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Economia

GEI, il rischio Italia non preoccupa i mercati

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ROMA (ITALPRESS) – A un incontro del GEI (Gruppo Esponenti Italiano), un’analisi condotta dal gruppo presenta un quadro rassicurante per le prospettive di tenuta del rischio Italia sul mercato internazionale. A questo, si aggiunge un interessante inquadramento del contesto competitivo del settore bancario italiano negli Stati Uniti offerto dal capo per le Americhe di Intesa Sanpaolo, Pierpaolo Monti.
Per Monti, 5 anni di permanenza a New York alla guida delle attività del gruppo sia per il Nord America che per il Sud America, c’è stato un sentito riconoscimento del pubblico anche per il suo ruolo nel Consiglio del GEI, dove ha contribuito attivamente allo sviluppo che il gruppo ha registrato negli ultimi anni.
Oltre all’applauso del pubblico, anche il rappresentante della Banca d’Italia negli Stati Uniti, Carmine Porello, ha salutato Monti ringraziandolo per la costante disponibilità offerta a collaborare con le istituzioni del Sistema Paese in America.
Il rapporto del GEI ha fatto da preambolo alla discussione alla quale hanno poi partecipato sia Monti che il pubblico in una vivace conversazione che ha confermato un quadro rassicurante della percezione del rischio Italia da parte dei mercati.
In sintesi, i mercati, secondo la relazione del presidente del GEI Mario Calvo-Platero, sono oggi preoccupati dalle dinamiche post-elettorali che riguardano ad esempio la Francia che potrebbe avviarsi verso un periodo di instabilità politica, problema che certo oggi non riguarda l’Italia.
Non solo, l’Italia, sul piano della crescita, ha dato prestazioni soddisfacenti generalmente superiori a quelle dei partner europei. Per la questione che in genere preoccupa di più i mercati, il richiamo di Bruxelles per un pronto rientro del rapporto disavanzo/pil su parametri consoni alle regole, la raccomandazione del GEI è stata quella di seguire uno dei piani studiati negli ambienti finanziari internazionali. Invece di imporre un taglio complessivo immediato della spesa pubblica di circa 30 miliardi di euro, come previsto dalle regole comunitarie, il progetto è quello di impostare un programma più a lungo termine, lungo un arco di sette anni, con tagli pari a 11-13 miliardi all’anno. In aggiunta ci sarà da rispettare alcuni parametri macroeconomici sul piano fiscale e su quello della spesa pubblica, tenendo conto dei progetti di investimenti previsti dal PNRR che potrebbero esercitare pressioni su alcuni dati.
La relazione del GEI ha sottolineato come il ritorno di Bruxelles ai rigidi parametri che impongono un rapporto deficit/Pil del 3% appare oggi controproducente in un modo caratterizzato da rapide innovazioni tecnologiche che hanno spesso un impatto sull’occupazione e che possono richiedere temporanei periodi di politiche fiscali espansive (com’è successo del resto durante il Covid). Questa rigidità è inoltre controproducente sul fronte esterno all’Unione Europea, alla luce delle dinamiche competitive internazionali che vedono grandi paesi industriali come gli USA, che hanno goduto di stanziamenti per stimoli fiscali federali superiori anche di quattro volte a quanto stanziato dall’Europa per il PNRR. O come il Giappone o la Cina, con il primo che approfitta di una leva fiscale molto più ampia di quella che dovrebbe garantire il rapporto del 3% per poter sostenere l’economia e il secondo che opera in un regime statalista che esula da qualunque controllo pubblico.
Visto che l’Italia deve ancora ricevere circa 150 miliardi di euro di stanziamenti destinati ad investimenti secondo i piani del PNNR, per evitare il rischio di possibili danni collaterali ai conti pubblici, si raccomanda di procedere con i progetti di investimento al più presto.
La raccomandazione del GEI, in ultima analisi, che ha fatto da preambolo alla discussione è quella di procedere il più rapidamente possibile con una risoluzione del contenzioso ancora aperto con le autorità comunitarie, in modo da poter rassicurare i mercati e ridurre ancora l’attuale spread.
Sul tema sono intervenuti alcuni dei presenti, evidenziando i) come i tassi di crescita medi italiani dopo la pandemia siano stati migliori di quelli di altri paesi europei, inclusi paesi chiave come Francia e Germania; ii) l’importanza per l’Italia della favorevole dinamica degli investimenti e del mercato del lavoro, in un contesto in cui l’indebitamento complessivo del settore privato è più basso di molti altri paesi.
Monti ha invece sottolineato, nel contesto del quadro italiano, la dinamicità delle nostre imprese, che investono e si espandono negli Stati Uniti, spesso di dimensioni medio-piccole che costituiscono la spina dorsale delle nostre attività economiche e della nostra crescita.
Il presidente del GEI ha rilevato una marcata differenza tra le attività di banche internazionali europee e le banche italiane attive negli Stati Uniti, facendo un esempio. Crèdit Agricole impiega in USA circa1000 persone, contro le 250 circa di Intesa Sanpaolo e le 150 circa di UniCredit. Eppure, in Europa la francese Crèdite Agricole è una istituzione bancaria più piccola sia di Intesa Sanpaolo che di UniCredit”. Monti ha sottolineato che le attività operative di Intesa Sanpaolo negli Usa, focalizzate sul settore corporate e investment banking, sono decisamente confrontabili a quelle analoghe di molti protagonisti della concorrenza europea. “Siamo molto attivi in modo efficacie su progetti che riguardano il finanziamento di attività italiane negli Stati Uniti, ma anche di progetti infrastrutturali nel mercato americano- ha spiegato- Ad esempio, abbiamo dato un significativo contribuito al progetto infrastrutturale dell’aeroporto JFK, alla costruzione della più importante wind farm mai costruita sul territorio americano, al nuovo terminal del porto di Miami oltre ad altri progetti nel campo della transizione energetica e digitale (energie rinnovabili, data centers, fibra ottica, mobilità), spesso con spiccate caratteristiche di sostenibilità. Si tratta di competenze distintive che ci arricchiscono, anche pensando a grandi progetti infrastrutturali che sono / saranno sviluppati in Italia e che hanno consentito a Intesa Sanpaolo di partecipare nel 2023 al 21% del mercato del Project Finance a livello mondiale.
Nella discussione è stato inoltre sottolineato un elemento di natura strutturale, cioè il calo degli investimenti diretti USA in Italia; inoltre, per storia e tradizione, le aziende italiane sono molto competitive sul fronte delle esportazioni, ma restano di dimensioni più contenute rispetto a quelle di grandi imprese francesi, tedesche, britanniche, che operano negli Usa su larga scala.
Proprio muovendo dal tema delle prospettive di internazionalizzazione delle nostre imprese, l’incontro si è concluso discutendo l’importanza di una significativa accelerazione della produttività per l’economia italiana, un ingrediente indispensabile per mitigare le conseguenze dell’invecchiamento della popolazione e ambire a raggiungere un ritmo sostenuto di crescita, garantendo sviluppo, opportunità di lavoro e redditi più alti.

– Foto ufficio stampa GEI –

(ITALPRESS).

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Economia

Confimi-Confsal, primo Contratto Intersettoriale per PMI manifatturiere

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ROMA (ITALPRESS) – Confimi Industria e Confsal hanno presentato il primo Contratto Collettivo Nazionale Intersettoriale (CCNIL) dedicato al settore manifatturiero. Questo accordo rappresenta una svolta storica per le relazioni industriali, coinvolgendo numerosi comparti produttivi, tra cui tessile, chimico, plastico, gomma, alimentare e legno-arredo.
Il contratto – siglato dalle parti lo scorso 21 marzo e che esclude dalla contrattazione i settori della meccanica e dell’edilizia che Confimi Industria sottoscrive con altre associazioni sindacali – introduce una serie di innovazioni significative che definiscono nuovi standard per la gestione delle relazioni industriali rispondendo a logiche innovative già introdotte dalle principali economie manifatturiere d’ Europa e mirano a migliorare le condizioni lavorative dei propri collaboratori, sia da un punto di vista economico che relazionale.
Il nuovo CCNIL, firmato da Paolo Agnelli, presidente di Confimi Industria, Confederazione dell’industria manifatturiera e dell’impresa privata (45 mila imprese, 650 mila lavoratori, 85 miliardi di fatturato aggregato e oltre 50 sedi operative in Italia) e Angelo Raffaele Margiotta, segretario generale di Confsal, Confederazione generale dei sindacati autonomi dei lavoratori, segna una svolta anche in termini di contrattazione flessibile, confermando la struttura a due livelli, di sicurezza sui luoghi di lavoro, con un forte impegno nella prevenzione e nella formazione, sostenuta da investimenti nelle certificazioni MOG-SGSL e nella tutela legale dei preposti.
Paolo Agnelli, presidente di Confimi Industria, ha sottolineato: “Fin dalla nostra fondazione 12 anni fa il nostro obiettivo era riformare i rapporti sindacali. E uno dei modi a cui abbiamo pensato fin dal principio era quello di unificare un certo numero di contratti manifatturieri. Ci siamo riusciti, e lo abbiamo fatto con Confsal, un interlocutore che era interessato al nostro progetto. Questo contratto unifica le norme intersettoriali per le PMI manifatturiere, riducendo la frammentazione e ponendo le basi per una contrattazione di qualità e per la lotta al dumping salariale”.
Il Segretario generale di Confsal, Angelo Raffaele Margiotta, parlando del valore del rapporto dialogico tra le parti ha affermato: “Cosa rappresenta questo contratto? E’ la prova che per avere dei risultati è necessario un metodo basato sul confronto e sul dialogo costruttivo tra le parti, le quali si riconoscono nell’intento di coniugare le esigenze delle imprese con la tutela e il benessere del lavoratori, dando vita ad un nuovo modello contrattuale basato sulla qualità dei contenuti e la chiarezza espositiva. Siamo convinti che la mission specifica del sindacato è fare contrattazione, una contrattazione di qualità, che oggi proponiamo ad imprese e lavoratori attraverso questo CCNIL.”La firma di questo contratto segna una tappa fondamentale per il futuro del settore manifatturiero italiano e per il miglioramento delle condizioni lavorative, con l’obiettivo di creare un sistema industriale più equo e competitivo”.
“Ho letto il vostro contratto. Trovo fondamentale valorizzare il percorso formativo come previsto dal vostro nuovo modello contrattuale. Positivo il riferimento alla partecipazione dei lavoratori nei cda aziendali”. Così Marina Elvira Calderone, ministro del Lavoro, intervenuta ai lavori. “Guardo con molta attenzione e favore – ha spiegato – a tutto ciò che, nell’ambito delle parti sociali, possa diventare uno strumento di semplificazione e di provocazione per le evoluzioni del ruolo che devono esercitare coloro che rappresentano le istanze datoriali e sindacali”.
In risposta a quanti hanno messo in discussione nei giorni scorsi la portata del CCNIL sottoscritto da Confimi Industria e Confsal, è intervenuto rivolgendosi direttamente alle Confederazioni e alla platea di ospiti Walter Rizzetto, presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati: “Contratto pirata? I pirati erano fuorilegge allora diciamo corsaro, perchè era colui che autorizzato dal governo combatteva a fianco di esso. A me questo contratto piace, mi piace molto tutta la parte sulla partecipazione dei lavoratori, e avrete la cornice normativa a cui fare riferimento perchè la prossima settimana iniziamo ad esaminare le proposte di legge in commissione”.
Pareri positivi e di endorsement anche dall’ex Ministro del Lavoro Nunzia Catalfo che ha sottolineato come il CCNIL sia “un esempio di contrattazione di qualità, non posso che sperare che si allarghi”, e dall’ex Ministro del Lavoro Cesare Damiano: “Qui non siamo di fronte a un contratto pirata ma a un contratto di diversa impostazione. La fissazione del minimo salariale a 9 euro è rivoluzionaria, ci troviamo di fronte ad un contratto che fissa uno standard salariale minimo. Io ho studiato le norme e consiglio a tutti di farlo”.
Non è mancata la voce di alcuni ospiti in sala, tra tutti, Marco Rizzo che intervenuto sottolineato “non so se è il migliore contratto possibile ma è l’inizio di una strada perchè la CGIL, in primo luogo, non vuole di fatto il salario minimo come legge anche se lo dice, perchè perde la rappresentanza della contrattazione de facto. Qua state sfidando il sindacato concertativo da una parte e Confindustria dall’altra siete coraggiosi siete dei pirati bravi e quindi vi battete contro qualcosa di statico che farà affondare il paese”.
Scendendo nel dettaglio il Contratto Intersettoriale sottoscritto da Confimi Industria e Confsal prevede, tra le altre cose: è data la possibilità alle aziende con più di 100 collaboratori di inserire un rappresentante dei lavoratori nel Consiglio di Amministrazione così da rafforzare la partecipazione attiva dei dipendenti nelle decisioni aziendali; è introdotto il salario minimo tabellare fissato a 9 euro/h, una misura innovativa nel panorama nazionale che garantisce maggiori tutele economiche ai lavoratori che finora, anche a livello industriale, erano al di sotto di tale soglia. Valore – tra l’altro – più volte indicato da Bruxelles; settimana lavorativa di 4 giorni: sarà possibile distribuire l’orario di lavoro settimanale, fissato a 36 ore, su 4 giorni lavorativi, mantenendo il salario invariato. Misura pensata con il duplice scopo di supportare i collaboratori nel work life balance e nel permettere alle aziende dalla produzione “stagionale” di organizzare al meglio i flussi di lavoro; la promozione della “capacità” con formule di incentivazione e diffusione di premi di risultato che riconosce la maggiore qualificazione del dipendente. Una formula meritocratica che supera le rigidità legati ai livelli finora in uso; la semplificazione: il contratto si compone infatti di una parte generale e trasversale a tutti i settori della manifattura e una speciale che affronta in maniera puntuale – lì dove presenti – le tipicità dei settori produttivi coinvolti. Un’opera di semplificazione di estremo supporto anche agli ordini professionali in supporto delle imprese.

– foto ufficio stampa Confimi Industria –

(ITALPRESS).

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Economia

Panetta “Colmare gap Sud con politiche di sviluppo adeguate”

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CATANIA (ITALPRESS) – “Da decenni, il PIL pro capite del Sud Italia è poco più della metà di quello del Centro-Nord, consolidando disuguaglianze e rallentando la crescita del Paese. Colmare questo divario richiede politiche di sviluppo, non semplici misure redistributive. La crisi economica ha colpito duramente il Mezzogiorno, ma tra il 2019 e il 2023 la regione ha mostrato segnali di ripresa, con una crescita del 3,7% e una riduzione significativa della disoccupazione”. Lo ha detto il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, a Catania per parlare di sviluppo nel Sud Italia in occasione dell’appuntamento itinerante “Il Polso dell’Economia – Il Mezzogiorno”, sottolineando come dalla crisi attuale possano nascere comunque opportunità per il Mezzogiorno, favorite proprio dalla posizione a Sud d’Europa. A patto, però, di trovare una soluzione ad alcuni nodi irrisolti. “L’attuale instabilità geopolitica può favorire il Sud, grazie alla sua stabilità e vicinanza ai centri economici europei. Tuttavia, per attrarre capitali e valorizzare le risorse locali, serve migliorare il contesto produttivo e rafforzare la legalità. L’esodo dei giovani evidenzia la necessità di un ambiente che valorizzi i talenti e di una visione strategica a lungo termine” ha evidenziato, spostanto poi l’attenzione sul tema della crisi idrica e delle infrastrutture: “Vanno privilegiati gli interventi infrastrutturali per accrescere la capacità produttiva. Per esempio quelli per contrastare la crisi idrica e rafforzare la rete elettrica, per sfruttare il vantaggio comparato nella produzione di energie rinnovabili. Vanno inoltre migliorati i collegamenti potenziando il sistema portuale e aeroportuale e le reti stradali e ferroviarie”.
Ad anticipare il discorso di Panetta è stato l’intervento del direttore della filiale di Catania della Banca d’Italia, Gennaro Gigante: “L’intervento del governatore è basilare, significativo, su una tematica di sviluppo che ha tantissime soluzioni. Queste devono essere messe all’attenzione di chi deve fare delle scelte. Il nostro è un momento di scelta. Occorre scegliere e non lasciare che le cose procedano senza una strategia. Il nostro territorio sta vivendo una possibile crescita e tramite molti settori, uno è quello infrastrutturale, necessario a risalire il gap con il Centro-Nord nord. Di occasioni ce ne sono tante, serve cogliere”. “E” ragione di grande orgoglio per la nostra città ospitare un momento di confronto in cui dobbiamo metterci in discussione tutti – ha aggiunto il sindaco della Città metropolitana di Catania Enrico Trantino -. Dobbiamo abbandonare le rendite di posizione che hanno fossilizzato il dibattito e cominciare a pensare a cosa ci consente di realizzare il miglior tiro possibile (Trantino utilizza una metafora calcistica ndr). Negli ultimi anni ci siamo poco spesi nell’adempimento dei nostri doveri. Abbiamo bisogno di spingere sull’acceleratore attraverso il PNRR ed Fsc, Po Fesr e tutte gli altre fondi a disposizione per gli investimenti. Dobbiamo essere concentrati e proattivi verso una progettualità che deve diventare fatto e rendere i nostri figli orgogliosi di essere catanesi, siciliani e meridionali”, ha concluso Trantino.

– Foto xo5/Italpress –

(ITALPRESS).

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Economia

Confitarma, Sisto “Il 10-12% del PIL si muove sul mare”

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ROMA (ITALPRESS) – “Ci sono milioni di posti di lavoro, il 10-12% del PIL si muove sul mare: abbiamo delle eccellenze straordinarie delle nostre industrie, l’armamento, la pesca, il diporto, la portualità, abbiamo un cluster marittimo portuale che è un’eccellenza europea e mondiale e non ne parliamo mai. Ogni tanto siamo un pò dimenticati, quindi ci ha fatto molto piacere ascoltare la premier Meloni parlare di economia del mare” all’assemblea di Confindustria, “in un contesto che racchiude tutte le istanze dell’industria italiana”. Lo ha detto Luca Sisto, direttore generale di Confitarma, in un’intervista all’agenzia Italpress.
Il 25 e 26 settembre a Palermo Confitarma sarà tra i protagonisti di “Risorsa Mare”, una due giorni per parlare di Blue Economy. “E’ un format che ormai ha una cadenza annuale e noi, come Confitarma, parteciperemo convinti di poter dare il nostro contributo”, spiega Sisto. Inoltre il 30 ottobre, alla Stazione marittima di Napoli, Confitarma ha in programma per la prossima assemblea pubblica confederale dedicata a “La nave nel futuro” che “immaginiamo più competitiva, più sicura, con più donne. La immaginiamo collegare le nostre isole con maggiore frequenza e più capacità, la immaginiamo ricca di lavoro e di opportunità e ancor più sostenibile. Siamo ampiamente impegnati nella transizione ecologica ed energetica ma i dati già ci fanno vincitori di questa sfida che ci vede protagonisti, anche se c’è oca cultura marittima da parte dei decisori, perchè alcune scelte sono un pò autolesionistiche: movimentiamo il 90% delle merci del mondo inquinando in atmosfera meno del 3%”. L’appuntamento è quindi a Napoli. “Al mattino, durante i panel, lavoreremo insieme agli esperti, agli armatori e ai giornalisti, poi ci trasferiremo a bordo della nave Costa Smeralda, per un pranzo che precederà l’assemblea pubblica”, spiega Sisto.

– Foto Italpress –

(ITALPRESS).

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