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In un’America divisa al via il Mondiale per Club

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di Stefano Vaccara

NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Il primo Mondiale per club targato Fifa prende il via sabato negli Stati Uniti. Mentre i riflettori illumineranno Lionel Messi e il suo Inter Miami nel caldo tropicale della Florida, una domanda resta in sospeso: può davvero avere successo questo torneo, o è destinato a rivelarsi un grande buco nell’acqua? Il contesto non è affatto ideale.

Mentre in California esplodono le proteste contro i raid dell’ICE sugli immigrati, e mentre Donald Trump si prepara a celebrare il suo compleanno con una parata in stile militare che coincide con la giornata nazionale di protesta “No King Day”, il torneo da un miliardo di dollari della Fifa si inserisce in uno scenario già saturo di tensioni e divisioni. Gli Usa ospiteranno il Mondiale nel 2026, ma questa vetrina per club, pensata come prova generale, fatica ancora a trovare il suo senso.

Le vendite dei biglietti sono state finora deludenti. I prezzi iniziali erano esorbitanti, con partite del primo turno proposte anche a più di 100 dollari. Solo questa settimana la Fifa ha tagliato drasticamente i prezzi, mettendo in vendita migliaia di biglietti a cifre più accessibili, alcuni a partire da 24 dollari per River Plate-Urawa Red Diamonds in programma a Seattle. Le partite del Real Madrid restano tra le poche con forte richiesta, ma nemmeno quelle sono andate esaurite.

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Con 32 squadre e un montepremi da un miliardo di dollari, l’ambizione è chiara: spodestare la Champions League come regina delle competizioni per club. Ma il denaro non basta a creare “significato”. Le grandi d’Europa – Manchester City, Real Madrid, Bayern Monaco, Juventus, Inter, Chelsea – arrivano stremate da stagioni logoranti. Alcuni giocatori hanno preferito il riposo al torneo. Altri partecipano più per dovere che per entusiasmo.

E il Sudamerica? Club come River Plate e Flamengo portano con sé la passione di un intero continente che vive di calcio. I tifosi del Boca Juniors si aspettano scintille. La squadra messicana del Pachuca, l’egiziana Al Ahly e l’Al Hilal dell’Arabia Saudita arrivano con grandi aspettative e un orgoglio nazionale da difendere. Per loro, il Mondiale per club non è una distrazione: è un’occasione per dimostrare di valere quanto i giganti europei. Ma allora chi lo vuole davvero questo torneo? I critici lo definiscono il “progetto personale di Infantino”, sottolineando come il trofeo abbia fatto tappa perfino nello Studio Ovale della Casa Bianca durante il suo tour promozionale. Un torneo nato a forza, con squadre invitate in base a meriti vecchi di anni o al potenziale televisivo, non certo alla forma attuale. Il pubblico americano, intanto, è più concentrato sulle finali Nba che su una gara tipo Club Brugge-Al Ahly.

Eppure… Il calcio ha la capacità sorprendente di superare il cinismo. Nel 1994, in molti dubitavano che gli Stati Uniti potessero ospitare un Mondiale. Fu invece un successo record. Nel 2024, si diceva che la Mls fosse in declino, poi è arrivato Messi e ha cambiato tutto. Se la passione dei tifosi, la fame delle squadre meno blasonate e la presenza di stelle internazionali riusciranno a superare il cinismo commerciale, allora sì, questo torneo potrebbe stupirci tutti.

Magari non quest’anno, ma forse nel 2029 guarderemo a questa estate americana come alla scintilla iniziale. Se invece gli stadi resteranno mezzi vuoti e i giocatori poco motivati, resterà solo una lezione da ricordare: si può comprare un trofeo, ma non la passione. E viene da chiedersi: quanti di quei biglietti invenduti erano destinati proprio a coloro che amano il calcio più di tutti? Già, proprio quegli immigrati senza documenti, spesso tifosi da una vita, che oggi temono di presentarsi ai cancelli degli stadi e trovarsi davanti non uno steward, ma un agente dell’ICE? Quando a Miami risuonerà il primo fischio d’inizio, forse solo una magia di Messi potrà accendere la passione per il calcio anche in questa America inquieta, che questo spettacolo non l’aveva nemmeno chiesto.

-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).

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La F1 fa tappa in Canada, Vasseur “Hamilton ideale per il vertice”

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MONTRÉAL (CANADA) (ITALPRESS) – Dopo una settimana di pausa, la Formula 1 fa tappa in Canada. Si esce dall’Europa dopo il trittico Imola-Monaco-Barcellona. Un mese di maggio che ha visto la McLaren confermarsi totale dominatrice del circus. Oscar Piastri e Lando Norris sono sempre apparsi sul podio e hanno vinto una gara a testa. “Mi piace essere il favorito. Vuol dire che sto lavorando bene. La Spagna mi ha dato ulteriore fiducia e voglio continuare così. Siamo su un circuito ricco di insidie. È un cittadino e spesso il meteo fa la differenza. La lotta sarà serrata”, le parole, nel corso del media day, del leader del Mondiale, che guida la classifica piloti con 10 punti di vantaggio sul compagno di scuderia Norris. “Sono state tre settimane intense, ma non perfette. Posso lavorare e migliorare ancora su diversi dettagli. Sia io che Oscar siamo competitivi. Vogliamo batterci a vicenda e vogliamo vincere. È ancora tutto aperto”, sostiene il pilota britannico.

L’unico in grado di spezzare il dominio della scuderia di Woking è stato Max Verstappen, uscito trionfante dal weekend di Imola. “Sono concentrato solo sul futuro. Cercheremo di fare del nostro meglio qui in Canada. Il mio approccio non cambierà. Speriamo di trascorrere un buon weekend”, le dichiarazioni del quattro volte campione del mondo. Due podi nelle ultime tre gare per Charles Leclerc. Il monegasco, nonostante una Ferrari tutt’altro che brillante, ha sfruttato l’aria di casa e una Safety car fortunosa per mettere in cascina un secondo posto a Monaco e una terza posizione a Barcellona. “Amo la Ferrari e amo questo team. Voglio vincere e voglio vincere qui, cercando di riportare la Ferrari al vertice”, afferma Leclerc, che ha risposto alle domande sui rumors nel paddock sul possibile addio del team principal Frederic Vasseur: “Sono voci che non piace mai sentire. Il nostro dovere in questo momento è quello di concentrarci in pista per provare a spegnere questi rumors. Fred crede in me e io credo in lui”.

Anche Lewis Hamilton, reduce da un anonimo sesto posto a Barcellona, si schiera con Vasseur: “Fred è il motivo principale per cui sono qui e gli sono estremamente grato per questo. Al momento le cose non sono perfette, ma credo che sia la persona ideale per portarci al vertice”. Andrea Kimi Antonelli è pronto a reagire alle difficoltà riscontrate nelle ultime gare. Due ritiri, per problemi di affidabilità (Imola, Barcellona), e un 18° posto a Monaco, figlio di una strategia discutibile da parte della Mercedes, i risultati ottenuti dal 18enne di Bologna. Le non elevate temperature di Montréal potrebbero aiutare il classe 2006 romagnolo a ritrovare punti e certezze: “Le ultime tre gare sono state dure. A livello di prestazioni non sono andato benissimo e abbiamo avuto anche diversi problemi. Ho bisogno di un weekend lineare. L’anno scorso qui con temperature basse siamo stati molto competitivi”.

A centro gruppo la Williams, dopo una Spagna in secondo piano, si candida ad essere la quinta forza della griglia. La velocità media elevata e i lunghi rettilinei del circuito canadese dovrebbero permettere a Carlos Sainz e Alexander Albon di tornare saldamente in zona punti. Da non sottovalutare la Racing Bulls di Liam Lawson e Isack Hadjar, che tra i rookie è quello che ha impressionato più di tutti nel primo spicchio di 2025. In un tracciato di motore come quello di Montréal, Haas e Kick Sauber potrebbero competere con Alpine e Aston Martin. Il Gran Premio del Canada seguirà il formato classico del fine settimana di gara. Venerdì sono in programma due sessioni di prove libere, alle 19.30 e 23 ora italiana 18.30 CEST, prima delle qualifiche che si svolgeranno 22. L’edizione numero 54 del Gran Premio del Canada, decima gara della stagione, prenderà il via domenica alle 20. Da percorrere ci sono 70 giri, pari a 305,27 chilometri.

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– foto IPA Agency –

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Gattuso resta in pole per il ruolo di Ct, ma le riflessioni continuano

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ROMA (ITALPRESS) – La Formula 1 in questo week-end fa tappa in Canada, ma tra Roma e Coverciano ognuno ha la sua griglia di partenza. Il traguardo è la panchina della Nazionale, rimasta vuota dopo l’esonero di Luciano Spalletti, arrivato il giorno dopo la debacle di Oslo e a 24 ore dal brodino di Reggio Emilia con la Moldova.

Da allora Gabriele Gravina e il suo entourage, sfiorato l’obiettivo Ranieri, lavorano sull’erede dell’uomo di Certaldo. In campo anche il capo delegazione Gigi Buffon, come esperto del mondo Italia e vicino ad alcuni dei candidati della prima ora. Primo fra tutti Gennaro Gattuso ed è proprio lui, Ringhio, a ringhiare dalla pole della griglia di partenza.

E’ probabile che ieri i due si siano incontrati, sicuramente in questi giorni si sono sentiti più volte. L’ex centrocampista e allenatore del Milan convince per la sua capacità di trasmettere la sua proverbiale grinta, per le qualità da leader e l’abitudine a gestire spogliatoi, anche non facili, come per vari motivi gli è capitato nella sua giovane carriera (Sion, Ofi Creta, Pisa, Hajuduk Spalato solo per fare qualche esempio, senza dimenticare club di assoluto prestigio come appunto Milan, Napoli, Valencia e Marsiglia).

Serve un tecnico capace di mettere in campo una squadra credibile con pochi allenamenti, la strada dei maestri di calcio non è quella percorribile vista la situazione e il momento storico del pallone italico. Gattuso da questo punto di vista è una garanzia e Buffon, così come Gravina e tutti in Figc, ne sono assolutamente convinti. I contatti però non si limitano a Ringhio.

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Ci sono stati e continuano a esserci anche con altri potenziali ct, altri che hanno un passato importante alle spalle, magari con un titolo iridato in bacheca e un presente, oltre che un futuro, da allenatori. I nomi sono sempre quelli: Daniele De Rossi (ancora sotto contratto con la Roma) e Fabio Cannavaro, altri due tecnici campioni del mondo che hanno personalità da vendere e una storia azzurra indelebile oltre che da tramandare.

Ci sarebbero anche Pirlo, Gilardino, Pippo Inzaghi, anche se quest’ultimo sembra a un passo dal Palermo. Potrebbero esserci anche sorprese, magari tecnici senza o con poca esperienza ma dal grande feeling con il mondo della Nazionale e perchè no già inseriti negli staff di Coverciano (Bonucci?). C’è anche la figura del tecnico federale da non trascurare. Le selezioni giovanili stanno facendo benissimo, di conseguenza anche i loro allenatori. Uno come Bollini, per esempio, trasmette competenza e carattere solo a guardarlo e nel passato della Nazionale il tecnico fatto in casa (da Bearzot a Vicini) ha spesso funzionato.

Ci sono anche altre piste. Inesistente quella che porterebbe a Gianni De Biasi che ha esperienze passate da ct (Albania e Azerbaijan), ma che non sembrerebbe rientrare nei piani federali. Non accantonabili le ipotesi che porterebbero a un recente passato.

Roberto Mancini, anche oggi nell’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, ha fatto capire che basterebbe una chiamata per riprendere il discorso e cancellare l’onta della mancata qualificazione al Mondiale, coprendola con il pass per il 2026 da regalare agli italiani.

Sarebbe il suo sogno e, secondo lui, il rapporto con Gravina non ostacolerebbe il suo ritorno. Ci sono anche altre affascinanti suggestioni: Josè Mourinho è un nome che circola, conosce bene il calcio italiano, è sotto contratto con il Fenerbahce e costa tanto. Sono tanti gli allenatori liberi o in cerca di occupazione, tra gli ex azzurri c’è anche Raffaele Palladino.

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È un ex azzurro anche Thiago Motta, ma lì torniamo al discorso dei “maestri di calcio” e in questo momento serve altro. “Non abbiamo novità, stiamo studiando. Continuiamo a pensare, abbiamo qualche giorno a disposizione e vogliamo prenderci il tempo necessario perché, al di là dei nomi, vogliamo capire se ci può essere un progetto nuovo che richiede qualche riflessione più approfondita”, diceva ieri Gravina. Così sarà. Messe da parte le griglie di partenza, è questa la sensazione.

– Foto IPA Agency –

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Musetti e Berrettini non giocheranno il torneo del Queen’s

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ROMA (ITALPRESS) – Al “Queen’s Club Championships” 2025, lo storico e prestigioso torneo Atp 500, in scena la prossima settimana sull’erba londinese, mancheranno due protagonisti attesi, ovvero i tennisti azzurri Lorenzo Musetti e Matteo Berrettini. Entrambi si sono cancellati dall’entry list per problemi fisici.

Il toscano, lo scorso anno finalista al “Queen’s”, ha dovuto alzare bandiera bianca per via della lesione di primo grado all’adduttore della gamba sinistra rimediata nel corso della semifinale del Roland Garros, persa contro Carlos Alcaraz. Musetti starà fermo nella speranza di recuperare la migliore forma fisica in vista del torneo di Wimbledon, dove nel 2024 si è spinto fino alle semifinali. Per il toscano, neo numero 6 del mondo, best ranking, tanti i punti da difendere, quindi: questa settimana non ha giocato a Stoccarda, perdendo già 90 punti. A ruota perderà i 330 punti della finale del “Queen’s” 2024; infine dovrà difendere i 1230 punti conquistati a Wimbledon lo scorso anno.

Discorso simile per Matteo Berrettini. Il romano non gioca un match ufficiale dagli “Internazionali d’Italia”, dove è stato costretto al ritiro contro Casper Ruud per il riacutizzarsi del “solito” problema ai muscoli addominali. Questa settimana ha dato forfait al torneo di Stoccarda, dove doveva difendere i punti della finale dello scorso anno, persa contro Jack Draper. Adesso salterà il “Queen’s”, vinto nel 2021 e nel 2022. Anche lui, infine, spera di tornare al meglio per l’appuntamento con il Major di Londra, dove nel 2021 si è spinto fino alla finale.

-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).

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