Economia
Giovanni Anastasi è il nuovo presidente di Formez Pa
Pubblicato
2 anni fa-
di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Giovanni Anastasi è il nuovo presidente di Formez PA. Il manager è stato scelto dal ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, per completare il rilancio, avviato lo scorso aprile con il commissariamento, dell’organismo in house alla Presidenza del Consiglio dei Ministri (Pcm) – Dipartimento della Funzione Pubblica.
Torinese, 57 anni, una laurea in Scienze politiche, Anastasi proviene da Ita Airways, di cui negli ultimi due anni è stato Chief Transformation Officer. Esperto in digitalizzazione e gestione del cambiamento in ambito nazionale e internazionale, ha maturato competenze che vanno dai processi industriali ai servizi di back Office, con esperienze di primo piano anche in Teksid Aluminum, Iveco e Cnh Industrial. È stato anche senior account di Accenture.
Rinnovato anche il Consiglio di Amministrazione del Formez. Ne fanno parte il consigliere Carlo Deodato, segretario generale della Pcm, Marcello Fiori, Capo Dipartimento della funzione pubblica, Filippo Pietropaolo in rappresentanza delle Regioni, Piero Antonelli in rappresentanza dell’Upi e Marco Bronzini in rappresentanza dell’Anci. Il Ministro Zangrillo ha nominato nel board Monica Cecchi, Alessandro Zavaglia e, su proposta del Ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto, Ermenegilda Siniscalchi. L’Assemblea dei soci, infine, ha nominato nell’organismo Vincenzo Nunziata ed Enrico Bertone.
La nomina di Anastasi e del nuovo consiglio d’amministrazione ha concluso il commissariamento del Formez, durato in tutto 89 giorni. In questo periodo sono stati modificati lo statuto e il regolamento interno, nonché l’organizzazione e la stessa struttura, per allineare i compiti della Associazione alle nuove funzioni.
“Il Dl Pa, che lo scorso giugno il Parlamento ha convertito in legge, attribuisce al Formez nuove funzioni – commenta il Ministro Zangrillo -. Alla formazione e al reclutamento è stata infatti aggiunta l’assistenza tecnica alle amministrazioni, in particolare ai Comuni con meno di 5mila abitanti, nell’attuazione del Pnrr. Il Piano è una sfida che non possiamo perdere e gli enti attuatori devono disporre di ogni strumento utile a mettere a terra entro il 2026 i tanti progetti avviati. Ringrazio Marcello Fiori per avere guidato, da commissario straordinario, questa importante fase di transizione. Sono certo che l’esperienza e le capacità del presidente Anastasi permetteranno al Formez di compiere un ulteriore salto di qualità”.
(ITALPRESS).”.
– Foto Ufficio Stampa Formez Pa –
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Economia
Spese obbligate in aumento, superano il 42,2% dei consumi
Pubblicato
7 ore fa-
6 Agosto 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Nel 2025 le spese obbligate – ovvero quelle legate a beni e servizi di cui le famiglie non possono fare a meno, come casa, energia, bollette, sanità, trasporti e assicurazioni – continuano a erodere quote crescenti dei bilanci familiari, arrivando a rappresentare il 42,2% della spesa totale, con un aumento di 5,2 punti rispetto al 1995.
E’ quanto emerge dai dati dell’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio, secondo cui si tratta di una dinamica, ormai strutturale, che riduce sempre di più l’area delle scelte libere di consumo, limitando il potenziale di crescita dell’economia legata alla domanda interna.
In trent’anni la quota di consumo destinata ai beni e ai servizi commercializzabili è passata dal 37% al 42,2%. La parallela compressione della quota destinata al consumo di beni e servizi commercializzabili (nel 2025 si stima un’incidenza complessiva del 57,8%), vale a dire quelli il cui acquisto è legato a scelte e preferenze personali e familiari, sottende a sua volta dinamiche articolate.
La spesa per i servizi commercializzabili, che aveva registrato un deciso arretramento nel 2020, è tornata, nei periodi più recenti, ad aumentare in misura più significativa rispetto agli altri consumi ed è stimata attestarsi nel 2025 al 20,8%. Quota che risulta ancora inferiore al 21,3% raggiunto nel 2019. Per contro i beni commercializzabili dovrebbero vedere nell’anno in corso un’ulteriore riduzione dell’incidenza attestandosi al 36,9%.
Vanno anche considerati gli importanti mutamenti demografici intervenuti nell’arco temporale oggetto d’osservazione. Oltre all’invecchiamento della popolazione, che ne ha mutato le esigenze e le preferenze in materia di consumi, a partire dal 2015 il numero di residenti in Italia ha mostrato una progressiva riduzione (nella media del 2025 il calo rispetto al picco del 2014 dovrebbe approssimarsi a 1,4 milioni) fornendo un inevitabile contributo negativo allo sviluppo della domanda. I risultati segnalano come gran parte dei cambiamenti, in termini di spostamento dei volumi tra obbligati e commercializzabili si sia rilevato tra il 1995 ed il 2007.
Elemento che fa emergere il ruolo dei prezzi nel determinare gli andamenti a valore. Altro fattore che spicca è il sostanziale immobilismo dei volumi acquistati per abitante, con una spesa, ai prezzi del 2025, che nell’anno in corso sarà ancora inferiore di circa 200 euro a quella del 2007 nonostante gli apprezzabili miglioramenti degli ultimi anni.
Analizzando più nel dettaglio le voci, si conferma il ruolo preponderante delle spese per l’abitazione, i cui volumi per abitante sono in continua crescita ed ammontano, ai prezzi attuali, a poco meno di 5mila e duecento euro l’anno (in aumento nel solo 2025 di 109 euro). Dinamiche più recenti evidenziano come per i beni commmercializzabili il miglioramento degli ultimi anni, guidato in buona parte dalle apparecchiature informatiche e per le comunicazioni, si vada esaurendo, con una stima per il 2025 di riduzione dei volumi acquistati di 57 euro per abitante. In questo contesto le maggiori difficoltà si confermano quelle relative ai beni più tradizionali come l’alimentare.
Per l’anno in corso i miglioramenti più significativi, in termini di volumi, sono attesi per i servizi commercializzabili per i quali si stima una crescita delle quantità acquistate di 134 euro per residente. Dato che permetterebbe di tornare, e superare di poco, i livelli del 2019. Le dinamiche di lungo periodo, e non solo, fanno emergere ancora una volta come i prezzi dei consumi a cui le famiglie non possono rinunciare, si siano mossi ad una velocità nettamente superiore rispetto ai beni e servizi commercializzabili. Tra il 1995 e il 2025 l’incremento complessivo è stato del 132,1 a fronte di una crescita del 55,2% dei beni commercializzabili e dell’81,4% dei servizi il cui acquisto è da considerarsi una libera scelta delle famiglie. Tra le spese obbligate continua a spiccare il ruolo degli energetici che, nonostante l’attesa di una riduzione dei prezzi nel 2025, hanno visto il deflatore aumentare del 178,3% nel periodo.
– Foto IPA Agency –
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6 Agosto 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – A giugno l’Istat stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale aumenti dello 0,2% rispetto a maggio. Nella media del secondo trimestre si registra un aumento del livello della produzione dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti. L’indice destagionalizzato mostra un calo congiunturale solo per i beni di consumo (-0,9%); viceversa si osservano aumenti, sebbene assai contenuti, per i beni intermedi (+0,2%) e per l’energia e i beni strumentali (+0,1% per entrambi i settori).
Al netto degli effetti di calendario, a giugno l’indice generale diminuisce in termini tendenziali dello 0,9% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 20 come a giugno 2024). Si registrano incrementi tendenziali solo per l’energia (+7,3%); calano, invece, i beni strumentali (-1,4%), i beni intermedi (-2,1%) e i beni di consumo (-3,0%).
I settori di attività economica che registrano gli incrementi tendenziali maggiori sono la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+15,7%), l’attività estrattiva (+6,2%) e la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+4,7%). Le flessioni più rilevanti si riscontrano, invece, nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-8,0%), nella produzione di prodotti chimici (-3,2%) e nella fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche e nella metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (-3,0% per entrambi i settori).
– Foto IPA Agency –
(ITALPRESS)


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