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Cronaca

Sequestrate 2 tonnellate di stupefacenti nel torinese

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TORINO (ITALPRESS) – La polizia, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Torino guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari nei confronti di tre cittadini marocchini e due italiani, accusati in concorso tra loro di traffico di cocaina, marijuana e hashish. Il sodalizio criminale, con base logistica nella zona di Mirafiori e nei comuni nell’hinterland a sud di Torino e ramificazioni in Lombardia, Toscana, Campania e Lazio, era specializzato nel traffico di droga proveniente dalla Spagna.

Per introdurre lo stupefacente in Italia, l’organizzazione utilizzava spedizioni internazionali apparentemente legali e affidate a vettori ignari del reale contenuto dei colli. Una volta in Italia, la droga veniva trasportata con auto e furgoni dotati di “doppio fondo” per eludere i controlli. Le indagini hanno portato, nel tempo, all’arresto in flagranza di 10 persone oltre al sequestro di ingenti quantitativi di droga: 2 tonnellate di hashish, 50 kg di marijuana, oltre 1 kg di cocaina e una pistola con matricola abrasa. Sono state fatte diverse perquisizioni nel capoluogo piemontese, che hanno portato all’arresto in flagranza di reato di altri due cittadini marocchini, che nell’abitazione in zona San Paolo sono stati trovati in possesso di 200 grammi di cocaina e 30 grammi di crack.

– Foto: Ipa Agency –

(ITALPRESS).

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Cronaca

Serie B, Bedin “Continuità col passato, c’è unità d’intenti”

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Cronaca

Gravina “Mondiali? Dobbiamo fare di tutto per non deludere Italia”

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Cronaca

La Cgil in piazza il 25 ottobre per l’aumento di salari e pensioni

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ROMA (ITALPRESS) – Sono 82 i contratti collettivi nazionali scaduti. Tra gli altri, quelli dei settori metalmeccanico e telecomunicazioni. Interessano più di 3 milioni di lavoratori. Ci sono poi i contratti del pubblico, comparti sanità e funzioni centrali, rinnovati per gli anni 2022-2024 ma senza la firma di Cgil e Uil, perchè giudicati insufficienti in termini di tutele e di recupero del potere d’acquisto. Oltre 6 milioni di lavoratori si sono impoveriti negli ultimi anni anche a causa dell’inflazione, e oggi non sanno come far fronte alle spese quotidiane, scrive la Cgil sulla propria testata multimediale Collettiva.it. Precari, part time, liberi professionisti, partite Iva, lavoratori in nero. Proprio per il rinnovo dei contratti, per l’aumento dei salari e delle pensioni, per investimenti su scuola, sanità e innovazione, la Cgil ha indetto una grande manifestazione per sabato 25 ottobre a Roma. “Democrazia al lavoro” è il nome dell’iniziativa – alla quale prenderà parte anche la vasta rete di associazioni “La Via Maestra” – che partirà con un corteo da piazza della Repubblica alle 13.30 per concludersi in piazza San Giovanni.
“Chiediamo di rinnovare tutti i contratti collettivi nazionali pubblici e privati per aumentare il potere d’acquisto”, spiega Nicola Marongiu, responsabile area Contrattazione, politiche industriali e del lavoro della Cgil. “Rivendichiamo anche la detassazione degli incrementi contrattuali e l’esclusione dagli incentivi per i contratti non rinnovati. Naturalmente devono essere individuati gli strumenti di copertura finanziaria, e poichè il datore di lavoro del pubblico impiego è lo Stato, il governo deve stanziare risorse ben maggiori rispetto a quelle previste per il biennio 22-24 e mettere mano a un serio intervento di natura fiscale, per alleggerire i lavoratori dipendenti e pensionati”, aggiunge.
Al riguardo, nel corso di assemblee sindacali tenute a Bari, è stato molto chiaro nei giorni scorsi il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini: “C’è bisogno di andare a prendere i soldi dove sono. Siamo alla follia: il lavoro dipendente e le pensioni sono tassati più della rendita immobiliare e dei profitti che chi lavora fa aumentare al proprio datore di lavoro. Questo non è accettabile. Ma tutto questo nella manovra del governo non c’è. Per questo scendiamo in piazza: per chiedere il rinnovo dei contratti e per chiedere anche alle imprese private di rilanciare gli investimenti. In questi anni i profitti sono aumentati, ma gli investimenti no e i salari sono calati. Va cambiato tutto”.
Dalle anticipazioni di questi giorni, nella legge di bilancio ci potrebbe essere la detassazione degli aumenti previsti dai rinnovi dei contratti nazionali: nel privato, una riduzione dell’aliquota Irpef al 5 per cento sugli incrementi retributivi sottoscritti nel 2025 e 2026.
“Quello che proponiamo è l’azzeramento dell’aliquota sugli aumenti che saranno previsti nei rinnovi, in modo che questi si trasferiscano integralmente nel salario delle lavoratrici e dei lavoratori”, riprende Marongiu. “Dall’altro lato pensiamo che si debba rafforzare la contrattazione collettiva di qualità. Bonus e incentivi devono essere dati solo ai soggetti che applicano un contratto collettivo rinnovato, come strumento di pressione per garantire i rinnovi – aggiunge -. Nel 2022-2024 l’inflazione cumulata ha segnato un più 16,4 per cento, i salari reali sono calati del 9 per cento (dati Istat), il drenaggio fiscale è stato pari a 25 miliardi di euro. Facendo riferimento al periodo tra il 2021 e il 2024 e alla media di tutte le società, pubbliche e private, è possibile mantenere il potere d’acquisto aumentando il costo del lavoro di circa 4 mila euro l’anno per dipendente. Guardando alle sole società pubbliche, il potere d’acquisto si mantiene aumentando il costo del lavoro di oltre 7 mila euro nelle partecipate dallo Stato”.
Altra questione, il salario minimo legale: “Sarebbe una garanzia per i lavoratori, permetterebbe di portare più in alto la contrattazione e rappresenterebbe un argine contro quella in dumping”.

– Foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

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