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Economia

Banca Generali, raccolta da inizio anno +8% a 1,6 miliardi

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MILANO (ITALPRESS) – A marzo Banca Generali ha realizzato una raccolta netta di 600 milioni di euro che ha portato il totale da inizio anno a 1.649 milioni di euro, in crescita dell’8% rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno.
Il mix di flussi nel trimestre è nettamente migliorato grazie al forte incremento della domanda di prodotti e servizi di investimento (Asset under Investments) saliti a 651 milioni nel periodo, rispetto ai 109 milioni di gennaio-marzo dello scorso anno. Nello specifico si è registrato un ritorno di interesse della clientela per i prodotti di risparmio gestito e assicurativo con flussi netti pari a 268 milioni, a fronte di deflussi per 322 milioni nello stesso trimestre del 2023.
Nell’ambito delle soluzioni gestite si conferma il ruolo trainante dei contenitori finanziari con 286 milioni nel trimestre (+83% a/a), mentre tra i fondi si conferma il buon riscontro per le gestioni di casa (107 milioni nel trimestre) grazie al lancio di nuove linee di investimento.
La domanda di risparmio amministrato ha mostrato una normalizzazione rispetto ai livelli record dello scorso anno, pur includendo nel mese la sottoscrizione per 399 milioni della emissione retail di BTP Valore. In questo contesto, i flussi netti AuC & Banking in consulenza si sono attestati a 383 milioni nel trimestre contro i 431 milioni del corrispondente trimestre dello scorso anno (- 11%) mentre i flussi negli Altri Attivi – pur confermandosi significativi in valore assoluto a €998 milioni nel trimestre – hanno mostrato una contrazione rispetto ai 1.415 milioni del corrispondente periodo dello scorso anno (-29%) legata principalmente alla minore domanda di prodotti di risparmio amministrato.
“Un altro mese di flussi solidi che ci porta a chiudere il primo trimestre in crescita anno su anno in termini di raccolta netta, prodotti e servizi di investimento (AUI) ed assicurativo. Inoltre, nella seconda metà di marzo, abbiamo ampliato la gamma Lux IM riscontrando grande interesse con i dati delle ultime settimane che lo confermano – commenta l’amministratore delegato e direttore generale di Banca Generali, Gian Maria Mossa (nella foto) -. Sono convinto che il nostro approccio dinamico intorno alle logiche di protezione, diversificazione e family office, ci consentirà di continuare ad attrarre nuova clientela ed a catalizzare l’attenzione dei migliori talenti nella consulenza. La crescita del trimestre e la consistenza della domanda ci fanno guardare con ottimismo ai prossimi mesi”.

– Foto ufficio stampa Banca Generali –

(ITALPRESS).

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Economia

DPFP, l’UPB valida le previsioni macroeconomiche “Accettabili ma esposte a un contesto ancora incerto”

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ROMA (ITALPRESS) – L’Ufficio parlamentare di bilancio ha validato le previsioni macroeconomiche del Documento programmatico di finanza pubblica 2025. L’esito è stato comunicato dalla presidente, Lilia Cavallari, intervenuta davanti alle commissioni Bilancio congiunte di Senato e Camera. L’UPB ha inoltre rilevato la necessità di maggiori informazioni per una più corretta e completa valutazione della finanza pubblica, a beneficio del Parlamento e della credibilità e trasparenza della politica di bilancio, che contribuiscono alla fiducia dei mercati, con impatti positivi su costo del debito e sulla spesa per interessi. Cavallari ha sottolineato l’importanza di preservare gli investimenti e la qualità degli interventi, e di proseguire con decisione sul percorso delle riforme.

In particolare, gli esiti delle tensioni commerciali si dispiegheranno nei prossimi trimestri e il DPFP, in linea con i maggiori previsori, assume per il prossimo anno un rallentamento degli scambi mondiali anche per il debole trascinamento della seconda metà del 2025. Per l’Italia il DPFP migliora lievemente le ipotesi sulle materie prime energetiche e sui tassi di interesse, mentre quelle sul tasso di cambio e sugli scambi globali sono fortemente peggiorate nel complesso dell’orizzonte temporale del documento.

Si sottolinea che, con un contesto internazionale così instabile, le variabili esogene potrebbero evolvere nei prossimi anni in maniera anche molto diversa da quanto ipotizzato nel DPFP. Le modalità dell’esercizio di validazione seguono quelle adottate per i precedenti documenti di programmazione, disciplinate da un protocollo d’intesa tra l’UPB e il MEF.Le previsioni del quadro macroeconomico del DPFP, sia tendenziale che programmatico, sono state valutate come accettabili pur collocandosi in diversi casi sul limite superiore dell’intervallo del panel di UPB.

Le previsioni macroeconomiche dell’Italia sono comunque esposte a molteplici rischi, bilanciati nel breve termine ma prevalentemente orientati al ribasso nel medio termine, in larga parte riconducibili ai conflitti internazionali e alla dinamica degli investimenti, all’instabilità dei mercati finanziari e al rischio climatico e ambientale. Nello scenario a legislazione vigente l’UPB vede una fase di moderata espansione, in media di poco superiore al mezzo punto percentuale di PIL per anno nell’orizzonte di previsione, sostenuta dall’assenza di pressioni inflazionistiche e dalla tenuta del mercato del lavoro, ma frenata dal quadro geo-politico internazionale e dal “dazio implicito” dall’apprezzamento dell’euro.

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Cruciale resta la tempistica di realizzazione dei progetti PNRR, concluso il quale si potrebbero aprire, per l’attenuarsi degli stimoli di domanda aggregata, sfide significative per l’economia italiana. In un ulteriore scenario UPB impostato su un ipotetico shock finanziario, il rapporto tra debito e PIL mostrerebbe una traiettoria di aumento per tutto il triennio 2026-28, toccando nel 2028 il 142,2 per cento del PIL, circa 5,8 punti al di sopra della corrispondente previsione del Governo.

Nelle previsioni macroeconomiche programmatiche del DPFP, l’impatto della manovra di bilancio sulla variazione cumulata del PIL sarebbe di un paio di decimi di punto percentuale nel triennio di previsione (neutrale l’anno prossimo e marginalmente espansivo nel 2027-2028). Il Documento fornisce solo informazioni di carattere generale sui provvedimenti della manovra – tra cui la ricomposizione del prelievo fiscale con la riduzione del carico sui redditi da lavoro, incentivi alle imprese e il rifinanziamento del SSN – che incentiverebbero la crescita grazie allo stimolo alla domanda interna. La crescita programmatica della spesa netta, comprensiva degli effetti della manovra, è in linea con i limiti raccomandati dal Consiglio della UE.

È apprezzabile che il quadro programmatico confermi e, in taluni casi, migliori i principali obiettivi stabiliti nel PSB approvato dal Consiglio della UE, il che potrebbe permettere l’uscita anticipata dalla procedura per i deficit eccessivi, così come è apprezzabile la prudenza con la quale il Governo sta valutando l’attivazione della clausola di salvaguardia per il finanziamento in deficit delle spese per la difesa. Tuttavia, l’utilizzo pressoché integrale dello spazio di bilancio disponibile espone al rischio di non avere a disposizione ulteriori risorse per far fronte a esigenze impreviste, soprattutto nel 2026-27, in particolare qualora l’evoluzione del quadro macroeconomico si deteriorasse rispetto a quello programmatico. La traiettoria del rapporto tra il debito e il PIL, dopo una crescita quest’anno e il prossimo, si dovrebbe avviare a una graduale riduzione dal 2027, ma la realizzazione di tale discesa si basa su ipotesi ambiziose, per esempio a riguardo della realizzazione del programma di dismissioni.

Relativamente al finanziamento del debito, dati gli andamenti del quadro programmatico e la progressiva riduzione del portafoglio dei titoli da parte dell’Eurosistema, i flussi netti di titoli di stato che dovranno essere assorbiti dal mercato dovrebbero ammontare a circa 173 miliardi nel 2025 e a 176 del 2026. I saldi principali e il debito in rapporto al PIL presentano nel DPFP una stima migliore di quanto previsto nel PSB per il biennio 2024-25, ma ciò sarà in parte compensato da una dinamica meno favorevole nel biennio 2027-28 per i saldi strutturali e già dal 2026 per l’indebitamento netto e il debito, rispetto a quanto indicato nel Piano. Come risultato, nel 2028 i saldi principali e il debito in rapporto al PIL programmati nel PSB rimangono sostanzialmente confermati.

– foto IPA Agency –

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Economia

Da Unicredit 8,1 milioni per il nuovo stabilimento di “Le Delizie del Sud”

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NAPOLI (ITALPRESS) – La leva della Zes – Zona Economica Speciale incontra la finanza sostenibile: ad Acerra, in provincia di Napoli, prende forma il nuovo stabilimento di Le Delizie del Sud, grazie a un finanziamento Futuro Sostenibile Plus da 8,1 milioni erogato da UniCredit.

L’investimento, che vale complessivamente 20 milioni di euro, si inserisce nella strategia di rilancio del Sud attraverso la Zes pensata per attrarre capitali e favorire la competitività delle imprese locali. Prevede la riqualificazione di un’ex area industriale del settore automotive e la realizzazione di un hub logistico di 28 mila mq con 2000 mq di uffici, all’interno di una superficie di 50 mila mq acquisita nel 2023. Il nuovo polo verrà costruito secondo i più avanzati criteri di sostenibilità ambientale Le Delizie del Sud grazie alla nuova infrastruttura aumenterà significativamente la propria capacità di stock e distribuzione, rafforzando la rapidità e l’efficienza del servizio verso clienti nazionali e internazionali. A confermare l’impegno green dell’azienda, è prevista anche l’installazione di un impianto fotovoltaico da 1 megawatt, insieme a stazioni di ricarica per veicoli elettrici e aree verdi dedicate al miglioramento della biodiversità locale. Queste soluzioni contribuiranno a rendere lo stabilimento energeticamente autosufficiente e in linea con i criteri Esg.

Fondata nel 1998 da Carolina Custini e Salvatore Bagnati, Le Delizie del Sud è oggi una realtà di riferimento nella distribuzione all’ingrosso di generi alimentari e beni di largo consumo. L’azienda ha costruito negli anni una solida reputazione grazie a oltre 500 rapporti commerciali consolidati con i principali player dell’agroalimentare, tra cui Barilla e Ferrero. Con una clientela diversificata, per il 20% da grossisti e per l’80% da supermercati e dettaglianti, l’azienda campana continua ad ampliare il proprio raggio d’azione oltre il tradizionale bacino di Campania e Lazio, proiettandosi verso nuovi mercati quali Umbria, Toscana, Puglia e Calabria e all’estero in Usa, Europa e Asia.

“L’intervento conferma come la Zes possa diventare catalizzatrice di sviluppo industriale per il Sud – afferma Ferdinando Natali, Regional Manager Sud UniCredit –. Grazie al Finanziamento Futuro Sostenibile Plus, accompagniamo un’azienda radicata sul territorio verso un modello di crescita innovativo e sostenibile, rafforzandone la competitività nel lungo periodo. UniCredit conferma il proprio ruolo di banca di riferimento per chi sceglie di innovare, investire e creare valore al Sud Italia”.

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“L’operazione è passaggio fondamentale nel percorso di crescita dell’azienda. Con il nuovo opificio puntiamo a implementare la presenza sui mercati nazionali e internazionali, coniugando la tradizione campana con l’innovazione tecnologica. Guardiamo al futuro con responsabilità, generando valore non solo per l’impresa ma anche per il territorio, riducendo l’impatto ambientale e sprigionare il potenziale green”, commenta la Famiglia Bagnati proprietaria di Le Delizie del Sud. Il progetto rafforza il ruolo della Campania come laboratorio di innovazione industriale e agroalimentare, dimostrando come la leva finanziaria, unita agli strumenti pubblici di sostegno come la Zes possa generare crescita sostenibile e nuova competitività per le imprese del Sud.

– foto ufficio stampa Unicredit –

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Economia

I contratti di noleggio a lungo termine di autovetture e fuoristrada nei primi nove mesi di quest’anno segnano un incremento del 13,3%

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ROMA (ITALPRESS) – I contratti di noleggio a lungo termine (NLT) di autovetture e fuoristrada nei primi nove mesi di quest’anno segnano un incremento del 13,3% rispetto allo stesso periodo del 2024, con un totale di 830.068 contratti stipulati. Secondo l’analisi elaborata da UNRAE sulla base dei dati forniti dal MIT, nel periodo gennaio-settembre 2025 i contratti di noleggio a lungo termine di durata superiore a 30 giorni confermano la prevalenza delle Società (712.353), pari all’85,8% del totale, rispetto a quelli sottoscritti da soggetti Privati (117.715), al 14,2% di quota.

Nell’ambito delle Società, le Aziende non-automotive rappresentano il 66,6% del totale dei contratti (in calo di 5,8 p.p. e volumi in crescita del 4,2%), seguite dalle Società di noleggio a breve termine che passano dall’8,0% al 12,3% di quota (con un incremento dei volumi del 73,4%), dai Dealer e Costruttori con il 4,6% di share (+0,3 p.p. e +20,7% in volume) e infine dalle Società di Noleggio a lungo termine con il 2,3% del totale (+0,5 punti percentuali e +49,7% in volume). I contratti stipulati dai Privati crescono del 19,1% e guadagnano 0,7 punti di quota.

La durata media dei contratti complessivi nei primi nove mesi del 2025 si attesta a 22 mesi, in calo rispetto ai 23 dell’analogo periodo 2024, con andamenti differenziati per i vari utilizzatori: le Aziende non automotive scendono a 24 mesi, i Privati rimangono stabili a 23, Dealer e Costruttori scendono a 15, stessa durata per il Noleggio a lungo termine che si mantiene stabile. La durata media dei contratti per le società di Noleggio a breve termine scende a 9 mesi dai 13 dell’anno precedente. Il diesel, che nel complesso copre il 33,4% del totale (-6,4 p.p.), è la scelta preferita dal Noleggio a lungo termine (al 40,2%) e dalle Aziende non automotive (al 38,2%), mentre il motore a benzina (al 19,6% di share, +0,6 p.p.) ha il primato fra le aziende del Noleggio a breve termine (al 50,4%) e i Dealer e Costruttori (al 28,6%).

I veicoli ibridi sono la scelta preferita dai Privati (al 32,7%) e nel totale contratti coprono il 31,3% di quota (+3,1 p.p.). Fra le elettriche pure (BEV) – in crescita di 1 punto al 4,7% di share complessiva – detengono il primato Dealer e Costruttori, con una quota del 23,6%, mentre tra le PHEV (al 9,1%, +1,8 p.p.) il primato spetta ai Privati con l’11,1%. Quote residuali per le motorizzazioni a metano e GPL in ogni tipologia di fruitore.

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In merito ai segmenti, i Suv detengono la leadership con il 59,1% di contratti nei primi 9 mesi, le Berline si fermano al 28,6%, seguite al terzo posto dalle Station Wagon con il 10,1% (con quote maggiori e paritetiche del 12,5% tra NLT e Aziende non automotive). Per quanto riguarda i SUV, quelli del segmento C raggiungono da soli oltre un quarto delle preferenze (27,1%), grazie principalmente alla scelta dei Privati (30,8%), Aziende non-automotive (29%) e NLT (24,0%). Fra le Berline prevalgono quelle del segmento B (10,6%), favorite da NBT (17,8%) e NLT (15,2%). A livello geografico, la Lombardia conferma la leadership con il 30,5% di contratti, seguita da Lazio (14,9%), Trentino-Alto Adige (9,8%), Emilia-Romagna (8,0%), Piemonte (7,1%) e Veneto (6,2%). Calabria, Molise e Puglia presentano la quota più alta di contratti stipulati da Privati (rispettivamente 34,8%, 32,7% e 28,8%), Valle d’Aosta e Lombardia quella di contratti stipulati da Aziende non-automotive (85,1% e 85,0%). Dealer e Costruttori raccolgono le percentuali maggiori di contratti nel Centro Italia: Marche (15,5%), Abruzzo (14,6%) e Umbria (13,8%). Il Trentino-Alto Adige si distingue per la quota maggioritaria di contratti a NBT (76,1%), infine in Emilia-Romagna prevalgono i contratti di NLT (18,1%).

L’Osservatorio UNRAE ha anche analizzato i contratti stipulati al 30 settembre 2025 relativi ad autovetture immatricolate nel corso dei primi 6 mesi dell’anno. Complessivamente 218.247 unità (il numero può includere più contratti relativi alla stessa autovettura), con la quota maggiore appannaggio delle Aziende non automotive (51,2%), seguite dal Noleggio a breve termine (26,5%) e dai Privati (14,2%). In base all’alimentazione, al primo posto troviamo le vetture ibride (36,2%) seguite da quelle a benzina (23,7%) e dal diesel (22,4%). Le elettriche pure (BEV) si attestano a quota 6,6%, mentre le plug-in al 10,4%. Quote residuali per il GPL (0,7%).

-Foto IPA Agency-
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