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Cronaca

Ucraina, Kuleba “Negozieremo con la Russia solo quando si ritirerà”

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ROMA (ITALPRESS) – “Siamo disposti a negoziare con la Russia solo una volta che si ritirerà dal nostro territorio”: così il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba a Otto e mezzo su La7. “Senza la Wagner sarà più facile per il nostro esercito – afferma -. Putin si è indebolito a seguito dell’ammutinamento di Prigozhin. Ma l’aspetto principale del golpe fallito è che il mito e la leggenda del Putin forte e invincibile è finito. Ha trovato un accordo con Prigozhin, non lo ha eliminato, è giunto a un compromesso. In questo momento Putin si sente vulnerabile e molti russi se ne sono resi conto. Questa vicenda non è la fine della guerra ma apre una nuova fase del conflitto”. Secondo Kuleba “sono i cittadini russi a decidere le sorti del loro Paese, non possiamo imporre certe decisioni: è la differenza tra noi e loro. Il nostro compito è vincere sul terreno di battaglia, prevalere sul tavolo negoziale e fare in modo che questa guerra non si ripeta. Il futuro della Russia dovrà essere deciso dal popolo russo”.
“Il problema è che la Cina sta beneficiando della debolezza putiniana, ma non conduce guerre in Europa per perseguire i propri obiettivi: lo fa la Russia – sottolinea Kuleba -. Come europei dobbiamo renderci conto che in questo momento la Russia è una minaccia. Non mi importa del suo futuro, se cambierà forma o crollerà: il mio lavoro è occuparmi dell’Ucraina”.

– foto agenziafotogramma.it –
(ITALPRESS).

Cronaca

Presentato il nuovo Manifesto del Public Engagement di APEnet

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BERGAMO (ITALPRESS) – Oggi, al Palazzo del Rettorato dell’Università di Torino, si è tenuta la presentazione del nuovo Manifesto del Public Engagement a cura di APEnet, la Rete Italiana degli Atenei ed Enti di Ricerca per il Public Engagement. Il Manifesto, frutto del lavoro collettivo e aperto dei 57 soci, tra Università, Enti di Ricerca, Politecnici e Scuole Superiori distribuiti su tutto il territorio italiano, traduce in modo aggiornato l’identità dell’Associazione e indica per la prima volta una direzione condivisa: integrare il Public Engagement nei piani strategici degli atenei e delle istituzioni di ricerca, riconoscerne il valore nei percorsi di carriera e nei sistemi di valutazione della ricerca, promuovere la cultura della partecipazione e della collaborazione tra tutti i portatori di interesse, sostenere la formazione continua, l’open science e il coinvolgimento attivo delle nuove generazioni.

Il documento traccia la fondamentale azione di rafforzamento delle alleanze tra ricerca e società civile per superare la distanza tra scienza e cittadinanza. Ispirato alle più recenti raccomandazioni europee sul ruolo sociale della ricerca, il Manifesto conferma l’urgenza di rafforzare il valore pubblico del sapere, promuovendo processi di ascolto, dialogo, collaborazione e co-creazione come elementi chiave per generare impatto culturale, sociale ed economico.

“Il Manifesto di APEnet – spiega Giulia Carluccio, Presidente uscente di APEnet e Prorettrice dell’Università di Torino – è un tassello fondamentale per accelerare un cambio di paradigma all’interno delle istituzioni di ricerca del nostro Paese. Università ed Enti di Ricerca si impegnano a produrre e valorizzare conoscenze in ascolto, dialogo e collaborazione per contribuire alle sfide attuali e future insieme alla società.”

Tra i firmatari del Manifesto anche l’Università degli studi di Bergamo. Così Elisabetta Bani, Prorettrice alla Valorizzazione delle conoscenze e ai rapporti con il territorio di UniBg, rieletta componente del Consiglio Direttivo APEnet e nominata Vicepresidente di APEnet di concerto con la Prof.ssa Irene Baldriga (Università di Roma La Sapienza): “Il Manifesto presentato oggi, nello stesso giorno in cui l’assemblea rinnova il consiglio direttivo dell’Associazione APEnet per il prossimo triennio, è il testimone che l’uscente consiglio consegna al nuovo. È un segno tangibile della costante crescita dell’associazione, della volontà di consolidare i traguardi raggiunti e di ricerca del miglioramento continuo, con l’apporto di tutte le componenti dell’Associazione: comitato scientifico, gruppi di lavoro, associati e consiglieri”.

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– foto ufficio stampa UniBg –

(ITALPRESS).

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Cronaca

BREAKING NEWS LOMBARDIA – OMICIDIO GARLASCO, PARLA NORDIO: “IRRAGIONEVOLE LA CONDANNA DI STASI DOPO 2 ASSOLUZIONI, SENZA RIFARE PROCESSO”

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Ora interviene direttamente il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, quindi non un personaggio qualunque, ma la persona che più di tutte è qualificata ad esprimere un parere in materia su tutti questi colpi di scena che si susseguono sul delitto di Garlasco, 18 anni dopo. Per il titolare della Giustizia, intervenuto alla trasmissione Zona Bianca su Rete4, è “irragionevole che la condanna di Stasi sia arrivata dopo due assoluzioni, senza rifare l’intero processo”. Per Nordio non ci saranno comunque conseguenze per i magistrati che condussero la vecchia inchiesta: “La responsabilità si può avere solo se il magistrato non conosce la legge o dimostra di non conoscere le carte. Per questo – ha sottolineato – per tutti i processi esiste nei paesi democratici un doppio o triplo grado di giurisdizione; si presume infatti che la sentenza possa essere sbagliata”. E aggiunge Nordio: “Credo che purtroppo in questo momento l’opinione del cittadino nei confronti della giustizia sia abbastanza negativa. Più che colpa dei magistrati è colpa delle leggi. I magistrati amministrano con leggi imperfette che consentono di procrastinare processi all’infinito, anche quando bisognerebbe avere il coraggio di chiuderli”.

Ci sono tanti nuovi punti oscuri della vecchia indagine, come reperti mai presi in considerazione dagli investigatori. Tra questi l’impronta del piede di una donna rinvenuta sulla scena del delitto. Un’orma parziale che non era stata valorizzata all’epoca dell’omicidio di Chiara Poggi,  e che ora l’avvocato di Alberto Stasi, Antonio De Rensis, chiede di riesaminare. Il corpo di Chiara venne rinvenuto adagiato alle scale della taverna di casa Poggi, e quell’impronta lunga 24-26 centimetri, che avrebbe la forma di una scarpa femminile, sarebbe stata rintracciata al piano terra, in cima alla scala che conduce alla cantina. Per il legale difensore “occorre rivalutare tutte le impronte, anche quella parziale riconducibile a un paio di calzature taglia 36/37, che si ritiene femminile. Pensiamo che con le nuove tecniche scientifiche si possa arrivare a un esito diverso”.  Per la difesa quell’orma potrebbe appartenere al killer o a un complice. Anche perché gli investigatori non hanno mai escluso che la mano del killer potesse appartenere a una donna. Intanto le gemelle Cappa, cugine di Chiara, che non risultano indagate, sono nell’elenco delle dodici persone che dovranno eseguire il tampone per confrontare il loro Dna con le tracce biologiche rinvenute sulla scena del delitto. Per quanto riguarda le indagini su Andrea Sempio, se l’impronta palmare 33, attribuita dalla difesa di Stasi al 37enne, dovesse restituire una traccia di sangue, tutto il quadro probatorio cambierebbe. Ma finora non è stato trovato negli archivi giudiziari l’intonaco dal quale venne graffiata via con bisturi sterile. Probabilmente è andato distrutto in quanto c’è una sentenza passata in giudicato, quella di condanna a 16 anni di Alberto Stasi. La sua difesa, con una consulenza che verrà depositata nei prossimi giorni, ritiene che in quel pezzo di muro “grattato” sia possibile rintracciare “materiale biologico”, e quindi poter ricostruire “pezzo per pezzo” la vicenda e riscriverla con altri protagonisti. 

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Cronaca

Sala “Intitolare un liceo a Ramelli? Il centrodestra poteva pensarci prima”

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MILANO (ITALPRESS) – Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha detto che si aspetta da parte del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, sostegno per l’intitolazione di un liceo meneghino a Sergio Ramelli, il giovane militante del Fronte della Gioventù ucciso 50 anni fa.

“La questione la buttano addosso a me perché politicamente gli fa comodo. Ma sono stati al governo tanti anni e potevano pensarci, perché adesso?”, ha commentato il primo cittadino a margine di un evento a Palazzo Marino.

“Vedo che anche il deputato” di Fratelli d’Italia “Riccardo Corato se ne lamenta. De Corato è stato vicesindaco di Milano. Il centrodestra ha governato a lungo la città, si svegliano adesso con la richiesta? Così è sempre comodo”, ha aggiunto poi.

La Russa ha anche sollevato la questione della scuola milanese intitolata a Claudio Varalli, giovane del Movimento studentesco ucciso 50 anni fa, invitando Sala a non utilizzare “due pesi e due misure”. “E’ un precedente del 2001, e che fa seguito a un grande lavoro che è durato anni nella scuola stessa. Il preside si è attivato ed e’ stato un percorso molto lungo – ha spiegato il sindaco – . L’intitolazione a Varalli non è che scende dal cielo da una decisione dal sindaco e non è stata immediata. Se la scuola ha intenzione di intitolarsi a Ramelli, può avviare un percorso di riflessione perché queste cose devono convincere tutti”.

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– Foto screenshot video xm4/Italpress –

(ITALPRESS)

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