora, infatti, una quota significativa di aziende che faticano a gestire il rischio in maniera oculata e che ne sottovalutano i potenziali impatti. E’ necessario un cambio di mindset rispetto alla gestione dei rischi cyber che deve essere interpretata come fattore abilitante della trasformazione digitale. Inoltre, valutando la centralità assunta dalla materia nel contesto sociale e globale in cui viviamo e con l’obiettivo di rendere resiliente l’economia del Paese, si sente il bisogno di un approccio sistemico in cui intervengano anche le istituzioni per definire opportunità di investimento comuni e rafforzare le infrastrutture aziendali.

Nell’ottica di aumentare la conoscenza su temi di rischi cyber e di attacchi informatici per le imprese, sono previsti incontri di formazione e workshop su base territoriale. Gli esperti di Generali e la rete agenziale coinvolgeranno, con la loro consulenza di valore, le imprese associate a Confindustria, per garantire una maggior consapevolezza dei rischi legati alla crescente digitalizzazione e per proteggere le imprese dal crimine informatico. La prima tappa dell’iniziativa dell’anno in corso sarà l’1 aprile a Roma e proseguirà nel corso dei mesi coinvolgendo Genova e Napoli.

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– Foto ufficio stampa Generali Italia –

(ITALPRESS).

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Fincantieri chiude il primo trimestre con ordini record, Folgiero “Risultato storico”

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ROMA (ITALPRESS) – “L’avvio del nuovo segmento underwater rappresenta un passo fondamentale nell’evoluzione industriale del Gruppo. Siamo entrati in un dominio strategico ad altissima complessità tecnologica, dove la capacità di integrare sistemi avanzati e sviluppare soluzioni dual-use sarà determinante per la competitività europea e la sicurezza nazionale. Questo posizionamento rafforza ulteriormente il nostro ruolo di abilitatore tecnologico nel contesto della difesa e delle infrastrutture critiche sottomarine”. Così Pierroberto Folgiero, Ad e direttore generale di Fincantieri.

“Il primo trimestre segna il miglior risultato della nostra storia, con una crescita dell’Ebitda pari al 54% e un portafoglio ordini mai registrato prima. Questi risultati sono frutto di una visione strategica di lungo termine, basata su una disciplina finanziaria rigorosa, una governance industriale solida e una forte capacità di trasformare innovazione in soluzioni cantierabili”, spiega l’Ad.

“L’aumento dei ricavi nel comparto difesa e il consolidamento delle nostre tre anime – crocieristico, militare e offshore – testimoniano l’efficacia del modello integrato che ci siamo dati. Continueremo a perseguire con determinazione i nostri obiettivi per il 2025 e oltre, contribuendo attivamente alla reindustrializzazione del Paese e al rafforzamento del sistema manifatturiero europeo. Fincantieri è oggi un laboratorio di industria pesante a prova di futuro, un campione del made in Italy dell’ingegno, impegnato a generare occupazione, competitività e innovazione sostenibile lungo tutta la catena del valore”, conclude Folgiero.

-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).

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Banche, a marzo prestiti +0,5% su base annua

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ROMA (ITALPRESS) – A marzo i prestiti al settore privato sono aumentati dello 0,5 per cento sui dodici mesi (il tasso di variazione sui dodici mesi era nullo nel mese precedente). I prestiti alle famiglie sono aumentati dell’1,1 per cento (0,7 nel mese precedente) mentre quelli alle società non finanziarie sono diminuiti dell’1,1 per cento (-2,1 nel mese precedente). Lo rende noto la Banca d’Italia.

I depositi del settore privato sono aumentati dell’1,7 per cento (1,4 per cento a febbraio); la raccolta obbligazionaria è aumentata del 3,3 per cento (6,4 a febbraio).
A marzo i tassi di interesse sui prestiti erogati nel mese alle famiglie per l’acquisto di abitazioni comprensivi delle spese accessorie (Tasso Annuale Effettivo Globale, TAEG) si sono collocati al 3,54 per cento (3,58 a febbraio); la quota di questi prestiti con periodo di determinazione iniziale del tasso fino a 1 anno è stata del 7,4 per cento (7,6 nel mese precedente). Il TAEG sulle nuove erogazioni di credito al consumo si è collocato al 10,29 per cento (10,46 nel mese precedente).

I tassi di interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie sono stati pari al 3,92 per cento (3,99 nel mese precedente), quelli per importi fino a 1 milione di euro sono stati pari al 4,48 per cento, mentre i tassi sui nuovi prestiti di importo superiore a tale soglia si sono collocati al 3,63 per cento. I tassi passivi sul complesso dei depositi in essere sono stati pari allo 0,79 per cento (0,82 nel mese precedente).

– Foto IPA Agency –

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Per Unicredit ricavi e utili in rialzo, Orcel “Risultati straordinari”

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MILANO (ITALPRESS) – Il Gruppo Unicredit ha conseguito nel primo trimestre un utile netto pari a 2,8 miliardi con un aumento dell’8,3% rispetto all’anno precedente. Nel trimestre i ricavi netti hanno raggiunto 6,5 miliardi (+2,8%), sostenuti da un margine di interesse pari a 3,5 miliardi, commissioni pari a 2,3 miliardi, proventi da attività di negoziazione pari a 0,6 miliardi, e accantonamenti per perdite su crediti pari a 83 milioni.

Il margine di interesse è diminuito del 4,8% trimestre su trimestre attestandosi a 3,5 miliardi, una performance resiliente alla luce del minor numero di giorni di calendario e dell’Euribor medio inferiore nel trimestre. Il RoAC del margine di interesse, fra i migliori nel settore e pari al 20%, in crescita sia anno su anno che trimestre su trimestre nonostante i tassi in discesa, dimostra la prioritizzazione da parte del Gruppo di clienti e segmenti di business redditizi e di qualità.

Le commissioni hanno iniziato l’anno in modo sostenuto, aumentando del 8,2% anno su anno con uno slancio positivo in tutte le categorie, risultando in una considerevole base di commissioni pari al 368% dei nostri ricavi lordi totali.

I proventi da attività di negoziazione si sono attestati a 641 milioni, in rialzo di oltre il 100% rispetto al trimestre precedente e in rialzo del 19,9% rispetto allo scorso anno, spingendo ulteriormente la performance dei ricavi.

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Questo risultato è stato trainato in gran parte da una intensa attività della clientela, in particolare in Germania, e dal risultato positivo della tesoreria e del portafoglio strategico coperto. I costi operativi si sono attestati a 2,3 miliardi, in rialzo dello 0,6% anno su anno per via del perimetro più ampio, o in calo del 1,3% anno su anno a perimetro invariato.

Sulla scorta di risultati superiori alle aspettative, il gruppo aggiorna la guidance per l’anno in corso. In particolare, la guidance per l’utile netto è adesso superiore a 9,3 miliardi con un RoTE superiore al 17%, i ricavi netti sono attesi a circa 23,5 miliardi, migliori rispetto a quanto anticipato inizialmente grazie ad un primo trimestre più solido e ad un costo del rischio più contenuto.

Confermate le ambizioni per un utile netto pari a circa 10 miliardi nel 2027, per un RoTE al di sopra del 17% e per distribuzioni annue maggiori rispetto a quella del 2024 nel periodo ’25-’27, comprensive di un dividendo pari al 50% dell’utile netto e di distribuzioni aggiuntive inclusive del capitale in eccesso rispetto a un CET1 ratio del 12,5-13%.

“UniCredit ha registrato una straordinaria serie di risultati nel primo trimestre, superando le attese in tutte le metriche finanziarie e ampliando il divario positivo rispetto ai concorrenti. Abbiamo conseguito i migliori risultati della storia di UniCredit e il diciassettesimo trimestre consecutivo di crescita redditizia. Siamo posizionati per una serie di possibilità inorganiche nei nostri mercati ma perseguiremo soltanto quelle in grado di migliorare il nostro forte e resiliente caso d’investimento standalone”. Così Andrea Orcel, amministratore delegato di UniCredit, commentando i dati elativi al primo trimestre.

“Lo scenario macroeconomico è diventato più complesso e incerto. In questo contesto – aggiunge – presentiamo un caso d’investimento differenziato in positivo e resiliente, con un elevato grado di visibilità sugli utili e sulla distribuzione, a beneficio dei nostri azionisti e per la loro sicurezza”.

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“Tali premesse ci rendono sia fiduciosi nell’aumentare la nostra guidance per l’utile netto e per la distribuzione del 2025, sia convinti della nostra ambizione per il 2027. Siamo impegnati a conseguire una performance sostenibile e di elevata qualità, e concentrati nel supportare i nostri clienti e le nostre comunità in particolare in tempi sfidanti”, conclude Orcel.

– Foto IPA Agency –

(ITALPRESS)

 

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