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Economia

Nel primo trimestre utile netto a 2,6 miliardi per Intesa Sanpaolo, Messina “Ci confermeremo leader in UE”

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MILANO (ITALPRESS) – Il Consiglio di Amministrazione di Intesa Sanpaolo ha approvato il resoconto intermedio consolidato al 31 marzo 2025. “I risultati del primo trimestre 2025 – si legge in una nota – evidenziano la capacità di Intesa Sanpaolo di generare una solida redditività sostenibile, con un utile netto pari a 2,6 miliardi di euro, in crescita del 13,6% rispetto al primo trimestre 2024). Si conferma la previsione di un utile netto a ben oltre 9 miliardi per il 2025. Il solido andamento economico e patrimoniale del trimestre si è tradotto in una significativa creazione di valore per tutti gli stakeholder, fondata anche sul forte impegno ESG del Gruppo. In particolare: significativo ritorno cash per gli azionisti: 1,8 miliardi di dividendi maturati nel trimestre (che si aggiungono ai 3 miliardi di saldo dividendi 2024 da pagare a maggio 2025 e al buyback pari a 2 miliardi di euro da avviare a giugno 2025); 1,6 miliardi di euro di imposte generate; espansione del programma cibo e riparo per le persone in difficoltà (55,7 milioni di interventi tra il 2022 e il primo trimestre 2025); rafforzamento delle iniziative per contrastare le disuguaglianze e favorire l’inclusione finanziaria, sociale, educativa e culturale (22 miliardi di euro di credito sociale e rigenerazione urbana tra il 2022 e il primo trimestre 2025)”.

Contributo pari a circa 1,5 miliardi di euro di costi complessivamente nel quinquennio 2023- 2027 al supporto di iniziative per far fronte ai bisogni sociali (di cui oltre 0,7 miliardi di euro già inclusi nei risultati del 2023, del 2024 e del primo trimestre 2025 e la restante parte inclusa pro-quota nella prospettiva di utile netto per l’intero anno 2025), con circa 1.000 persone dedicate a supportare le iniziative.

“Intesa Sanpaolo è pienamente in grado di continuare a operare con successo in ogni scenario grazie ai punti di forza che contraddistinguono il Gruppo – prosegue la nota -, tra cui: la redditività resiliente, dovuta anche alla gestione integrata dei ricavi per creare valore che in particolare si è tradotta nel primo trimestre del 2025 – rispetto al trimestre precedente – in una crescita del risultato netto delle attività e passività finanziarie al fair value che ha più che compensato il calo degli interessi netti; la solida patrimonializzazione, con un Common Equity Tier1 ratio in crescita di circa 45 centesimi di punto nel primo trimestre 2025 al 13,3% , e lo status di Banca a “zero NPL”; i significativi investimenti in tecnologia e l’elevata flessibilità nella gestione dei costi operativi, anche a seguito dell’accelerazione nella trasformazione tecnologica (62% degli applicativi già cloud-based); 9.000 persone del Gruppo in uscita entro il 2027 (circa 500 milioni di euro di risparmi nelle spese del personale a regime dal 2028), con: l’accordo sindacale riguardante l’Italia, per 4.000 persone prossime all’età pensionabile in uscita volontaria entro il 2027, di cui 2.350 entro il 2025 (circa 1.900 già uscite nel primo trimestre), e 3.500 giovani da assumere entro il primo semestre 2028 (circa 190 già assunti nel primo trimestre 2025), di cui 1.500 Global Advisor per le attività commerciali nella rete in particolare nel Wealth Management & Protection (circa 140 già assunti nel trimestre); entro il 2027, mediante turnover naturale, 3.000 uscite per le persone in Italia, di cui 1.000 entro il 2025 (circa 250 già uscite nel primo trimestre), e 2.000 uscite nette nelle controllate internazionali, di cui 500 entro il 2025 (circa 230 già avvenute nel primo trimestre); la leadership nell’attività di Wealth Management, Protection & Advisory, con 900 miliardi di euro di raccolta diretta e risparmio amministrato della clientela per alimentare la crescita del risparmio gestito”.

Le parole di Messina

I risultati raggiunti nel primo trimestre del 2025 consolidano la posizione di Intesa Sanpaolo tra le grandi banche europee e ci confermano elemento di stabilità e sviluppo per il Paese. Per il 2025, ci attendiamo un utile netto di ben oltre i 9 miliardi, grazie al forte potenziale di crescita organica della banca. Con una delle remunerazioni per gli azionisti più elevate nel panorama bancario europeo, quest’anno restituiremo almeno 8,2 miliardi agli azionisti, considerando il saldo dividendo di maggio, il buyback di giugno e il prevedibile interim dividend di novembre. Ulteriori distribuzioni di capitale saranno quantificate a fine esercizio”. Così Carlo Messina, consigliere delegato e Ceo di Intesa Sanpaolo, commentando i dati relativi al primo trimestre.

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“In termini di valore di Borsa, ci posizioniamo tra i primi gruppi europei, con concorrenti che hanno dimensioni di bilancio ben superiori. La solidità dei risultati, la sostenibilità della crescita, la robustezza patrimoniale e il basso profilo di rischio ci permettono di svolgere un ruolo unico a supporto dell’economia reale e sociale”, ha aggiunto Messina.

“In un contesto di volatilità dei mercati e di tassi d’interesse in evoluzione, affrontiamo le sfide da una posizione di forza grazie a un modello di business resiliente, efficiente e ben diversificato. Il risparmio affidato da famiglie e imprese ha raggiunto circa 1.400 miliardi, in crescita di 45 miliardi rispetto al primo trimestre del 2024. Siamo primi nell’Eurozona per l’incidenza delle commissioni e dell’attività assicurativa sul totale dei ricavi. La forte disciplina sui costi ci consente di raggiungere il miglior risultato di sempre in termini di efficienza operativa, con un cost/income ratio al 38%. Il flusso contenuto di crediti deteriorati porta il costo del rischio annualizzato a 21 punti base. La generazione di capitale rimane robusta: il CET1 ratio è pari al 13,3%”, ha sottolineato.

“Nel trimestre, abbiamo incrementato il CET1 ratio di circa 45 punti base, confermando la capacità della Banca di generare capitale in modo solido e costante. L’eccesso di capitale ci mette nelle condizioni di dare corso a distribuzioni significative a favore degli azionisti. Il nostro modello di business ben diversificato, la nostra solidità patrimoniale e la forte capacità di generare reddito sono i pilastri del successo di Intesa Sanpaolo. Siamo convinti che il potenziale già presente all’interno del Gruppo confermerà la nostra banca leader in Europa nei prossimi anni”, ha concluso.

– foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

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Economia

Webuild, contratto da 660 mln per la nuova linea 10 della metropolitana di Napoli

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MILANO (ITALPRESS) – Webuild, in consorzio, ha vinto un contratto da circa 660 milioni di euro di valore totale per la realizzazione di una prima tratta del Lotto 1 della nuova Linea 10 della metropolitana di Napoli. Il lotto è parte di un più ampio progetto che prevede un investimento complessivo stimato di oltre 3,1 miliardi di euro, destinato a rivoluzionare la mobilità nell’area nord-orientale della città. La Linea 10 sarà driverless e permetterà a regime ad oltre 400.000 cittadini di usufruire di un collegamento rapido e sostenibile con il centro città e con la rete dell’alta velocità ferroviaria.
“Con questa nuova aggiudicazione Webuild, alla guida del consorzio che realizzerà il Lotto 1 della Linea 10 – si legge in una nota -, rafforza il suo ruolo nello sviluppo delle infrastrutture strategiche del Sud Italia dove sta realizzando 19 progetti per un valore complessivo aggiudicato di oltre 15 miliardi di euro, che danno occupazione a 8.700 persone, tra diretti e terzi (dato al 30 giugno 2025), con 7.600 fornitori diretti coinvolti da inizio lavori”.
“Con oltre 890 km di metropolitane costruite nel mondo, Webuild si conferma leader globale nelle infrastrutture complesse per la mobilità urbana – prosegue la nota del gruppo -. In Italia, il Gruppo continua a trasformare il volto delle grandi città: a Napoli sono 21 le stazioni realizzate o in corso, comprese alcune delle iconiche “Stazioni dell’Arte”, mentre a Milano ha costruito la M4 che permette di collegare in soli 12 minuti il centro all’aeroporto di Linate.
A Roma, sono state di recente inaugurate le archeostazioni Colosseo/Fori Imperiali e Porta Metronia sulla Linea C: la prima tratta driverless della Capitale che, grazie al recupero dei reperti archeologici emersi durante gli scavi, coniuga innovazione infrastrutturale e valorizzazione del patrimonio culturale”.
Il maxi-progetto della Linea 10 della metro di Napoli, realizzato in sinergia tra Comune di Napoli e Regione Campania (con EAV in qualità di soggetto attuatore), è tra le opere più strategiche per la mobilità sostenibile del Mezzogiorno e permetterà di collegare il centro della città con la stazione AV Napoli-Afragola, già realizzata dal Gruppo Webuild, destinata a diventare hub strategico per il collegamento tra Nord e Sud Italia e tra il sistema di trasporti regionale e nazionale.
Il Lotto 1 riguarda la progettazione esecutiva e la realizzazione delle opere civili della Linea 10 che saranno eseguite per fasi. L’appalto prevede infatti circa 660 milioni di euro, già aggiudicati, per la realizzazione di una prima tratta di 6,5 km (Fase 1A) e il diritto in esclusiva a realizzare ulteriori opere, in attesa di finanziamento, fino ad un valore totale di oltre €1,7 miliardi per il futuro completamento della linea. Per la realizzazione dei lavori della Fase 1A si stima saranno creati fino a 700 posti di lavoro, tra personale diretto e di terzi, che potranno arrivare fino a 1.500 con il futuro completamento dell’opera. Il consorzio che si è aggiudicato i lavori è composto, oltre che da Webuild, da Eteria Consorzio Stabile, Costruire, ICM e M.N. Metropolitana di Napoli.
Il tracciato della Linea 10, lungo complessivamente circa 14 km dalla Stazione AV Napoli-Afragola fino alla Stazione Principe Umberto, sarà realizzato quasi interamente in sotterraneo, con gallerie scavate in parte con metodo tradizionale e in parte con l’impiego di TBM (Tunnel Boring Machine). Nell’ambito dell’appalto, i lavori della Fase 1A attraverseranno i comuni di Afragola, Casoria, Casavatore e Napoli, con 7 stazioni di cui 3 da realizzare complete (Di Vittorio, Casoria Centro, Afragola) e 4 da realizzare in questa prima fase solo in parte (Casavatore San Pietro, Casoria Casavatore, Casoria Afragola, Afragola Garibaldi). Nel completamento della linea rientra invece la realizzazione di ulteriori 7,3 km e 5 stazioni, l’ultimazione delle 4 stazioni avviate nella Fase 1A e altre opere connesse tra cui la costruzione di un nuovo parcheggio di interscambio a servizio della stazione AV Napoli-Afragola.
Le stazioni – 12 in tutto per l’intero maxi-progetto – saranno realizzate riducendo l’impatto dei lavori sul tessuto urbano e le opere raggiungeranno una profondità fino a 45 metri, con gallerie dal diametro interno di 8,6 metri. La Linea 10, che servirà diversi comuni densamente popolati dell’hinterland napoletano e darà centralità a quartieri ad oggi non serviti dalla rete metropolitana, diventerà un nuovo fondamentale tassello del sistema di trasporto pubblico cittadino grazie a nuovi nodi di interscambio le Linee 1, 2 e 11 della metropolitana di Napoli e con la Ferrovia Circumvesuviana.
Il progetto consolida il ruolo di Webuild nella trasformazione della mobilità in Campania, dove il Gruppo è presente dagli anni ’80 con opere simbolo già realizzate come la stazione AV Napoli-Afragola. Attualmente Webuild è impegnata su quattro lotti della Linea AV/AC Napoli-Bari e sul lotto 1 A della Linea AV/AC Salerno-Reggio Calabria, tasselli fondamentali per il futuro della mobilità sostenibile nel Mezzogiorno e parte integrante del Corridoio Scandinavo-Mediterraneo della rete TEN-T per la connessione del Sud della penisola con il Nord Italia e l’Europa.

– Foto ufficio stampa Webuild –

(ITALPRESS).

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Economia

Sentiment economico, gli italiani oscillano tra sfiducia e bisogno di stabilità

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CREMONA (ITALPRESS) – Come stanno finanziariamente gli italiani e qual è il sentiment per il prossimo anno? Il 24% degli italiani dichiara di stare peggio rispetto allo scorso anno, un valore che, dopo il picco del 46% nel 2022, è oscillato nel tempo con percentuali relativamente contenute (dal 33% di gennaio 2024 al 27% di novembre 2024). Cresce invece lentamente, ma in modo costante, la percentuale di chi ritiene che la situazione economica sia rimasta uguale, oggi al 66%, segnale che esprime il consolidarsi di aspettative prudenti ma non allarmistiche. Rimane invece la stessa, rispetto a un anno fa, la quota di chi afferma di stare meglio ossia l’11% degli italiani. Emerge dunque da questi primi dati del rilevamento del monitor continuativo di EngageMinds Hub – Consumer, Food & Health Research Center, Centro di ricerca in psicologia dei consumi e della salute dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Cremona, l’immagine di un Paese che non avverte un declino, ma neppure un avanzamento sul piano economico personale. I segnali positivi vengono infatti percepiti solo da una minoranza di persone, mentre la maggior parte tende a leggere la propria condizione come stabile, più per mancanza di miglioramenti concreti che per un peggioramento della condizione economica. Approfondendo l’analisi del campione emerge anche che gli “ottimisti” risultano più presenti in alcuni profili specifici.

Tra i giovani 18-34 anni, la quota di chi dice di stare meglio arriva al 18%, ben oltre l’11% del totale. Valori superiori alla media emergono anche tra chi riporta un benessere psicosociale elevato (14%) e tra le persone con livelli alti di soddisfazione per la propria vita e di controllo su di essa (entrambi 14%).

“Questi gruppi – dichiara Guendalina Graffigna, direttrice del Centro di Ricerca EngageMinds HUB dell’Università Cattolica e responsabile scientifico dell’indagine – sembrano disporre di risorse personali e motivazionali che gli permettono di cogliere e interpretare i segnali di miglioramento con maggiore facilità rispetto alla popolazione generale. La loro percezione più positiva suggerisce che l’ottimismo finanziario non dipende esclusivamente da fattori economici oggettivi, ma anche da elementi psicologici, come la capacità di proiettarsi nel futuro, la fiducia nelle proprie possibilità e una maggiore resilienza di fronte alle incertezze. In altre parole il benessere economico percepito nasce dall’incontro tra condizioni materiali e attitudini personali che, insieme, contribuiscono a generare una lettura più costruttiva della propria situazione”.

Guardando al prossimo anno, le aspettative sulle finanze famigliari restano improntate alla prudenza: il 62% degli italiani pensa che la propria situazione economica rimarrà uguale, il 22% crede che peggiorerà ulteriormente, mentre il 16% degli italiani si aspetta di stare meglio. Curioso notare come anche sul futuro gli ottimisti si concentrano soprattutto tra i giovani 18-34 anni, dove la quota di chi si aspetta di stare meglio sale al 30%, quasi il doppio della media. Valori sopra la media emergono anche tra le persone con benessere psicosociale elevato (21%) e tra chi mostra un forte senso di controllo sulla propria vita (21%). Questi profili suggeriscono che l’aspettativa di miglioramento è più frequente tra chi vive un momento personale positivo e sente di avere risorse interne solide o vede il futuro con un atteggiamento più improntato alla propositività.

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Cosa pensano invece gli italiani in merito alla situazione economica del nostro Paese nell’ultimo anno? Il giudizio resta nettamente orientato al pessimismo con oltre la metà degli italiani (il 57%) che ritiene che la situazione sia peggiorata rispetto all’anno scorso (il 32% del 2024). Questa crescita sembra avvenire a scapito di chi valuta la situazione come uguale: la quota scende infatti dal 58% del 2024 al 32% del 2025. Rimane invece sostanzialmente stabile all’11% la quota degli italiani che percepisce un miglioramento dell’economia.

L’idea che l’economia italiana stia migliorando resta minoritaria, ma emerge con maggiore frequenza in alcuni gruppi rispetto alla media generale (11%): tra chi esprime fiducia nelle istituzioni la quota di ottimisti sale al 25% e tra coloro che hanno un livello elevato di benessere psicosociale la percezione di avanzamento dell’economia raggiunge il 17%. L’idea di un’economia che cresce è inoltre più presente tra gli uomini e tra gli over 55, entrambi con una quota del 15%, così come tra chi esprime una soddisfazione elevata per la propria vita (15%). In questi gruppi essere in una fase personale positiva per risorse, sicurezza o stabilità si accompagna più spesso a una lettura meno pessimista dell’economia nazionale. Continuando nell’anali dal report è stato chiesto agli italiani come andrà l’economia nel prossimo anno: il 52% ritiene infatti che andrà “così e così”, il 40% pensa che andrà male e solo l’8% ha un’idea positiva. Tra le persone più ottimiste troviamo chi ha fiducia nelle istituzioni (il 22%), gli over 55 che hanno un elevato benessere psicosociale e che esprimono un’alta soddisfazione per la propria vita (il 12%).

E ancora la percentuale di italiani che in futuro ritiene più probabile un aumento della disoccupazione e una crisi economica è pari al 54%, in calo rispetto al 2022, quando aveva raggiunto un picco del 65%, ma ancora su livelli elevati, a conferma di un clima di incertezza diffuso che continua a influenzare le prospettive economiche del Paese. Il 38% ritiene invece che “le cose resteranno come ora” e solo il 9% ha una visione ottimista che vedrà l’Italia godere di un periodo di benessere nei prossimi 5 anni. Gli ottimisti sono pochi in generale, ma risultano di più in alcuni segmenti specifici: tra chi ha fiducia nelle istituzioni la quota sale al 22% (ben oltre il 9% osservato nel totale) e per le persone dai 55 anni in su l’ottimismo arriva al 13%

“Il quadro che emerge ci restituisce dunque un sentimento diffuso di cautela, se non di vero e proprio pessimismo, che accompagna il modo in cui gli italiani guardano all’economia del Paeseafferma Guendalina Graffigna -. L’aumento di chi percepisce un peggioramento segnala una fatica crescente nel riconoscere segnali di stabilità o ripresa, mentre la ridotta quota di ottimisti riflette un clima di incertezza che si proietta anche sulle aspettative per il futuro. In questo contesto, la fiducia nelle istituzioni è un fattore chiave: non elimina le preoccupazioni, ma contribuisce a contenere la percezione di declino e a mantenere aperta la possibilità di uno sguardo meno allarmistico sull’evoluzione economica del Paese”.

Il report si chiude con una valutazione sull’opportunità o no di acquistare beni costosi per la casa (mobili, frigorifero, TV, etc…), una scelta che rimane improntata alla prudenza. La maggior parte degli intervistati, ovvero il 59%, ha una posizione intermedia (né favorevole né sfavorevole all’acquisto), il 28% è sfavorevole (vs il 44% nel 2022) mentre il 13% è a favore di acquisti importanti per la casa.

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– Foto di repertorio IPA Agency –
(ITALPRESS).

 

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Economia

L’Aeroporto di Palermo chiude il 2025 con 9,2 milioni di passeggeri

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PALERMO (ITALPRESS) – Nel 2025 l’aeroporto internazionale “Falcone Borsellino” di Palermo ha raggiunto il miglior risultato della sua storia: 9,2 milioni di passeggeri (+3,3%) e una media di 151 (147 nel 2024) viaggiatori per volo.

Il 2025 segna infatti l’avvio di un percorso industriale strutturato, che punta a rafforzare il ruolo dello scalo con una visione fondata su sostenibilità, digitalizzazione e qualità dell’esperienza. A partire dalla seconda metà dell’anno, un’accelerazione delle strategie gestionali ha portato a risultati risultati concreti: i ricavi commerciali sono stati di oltre 22 milioni, +8% nel food & beverage, +10% nel retail. Attività ancora marginali rispetto al potenziale, ma sempre più centrali nella strategia di diversificazione dei ricavi, in linea con i modelli di sviluppo dei principali hub europei. Questo cambio di passo, insieme all’ottimizzazione dei costi, ha determinato un miglioramento dei margini operativi e un rafforzamento della sostenibilità economica dello scalo.

A trainare la crescita è il traffico internazionale, che oggi rappresenta il 34% del totale, con 3,1 milioni di passeggeri (+350 mila rispetto il 2024). Francia, Germania e Spagna sono i mercati principali, ma crescono in maniera significativa anche Polonia (+47%), Turchia (+31%), Svizzera (+21%) e Regno Unito (+9%). La rotta intercontinentale Palermo-New York ha registrato numeri eccezionali: 40 mila passeggeri e un incremento del +121%. Luglio è stato il mese record con 1.012.058 passeggeri; il 25 luglio il giorno più trafficato con 36.234 transiti.

Un elemento chiave del riposizionamento dello scalo è stato il lavoro con le compagnie aeree, Grazie a un approccio strutturato e orientato al valore, sono stati definiti accordi strategici per il 2026 che porteranno all’avvio di nuovi collegamenti: l’esordio di Jet2 con Birmingham, Manchester e Newcastle, Norwegian con Oslo, il ritorno di Wizz Air con due rotte, Varsavia e Bratislava e l’inserimento di una nuova rotta dalla prossima estate, Ryanair porta in dote Danzica, Varsavia e Bratislava, easyJet aggiunge Bordeaux, Volotea con Orly e altre destinazioni, Transavia con Amsterdam.Una strategia orientata a una crescita selettiva e sostenibile, che rafforza Palermo come piattaforma di attrazione dei flussi, in particolare quelli internazionali.

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Anche i dati economico-finanziari del 2025 confermano la tenuta del nuovo modello di gestione: Ebitda a oltre 25 milioni e ricavi totali a circa 100 milioni. Secondo lo studio Iccsai, l’aeroporto genera un impatto economico complessivo per il territorio di 860 milioni di euro (3,2% del prodotto interno lordo provinciale), di cui 250 da attività economiche all’interno dell’aeroporto, 210 milioni da fornitori e servizi collegati (impatto indiretto), mentre la quota restante riguarda la spesa che effettuano i turisti sul territorio. Inoltre, ogni euro generato dall’aeroporto produce 3,2 euro nell’economia locale. Ogni passeggero internazionale genera in media 140 euro per il territorio, quello intercontinentale arriva a 720 euro.

“Il 2025 ha rappresentato per l’aeroporto di Palermo l’inizio di una nuova traiettoria industriale, fondata su scelte strategiche chiare, visione di lungo periodo e azioni concrete – dice Gianfranco Battisti, amministratore delegato di Gesap – Stiamo trasformando lo scalo in una piattaforma moderna e sostenibile, aperta all’innovazione, capace di attrarre nuovi flussi, nuove rotte e nuove competenze. Abbiamo posto le basi per un modello gestionale orientato sempre più ai risultati, che guarda al valore generato per il territorio, all’efficienza operativa e alla qualità percepita dai passeggeri. Il piano industriale che presenteremo nel 2026 – conclude Battisti – consoliderà questo approccio, guidando la crescita lungo assi fondamentali come la sostenibilità integrata, la digitalizzazione, la diversificazione dei ricavi, l’internazionalizzazione e lo sviluppo del capitale umano”.

La trasformazione dello scalo è percepita anche dai passeggeri. I dati di profilazione del 2025 parlano chiaro: il 100% degli utenti che ha prenotato un servizio online si è dichiarato soddisfatto; oltre il 60% dei viaggiatori in partenza ha utilizzato almeno un servizio commerciale in aeroporto, con un tasso di soddisfazione dell’85%. Il Net Promoter Score è in crescita, mentre tra i viaggiatori incoming cresce la quota di turisti motivati da esperienze culturali e ambientali (15%). Il miglioramento dell’esperienza passeggeri è sostenuto anche da una serie di interventi infrastrutturali, completati nella seconda parte dell’anno: sette fontanelle d’acqua potabile per i passeggeri, di cui quattro con possibilità di refill, 25 ulteriori postazioni di ricarica per device, 200 nuove sedute di nuova generazione più ergonomiche, un nuovo parcheggio (P4) con 64 nuovi posti offerti, l’avvio del restyling del fast track e dei lavori per l’espansione della seconda lounge in area air side.

Parallelamente, il 2025 ha segnato un’accelerazione decisa sul fronte della transizione energetica. Palermo ha confermato il livello 3+ “Neutrality” dell’Airport carbon accreditation e punta al livello 4 nel 2026. Gli impianti fotovoltaici attivati producono oltre 734.000 kWh l’anno, pari al 6,2% del fabbisogno dello scalo. E’ previsto nel prossimo biennio il sistema 400 Hz per alimentare elettricamente gli aeromobili, mentre è in corso di pianificazione la sostituzione dell’illuminazione con Led, così come è in corso la pianificazione della conversione della flotta aziendale con veicoli elettrici e l’ottimizzazione dei sistemi Hvac.
La gestione energetica è certificata Iso 50001, e gli indicatori EnPi segnalano una riduzione dei consumi specifici per passeggero, nonostante la crescita dei volumi.

Nel primo semestre del 2026 verrà presentato il nuovo Piano Industriale 2026-2036, che traccerà la roadmap strategica per il prossimo decennio. Gli argomenti principali riguardano l’espansione infrastrutturale, l’internazionalizzazione, la sostenibilità, la digitalizzazione, la formazione e l’innovazione. Un progetto a lungo termine che mette le persone, il territorio e la qualità al centro dello sviluppo dello scalo aereo.

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– Foto: Ufficio stampa Gesap –

(ITALPRESS).

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