Economia
La Rai si guadagna la copertina di “Prima Comunicazione”
Pubblicato
2 anni fa-
di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – La Rai si guadagna la copertina di “Prima Comunicazione”. Dopo essere stata protagonista del successo del Festival di Sanremo, spiega in una nota il mensile, “è andata sotto attacco dei partiti di Governo, innervositi per la presenza del presidente Sergio Mattarella e per il monologo di Roberto Benigni, sul valore della Costituzione per garantire la libertà di pensiero, il tutto interpretato come un favore alla sinistra in vista delle elezioni regionali. Che poi si è visto come ha funzionato: FdI e Lega trionfanti in Lazio e Lombardia. Per non parlare delle bravate di Fedez e rapper vari. La foto di copertina rappresenta molto bene lo stato d’animo dell’ad Carlo Fuortes, che deve fare i conti con un’azienda agitata come succede sempre a viale Mazzini, quando il cambio di Governo fa immaginare cambiamenti di poltrone e di ruoli di potere. Il pallino ce l’ha in mano Giorgia Meloni, che si muove con cautela, anche perché ha ben altro da fare che aprire la complicata partita di Viale Mazzini, dove però i problemi da affrontare sono tanti”.
Quello che succede alla Rai preoccupa anche Giancarlo Leone, presidente dell’Associazione Produttori Audiovisivi, che in una intervista parla dei rapporti tra i produttori, le emittenti televisive e soprattutto le piattaforme streaming che nel corso degli ultimi tempi si sono deteriorati, soprattutto perché ai produttori non vengono riconosciuti i giusti diritti.
Ma come stanno Netflix, Disney+, Amazon Prime, Paramount, le regine dello streaming? Mentre negli Usa cambiano i vertici, si licenziano dipendenti, si studiano nuove formule, in Italia, grazie all’afflusso di nuovi investimenti facilitati del tax credit, crescono di fatturato e ricavi!
Il mondo degli editori grandi e piccoli e in grande fermento. Nascono nuove realtà editoriali di carta e digitali, e grandi cambiamenti si registrano nei gruppi storici.
La vera sfida è ‘Sallo!’, una nuovissima app per un nuovo tipo d’informazione. Editore è Alessandro Vento, ex proprietario di D-Share, che ha aperto una redazione a Palermo con Beppe Smorto alla direzione.
Aci, Automobile Club d’Italia, fa l’editore affidando a David Giudici, noto giornalista del settore auto, tre mensili: ‘L’Automobile’ per i soci Aci, e due prodotti per raccontare le auto storiche.
Come vanno le cose nel nuovo ‘Espresso’ di Danilo Iervolino, dopo una partenza laboriosa e litigiosa? Un bel ritratto fa capire chi è il nuovo direttore Alessandro Mauro Rossi che si è assunto la responsabilità della testata.
La storia del ‘Corriere dell’Umbria’, che sta rifiorendo con la nuova direzione di Sergio Casagrande e il nuovo editore Polidori.
Al Gruppo Gedi, mentre prendono consistenza le voci di vendita dei giornali del Triveneto e si infiamma lo scontro con i giornalisti dei quotidiani locali, si lavora a ‘Door’, il nuovo mensile di design di ‘Repubblica’. Come sarà? Lo racconta il direttore Emanuele Farneti.
Gruppo Mondadori: concluso il passaggio di proprietà per ‘Grazia’ e ‘Icon’ ai francesi di Reworld Media (che ci raccontano i loro progetti), cambia velocemente il dna di Mondadori Media, con al centro il digitale e il nuovo trend dell’economia dei creator.
Il digital audio è in fermento, con previsioni di crescita in Italia a doppia cifra. Il podcast director di Gedi, Antonio Visca, racconta questo mercato in evoluzione.
Grande sfida internazionale per Roma Expo 2030. L’ambasciatore Giampiero Massolo, presidente del comitato promotore e di Atlantia, spiega i punti di forza del progetto che candida la capitale a ospitare l’importante evento.
Stefano Ballista, ad di Eni Sustainable Mobility, racconta come Eni punta su biocarburanti, prodotti e servizi progressivamente decarbonizzati per la transizione energetica. E l’importanza di comunicare il cambiamento.
– foto copertina Prima Comunicazione –
(ITALPRESS).
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Economia
Trenitalia, da inizio anno consegnati 61 treni Regionali. Investimento da 500 milioni
Pubblicato
7 ore fa-
21 Agosto 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Sessantuno nuovi treni di Regionale, brand di Trenitalia (Gruppo FS), consegnati dall’inizio del 2025 a oggi, per un investimento complessivo di circa 500 milioni. Un risultato – sottolinea l’azienda in una nota – in linea con gli obiettivi del Piano strategico 2025-2029 del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, che entro il 2027 prevede di portare a 1.061 il numero di convogli di nuova generazione destinati a pendolari e viaggiatori in tutta Italia. Grazie ai contratti di servizio con le Regioni e le Province Autonome, committenti del servizio, fino a oggi sono stati consegnati 596 treni di nuova generazione che, sommati ai 335 acquistati in precedenza, portano a 931 il numero dei nuovi convogli in circolazione. Con le ulteriori consegne di quest’anno e quelle previste entro il 2027, l’80% dell’intera flotta Regionale sarà rinnovato, per un investimento complessivo di 7 miliardi.
“Il rinnovo del trasporto ferroviario regionale è uno dei pilastri del nostro Piano Strategico 2025-2029 che prevede investimenti per 100 miliardi di euro in cinque anni”, ha dichiarato Stefano Antonio Donnarumma, amministratore delegato e direttore generale del Gruppo FS Italiane. “Un processo in continua evoluzione, che punta a offrire treni moderni, sostenibili e con elevati standard di comfort e sicurezza. Regionale rappresenta una leva strategica per una mobilità sempre più integrata e connessa, in grado di valorizzare i territori e accompagnare le trasformazioni sociali, ambientali e culturali di un Paese in movimento”, ha aggiunto. Con un servizio capillare che ogni giorno garantisce più di 6.000 corse e trasporta oltre 400 milioni di passeggeri l’anno, Regionale si conferma una realtà solida e ben radicata sul territorio.
– foto ufficio stampa Trenitalia –
(ITALPRESS).
Economia
L’assemblea di Mediobanca boccia l’Ops su Banca Generali
Pubblicato
7 ore fa-
21 Agosto 2025di
Redazione
MILANO (ITALPRESS) – L’assemblea degli azionisti di Mediobanca ha respinto la proposta del Cda in merito all’autorizzazione per dare esecuzione all’offerta pubblica di scambio volontaria sulla totalità delle azioni ordinarie di Banca Generali. I favorevoli sono stati pari al 35% del capitale sociale, rappresentato per il 25% da investitori istituzionali e per il 10% da investitori privati; contrari pari al 10% del capitale sociale, sostanzialmente il Gruppo Caltagirone; astenuti pari al 32% del capitale sociale, di cui il 20% Delfin, 5% Casse Previdenziali italiane (Enasarco, Enpam, Forense), 3% investitori istituzionali (Amundi, Anima, Tages), 2% Edizione Holding, 2% Unicredit. Mediobanca, preso atto dell’esito dell’assemblea, dichiara decaduta l’offerta su Banca Generali.
NAGEL “OPPORTUNITA’ MANCATA PER SOCI IN CONFLITTO DI INTERESSI”
“Desidero ringraziare tutti coloro che in questi anni hanno creduto e sostenuto il processo di forte crescita e trasformazione di Mediobanca e che hanno supportato l’operazione Banca Generali come ulteriore e definitivo tassello nella creazione di un wealth manager di respiro internazionale. Un’opportunità mancata per effetto del voto espresso, in particolare, da azionisti che, anche nell’attività di engagement, hanno manifestato un evidente conflitto di interesse, anteponendo quello relativo ad altre situazioni/asset italiani a quello di azionisti di Mediobanca”. Così l’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel. “Risulta, infatti, evidente dal voto che coloro i quali non si sono trovati in questa posizione si sono espressi a favore (mercato in primis), in linea con le raccomandazioni dei proxy advisors internazionali”, aggiunge.
“Si tratta chiaramente di un’opportunità, per ora, mancata per lo sviluppo della nostra Banca e del sistema finanziario italiano. Continueremo ad essere concentrati sull’esecuzione del nostro piano ‘One Brand – One Culture’ convinti della superiore generazione di valore rispetto all’alternativa rappresentata dall’offerta di Mps”, conclude Nagel.
– foto IPA Agency –
(ITALPRESS).
Economia
Nell’area euro l’inflazione rimane stabile al 2%: i dati Eurostat
Pubblicato
1 giorno fa-
20 Agosto 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Il tasso di inflazione annuale dell’area dell’euro è stato del 2% a luglio, stabile rispetto a giugno. Un anno prima, il tasso era del 2,6%. L’inflazione annuale dell’Unione europea è stata del 2,4% a luglio, in aumento rispetto al 2,3% di giugno. Un anno prima, il tasso era del 2,8%. Questi dati sono pubblicati da Eurostat.
I tassi annuali più bassi sono stati registrati a Cipro (0,1%), Francia (0,9%) e Irlanda (1,6%). I tassi annuali più alti sono stati registrati in Romania (6,6%), Estonia (5,6%) e Slovacchia (4,6%). Rispetto a giugno, l’inflazione annuale è diminuita in otto Stati membri, è rimasta stabile in sei ed è aumentata in tredici.
A luglio il contributo più elevato al tasso di inflazione annuale dell’area dell’euro è venuto dai servizi (+1,46%), seguiti da alimentari, alcol e tabacco (+0,63%), beni industriali non energetici (+0,18%) ed energia (-0,23%).
-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).


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