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La riforma del Csm sul tavolo del Consiglio dei Ministri

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I magistrati che hanno ricoperto cariche elettive di qualunque tipo o incarichi di governo (nazionale, regionale o locale) al termine del mandato, non possono più tornare a svolgere alcuna funzione giurisdizionale. E’ quanto prevede la bozza della riforma del CSM all’esame del Consiglio dei ministri che è in corso a Palazzo Chigi. I magistrati ordinari vengono collocati fuori ruolo presso il Ministero di appartenenza. I magistrati amministrativi e contabili vengono collocati fuori ruolo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, l’Avvocatura dello Stato. Resta la possibilità di assumere altri incarichi fuori ruolo presso altre amministrazioni e di assumere funzioni non giurisdizionali presso le sezioni consultive del Consiglio di Stato, le sezioni di controllo della Corte dei Conti e l’Ufficio del Massimario della Corte di cassazione. La bozza prevede, inoltre, che i magistrati che si sono candidati in competizioni elettorali e non sono stati eletti per tre anni non possono svolgere funzioni giurisdizionali. La stessa disciplina – divieto di svolgere funzioni giurisdizionali per tre anni – si applica ai capi di gabinetto, ai segretari generali presso i ministeri o ai capi dipartimento.

Il CSM sarà composto da 30 membri (3 di diritto: Presidente della Repubblica; Primo Presidente di Cassazione; procuratore generale Cassazione; 20 togati; 10 laici) 20 togati (2 legittimità; 5 pm; 13 giudicanti). Il sistema proposto è misto e si basa su collegi binominali che eleggono due componenti del CSM l’uno, ma prevede una distribuzione proporzionale di 5 seggi a livello nazionale.

Per quanto riguarda le candidature non sono previste liste. Il sistema di basa su candidature individuali, ciascun candidato presenta liberamente la sua candidatura individuale a livello di collegio binominale.

Devono esserci un minimo di 6 candidati in ogni collegio binominale, di cui almeno tre del genere meno rappresentato, se non arrivano candidature spontanee si integra con sorteggio per arrivare al minimo dei candidati previsti; sorteggio previsto anche per riequilibrare le candidature del genere meno rappresentate. Questo sistema, si legge ancora nella bozza, introduce degli elementi di imprevedibilità – chi si collega a chi; quanti voti prende ciascun candidato nei vari collegi binominali; quanti voti vengono scorporati – sicché si rende più difficile fare calcoli e quindi prevedere spartizioni, soprattutto per i posti proporzionali.

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La bozza della riforma prevede anche il divieto di esercitare in contemporanea funzioni giurisdizionali e di ricoprire incarichi elettivi e governativi come invece è possibile oggi. Questo divieto vale sia per le cariche elettive nazionali e locali, sia per gli incarichi di governo nazionali/regionali e locali. E’ previsto l’obbligo di collocarsi in aspettativa senza assegni per l’assunzione dell’incarico (oggi, almeno in alcuni casi, c’è cumulo di indennità con stipendio del magistrato). Si introducono, inoltre, divieti che impediscano il ripetersi di casi di magistrati che svolgano in contemporanea funzioni giurisdizionali e incarichi politici, anche se in altro territorio.

(ITALPRESS).

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Conte “Decaro ha le carte in regola, su Giani decidono gli iscritti”

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ROMA (ITALPRESS) – In Puglia “riteniamo che Decaro abbia le carte in regola” e “vorrei che il Pd ci desse un segnale chiaro di cosa intende fare”, mentre in Toscana la comunità M5S è “dilaniata e lacerata”: sull’appoggio al governatore uscente, Eugenio Giani, “l’unico modo di uscirne è il voto online” degli iscritti.

Così il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte nel corso di una diretta sui social sulle prossime elezioni regionali. Sulla Puglia, spiega, “non ho novità: eravamo in giunta, ne siamo usciti per le inchieste” ma “possiamo entrare in coalizione”, anzi, “ne siamo desiderosi. Nel segno di un reale ed effettivo rinnovamento”, però, “bisogna voltare pagina: riteniamo che Decaro abbia le carte in regola per essere il miglior interprete in questa prospettiva. Non chiediamo un nostro candidato, ma vorrei che il PD dopo settimane ci desse un segnale chiaro di cosa intende fare”.

La situazione è più delicata in Toscana. Lì il Movimento “viene da 5 anni di opposizione a Giani”, governatore uscente e candidato del Pd. “Oggi abbiamo questa coalizione e ci viene proposto di entrare” ma “per noi è un sacrificio enorme”. Di fronte a questo “grande dilemma”, dice Conte, “l’unico modo di uscirne è il voto online” per gli iscritti: “o si va in coalizione, a condizione che siano recepiti dalla coalizione e dal candidato in pectore per il ruolo di presidente di regione gli obiettivi strategici e irrinunciabili, con un accordo scritto chiaro e completo. Oppure l’alternativa è che si vada da soli”, precisa.

Sulla Campania, poi, “non ho nulla da nascondere. Ho incontrato De Luca due volte, una volta da solo, un’altra volta con Elly Schlein. Non ho sottoscritto nessun patto, sono stato sempre molto chiaro: siccome abbiamo ovviamente 10 anni di governo del Pd, e De Luca è parte integrante del Partito democratico, ho detto che siamo disponibili assolutamente a governare questo rinnovamento, ad assumerci la responsabilità. Questo non significa ripartire da zero o una furia iconoclasta su ciò che di buono è stato fatto”.

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– foto IPA Agency –

(ITALPRESS)

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Il ddl fisco è legge, via libera definitivo del Senato

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ROMA (ITALPRESS) – Con 92 voti a favore, 62 contrari e nessun astenuto, l’Aula del Senato ha approvato in terza lettura il disegno di legge sulla delega per la riforma fiscale contenente modifiche alla legge 9 agosto 2023, n. 111, recante delega al Governo per la riforma fiscale, nella versione licenziata dalla Camera. Il provvedimento ora è legge. Secondo quanto previsto dal ddl, il termine di scadenza della delega per l’attuazione della riforma fiscale slitta al 29 agosto 2026, la scadenza per la predisposizione dei decreti legislativi viene prorogata al 29 agosto 2028.

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(ITALPRESS).

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Caso Almasri, Nordio: “Sconcertato dalle parole di Parodi, inaccettabile invasione istituzionale”

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ROMA (ITALPRESS) – “Sono sconcertato dalle parole di un presidente Anm considerato, sino ad ora, equilibrato. Non so come si permetta di citare la mia capo di gabinetto, il cui nome per quanto almeno mi risulta, non è citato negli atti. In caso contrario dovrei desumere che Parodi è a conoscenza di notizie riservate. Quanto all’aspetto politico, considero queste affermazioni, fatte da un autorevole rappresentante Anm, una impropria ed inaccettabile invasione di prerogative istituzionali”. Così il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, in merito alle parole del presidente dell’Anm, Cesare Parodi, a Radio Anch’io su Rai Radio1, secondo il quale un processo legato al caso Almasri alla capo di gabinetto del ministro, Giusi Bartolozzi, avrebbe una ricaduta politica. 

CASO ALMASRI: MELONI ARCHIVIATA

-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).

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