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Economia

Credem confermato dalla Bce tra le banche più solide in Europa

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REGGIO EMILIA (ITALPRESS) – Credem, è stato nuovamente confermato dalla Bce tra gli istituti più solidi a livello continentale.
In particolare, nell’ambito degli stress test pubblicati venerdì 28 luglio, con l’obiettivo di verificare la resistenza del sistema bancario europeo agli scenari avversi, Credem ha registrato valori che la pongono in una posizione di vertice sia in Italia che in Europa. Questo risultato colloca il Gruppo tra i migliori istituti creditizi europei, sia tra quelli rientranti
nel campione della Bce che tra quelli coinvolti dall’Autorità Bancaria Europea (Eba). Nel dettaglio, Credem presenta un impatto sui coefficienti patrimoniali di solidità, derivante da un potenziale scenario economico prospettico fortemente negativo, inferiore ai -300 bps, che si confronta con i circa -660 bps delle 41 banche del campione di appartenenza (Bce) e con i -460 bps delle 57 banche dell’area Euro del perimetro Eba (-480 bps la media complessiva). “E’ un risultato molto importante frutto di continue scelte lungimiranti che prendiamo quotidianamente”, ha dichiarato Angelo Campani, direttore generale di Credem. “La solidità, da un lato, è un elemento fondamentale per la clientela che ci affida i risparmi e dall’altro rappresenta un obiettivo importante da perseguire poichè garantisce uno sviluppo sostenibile nel tempo. Vorrei fare i complimenti a tutte le colleghe ed i colleghi per questa importante conferma della nostra eccellenza. Solo una grande squadra, nelle reti, negli uffici centrali, nelle società del nostro Gruppo, può raggiungere traguardi ambiziosi con continuità nel tempo”, conclude Campani.
(ITALPRESS).
-foto ufficio stampa Credem-

Economia

Agcom, nel 2024 il valore del mercato delle comunicazioni è di oltre 56 miliardi

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ROMA (ITALPRESS) – In base ai dati elaborati dall’Autorità in occasione della pubblicazione della Relazione Annuale 2025 sull’attività svolta e sui programmi di lavoro, si evidenzia che il valore complessivo delle aree economiche di interesse dell’Autorità (comunicazioni elettroniche, televisione in chiaro e a pagamento, radio, editoria quotidiana e periodica, pubblicità online, servizi di corrispondenza e consegna pacchi) è valutabile, a fine 2024, in 56,19 miliardi, in crescita su base annua del 3,5% e del 10,6% con riferimento al 2020 (anno d’inizio del periodo analizzato) che si riflette in una variazione complessiva pari a 1,88 miliardi su base annua, e di 5,38 miliardi rispetto al 2020.

Negli ultimi cinque anni (2020-2024), le risorse delle comunicazioni elettroniche si sono ridotte di circa 640 milioni (da 28,65 a 28,01 miliardi), frutto di una dinamica che ha visto crescere i ricavi da rete fissa (+11% nel periodo considerato) in contrapposizione alla riduzione di quelli da rete mobile (-18,1%).

Da rilevare che su base annua si registra una crescita delle risorse complessive del 3,4%. La spesa finale della clientela residenziale e affari nel 2024 è cresciuta dell’1,9% su base annua mentre, rispetto al 2020, la flessione è dell’1,5% (-330 milioni). Tra il 2020 ed il 2024 i ricavi della televisione crescono, nel complesso, di circa 1,2 miliardi (da 7,64 nel 2020 a 8,44 miliardi nel 2024). Le risorse della radio (circa 660 milioni nel 2024) sono in crescita di circa 112 milioni rispetto al 2020, mentre quelle dell’editoria quotidiana e periodica si sono ridotte, nell’intero periodo considerato, di circa 360 milioni (da 3,00 a 2,64 miliardi, -12,0%). Nello stesso arco di tempo, il valore della pubblicità online è quasi raddoppiato, passando da 4,07 miliardi stimati per il 2020 a 7,46 miliardi nel 2024, con la componente ascrivibile alle sole piattaforme valutabile nel 2024 in circa 6,36 miliardi (in crescita del 7,1% su base annua e del 91,9% rispetto al valore del 2020).

Il settore postale nel suo complesso nel 2024, raggiungendo un valore di 8,59 miliardi, è cresciuto dell’1,9% rispetto al 2023 e del 24,4% rispetto al 2020. I servizi di corrispondenza nell’intero periodo esaminato evidenziano una crescita dei ricavi del 4,9% (da 1,68 a 1,76 miliardi), mentre maggiore è quella fatta registrare dai servizi di consegna pacchi, cresciuti del 30,7% (da 5,22 stimati nel 2020 a 6,83 miliardi nel 2024). I ricavi relativi alle attività domestiche (mittente e destinatario nazionali) nell’intero periodo considerato hanno registrato un incremento del 25% (da 5,11 a 6,39 miliardi), mentre quelli transfrontalieri hanno visto una crescita del 22,8% (da 1,79 a 2,20 miliardi).

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Bce “I rischi per la crescita economica restano orientati verso il basso”

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ROMA (ITALPRESS) – “I rischi per la crescita economica restano orientati verso il basso. Tra i rischi principali vi sono l’ulteriore acuirsi delle tensioni commerciali su scala mondiale e le incertezze a queste associate, fattori che potrebbero frenare le esportazioni e comprimere gli investimenti e i consumi”. Così la Bce nel Bollettino mensile.

“Un deterioramento del clima di fiducia nei mercati finanziari – osserva – potrebbe determinare condizioni di finanziamento più stringenti e maggiore avversione al rischio, nonché ridurre la propensione di imprese e famiglie agli investimenti e ai consumi. Le tensioni geopolitiche, come la guerra ingiustificata della Russia contro l’Ucraina e il tragico conflitto in Medio Oriente, rimangono fra le principali fonti di incertezza. Per contro, un rapido allentamento delle tensioni commerciali e geopolitiche potrebbe migliorare il clima di fiducia e stimolare l’attività. Un incremento della spesa per difesa e infrastrutture, insieme a riforme volte a migliorare la produttività, contribuirebbe alla crescita. Un miglioramento della fiducia delle imprese stimolerebbe inoltre gli investimenti privati. Le prospettive di inflazione sono più incerte del consueto, per effetto della volatilità dello scenario delle politiche commerciali a livello mondiale”. 

“Un rafforzamento dell’euro potrebbe far diminuire l’inflazione più di quanto atteso. Inoltre, l’inflazione potrebbe risultare inferiore se dazi più elevati inducessero una minore domanda di esportazioni dell’area dell’euro e un reindirizzamento verso l’area delle esportazioni provenienti da paesi con eccesso di capacità produttiva. Le tensioni commerciali – sottolinea ancora la Bce – potrebbero determinare maggiore volatilità e avversione al rischio nei mercati finanziari, gravando sulla domanda interna e riducendo quindi l’inflazione. Per contro, l’inflazione potrebbe risultare superiore se la frammentazione delle catene di approvvigionamento mondiali spingesse al rialzo i prezzi all’importazione e accrescesse i vincoli di capacità nell’economia interna. Anche un incremento della spesa per difesa e infrastrutture potrebbe far aumentare l’inflazione nel medio termine. I fenomeni meteorologici estremi e, più in generale, il dispiegarsi della crisi climatica potrebbero far salire i prezzi dei beni alimentari oltre le aspettative”, conclude la Bce.

-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).

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Economia

Spese obbligate in aumento, superano il 42,2% dei consumi

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ROMA (ITALPRESS) – Nel 2025 le spese obbligate – ovvero quelle legate a beni e servizi di cui le famiglie non possono fare a meno, come casa, energia, bollette, sanità, trasporti e assicurazioni – continuano a erodere quote crescenti dei bilanci familiari, arrivando a rappresentare il 42,2% della spesa totale, con un aumento di 5,2 punti rispetto al 1995.

E’ quanto emerge dai dati dell’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio, secondo cui si tratta di una dinamica, ormai strutturale, che riduce sempre di più l’area delle scelte libere di consumo, limitando il potenziale di crescita dell’economia legata alla domanda interna.

In trent’anni la quota di consumo destinata ai beni e ai servizi commercializzabili è passata dal 37% al 42,2%. La parallela compressione della quota destinata al consumo di beni e servizi commercializzabili (nel 2025 si stima un’incidenza complessiva del 57,8%), vale a dire quelli il cui acquisto è legato a scelte e preferenze personali e familiari, sottende a sua volta dinamiche articolate.

La spesa per i servizi commercializzabili, che aveva registrato un deciso arretramento nel 2020, è tornata, nei periodi più recenti, ad aumentare in misura più significativa rispetto agli altri consumi ed è stimata attestarsi nel 2025 al 20,8%. Quota che risulta ancora inferiore al 21,3% raggiunto nel 2019. Per contro i beni commercializzabili dovrebbero vedere nell’anno in corso un’ulteriore riduzione dell’incidenza attestandosi al 36,9%.

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Vanno anche considerati gli importanti mutamenti demografici intervenuti nell’arco temporale oggetto d’osservazione. Oltre all’invecchiamento della popolazione, che ne ha mutato le esigenze e le preferenze in materia di consumi, a partire dal 2015 il numero di residenti in Italia ha mostrato una progressiva riduzione (nella media del 2025 il calo rispetto al picco del 2014 dovrebbe approssimarsi a 1,4 milioni) fornendo un inevitabile contributo negativo allo sviluppo della domanda. I risultati segnalano come gran parte dei cambiamenti, in termini di spostamento dei volumi tra obbligati e commercializzabili si sia rilevato tra il 1995 ed il 2007.

Elemento che fa emergere il ruolo dei prezzi nel determinare gli andamenti a valore. Altro fattore che spicca è il sostanziale immobilismo dei volumi acquistati per abitante, con una spesa, ai prezzi del 2025, che nell’anno in corso sarà ancora inferiore di circa 200 euro a quella del 2007 nonostante gli apprezzabili miglioramenti degli ultimi anni.

Analizzando più nel dettaglio le voci, si conferma il ruolo preponderante delle spese per l’abitazione, i cui volumi per abitante sono in continua crescita ed ammontano, ai prezzi attuali, a poco meno di 5mila e duecento euro l’anno (in aumento nel solo 2025 di 109 euro). Dinamiche più recenti evidenziano come per i beni commmercializzabili il miglioramento degli ultimi anni, guidato in buona parte dalle apparecchiature informatiche e per le comunicazioni, si vada esaurendo, con una stima per il 2025 di riduzione dei volumi acquistati di 57 euro per abitante. In questo contesto le maggiori difficoltà si confermano quelle relative ai beni più tradizionali come l’alimentare.

Per l’anno in corso i miglioramenti più significativi, in termini di volumi, sono attesi per i servizi commercializzabili per i quali si stima una crescita delle quantità acquistate di 134 euro per residente. Dato che permetterebbe di tornare, e superare di poco, i livelli del 2019. Le dinamiche di lungo periodo, e non solo, fanno emergere ancora una volta come i prezzi dei consumi a cui le famiglie non possono rinunciare, si siano mossi ad una velocità nettamente superiore rispetto ai beni e servizi commercializzabili. Tra il 1995 e il 2025 l’incremento complessivo è stato del 132,1 a fronte di una crescita del 55,2% dei beni commercializzabili e dell’81,4% dei servizi il cui acquisto è da considerarsi una libera scelta delle famiglie. Tra le spese obbligate continua a spiccare il ruolo degli energetici che, nonostante l’attesa di una riduzione dei prezzi nel 2025, hanno visto il deflatore aumentare del 178,3% nel periodo.

– Foto IPA Agency –

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(ITALPRESS)

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