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Economia

Per Unicredit semestre record, Orcel “Continueremo a crescere”

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MILANO (ITALPRESS) – Unicredit rivede al rialzo le stime dell’anno e garantisce ai soci trattamenti sempre più generosi. Con un bilancio 2023 che chiuderà meglio delle stime saliranno anche le cedole. Ad annunciarlo oggi l’amministratore delegato Andrea Orcel, nel corso della conference call che ha fatto seguito alla presentazione del semestre (il migliore della storia della banca) chiuso con un utile di 4,4 miliardi.
Unicredit distribuirà nel periodo 2021-2024 “22 miliardi contro i 16 miliardi annunciati nel piano d’impresa”, ha detto. La revisione al rialzo comincerà subito perchè quest’anno saranno distribuiti 6,5 miliardi e altrettanti l’anno prossimo. Il tutto, ha aggiunto Orcel, “aumentando in modo sostanziale i parametri patrimoniali e il capitale in eccesso, di cui gli azionisti beneficeranno a tempo debito”. Sul 2023, ha sottolineato, il dividendo cash sarà quindi almeno di 2,4 miliardi, il 25% in più rispetto agli 1,9 miliardi del 2022 e +35% circa considerando l’attuale numero di azioni. Man mano che i corsi di Borsa saliranno, inoltre, Unicredit è “aperta ad aumentare la quota destinata ai soci incrementando il dividend yield”. La banca, infatti, “ha sempre più capitale in eccesso, che il mercato attualmente sembra valutare a zero, ma che sarà restituito agli azionisti se nessun miglior uso potrà essere trovato – ha aggiunto – Le nostre distribuzione sono uguali o superiori ai numeri che diamo. I numeri saranno definiti a fine anno, vedendo le previsioni per il prossimo. Sono impegnato a battere gli obiettivi sulla distribuzione grazie ai risultati”, ha aggiunto Orcel, ribadendo che le cifre saranno definite nel dettaglio nel prossimi mesi. In un’intervista a Class Cnbc ha spiegato che “nella seconda parte dell’anno continueremo a crescere grazie a tutte le linee commerciali e al solido margine di interesse”. In particolare “ci aspettiamo due altri aumenti dei tassi in Europa e un periodo di tassi alti più esteso nel tempo. Parte di questo aumento verrà trasferito ai clienti, nella misura del 30% quest’anno e del 40% il prossimo, ma questo non inciderà sulla nostra capacità di fare profitto”. Rispondendo alle domande alle domande degli analisti Orcel ha parlato della Russia: “Sulla Russia, i fatti sono opposti ad alcune percezioni. Abbiamo ridotto del 69% la nostra esposizione – non sono stati in molti a fare altrettanto – e continueremo a ridurla. Da parte nostra c’è sempre stata attenzione sul tema e continueremo ad averla”. Per il momento non sono previste operazioni di M&A . Il capitale disponibile sarà distribuito ai soci attraverso il riacquisto di azioni. Dopo il completamento della prima tranche del riacquisto di azioni proprie 2022 per 2,34 miliardi, su 3,34 miliardi totali, la seconda tranche per 1 miliardo “è attualmente in fase di esecuzione”, annuncia la banca. Il titolo ha risposto positivamente e gli analisti hanno migliorato le loro indicazioni.
(ITALPRESS).
-foto ufficio stampa Unicredit-

Economia

Spese obbligate in aumento, superano il 42,2% dei consumi

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ROMA (ITALPRESS) – Nel 2025 le spese obbligate – ovvero quelle legate a beni e servizi di cui le famiglie non possono fare a meno, come casa, energia, bollette, sanità, trasporti e assicurazioni – continuano a erodere quote crescenti dei bilanci familiari, arrivando a rappresentare il 42,2% della spesa totale, con un aumento di 5,2 punti rispetto al 1995.

E’ quanto emerge dai dati dell’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio, secondo cui si tratta di una dinamica, ormai strutturale, che riduce sempre di più l’area delle scelte libere di consumo, limitando il potenziale di crescita dell’economia legata alla domanda interna.

In trent’anni la quota di consumo destinata ai beni e ai servizi commercializzabili è passata dal 37% al 42,2%. La parallela compressione della quota destinata al consumo di beni e servizi commercializzabili (nel 2025 si stima un’incidenza complessiva del 57,8%), vale a dire quelli il cui acquisto è legato a scelte e preferenze personali e familiari, sottende a sua volta dinamiche articolate.

La spesa per i servizi commercializzabili, che aveva registrato un deciso arretramento nel 2020, è tornata, nei periodi più recenti, ad aumentare in misura più significativa rispetto agli altri consumi ed è stimata attestarsi nel 2025 al 20,8%. Quota che risulta ancora inferiore al 21,3% raggiunto nel 2019. Per contro i beni commercializzabili dovrebbero vedere nell’anno in corso un’ulteriore riduzione dell’incidenza attestandosi al 36,9%.

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Vanno anche considerati gli importanti mutamenti demografici intervenuti nell’arco temporale oggetto d’osservazione. Oltre all’invecchiamento della popolazione, che ne ha mutato le esigenze e le preferenze in materia di consumi, a partire dal 2015 il numero di residenti in Italia ha mostrato una progressiva riduzione (nella media del 2025 il calo rispetto al picco del 2014 dovrebbe approssimarsi a 1,4 milioni) fornendo un inevitabile contributo negativo allo sviluppo della domanda. I risultati segnalano come gran parte dei cambiamenti, in termini di spostamento dei volumi tra obbligati e commercializzabili si sia rilevato tra il 1995 ed il 2007.

Elemento che fa emergere il ruolo dei prezzi nel determinare gli andamenti a valore. Altro fattore che spicca è il sostanziale immobilismo dei volumi acquistati per abitante, con una spesa, ai prezzi del 2025, che nell’anno in corso sarà ancora inferiore di circa 200 euro a quella del 2007 nonostante gli apprezzabili miglioramenti degli ultimi anni.

Analizzando più nel dettaglio le voci, si conferma il ruolo preponderante delle spese per l’abitazione, i cui volumi per abitante sono in continua crescita ed ammontano, ai prezzi attuali, a poco meno di 5mila e duecento euro l’anno (in aumento nel solo 2025 di 109 euro). Dinamiche più recenti evidenziano come per i beni commmercializzabili il miglioramento degli ultimi anni, guidato in buona parte dalle apparecchiature informatiche e per le comunicazioni, si vada esaurendo, con una stima per il 2025 di riduzione dei volumi acquistati di 57 euro per abitante. In questo contesto le maggiori difficoltà si confermano quelle relative ai beni più tradizionali come l’alimentare.

Per l’anno in corso i miglioramenti più significativi, in termini di volumi, sono attesi per i servizi commercializzabili per i quali si stima una crescita delle quantità acquistate di 134 euro per residente. Dato che permetterebbe di tornare, e superare di poco, i livelli del 2019. Le dinamiche di lungo periodo, e non solo, fanno emergere ancora una volta come i prezzi dei consumi a cui le famiglie non possono rinunciare, si siano mossi ad una velocità nettamente superiore rispetto ai beni e servizi commercializzabili. Tra il 1995 e il 2025 l’incremento complessivo è stato del 132,1 a fronte di una crescita del 55,2% dei beni commercializzabili e dell’81,4% dei servizi il cui acquisto è da considerarsi una libera scelta delle famiglie. Tra le spese obbligate continua a spiccare il ruolo degli energetici che, nonostante l’attesa di una riduzione dei prezzi nel 2025, hanno visto il deflatore aumentare del 178,3% nel periodo.

– Foto IPA Agency –

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Economia

Il decreto Economia è legge dopo il via libera dalla Camera

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ROMA (ITALPRESS) – Con 160 voti a favore, 99 contrari e 3 astenuti, l’Aula della Camera ha approvato il ddl di conversione del decreto Economia. Il provvedimento reca disposizioni urgenti per il finanziamento di attività economiche e imprese, nonché interventi di carattere sociale e in materia di infrastrutture, trasporti ed enti territoriali. Il ddl è stato approvato da Montecitorio senza modifiche rispetto al testo dal Senato e diventa quindi legge.

– Foto IPA Agency –

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Economia

Produzione industriale in aumento dello 0,2% a giugno, calo dello 0,9% sull’anno

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ROMA (ITALPRESS) – A giugno l’Istat stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale aumenti dello 0,2% rispetto a maggio. Nella media del secondo trimestre si registra un aumento del livello della produzione dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti. L’indice destagionalizzato mostra un calo congiunturale solo per i beni di consumo (-0,9%); viceversa si osservano aumenti, sebbene assai contenuti, per i beni intermedi (+0,2%) e per l’energia e i beni strumentali (+0,1% per entrambi i settori).

Al netto degli effetti di calendario, a giugno l’indice generale diminuisce in termini tendenziali dello 0,9% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 20 come a giugno 2024). Si registrano incrementi tendenziali solo per l’energia (+7,3%); calano, invece, i beni strumentali (-1,4%), i beni intermedi (-2,1%) e i beni di consumo (-3,0%).

I settori di attività economica che registrano gli incrementi tendenziali maggiori sono la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+15,7%), l’attività estrattiva (+6,2%) e la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+4,7%). Le flessioni più rilevanti si riscontrano, invece, nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-8,0%), nella produzione di prodotti chimici (-3,2%) e nella fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche e nella metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (-3,0% per entrambi i settori).

– Foto IPA Agency –

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