Cronaca
Uno studio, i big data tesoro di conoscenza per la scuola del futuro
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3 anni fa-
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Redazione
MILANO (ITALPRESS) – I big data di Weschool possono servire per offrire un’analisi profonda e oggettiva dell’esperienza della didattica a distanza forzata dalla pandemia e possono essere utili per comprendere la didattica del futuro? E’ la domanda che si sono posti Fondazione Cariplo, Politecnico di Milano e WeSchool con l’obiettivo di mettere a frutto l’esperienza, le fatiche e gli investimenti realizzati fin qui, per innovare la scuola e la qualità della didattica; conservando ciò che di buono oggi è rimasto, proporlo in una veste strutturata e non di emergenza. Per farlo serve una fotografia suffragata dall’evidenza che solo una mole significativa di dati può offrire. Ecco, quindi, il progetto presentato questa mattina a Milano: ‘Innovazione didattica: i Big Data per disegnare la scuola di domanì. Alla presentazione del programma di ricerca di Fondazione Cariplo, Polimi e WeSchool, hanno preso parte tra gli altri Giovanni Fosti, presidente Fondazione Cariplo, Ferruccio Resta, rettore Politecnico Miliano, Marco De Rossi, Ceo WeSchool, Roberto Ricci, presidente Invalsi, Vittorio Colao, ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione.
Si tratta del primo studio che mira a utilizzare la potenza informativa dei Big Data per indagare le potenzialità del digitale per la didattica del futuro. La ricerca utilizza informazioni e dati raccolti tra marzo 2019 e agosto 2021 e messi a disposizione da WeSchool in un’ottica di ampia condivisione. Lo studio coinvolge 1 milione 730 mila utenti attivi sulla piattaforma WeSchool, di cui l’88% studenti, il 10% insegnanti, il 2% appartenenti ad altri gruppi, ad esempio genitori. L’analisi ha riguardato circa 16mila scuole di tutta Italia: il 17% scuole per l’infanzia, il 30% primarie, il 47% secondarie. In definitiva, sono stati coinvolti più di 172mila insegnanti (con età media pari a 46 anni) e oltre un milione e mezzo di studenti (che rappresentano il 17% degli studenti italiani iscritti nell’anno scolastico 2019-2020). Sul piano della distribuzione geografica, molte sono le scuole del sud ad aver colto l’opportunità di utilizzo di WeSchool (in Sicilia, ad esempio, 2 scuole su 5 erano presenti in piattaforma).
I risultati preliminari presentati questa mattina si articolano su due direttrici. Da un lato l’analisi ha approfondito le attività registrate dalla piattaforma, quali, ad esempio, la pubblicazione di post, lo svolgimento di lezioni, la somministrazione di test, la creazione di conferenze e la condivisione di materiali.
Dall’altro è stata somministrata una survey agli utenti-docenti al fine di tracciare le competenze digitali maturate in questi due anni, valutare il beneficio offerto dalla didattica a distanza e dal conseguente utilizzo di strumenti digitali e analizzare le tipologie di strumenti digitali utilizzati insieme alle diverse modalità didattiche innovative per il futuro dell’attività didattica.
Di seguito le principali evidenze emerse da questa prima fase della ricerca.
Secondo quanto emerge dai dati, la didattica digitale, nel giudizio del campione di 1.800 docenti intervistati, ha avuto un impatto positivo sulla comunicazione e interazione tra gli attori della scuola.
L’impatto della didattica digitale sulla comunicazione dei docenti con gli studenti è valutato positivamente dal 63% del campione (contro il 19% negativo), sulle modalità di interazione con le famiglie dal 50% (vs. 23% negativo), sulla comunicazione tra studenti all’interno della classe dal 45% (vs. 30% negativo).
L’impatto positivo è confermato dalla prima analisi dei big data: del totale dei gruppi creati, il 10% di questi era di docenti evidenziando quindi la necessità di creare rete tra colleghi per affrontare al meglio le sfide poste dal nuovo contesto, condividendo, all’interno di ogni gruppo, soprattutto risorse didattiche. Nei 27.898 gruppi di docenti creati nella piattaforma WeSchool nel biennio di analisi sono stati in media presenti 3 studenti insieme ad 8 docenti; le 119.594 classi di lunga durata (almeno due mesi) formatesi hanno creato in media, a fronte di 20 lezioni, 58 allegati e ben 91 post interattivi.
Secondo i dati raccolti, prima dell’emergenza sanitaria il 35% dei docenti non aveva mai utilizzato strumenti digitali per l’attività di valutazione degli studenti (e solo il 13% li usava sempre); durante la DAD il 46% li ha usati sempre e il 20% più di una volta a settimana. Con il rientro degli studenti in classe, il 57% dei docenti utilizza strumenti digitali per l’attività di valutazione almeno una volta al mese, mentre il 19% sempre.
L’analisi dei big data evidenzia inoltre che nelle scuole secondarie di II grado, nel biennio di analisi, il numero di verifiche finali dell’apprendimento svolte in piattaforma ha perfino superato il numero di esercitazioni proposte agli studenti.
In che modo gli strumenti digitali sono stati utilizzati per la didattica? Prima, durante e dopo la DAD la maggior parte dei docenti intervistati li ha utilizzati come supporto alla lezione frontale. Il digitale è anche un mezzo per creare contenuti didattici: il 68% dei docenti afferma di aver prodotto in autonomia almeno una volta a settimana i materiali didattici condivisi con gli studenti, mentre il 67% ha utilizzato, con la stessa frequenza, materiali didattici prodotti da terzi. Durante la DAD la tecnologia ha assunto un ruolo rilevante nell’assegnazione dei compiti e nelle azioni di monitoraggio di compiti e attività per l’87% degli intervistati che ne hanno fatto ricorso almeno una volta ogni sette giorni.
Il 55% dei docenti del campione afferma che la didattica digitale ha avuto un impatto molto positivo o positivo sulla partecipazione degli studenti alle attività didattiche. Durante la DAD la percentuale di docenti che dichiara aver implementato metodologie innovative e partecipative almeno una volta a settimana è del 73%, aumentando del 44% rispetto al periodo pre emergenziale. Una volta terminata l’emergenza, il confronto con i dati pre pandemici fa emergere un parziale ritorno alle vecchie abitudini (46%).
Nei 27.898 gruppi di docenti creati nella piattaforma WeSchool, durante il periodo di lockdown iniziato a marzo 2020 si è sviluppata un’attività di network e condivisione di buone pratiche tra gli insegnanti. In media, nell’arco di un solo mese, sono stati condivisi all’interno di un singolo gruppo 12.2 risorse, 11.2 post di interazione, 8.5 esercizi proposti, 5.6 lavagne condivise, a testimonianza della volontà di informarsi e aggiornarsi in modo rapido e condiviso con i pari, mentre la DAD entrava a far parte della quotidianità.
Dalla survey emerge ulteriormente che solo il 17% dei docenti, durante la prima fase dell’emergenza, si sentiva del tutto o molto “preparato ad affrontare la DAD grazie all’utilizzo di strumenti digitali”, mentre dopo l’esperienza della DAD il 53% dei docenti è del tutto o molto d’accordo nel “sentirsi più sicuro nell’utilizzo degli strumenti digitali per la didattica”. Secondo l’88% dei docenti intervistati la didattica digitale ha impattato positivamente o molto positivamente sulle competenze digitali dei docenti, il 66% è d’accordo o molto d’accordo nell’utilizzare la didattica digitale anche in futuro, e più della metà dei docenti (il 57%) è d’accordo o molto d’accordo sulla necessità di sviluppare ulteriormente competenze digitali.
Infine, il 67% del campione di docenti si dichiara d’accordo o molto d’accordo che “i mesi d’emergenza abbiano modificato permanentemente la presenza di strumenti digitali”.
Secondo il campione di intervistati, durante l’anno scolastico 2019/2020, quasi 7 docenti su 10 riportano di aver coperto una porzione tra il 50% e il 90% del programma che avevano previsto. 5 docenti su 10 stimano che la partecipazione degli studenti alla DAD sia stata superiore al 90% della classe (ma 2 docenti su 10 stimano una partecipazione inferiore al 50% della classe). Per quanto in misura più contenuta, la DAD ha inciso in modo evidente anche durante l’anno scolastico 2020/2021, soprattutto nelle scuole del secondo ciclo.
In base ai risultati raccolti, il principale motivo dell’assenza degli studenti dalle lezioni durante la DAD è stato, sempre o frequentemente, la scarsa connessione ad Internet (secondo il 50% dei docenti), seguito dalla scarsa motivazione degli studenti (30%), dalla mancanza di dispositivi digitali (29%) e dallo scarso supporto da parte della famiglia (28%).
Lo studio elaborato dal Politecnico di Milano con il supporto di WeSchool metterà a disposizione un vero tesoro di conoscenza, sul quale Fondazione Cariplo con la collaborazione dell’Evaluation Lab della Fondazione Giordano dell’Amore, intende innestare una serie di iniziative per contrastare le disuguaglianze che la pandemia ed altre forme di esclusione e povertà hanno prodotto e produrranno sulle giovani generazioni, e quindi con gravi conseguenze sul futuro dei ragazzi e del nostro Paese.
Ora la domanda è: che cosa vogliamo fare del tesoro di conoscenza e dell’innovazione prodotta così violentemente dalla Pandemia?
‘Questo progetto si inserisce in un ambito di azione prioritario per Fondazione Cariplo: sviluppare conoscenza condivisa per generare innovazione sulle tematiche cruciali per le persone e per il Paese – spiega Giovanni Fosti, presidente Cariplo -. L’importante patrimonio di dati condiviso da WeSchool ed elaborato dal Politecnico di Milano ci permette di approfondire dinamiche, limiti e potenzialità degli strumenti di didattica digitale per migliorare il loro utilizzo. La sfida è far sì che la digitalizzazione diventi sempre più occasione per investire sulle potenzialità dei nostri ragazzi, offrendo maggiori opportunità di apprendimento e sostenendo soprattutto chi ha subito maggiormente gli effetti negativi di questi due anni di pandemià
‘I dati non disegneranno solo la scuola del futuro, ma l’intera società: dal quantum computing all’HPC. Per questo è fondamentale non ragionare per compartimenti stagni, ma inserire la scuola in una visione integrata, complessa, che va dagli investimenti in infrastrutture digitali alle misure di crescita economica ed occupazionale. – commenta Ferruccio Resta, rettore del Politecnico di Milano – Quello che abbiamo fatto nelle scuole, così come nelle università, con la formazione a distanza è un passo dal quale non si torna indietro, non più per risolvere un’emergenza, ma per progettare i prossimi vent’anni e quello che succederà dopo il 2026. Quindi è bene che ricerche come queste, focalizzate e tematiche, non rimangano degli esprimenti isolati, ma che vengano integrate all’interno di un ragionamento ampio e di sistema Paesè
‘La scuola è in una fase di profonda evoluzione e crediamo che per disegnare una nuova didattica a beneficio di milioni di studenti e docenti sia fondamentale avere un approccio basato su evidenze e dati, a partire da quello che è successo durante la pandemia – dichiara Marco De Rossi, ad di WeSchool -. Per questo motivo, essendo con i nostri contenuti e con la nostra tecnologia protagonisti di questo cambiamento, viviamo come atto civico la scelta di condividere per finalità di ricerca i nostri Big Data e ci auspichiamo che molti altri attori facciano la stessa sceltà.
(ITALPRESS).
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Cronaca
Via libera al decreto flussi, 497 mila ingressi in 3 anni
Pubblicato
12 ore fa-
30 Giugno 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Il Consiglio dei ministri, su proposta del presidente Giorgia Meloni, del ministro dell’interno Matteo Piantedosi, del ministro del lavoro e delle politiche sociali Marina Calderone, del ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani, del ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida e del ministro del turismo Daniela Santanchè, ha approvato, in esame preliminare, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri relativo ai flussi migratori per il triennio 2026-2028, che programma per tale periodo gli ingressi regolari in Italia di lavoratori non comunitari.
“L’obiettivo del provvedimento è di consentire l’ingresso in Italia di manodopera indispensabile al sistema economico e produttivo nazionale e altrimenti non reperibile – spiega Palazzo Chigi nel comunicato diffuso dopo il Cdm -. Inoltre, con la stabile individuazione di un meccanismo d’immigrazione legale e controllato, si attivano canali di comunicazione fondamentali nel dialogo con i Paesi di origine dei flussi migratori e si costruisce uno strumento per il contrasto a fenomeni di irregolarità nell’ingresso e permanenza nel nostro Paese, nella lotta contro il lavoro sommerso e allo sfruttamento dei lavoratori”.
Il decreto prevede, per il 2026, 164.850 ingressi autorizzati. Nell’arco del triennio 2026-2028 le unità autorizzate saranno 497.550, con la seguente ripartizione: lavoro subordinato non stagionale e autonomo, 230.550 unità; lavoro stagionale nei settori agricolo e turistico, 267.000 unità.
Le quote sono state determinate tenendo conto dei fabbisogni espressi dalle parti sociali e delle domande di nulla osta al lavoro effettivamente presentate negli anni scorsi, con l’obiettivo di una programmazione che recepisca le esigenze delle imprese e che sia anche realistica.
Resta ferma la volontà di incentivare gli ingressi fuori quota, anche nella prospettiva di un ridimensionamento del meccanismo del “click day”, che potrà avvenire seguendo un percorso graduale, che riguardi anzitutto i profili professionali più ricercati dai datori di lavoro e che potenzi la formazione dei lavoratori nei Paesi di origine.
– Foto IPA Agency –
(ITALPRESS).
Cronaca
Alla Camera la borsa che Paolo Borsellino aveva in via D’Amelio
Pubblicato
12 ore fa-
30 Giugno 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Sarà esposta fino al 30 ottobre, nel Transatlantico di Montecitorio, la borsa che il giudice Paolo Borsellino aveva con sè il giorno della strage di Via D’Amelio, il 19 luglio 1992. Alla cerimonia in memoria del giudice erano presenti, tra gli altri, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella; il presidente della Camera, Lorenzo Fontana; il presidente del Senato, Ignazio La Russa; il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni; i figli di Paolo Borsellino, Lucia e Manfredi, e Manuela Canale, figlia del tenente colonnello Carmelo Canale, tra i più stretti collaboratori di Paolo Borsellino, oltre a Chiara Colosimo, presidente della Commissione Antimafia. “Ho raccontato di aver cominciato il mio impegno politico all’indomani della strage, conservo un’immagine nitida del caldo, delle immagini al telegiornale di quella devastazione e di quell’improvviso senso di urgenza, quella sensazione che non avesse senso provare rabbia se non si riusciva anche a trasformarla in qualcosa, un gesto, un impegno, una mobilitazione. Quel giorno inizia il cammino che mi ha portato ad essere presidente del Consiglio – ha ricordato la premier, Giorgia Meloni -. Il sacrificio di Borsellino e dei servitori dello Stato che erano al suo fianco non ha motivato solo me, la mia è la storia di tantissime persone, di tanti altri che da quelle stragi di mafia hanno deciso di impegnarsi. Da quelle stragi è partito un movimento di popolo che per la prima volta ha detto visibilmente no, ha detto no alla violenza, al ricatto, all’illegalità, all’omertà in cui la mafia avrebbe voluto condannare l’Italia”.
“Milioni di italiani hanno preferito l’impegno all’indifferenza, hanno preferito il coraggio, hanno scelto di percorrere la strada dell’onore della nazione contro il finto onore di uomini che si proclamano d’onore. Borsellino ci ha insegnato che avere paura è umano, ma quando si combatte in ciò in cui si crede il coraggio è più forte della paura. E’ così sì che è stata la scintilla di un incendio di speranza, giustizia e di amore per l’Italia. A 33 anni di distanza il suo testimone è ancora saldo nelle mani di tanti, trova forma e sostanza nell’impegno che le istituzioni portano avanti”, ha proseguito Meloni che ha avvertito: “Il popolo italiano ha il diritto di conoscere la verità. Ogni sforzo deve essere sostenuto”.
La borsa di Paolo Borsellino “è il simbolo del dovere e dell’attaccamento al servizio in ogni momento della vita. Borsellino, come Falcone e Livatino, non faceva il magistrato, era un magistrato innamorato della giustizia, della verità, della libertà. La cosa più giusta e bella per onorare questi uomini straordinari, credo sia combattere per affermare gli stessi valori con la stessa determinazione e lo stesso coraggio ogni minuto di ogni singolo giorno”, ha aggiunto Meloni.
Il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha ricordato come anche dopo la strage di Capaci Paolo Borsellino “non si è tirato indietro dinanzi a quella feroce violenza e ha continuato il suo lavoro da autentico servitore dello Stato. Il suo esempio di rigore morale, coerenza e tenacia è un’eredità che ispira tutti i giorni chi si impegna contro la criminalità organizzata. Paolo Borsellino, come Giovanni Falcone, credeva in un futuro libero dall’oppressione della mafia. Sosteneva che per vincere questa battaglia occorresse agire innanzitutto sul piano culturale. Era convinto della fondamentale importanza del ruolo dei giovani e della loro adesione ai valori democratici – ha proseguito -. Il suo insegnamento deve essere custodito dalle Istituzioni a beneficio delle nuove generazioni, che vanno esortate a perseguire la cultura della legalità e a ripudiare ogni forma di violenza e di prevaricazione. Ricordare Paolo Borsellino e ricordare la storia delle donne e degli uomini vittime della criminalità organizzata è quindi un dovere. Il loro sacrificio ha contribuito a far maturare nel Paese un profondo sentimento di rifiuto del fenomeno mafioso. Ma la lotta alla mafia si nutre anche di simboli. Per questo, da oggi fino al 30 ottobre, la borsa del giudice Paolo Borsellino è esposta qui nel Transatlantico e successivamente sarà trasferita nell’aula della Commissione antimafia a Palazzo San Macuto”.
Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha poi raccontato un suo personale ricordo di quel 19 luglio 1992 “quando la notizia dell’attentato esplosivo che a Palermo aveva spezzato la vita di Paolo Borsellino e di 5 agenti della sua scorta è arrivata pesante come un macigno. Ricordo soprattutto lo sgomento di quelle ore e la rabbia con cui – da parlamentare e da siciliano – non riuscivo ad accettare l’idea che, dopo Giovanni Falcone, la mafia fosse riuscita ad infliggere un altro colpo così crudele. Solo due mesi prima durante la votazione per l’elezione del Presidente della Repubblica, insieme a tutti i parlamentari del partito in cui militavo, avevamo votato simbolicamente come Presidente della Repubblica Paolo Borsellino perchè nella nostra intenzione vi era l’indicazione di un uomo al di sopra delle parti, la sua caparbietà nel non indietreggiare di fronte al pericolo”, ha concluso.
“La borsa di papà rappresenta più di ogni altro il simbolo della sua dedizione al lavoro, la sacralità con cui concepiva il suo servizio verso lo Stato e verso le istituzioni. Anche quella domenica, che doveva essere dedicata al riposo, non ha mancato di portare con sè la sua borsa dove aveva riposto, oltre agli effetti personali, anche le sue agende e alcuni documenti la cui importanza era ritenuta tale da non riuscire a distoglierne l’attenzione – ha ricordato Lucia Borsellino, figlia del giudice -. In quei giorni il suo viso portava ancora vividi i segni del dolore per la strage di Capaci dove persero la vita i suoi amici e colleghi. E’ superfluo sottolineare quanto questa borsa costituisca per noi un valore affettivo inestimabile”.
Manuela Canale, figlia di Carmelo, collaboratore di Borsellino, la cui borsa è stata donata dalla famiglia del giudice, si è detta “orgogliosa di lasciare qui alla Camera la sua borsa, che venne recuperata nell’inferno di via D’Amelio, perchè questo luogo è espressione di giustizia e custode dei valori di democrazia. Sono certa che attraverso questa borsa Paolo Borsellino continuerà a trasmettere i valori di legalità e di grande umanità a tutti coloro i quali avranno il privilegio di poterla vedere. Ringrazio la famiglia Borsellino, in particolar modo la signora Agnese, che si è ricordata di me, bambina che attraverso quella borsa aveva visto la fiducia verso il futuro e l’abnegazione”. Infine, Chiara Colosimo, presidente della Commissione Antimafia, ha ricordato come 33 anni fa “il magistrato era a Roma, avrà preso questa borsa piena di carte e, seppur cambiato dal dolore di 40 giorni prima, determinato e triste era qui a continuare il suo lavoro a fare la sua lotta. La borsa è tornata ancora a Roma, è vuota e ha l’odore acre di pelle bruciata che mi è rimasto tra le mani, come il filone delle indagini che ha segnato e segna la mia vita di donna e rappresentante delle istituzioni. Dentro è intatta come intatto è il suo insegnamento, un uomo solo che ha incarnato il senso del dovere più profondo, la sete di giustizia per la sua Palermo e la sua patria tutta”, ha concluso.
– Foto xb1/Italpress –
(ITALPRESS).
Cronaca
PRONTO METEO – PREVISIONI PER IL 1 LUGLIO 2025
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12 ore fa-
30 Giugno 2025di
Redazione
Pronto Meteo è il servizio di meteorologia di Pavia Uno Tv e Lombardia Live 24 in onda ogni giorno alle 19,30. Fornisce interessanti bollettini meteo per il fine settimana su Pavia e provincia e le province confinanti, visionabili anche sui nostri siti paviaunotv.it, lombardialive24 e sui nostri canali social. Ogni giorno, poi, ci sono aggiornamenti nelle Breaking News della sera e un sito dedicato alle previsioni, prontometeo.it, edito sempre da Agenzia CreativaMente.

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