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Economia

Ad aprile export in calo del 2,8%, importazioni in lieve aumento

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ROMA (ITALPRESS) – Ad aprile 2025 l’Istat stima una flessione congiunturale delle esportazioni (-2,8%) e un aumento modesto delle importazioni (+0,3%). La diminuzione su base mensile dell’export si deve all’ampia riduzione delle vendite verso l’area extra UE (-7,0%), mentre le esportazioni verso l’area UE crescono dell’1,5%. Secondo l’Istituto di statistica nel trimestre febbraio-aprile 2025, rispetto al precedente, l’export cresce del 3,1%, l’import del 2,9%. Ad aprile 2025 l’export cresce su base annua dello 0,4% in termini monetari mentre si riduce del 3,7% in volume. La modesta crescita tendenziale dell’export in valore è sintesi di un incremento per i mercati UE (+2,1%) e di una contrazione per quelli extra UE (-1,4%). L’import registra una crescita tendenziale del 5,4% in valore, che coinvolge in misura molto più marcata l’area extra UE (+11,5%), rispetto a quella UE (+0,8%); in volume, le importazioni crescono dell’1,4%.

Su base annua, tra i settori che più contribuiscono a sostenere l’export nazionale si segnalano: articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+30,1%), metalli di base e prodotti in metallo, escluse macchine e impianti (+5,5%) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (+4,6%). All’opposto i contributi negativi maggiori derivano dalla riduzione delle vendite di mezzi di trasporto, esclusi autoveicoli (-17,1%), coke e prodotti petroliferi raffinati (-31,1%), articoli sportivi, giochi, strumenti musicali, preziosi, strumenti medici e altri prodotti non classificati altrove (n.c.a.) (-12,0%) e autoveicoli (-9,3%). ? Su base annua, Svizzera (+18,9%) e Spagna (+14,3%) forniscono i contributi positivi maggiori all’export nazionale. Regno Unito (-18,8%), Turchia (-18,2%) e Paesi Bassi (-8,7%) sono invece i paesi che forniscono i contributi negativi più ampi. Nel periodo gennaio-aprile 2025, l’export registra un incremento tendenziale del 2,5%, cui contribuiscono soprattutto le maggiori vendite di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+38,7%), mezzi di trasporto, esclusi autoveicoli (+10,3%), metalli di base e prodotti in metallo, escluse macchine e impianti (+5,8%) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (+5,3%).

All’opposto, apporti negativi derivano dalle minori esportazioni di coke e prodotti petroliferi raffinati (-28,1%) e autoveicoli (-11,6%). Il saldo commerciale ad aprile 2025 è pari a +2.482 milioni di euro (era +4.829 milioni nello stesso mese del 2024). Il deficit energetico (-4.248 milioni) è superiore rispetto a un anno prima (-3.787 milioni). L’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici si riduce da 8.617 milioni di aprile 2024 a 6.730 milioni di aprile 2025. Nel mese di aprile 2025 i prezzi all’importazione diminuiscono dell’1,2% su base mensile e dell’1,5% su base annua (da +0,6% di marzo). “Ad aprile, la flessione congiunturale e la modesta crescita tendenziale dell’export sono condizionate dalle vendite a elevato impatto di mezzi di navigazione marittima registrate a marzo 2025 e aprile 2024: al netto di queste, si stima una flessione congiunturale meno ampia (-0,6%) e una crescita tendenziale più sostenuta (+1,7%)”, commenta l’Istat.

“Su base annua, il settore farmaceutico si conferma principale motore di crescita per entrambi i flussi commerciali, con un aumento del 30,1% per l’export (Stati Uniti, Svizzera, Spagna e Francia, i principali mercati di destinazione) e del 76,9% per l’import (Cina e Stati Uniti, i principali mercati di origine). Nei primi quattro mesi del 2025 – si legge infine – la dinamica tendenziale dell’export è positiva (+2,5%). Nello stesso periodo, l’avanzo commerciale è pari a +11,3 miliardi di euro (era +17,6 miliardi nei primi quattro mesi del 2024). I prezzi all’import si confermano in calo su base mensile e tornano a flettere su base annua; in un quadro di cali diffusi, tali dinamiche si devono soprattutto agli ulteriori ribassi dei prezzi dei prodotti energetici”.

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– foto screenshot Istat –

(ITALPRESS).

Economia

Confindustria, promuovere uno sviluppo competitivo per l’economia del mare

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ROMA (ITALPRESS) – L’economia del mare rappresenta un settore strategico per l’economia nazionale, contribuendo in modo significativo al Pil e all’occupazione. Nel 2025, ha raggiunto un valore totale di 216,7 miliardi, di cui 74,6 miliardi di impatto diretto, rappresentando il 11,3% del Pil nazionale, con oltre 230mila imprese e oltre un milione di occupati.

In questo scenario il gruppo tecnico sull’economia del mare di Confindustria ha approfondito e sviluppato un piano d’azione strutturato su tre driver strategici: Infrastrutture e portualità; Vettori e flotte; Persone e competenze. L’obiettivo è promuovere politiche per lo sviluppo competitivo del settore, per consolidare il ruolo dell’Italia nel Mediterraneo e nei mercati globali.

Mario Zanetti, delegato del presidente di Confindustria per l’economia del mare, ha presentato un documento strategico per garantire la competitività e la sostenibilità del settore. In tal senso, serve una visione strategica condivisa tra industria e istituzioni, una governance efficace, e investimenti mirati su infrastrutture, flotte e capitale umano.

Nel documento si sottolinea come i porti italiani, cruciali per il commercio e il turismo, necessitano di investimenti mirati per modernizzare le infrastrutture, migliorare l’intermodalità e ridurre l’impatto ambientale. L’ottimale utilizzo dei fondi Pnrr è essenziale per rendere i porti più competitivi. È inoltre necessario semplificare la governance portuale per superare inefficienze e garantire una gestione più centralizzata e strategica, con partecipazione effettiva degli stakeholder com- merciali nella definizione delle scelte strategiche. I porti devono diventare hub energetici, investendo nell’elettrificazione delle banchine e nella creazione di infrastrutture per combustibili alternativi come Lng e idrogeno e lo sviluppo dei biofuels. Secondo Confindustria serve una semplificazione normativa per ridurre la burocrazia e rendere più efficiente il settore. La decarbonizzazione dello shipping deve essere perseguita con un equilibrio tra sostenibilità e competitività. È fondamentale inoltre adottare un approccio globale alla transizione energetica, evitando distorsioni di mercato dovute a normative europee disallineate rispetto agli standard internazionali.

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Il settore della pesca, invece, necessita di un rinnovamento della flotta per migliorare sicurezza, sostenibilità ed efficienza. Le politiche europee limitano l’aumento delle licenze, ma il rinnovamento delle imbarcazioni può garantire maggiore competitività senza incrementare lo sforzo di pesca. Infine, sebbene la cantieristica navale italiana sia leader mondiale, sono necessarie politiche industriali mirate per rilanciare il settore e consolidare lo sviluppo competitivo nel panorama mondiale e così anche confermare la leadership tecnologica italiana.

Il documento di Confindustria sottolinea come la carenza di manodopera qualificata è una delle principali criticità dell’economia del mare. Occorre quindi allineare e potenziare gli attuali percorsi formativi alle esigenze del mercato, soprattutto negli Its e nelle università. Le competenze digitali e linguistiche sono sempre più richieste, così come figure professionali specializzate nella transizione energetica e nella logistica avanzata.

Servono incentivi per le imprese che assumono giovani formati e un maggior dialogo tra istituzioni e settore privato per facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. In conclusione, lo sviluppo dell’economia del mare richiede un impegno congiunto tra istituzioni e imprese e Confindustria si pone come interlocutore privilegiato per tradurre le criticità in azioni concrete, favorendo il dialogo con i ministeri competenti e promuovendo un ecosistema formativo, produttivo e normativo più moderno e competitivo.

-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).

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Economia

A maggio il debito pubblico scende a 3.053 miliardi

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ROMA (ITALPRESS) – Lo scorso maggio il debito delle Amministrazioni pubbliche è diminuito di 10,0 miliardi rispetto al mese precedente, risultando pari a 3.053,5 miliardi. E’ quanto si legge nella pubblicazione statistica “Finanza pubblica: fabbisogno e debito”, diffusa dalla Banca d’Italia.

Il decremento riflette la diminuzione delle disponibilità liquide del Tesoro (23,2 miliardi, a 46,2), parzialmente compensato dal fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche (12,1 miliardi) e dall’effetto degli scarti e dei premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio (1,2 miliardi).

Con riferimento alla ripartizione per sottosettori, la diminuzione del debito è imputabile a quello delle Amministrazioni centrali (10,0 miliardi); il debito delle Amministrazioni locali e quello degli Enti di previdenza sono rimasti invariati. La vita media residua è rimasta stabile a 7,9 anni. La quota del debito detenuta dalla Banca d’Italia ha continuato a diminuire, collocandosi al 20 per cento (dal 20,2 del mese precedente).

Ad aprile (ultimo mese per cui questo dato è disponibile) quella detenuta dai non residenti era aumentata al 33,0 per cento (dal 32,4 per cento del mese precedente) mentre quella detenuta dagli altri residenti (principalmente famiglie e imprese non finanziarie) era lievemente diminuita al 14,2 per cento (dal 14,3 per cento).

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A maggio le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 43,6 miliardi, in aumento dello 0,7 per cento (0,3 miliardi) rispetto al corrispondente mese del 2024. Nei primi cinque mesi del 2025 le entrate tributarie sono state pari a 213,5 miliardi, in aumento del 3,3 per cento (6,8 miliardi) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

– Foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

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Economia

Il Consiglio dei Ministri ha approvato due decreti legislativi in materia di Irpef-Ires e Iva

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ROMA (ITALPRESS) – Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, ha approvato, in esame preliminare, due decreti legislativi di attuazione della legge di delega al Governo per la riforma fiscale. Il primo prevede disposizioni integrative e correttive in materia di Irpef e Ires, di fiscalità internazionale, di imposta sulle successioni e donazioni e di imposta di registro, nonché di modifica allo statuto dei diritti del contribuente e ai testi unici delle sanzioni tributarie amministrative e penali, dei tributi erariali minori, della giustizia tributaria e in materia di versamenti e di riscossione.

Il testo introduce norme di semplificazione per le persone fisiche e le imprese, in un’ottica di maggiore trasparenza ed equità. Inoltre, si modifica lo Statuto dei diritti del contribuente con l’obiettivo di perfezionare il procedimento accertativo e rafforzare le garanzie nei confronti dei cittadini In particolare, l’istituto dell’autotutela obbligatoria viene esteso anche agli atti sanzionatori, chiarendo un aspetto la cui interpretazione risultava ancora dubbia.

Il secondo provvedimento, che ha carattere compilativo, trasfonde in un unico testo la vigente disciplina relativa all’Iva e abroga contestualmente le disposizioni di riferimento. Il nuovo testo unico, strutturato in 18 titoli per complessivi 171 articoli, raccoglie le disposizioni contenute nel Dpr n. 633 del 1972 e nel decreto-legge n. 331 del 1993, che disciplinano rispettivamente le operazioni nazionali e intra-unionali, coerentemente alla sistematizzazione della direttiva 2006/112/UE del Consiglio del 28 novembre 2006, relativa al Sistema comune dell’Iva. Inoltre, raccoglie le disposizioni, presenti in molteplici testi, che, nel corso del tempo, hanno integrato e innovato la disciplina Iva, anche in materia d’arte, antiquariato e collezione.

-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).

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