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Cronaca

Lombardia, ottobre in rosa. Al via Onco Hair Milano 2.0

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MILANO (ITALPRESS) – Riparte a Milano Onco Hair 2.0, il progetto che dona i capelli alle donne in chemioterapia offrendo un aiuto concreto alle pazienti con maggiore fragilità economica che combattono contro il carcinoma alla mammella. L’iniziativa è stata presentata a Palazzo Lombardia dall’assessore regionale alla Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari opportunità Elena Lucchini insieme all’assessore regionale all’Istruzione, Formazione e Lavoro Simona Tironi. Intervenuti anche Marco Dell’Acqua, membro della Commissione centrale di Beneficenza di Fondazione Cariplo; Marco Giachetti, presidente Fondazione IRCSS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico; Ornella Garrone, direttore Oncologia Medica Policlinico di Milano (equipe progetto Onco Hair); Claudia Buccellati, presidente Associazione per il Policlinico ETS; Angelo D’Andrea, amministratore delegato CRLAB. In particolare l’iniziativa che oltre a Regione Lombardia coinvolge l’associazione per il Policlinico ETS, Fondazione Cariplo e CRLAB, consente di donare venti protesi di capelli ad altrettante donne, selezionate da un’equipe di oncologi e psicologi del Policlinico di Milano. Ne beneficeranno pazienti che stanno affrontando la chemioterapia per sconfiggere il cancro al seno, il tumore in assoluto più frequente, con 55900 nuovi casi nell’ultimo anno censito (2023). Le venti donne, che verranno selezionate nell’arco dei prossimi 3 mesi, riceveranno la loro protesi su misura entro 40 giorni dal momento in cui vengono rilevati i parametri specifici (come conformazione della testa, colore dei capelli). L’obiettivo è quello di poter applicare la protesi tricologica prima della caduta dei capelli in modo da evitare questo trauma psicologico.
“Purtroppo a volte, comprare una parrucca per le donne che combattono il cancro e intendono far fronte a uno degli effetti collaterali più comuni come l’alopecia – dichiarano gli assessori Lucchini e Tironi – può rivelarsi un lusso. Per questo, dal 2019, Regione Lombardia ha consolidato una misura per la tutela della salute, dell’autostima e del benessere, dell’individuo e della famiglia. La misura è rivolta a persone sottoposte a terapie oncologiche, chemioterapiche e radioterapiche e prevede un riconoscimento di un contributo per l’acquisto di una parrucca (fino a 250 euro a persona) e per l’acquisto di protesi tricologiche (fino a 400 euro)”. “In poco meno di 5 anni – chiariscono Lucchini e Tironi – sono stati raggiunti quasi 8.000 beneficiari, dei quali circa 1300 solo nel 2024, che hanno fatto domanda direttamente e ai quali si aggiungono coloro che hanno ottenuto la parrucca direttamente dalle associazioni coinvolte nell’iniziativa. Esprimiamo la nostra gratitudine a tutti coloro che sono impegnati nel Progetto Onco Hair 2.0, una solida alleanza tra associazioni, istituzioni e privati capaci di operare a sostegno delle donne”.(ITALPRESS).

Foto: Ufficio stampa Regione Lombardia

Cronaca

Giustizia, Meloni “No complotto ma menefreghismo per la volontà popolare”

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ROMA (ITALPRESS) – “Non parlerei di complotto, voglio dirlo perchè leggo sempre di questa Meloni complottista, non credo ci sia il disegno di sovvertire la volontà popolare ma un menefreghismo rispetto alla volontà popolare”. Così il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in occasione delle celebrazioni per gli 80 anni de Il Tempo. Ritengo che in questa Nazione una politica forte, che non ha scheletri nell’armadio e non ha una seconda agenda e non condizionata da interessi personali e non condizionabile, è un problema per molti”. Poi, parlando del protocollo Italia-Albania ha aggiunto: “La sentenza la considero irragionevole perchè non riguarda il tema dell’Albania, ma tutti gli immigrati illegali che arrivano da alcune nazioni. I giudici si rifanno ad una sentenza della Corte europea ma le non convalide dei trattenimenti degli irregolari sono cominciate molto prima. La questione dell’Albania è strumentale, io penso che la sentenza sia dettata da un approccio di visione molto diverso da quello che ha il governo”. Quello dell’Albania è “un progetto che può cambiare il tema della gestione dei flussi migratori, questo lo capiscono tutti – ha sottolineato -. Il protocollo Italia-Albania funzionerà e non intendo consentire che venga smontato solo perchè, e parlo della politica, c’è una parte che non è d’accordo su questa lettura di come si debba gestire l’immigrazione illegale”, ha concluso.

– Foto Agenzia Fotogramma –

(ITALPRESS).

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UCCISO IN PIAZZA A VOGHERA, PM CHIEDE 3 ANNI E 6 MESI PER ADRIATICI

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Tre anni e sei mesi di reclusione perchè colpevole del reato contestatogli di eccesso colposo di legittima difesa per la morte di Youns El Bossettaoui, ucciso da un colpo sparato dalla sua pistola la sera del 20 luglio 2021 in piazza Meardi a Voghera. E’ la richiesta di condanna formulata dal pubblico ministero Roberto Valli nel processo in corso al Tribunale di Pavia contro Massimo Adriatici, ex assessore leghista alla sicurezza della città oltrepadana.
La vittima, un 39enne di origini marocchine alle prese con problemi psicologici e che viveva per strada, morì per l’emorragia provocata dal proiettile. Per il pm l’imputato “ha portato la legittima difesa oltre i confini per la quale è ammessa all’ordinamento”. Nella sua requisitoria, durata quasi tre ore, Valli ha evidenziato il “gesto improvvido” di Adriatici di portare l’indice della mano destra sul grilletto della pistola. In pratica, secondo il pubblico ministero, l’ex assessore avrebbe avuto il diritto di difendersi dall’aggressione di Youns, ma non sparando: “Poteva difendersi con la mano sinistra, visto che gli era caduto il telefonino, chiedere aiuto ai passanti, sparare un colpo in aria a scopo intimidatorio, alla peggio inserire la sicura e usare l’arma come un oggetto contundente – ha sottolineato il pm -. Ma non è vero che aveva come unica scelta quella di sparare. Youns era a mani nude, e Adriatici rischiava non più di un livido, un occhio nero o il naso rotto. Adriatici ha agito in uno stato di turbamento che non gli ha fatto percepire l’entità del pericolo, ma poteva difendersi in modo meno cruento e spropositato”.

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ROM FINGONO INCIDENTI PER TRUFFARE AUTOMOBILISTI, ALTRO EPISODIO SVENTATO A PIZZALE

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Un evergreen che non passa mai di moda quello di inscenare incidenti stradali per ottenere un indebito risarcimento. Alcuni malviventi considerano ancora il trucco del falso scontro stradale un buon metodo per sfilare soldi al prossimo. Oggi l’ultimo episodio di una lunga serie si è verificato a Pizzale, lungo la strada delle cave che porta a Lungavilla, e solo grazie alla prontezza di riflessi della persona fermata da due rom (di cui uno uscito dall’auto grande e grosso e tatuato) all’altezza del sottopasso della ferrovia a Pizzale non è andato a segno l’ennesimo colpo.
Per fortuna in quel posto sono installate le videocamere di sicurezza e, dopo la segnalazione ai carabinieri di Voghera dei numeri di targa da parte dell’uomo, persona molto attiva nel volontariato locale, è stato possibile risalire all’autovettura: ora i militi dell’arma sono risaliti anche ai due rom (un uomo e una donna che hanno architettato la messinscena al distributore di benzina di Pizzale per poi passare in azione).
I due già in passato si sono finti vittime di investimenti o schianti inesistenti, pretendendo di essere risarciti dagli automobilisti coinvolti nei falsi sinistri, mostrando per esempio il paraurti o lo specchietto ammaccato. E in cambio di un risarcimento immediato e in contanti, promettevano alle vittime del raggiro di non procedere per vie legali. In molti, a quanto sembra, sarebbero caduti nella trappola, convinti dai truffatori di essere responsabili di uno scontro del tutto inventato, mostrando dei segni sull’autovettura che in realtà avevano fatto loro con destrezza. Consiglio a tutti: non fermatevi mai se vedete persone poco raccomandabili che si sbracciano ai lati della strada chiedendo aiuto, scansatele e passate oltre. Queste sono le nuove frontiere delle truffe/rapine dei rom: in un paese dove la giustizia funziona come si deve questi personaggi sarebbero già in galera, prove alla mano. In Italia no, sono liberi di circolare e truffare le persone, specie gli anziani, e spesso rimangono impuniti…

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