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Cronaca

Maltempo, Musumeci “Su commissario per ricostruzione polemica inutile”

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ROMA (ITALPRESS) – “Il commissario per la ricostruzione deve essere necessariamente Bonaccini o ci sono altri nomi? Dipende da quello che deve fare il commissario. Io non faccio pagelle, sono un ministro. Sto predisponendo un progetto di legge per il quale il commissario, anche non dovesse essere il presidente della regione, ma parlo in generale, deve comunque essere approvato dal presidente della regione”. Così il ministro per la Protezione civile e per le politiche del mare, Nello Musumeci, ospite a Mattino Cinque su Canale 5. “Parliamo del nulla e di un tema non all’ordine del giorno, perchè prima bisogna risolvere l’emergenza, poi c’è la ricostruzione. Chi sostiene il caso del commissario per la ricostruzione solleva un’inutile polemica – ha ammonito il ministro – Per ogni calamità ci sia comunque un solo modello per la ricostruzione: capire quando comincia e quando finisce, quali strumenti utilizza e così via. Siamo in una condizione di emergenza – ha aggiunto parlando delle misure da prendere per evitare complicazioni di tipo sanitario – Lo stato di emergenza da me proposto e dichiarato dal consiglio dei ministri viene gestito dal commissario, che è il presidente Bonaccini e che ha tutti i poteri, anche in deroga, per neutralizzare ogni pericolo, insidia o anomalia. La Protezione Civile ha anche una sua componente sanitaria, ma le autorità sanitarie sono in condizioni di predisporre ogni misura affinchè in una terra a suo tempo vittima della malaria possa evitarsi qualsiasi rigurgito”.
(ITALPRESS).
-foto agenziafotogramma.it-

Cronaca

Alle Gallerie d’Italia la mostra “Donne nella Napoli spagnola. Un altro Seicento”

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NAPOLI (ITALPRESS) – Intesa Sanpaolo apre al pubblico alle Gallerie d’Italia – Napoli, dal 20 novembre 2025 al 22 marzo 2026, la mostra “Donne nella Napoli spagnola. Un altro Seicento” a cura di Antonio Ernesto Denunzio, Raffaella Morselli, Giuseppe Porzio ed Eve Straussman-Pflanzer, dedicata al ruolo delle donne nelle arti del Seicento a Napoli.
L’esposizione, realizzata con il patrocinio istituzionale dell’Ambasciata di Spagna in Italia, il patrocinio del Comune di Napoli e la partecipazione dell’Università di Napoli L’Orientale, presenta sessantanove opere tra dipinti, disegni, manoscritti, sculture e manifatture provenienti da importanti musei italiani e internazionali, tra cui il Museo del Prado di Madrid, le collezioni reali spagnole, la National Gallery di Washington e la Fundaciòn Casa Ducal de Medinaceli di Siviglia, con un grande capolavoro di Ribera che ritorna eccezionalmente a Napoli.
Nonostante il crescente interesse del pubblico per le questioni di genere nella storia moderna, la storiografia sull’arte napoletana del Seicento si è finora concentrata quasi esclusivamente sulla figura di Artemisia Gentileschi, la cui lunga stagione meridionale è stata recentemente approfondita dalla rassegna monografica delle Gallerie d’Italia di Napoli (2022-2023).
La nuova mostra amplia invece lo sguardo all’intero secolo, indagando il contributo femminile alla cultura artistica napoletana con l’obiettivo di riportare all’attenzione episodi e protagoniste rimasti finora confinati nella bibliografia specialistica.
Fondato su nuove ricerche d’archivio, recuperi conservativi e specifiche campagne fotografiche, il progetto intende costituire un solido punto di partenza per ogni futura indagine in un campo di studi ancora frammentario.
Il percorso espositivo prende le mosse dalle rare ma decisive presenze a Napoli di opere di artiste “forestiere” come Lavinia Fontana e Fede Galizia. Realizzati agli inizi del secolo, in suggestivo parallelo con le novità introdotte da Caravaggio, questi lavori – tra ritratti e pale d’altare – testimoniano le fitte trame commerciali, collezionistiche e sociali di cui la città fu crocevia.
Un momento cruciale della storia artistica del Seicento napoletano, e quindi del percorso della mostra, è rappresentato dal soggiorno dell’infanta Maria d’Austria, sorella di Filippo IV e regina d’Ungheria, tra l’agosto e il dicembre 1630: un evento di grande risonanza “mediatica”, dalle significative implicazioni per la storia dell’arte e per quella di genere. Vertici di questa congiuntura sono il ritratto dell’infanta eseguito da Diego Velàzquez (dal Museo del Prado) e quello, sconvolgente per forza realistica, di Maddalena Ventura, la celebre “donna barbuta” degli Abruzzi, realizzato da Jusepe de Ribera per il vicerè duca di Alcalà (prestito eccezionale della Fundaciòn Casa Ducal de Medinaceli).
In questo stesso fervido contesto si collocano sia l’arrivo di Artemisia Gentileschi – di cui si presentano importanti dipinti mai esposti in Italia, concessi da musei di Boston, Sarasota e Oslo – sia il breve e sfortunato passaggio in città di Giovanna Garzoni. Ampio spazio è dedicato alla figura di Diana Di Rosa, detta Annella di Massimo, vero e proprio corrispettivo napoletano di Artemisia, delle cui qualità artistiche la mostra del 2022-2023 aveva già offerto un eloquente saggio.
Una sezione speciale è riservata a due celebri dive napoletane del Seicento: Andreana Basile, la più grande cantante del suo tempo, contesa dalle corti italiane, e Giulia Di Caro, la cui straordinaria parabola – da meretrice a impresaria teatrale – costituisce un impressionante esempio di emancipazione femminile e di riscatto sociale.
Accanto a nomi affermati, la mostra valorizza anche personalità oggi meno note, come Teresa Del Po, attiva tra Roma e Napoli – «pittrice, diligentissima miniatrice ed accuratissima intagliatrice in acquaforte», secondo Leone Pascoli – e la ceroplasta Caterina De Julianis. Queste ultime due artiste illustrano il contributo femminile nell’ambito, solo apparentemente minore, delle arti applicate: la loro presentazione è arricchita dal confronto con opere prodotte nel loro stesso ambiente e, nel caso di De Julianis, da un ambizioso dialogo con la scultrice barocca andalusa Luisa Roldàn, esponente di quella comune cultura mediterranea di cui Napoli, centro di prim’ordine nel sistema imperiale spagnolo, era parte integrante.
Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo e Direttore Generale delle Gallerie d’Italia, afferma: “Le Gallerie d’Italia concludono la programmazione dell’anno con una preziosa esposizione, un progetto di riscoperta di artiste e opere straordinarie, frutto di nuovi studi, supportato dai migliori curatori, accompagnato da ricerche negli archivi e da restauri, arricchito da prestiti eccezionali grazie al dialogo con importanti istituzioni del Paese e del mondo. Un altro Seicento è un’iniziativa di prestigio internazionale che prende avvio da un approfondimento su un capitolo significativo della storia artistica di Napoli, sottolineando ancora una volta il ruolo di riferimento delle Gallerie d’Italia nella promozione del patrimonio culturale italiano. Questa mostra, insieme al nostro meraviglioso Caravaggio e alle collezioni ospitate nel museo di via Toledo, credo sia un appuntamento imperdibile per quanti visiteranno Napoli durante le festività natalizie.”
Il catalogo della mostra è realizzato da Società Editrice Allemandi.
Il museo di Napoli, insieme a quelli di Milano, Torino e Vicenza, è parte del progetto museale Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo, guidato da Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici della Banca e Direttore Generale delle Gallerie d’Italia.
-foto ufficio stampa Intesa Sanpaolo –
(ITALPRESS).

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Eurizon, Merlin “EU Green Bond in crescita nel 2025, positivi per il 2026”

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MILANO (ITALPRESS) – Nel solo 2024 le emissioni di bond GSS (Green, Social & Sustainability) sono cresciute fino a raggiungere la cifra record di un trilione di dollari, eguagliando il livello toccato nel 2021. Di questi il 58% (pari a circa 563 miliardi di dollari) è stato registrato soltanto nel primo trimestre 2024. Nel complesso le emissioni totali di bond GSS dal 2012 a oggi ammontano a oltre 5,5 trilioni di dollari.
A livello internazionale, l’Europa si conferma come leader nel mercato, rappresentando circa il 60% delle emissioni globali.
Un tema che è stato portato all’attenzione anche in occasione della decima edizione del Salone SRI, l’evento di riferimento per la filiera della finanza sulla frontiera ESG, alla Borsa di Milano.
Secondo Matteo Merlin, Responsabile Green and Sustainable Finance – Aggregate di Eurizon, “EU Green Bond Standard (EUGBS), ovvero la punta di diamante degli strumenti di finanza sostenibile, è uno strumento che è stato utilizzato in maniera crescente nel corso del 2025. Abbiamo visto il suo utilizzo sia per emissioni senior che non, ma anche l’emissione da parte di una società di uno strumento con un formato ibrido”.
“Si tratta di un’innovazione dal punto di vista dell’utilizzo di questo strumento che secondo noi può portare nel tempo a una crescita non solo dimensionale, ma anche dell’utilizzo degli EUGBS da parte di società nei settori che sono definiti hard-to-abate: ad esempio, quelli del cemento, chimico e siderurgico – ha spiegato -. Dal nostro punto di vista, questo è molto importante perchè l’utilizzo degli EUGBS deve permettere sia una crescita di qualità dello strumento che viene garantita dal formato che viene utilizzato sia aiutare e supportare una transizione inclusiva che non lasci nessuno indietro”.
Pur nascendo all’interno dell’Unione Europea, Merlin è convinto che gli EUGBS siano strumenti utilizzabili “anche al di fuori” del continente europeo “andando a formulare una potenziale crescita che non sia limitata solo all’Europa, ma anche ad altri stati fuori” dall’Unione.
Per quanto riguarda invece l’andamento dei green bond tradizionali, Merlin ha sottolineato che “l’anno 2025 si sta chiudendo con una quantità di emissioni che dimostra una crescita organica del mercato rispetto al 2024. Dal nostro punto di vista lo leggiamo in maniera positiva: l’Europa continua a essere la punta di diamante dal punto di vista della sostenibilità e di emissioni. Inoltre i livelli di emissioni di EUGBS dimostrano una buona domanda, ma anche una buona offerta da parte degli emittenti”.
“Ci aspettiamo che il 2026 continui con questo processo di crescita, sia dal lato dell’EUGBS che da parte degli emittenti di obbligazioni green. Abbiamo anche visto quest’anno la prima emissione governativa in formato EUGBS da parte del Regno della Danimarca, ha affermato Merlin sottolineando che il prossimo anno “potremmo avere novità dal lato dei settore industriali hard-to-abate, ma anche al di fuori dell’area europea”.

– foto xh7/Italpress –
(ITALPRESS).

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Welfare, da Fondazione Lottomatica il Secondo Rapporto sull’Agenda FAST

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ROMA (ITALPRESS) – E’ stato presentato, presso la sede di Fondazione Lottomatica a Roma, il report “Servizi per la prima infanzia e capitale sociale: un circolo virtuoso per costruire comunità”, secondo Rapporto sull’Agenda FAST per rilanciare la natalità in Italia, curato da Percorsi di secondo welfare e Università degli studi di Milano per Fondazione Lottomatica.
Nel 2024, Fondazione Lottomatica ha lanciato la cosiddetta “Agenda FAST”: un acronimo che individua quattro direttrici sulle quali è necessario intervenire per modernizzare il nostro welfare e rispondere al tempo stesso alla sfida della denatalità: F come famiglia, storicamente poco sostenuta dal welfare state; A come asili, soprattutto nidi; S come servizi capaci di alleggerire i carichi di cura e favorire il bilanciamento tra vita professionale e vita personale; T come tempi flessibili per favorire la conciliazione e la gestione della vita quotidiana. Il termine “fast” indica anche, non a caso, l’esigenza di intervenire in modo rapido attraverso misure strategiche e sintonizzate sulla condizione presente.
Per questa ragione, a distanza di un anno dal primo Rapporto FAST, “Fondazione Lottomatica ritiene che il sostegno alla ricerca sociale, finalizzata all’approfondimento delle tematiche che riguardano le scelte che le istituzioni devono fare per favorire lo sviluppo della natalità, sia essenziale per consentire di creare le condizioni a contorno perchè il sistema garantisca delle opportunità concrete alle giovani famiglie”, afferma il presidente di Fondazione Lottomatica Riccardo Capecchi. In un lavoro del 2006, la studiosa canadese Jane Jenson coniò il modello “Lego”. Un modello orientato verso la società nel suo complesso, con al centro gli individui, in particolare donne e bambini. Il modello Lego è quindi basato su tre elementi: l’orientamento verso i bambini e dunque la centralità dei servizi di cura e di educazione; il ruolo fondamentale dell’apprendimento in tutte le fasi della vita, come strumento di sviluppo e di sicurezza; il nesso fra il pieno sviluppo delle capacità individuali e il benessere collettivo. “Il simbolo Lego sta ad indicare l’approccio all’asilo nido come un luogo di apprendimento e crescita. Il modello Lego è volto a tutelare i diritti dei bambini e a contrastare lo svantaggio sociale, a conciliare il diritto al lavoro, rassicurando i genitori sulla qualità del servizio ricevuto, e a creare occupazione espandendo queste strutture”, spiega Maurizio Ferrara, professore di Scienza Politica dell’Università degli Studi di Milano e Scientific Supervisor del Laboratorio Percorsi di secondo welfare. Uno dei pilastri portanti del modello Lego è costituito dai servizi per l’infanzia. Le ricerche mostrano che i servizi per la prima infanzia sono fondamentali per promuovere e sostenere l’occupazione femminile, le pari opportunità, i bisogni delle famiglie a doppio reddito. I servizi per l’infanzia sono anche strumenti fondamentali per stimolare capacità e talenti e per offrire eguaglianza di opportunità nella società. Per diffondere il capitale sociale e delle buone pratiche nei territori più fragili diventa quindi essenziale un mix di strategie che combini governance collaborativa, investimenti nelle infrastrutture sociali, partecipazione civica, innovazione, finanziamenti sostenibili e diffusione delle pratiche di successo. Attraverso una forte sinergia tra attori locali e con l’utilizzo intelligente delle risorse disponibili, è possibile generare processi virtuosi di inclusione e sviluppo sociale. “Credo che la prima strategia sia quella di fare una svolta culturale. L’idea di avere una famiglia con dei figli deve essere nella prospettiva delle giovani coppie. Il Governo ha fatto delle misure volte alla diminuzione di alcune aliquote, ma l’obiettivo è quello di entrare in un’ottica strutturale con queste misure. L’altro ragionamento è quello di consentire accessi a servizi di scuole e sanità in modo repentino e meno oneroso, il tema è centrale perchè la denatalità provoca degli scompensi importanti per il nostro Paese”, l’intervento di Marco Osnato, presidente VI Commissione Finanze.
-foto ufficio stampa Fondazione Lottomatica –
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