Cronaca di un Sabato mattina diverso dagli altri: Dopo la sesta fumata nera, in Parlamento si torna al voto con il quorum a 505 voti per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Si comincia alle 9.30, dopo le riunioni dei grandi elettori dei singoli partiti. Con Salvini prende corpo l’idea di una donna al Quirinale, ma Letta, Di Maio, Renzi e Berlusconi frenano sull’ipotesi Belloni. Senza accordo però si riaffaccia il Mattarella bis: oltre 300 i voti al Presidente nell’ultimo scrutinio. Berlusconi, all’ospedale S. Raffaele, dove è ricoverato da giorni per una infezione, fa il regista della soluzione, e, in linea con Pd e Iv (mentre Salvini dialoga con Conte e si riforma il tandem di un governo fa prima del loro litigio) chiama al telefono prima Draghi e poi Mattarella, dopo che già dalla serata di ieri in una nota annuncia che d’ora innanzi “Forza Italia si muoverà da sola”, stizzito dal comportamento dei suoi alleati Salvini e Meloni, che hanno bruciato un candidato via l’altro, l’ultima la presidente del Senato Casellati. Per evitare che rimanga scottata anche Elisabetta Belloni il presidente del Consiglio Mario Draghi a quel punto esce allo scoperto e in una nota dice di essere al lavoro per trovare «una soluzione allo stallo» e chiede a Mattarella di restare al Quirinale «per il bene e la stabilità del Paese», qualora dal Parlamento arrivasse questa indicazione. Ore 12,43, esce la nota di Berlusconi dal S. Raffaele: «Io ho rinunciato a candidarmi per favorire una soluzione unitaria. Quel che è successo dopo è sotto gli occhi di tutti. Ora si può ritrovare solo intorno alla figura di Mattarella». Nel pomeriggio tutto si sbloccherà a favore di questa soluzione ed entro sera avremo il Mattarella bis, appoggiato da tutti, tranne da Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia. Quelli però che dicono che si è fatto tanto can can e alla fine non è cambiato nulla sbagliano, o meglio, capiscono poco di politica. Come pure quelli che continuano a schierarsi da una parte o dall’altra e dire “Hai vinto tu”, “No ho vinto io”. Qui vince la politica sana, fatta di senso di responsabilità. Sono uscite allo scoperto le carte e si è capito finalmente chi fa politica seria per il bene del Paese e chi invece ha incassato fallimenti a raffica per tornare al punto di partenza. Se in questo ultimo anno abbiamo recuperato credibilità in Europa e nel mondo lo dobbiamo a due persone che occupano gli scranni più alti dei nostri Palazzi in un momento così difficile per l’Italia e per l’intera umanità, travolti come siamo dal ciclone pandemia: Mario Draghi a Palazzo Chigi e Sergio Mattarella al Quirinale. Un tecnico e un politico super partes di lunga esperienza e lungimiranza, che ci stanno risollevando non solo l’immagine ma anche i conti economici. Gli italiani, spesso irriconoscenti, dovrebbero dire loro solo una parola: grazie!
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