Cronaca
Al Vinitaly il “pairing” tra whisky scozzese e Parmigiano Reggiano
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3 anni fa-
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Redazione
VERONA (ITALPRESS) – Il whisky è tra i maggiori distillati esportati all’estero e conferma uno storico legame con la Scozia.
A Vinitaly 2023, alcune tra le migliori distillerie “single malt” sono state protagoniste di un abbinamento con le lunghe stagionature del Parmigiano Reggiano, durante la masterclass promossa da Scottish Development International in collaborazione con il Consorzio di tutela del Parmigiano Reggiano.
Esprime soddisfazione Claudio Sinibaldi, Direttore del Dipartimento del Commercio Estero Scozzese in Italia presso il Consolato Generale del Regno Unito a Milano: “Siamo orgogliosi di essere stati promotori insieme al Consorzio del Parmigiano Reggiano DOP di un evento che ha visto a Vinitaly 2023 un connubio di gusto tra due eccellenze internazionali. Il pairing Scotch Whisky-Parmigiano Reggiano è un abbinamento sempre più apprezzato e rappresenta un incontro virtuoso tra due prodotti d’eccellenza nei settori Food&Berverage di Italia e Scozia. Nonostante gli ultimi due anni difficili a causa delle varie interruzioni delle supply chain globali post-pandemia, l’industria del whisky scozzese ha continuato a crescere. Il 2022 è stato un anno significativo per lo sviluppo delle esportazioni internazionali a conferma che il whisky scozzese è un distillato amato in tutto il mondo. Nello stesso anno, inoltre, è stato registrato un trend crescente e un interesse sempre maggiore verso il whisky scozzese in Italia. Il valore delle importazioni dal Regno Unito verso l’Italia, infatti, è cresciuto del 66,5% rispetto all’anno precedente (2021) attestandosi a più di 88 milioni di euro. Considerevoli anche i volumi delle importazioni verso il Belpaese che, sempre nel 2022, sono aumentati del 34,6% rispetto al 2021”.
Secondo la Scotch Whisky Association (SWA), per la prima volta nel 2022 le esportazioni globali di whisky scozzese hanno superato i 6 miliardi di sterline (6,8 miliardi di euro circa). Anche il numero di bottiglie da 70 cl esportate è cresciuto del 21%, raggiungendo gli 1,67 miliardi di euro. In base ai dati ISTAT, invece, nel 2022 il valore delle importazioni di whisky dal Regno Unito si è attestato su una crescita del 66,5% rispetto al 2021, superando gli 88 milioni di euro. Questi risultati raggiunti nello scorso anno sono stati favoriti dalla riapertura delle attività ricettive nei principali mercati, mentre il comparto ha segnato un evidente avanzamento grazie alle referenze di punta e al desiderio di acquisto di prodotti di qualità e pregio.
E’ stata proposta una degustazione di diverse stagionature di Parmigiano Reggiano (dai 36 ai 90 mesi) abbinate ad una selezione premium di whisky scozzesi.
La distilleria protagonista del primo abbinamento è stata Arran, piccolo produttore di whisky single malt tra la penisola del Kintyre e la costa scozzese, dove l’acqua per la produzione di whisky proviene dal lago naturale di Loch Na Davie. Il suo Single Malt Barrel Reserve, invecchiato per 7 anni in botti ex-Bourbon, è stato accostato ad un Parmigiano Reggiano DOP stagionato 36 mesi. Il secondo assaggio ha visto l’ingresso di Douglas Laing, un imbottigliatore indipendente, che ha portato nel bicchiere le note marine di Rock Island (Blended Malt) whisky invecchiato 10 anni, prodotto esclusivamente con single malt provenienti da distillerie delle Isole di Islay, Jura, Arran e dalle Orcadi, in abbinamento ad una stagionatura di 48 mesi di Parmigiano. E’ stata poi la volta di Glencadam, distilleria della Contea di Angus, con quasi 200 anni di attività, che ha portato in scena il suo White Port Cask Finish (Single Malt), un whisky invecchiato 15 anni con spiccati sentori di frutti di bosco, pan di spagna, miele d’acacia e rabarbaro in umido, abbinato a un Parmigiano di 70 mesi. Il finale è stato affidato a Tormintoul, distilleria con uno dei malti più delicati dello Speyside, presente con il suo Speyside Glenlivet (Single Malt), un whisky con 18 anni di invecchiamento alle spalle, “che gli hanno conferito un profilo aromatico morbido e rotondo, perfetto con la stagionatura di 90 mesi di Parmigiano Reggiano”, si legge in una nota.
A ricercare gli abbinamenti è stato Walter Gosso, Brand Ambassador di Rinaldi 1957 e barman di lungo corso con una carriera iniziata nei locali storici di Torino, proseguita in Spagna e intorno al mondo, dagli USA al Sud America: “Il whisky scozzese e il Parmigiano Reggiano hanno tantissime affinità a partire dall’origine delle materie prime: in Scozia, nel whisky viene utilizzata solo l’acqua proveniente da fonti del territorio, così come nella produzione del Parmigiano Reggiano DOP il latte vaccino impiegato è quello locale. La stagionatura del Parmigiano, poi, è affine all’invecchiamento del whisky. In particolare, le proteine del Parmigiano Reggiano sviluppano delle parti aromatiche che trovano il perfetto punto di incontro con l’orzo maltato e il tannino del whisky. Sono gli stessi produttori delle distillerie scozzesi, ormai, ad acclamare l’abbinamento whisky-Parmigiano Reggiano DOP. Durante la masterclass, la complessità e l’invecchiamento dei whisky hanno giocato un ruolo fondamentale negli abbinamenti con il Parmigiano Reggiano DOP, a partire da una stagionatura di 36 mesi, in un crescendo di profumi ed emozioni per il palato”.
– foto ufficio stampa Consorzio Parmigiano Reggiano –
(ITALPRESS).
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– foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).
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BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – “Abbiamo approvato sia la legge clima che l’Ndc per la Cop30. Devo dire che è stata una trattativa intensa e la Commissione ha riconosciuto che le istanze che portavamo avanti come Italia e come gruppo di Paesi uniti all’Italia erano rilevanti ed erano importanti, equilibrate. Quindi ha riconosciuto quelle grandi istanze che riguardavano lo slittamento di un anno dell’Ets2, il biofuel e quindi i biocarburanti, ha dato disponibilità non solo a passare dal 3% al 5% dei crediti di carbonio internazionali, ma anche di inserire poi in fase di revisione un ulteriore 5% da valere su quelli che sono i crediti domestici”. Così il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, in un punto stampa a Bruxelles dopo il raggiungimento di un accordo tra i Paesi dell’Unione europea sul target al 2040 di riduzione delle emissioni. “Naturalmente tutta una serie di altre valutazioni che riguardano sia la parte di commercio internazionale, che è stata oggetto del Consiglio europeo dei leader, che di istanze che sono pervenute dai vari Paesi. Pertanto si è trovato un buon accordo”, ha aggiunto. Pichetto si è detto soddisfatto dell’accordo: “Sì, un compromesso buono. Ringrazio la Commissione, il presidente del Consiglio europeo e tutti i membri”.
(ITALPRESS).
-Foto: Ipa Agency-
Cronaca
Tumore prostatico, il ruolo attivo del paziente migliora il percorso di cura
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3 ore fa-
5 Novembre 2025di
Redazione
MILANO (ITALPRESS) – Nel percorso di cura del carcinoma prostatico avanzato, sentirsi ascoltati e costruire un’alleanza terapeutica con i medici è oggi una componente fondamentale. E’ quanto emerge da una ricerca condotta da Novartis con Elma Research sui pazienti con carcinoma prostatico metastatico, in occasione del mese di novembre, dedicato alla sensibilizzazione sulle patologie maschili.
Il carcinoma prostatico è ad oggi la patologia maschile di maggior incidenza, con circa 40.000 nuovi casi all’anno.
Grazie ai progressi della ricerca clinica e alle terapie innovative, è oggi possibile convivere con la malattia anche per lunghi anni, fino a renderla una condizione cronica. Tuttavia, nella fase avanzata il tumore alla prostata resta un’area di elevata complessità clinica, dove la prognosi rimane severa e la qualità di vita fortemente compromessa.
“Le forme più avanzate, come il carcinoma metastatico resistente alla castrazione – commenta Paolo Andrea Zucali, Responsabile Unità Operativa per la patologia oncologica del tratto uro-genitale e dei tumori rari del torace, Istituto Clinico Humanitas – pongono elevati bisogni insoddisfatti che richiedono un impegno costante della ricerca. I progressi diagnostici e terapeutici degli ultimi anni, guidati dallo sviluppo della medicina di precisione e personalizzata, hanno già consentito di aumentare la sopravvivenza e migliorare la qualità di vita. Occorre proseguire su questa strada, valorizzando i progressi scientifici e integrando sempre la voce dei pazienti”.
Ed è proprio partendo da questa esigenza di ascolto della voce dei pazienti che Novartis ed Elma Research hanno indagato il vissuto di 64 uomini italiani con carcinoma prostatico metastatico.
Un vissuto che, durante l’evento “Ritmi di Cura per la Salute Maschile”, è stato raccontato anche attraverso la musica jazz, trasformando le emozioni in note per dare voce alle esperienze e ai diversi modi di affrontare la malattia.
Sebbene ci sia la tendenza a credere che il paziente con carcinoma prostatico sia anziano e dunque tendenzialmente passivo, la ricerca ha evidenziato che oltre il 50% dei pazienti desidera essere parte attiva del proprio percorso di cura: sono consapevoli, cercano il cambiamento e svolgono una ricerca autonoma di informazioni sulla propria patologia. Il coinvolgimento risulta più marcato tra i Risolti (30%), che hanno raggiunto un equilibrio tra consapevolezza e accettazione, e i Tormentati (28%), che ricercano costantemente risposte, ma convivono con rabbia e risentimento. I Fatalisti (42%), invece, vivono la malattia con rassegnazione, delegando al medico le decisioni e dipendendo dal supporto del caregiver, figura chiave nel mantenere continuità e fiducia nella cura.
Il valore della partecipazione attiva dei pazienti nel percorso di cura è stato confermato anche a livello europeo dai risultati preliminari dello studio EU-PRESS4 (Europa Uomo Patient Reported Shared Decision Making Study), promosso da Europa Uomo, associazione impegnata nell’ambito del tumore alla prostata, e condotto su oltre 600 uomini. L’indagine ha mostrato che maggiore è il coinvolgimento dei pazienti nel loro percorso di cura, migliore è la loro qualità di vita, mentre chi si sente meno coinvolto tende a riportare più spesso rimpianto per le scelte compiute e una percezione peggiore del proprio benessere complessivo.
“Si tratta di risultati che evidenziano quanto l’ascolto del paziente debba diventare parte integrante della pratica clinica”, dichiara Claudio Talmelli, Presidente di Europa Uomo Italia.
“Serve un approccio realmente multidisciplinare, come quello delle Prostate Cancer Unit, dove diversi specialisti – come oncologi, urologi, medici nucleari, psicologi – collaborano per garantire una presa in carico completa e integrata del paziente e dove la qualità percepita del paziente è un indicatore mandatorio per orientare un approccio terapeutico e assistenziale basato sui suoi bisogni clinici, emotivi e relazionali”.
Paola Coco, Chief Scientific Officer & Medical Affairs Head di Novartis, spiega: “L’impegno di Novartis è reimmaginare il futuro delle patologie con maggiori bisogni insoddisfatti, come il tumore alla prostata metastatico avanzato. Innovazione, collaborazione e ascolto dei pazienti sono i pilastri su cui costruiamo i nuovi “ritmi di cura”: percorsi che coniugano progresso scientifico e centralità della persona. Oggi abbiamo scelto la musica jazz come il linguaggio simbolico per raccontare il vissuto emotivo dei pazienti; è una metafora potente del nuovo percorso di cura: fatto di ascolto attento ai bisogni, scelte condivise, relazioni”.
-foto Italpress-
(ITALPRESS).

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