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Economia

Inflazione, Mimit accoglie lettera di intenti associazioni industriali

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MILANO (ITALPRESS) – Le associazioni industriali del largo consumo Centromarca, Federalimentare, Ibc e Unione Italiana Food hanno sottoposto questa mattina all’attenzione del Ministro Adolfo Urso una lettera di intenti congiunta che è stata recepita favorevolmente per il contributo attivo che potrà dare al più ampio piano di contenimento dell’inflazione definito dal Mimit. Nel documento le associazioni si impegnano a dare ampia informazione presso le proprie associate su ogni iniziativa sviluppata dal Ministero in merito alla lotta all’inflazione; chiedere alle proprie associate di valutare, nel rispetto della libera concorrenza e della strategia di ciascuna impresa e su base volontaria, di sviluppare, limitatamente al periodo di riferimento ottobre/dicembre 2023, iniziative di politica commerciale tese a contrastare l’inflazione, laddove sia ritenuto praticabile dalla singola azienda dal punto di vista della
sua sostenibilità economica. Le aziende che, su base individuale, valuteranno di poter sviluppare iniziative in tal senso, le proporranno alle imprese della GDO, nel rigoroso rispetto della normativa sulle pratiche commerciali sleali nella filiera agroalimentare. Nel rispetto della libertà di strategia, ogni azienda valuterà l’impatto, in senso positivo o negativo, sui propri conti economici causato dall’andamento dei costi di produzione, influenzati dal prezzo delle materie prime, dell’energia, della logistica e degli imballaggi. Contestualmente le associazioni firmatarie hanno chiesto al Ministro Urso di farsi promotore di uno specifico tavolo di lavoro interministeriale sul largo consumo al quale dovrebbero essere rappresentate, oltre all’industria di trasformazione, tutte le componenti della filiera, a partire dai fornitori di materie prime e dei servizi energetici, i rappresentanti della logistica, degli imballaggi e la distribuzione. Tale strumento dovrebbe consentire di affrontare, in un’ottica di medio e lungo termine, “le problematiche del settore, con l’obiettivo di accrescere la competitività ed efficienza delle aziende, aumentare la semplificazione dei processi produttivi e distributivi e incrementare la concorrenza, a tutela prima di tutto dei cittadini e delle loro famiglie”. “La lotta all’inflazione e la tutela del potere d’acquisito delle famiglie, in una fase particolarmente delicata della congiuntura, è una priorità per il tessuto industriale del Paese”, hanno sottolineato Francesco Mutti, presidente di Centromarca e Flavio Ferretti, presidente di Ibc. “La volontà del ministro Urso di coinvolgere tutte le componenti della filiera in uno sforzo comune è stata determinante per catalizzare l’ampio confronto, promosso da Centromarca e Ibc, nel mondo associativo industriale che ha portato alla redazione della lettera di intenti condivisa e accettata oggi. Auspichiamo che il Mimit convochi al più presto il tavolo di lavoro, così da poter mettere a fuoco e affrontare le innumerevoli criticità che generano inefficienze e quindi costi all’interno della filiera dei beni di consumo”. Nella lettera di intenti, in particolare, si evidenzia anche che: “negli ultimi anni, e ancora oggi, le imprese del largo consumo hanno sùbito un doppio impatto degli aumenti dei costi: quelli diretti di produzione legati all’aumento dei costi delle materie prime edibili, dei semilavorati e degli imballi e della logistica (per non tacere della scarsità di talune materie prime edibili dovuta all’impatto del conflitto in Ucraina o delle avverse condizioni metereologiche in Italia); quelli indiretti, dovuti all’aumento, spropositato e senza precedenti, dei costi dell’energia, che hanno ulteriormente aggravato l’effetto sui costi”. E’ inoltre sottolineato che: “l’industria ha trasferito solo in parte e in modo progressivo tali aumenti di costo nei propri listini, per trovare un equilibrio che possa salvaguardare da un lato le imprese e i posti di lavoro, e al contempo sostenere la domanda limitando gli aumenti dei prezzi al consumo. L’analisi del Centro Studi di Confindustria conferma, ad esempio, che il settore alimentare è stato quello più colpito dalla crisi in corso, con i più alti aumenti di costo e limitati aumenti di listino spalmati su due anni: di conseguenza, il margine di profitto medio del settore si è quasi dimezzato tra il 2019 e il 2022. La marginalità media delle imprese del largo consumo ha continuato a deteriorarsi nel corso del 2023 in seguito all’aumento progressivo del costo del denaro. Inoltre, nonostante si sia registrata negli ultimi mesi una contrazione di alcune voci di costo, quali quella energetica, i livelli degli stessi sono rimasti sensibilmente più alti di quelli pre-crisi”. Tali fenomeni hanno colpito in maggior misura le piccole e medie imprese che rappresentano una componente fondamentale del tessuto produttivo nazionale.(ITALPRESS).

Foto: Agenzia Fotogramma

Economia

Dazi Usa al 30%, Federalimentare “Balzello che supera ogni soglia di tollerabilità”

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ROMA (ITALPRESS) – Sulla proposta di dazi al 30% su tutti i prodotti europei in entrata negli Stati Uniti da parte del Presidente Trump, il Presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino, ha dichiarato: “Ogni dazio fa male al commercio e avremmo preferito un’area di libero scambio euroatlantica, a dazi zero: l’imposizione di un dazio al 30% supera ogni soglia di tollerabilità per le imprese, aumentando il rischio di un calo significativo delle esportazioni, anche alla luce dell’attuale svalutazione del dollaro”. “Il combinato disposto dell’impatto dei dazi US e della svalutazione del dollaro non sarà sostenibile per diversi settori – continua Mascarino – e a tutela delle imprese chiediamo alla UE un intervento della mano pubblica: così come gli Stati Uniti hanno fatto con i dazi, che di fatto è un intervento pubblico per proteggere la loro industria, anche noi lo chiediamo. Non pensiamo però a sussidi, ma ad urgenti interventi strutturali per rafforzare la nostra capacità competitiva riducendo i dazi interni alla UE: snellire il carico burocratico sulle imprese, riformare i mercati dell’energia per garantire una riduzione dei prezzi, facilitare l’accesso al credito. In tal senso, proseguire con maggior decisione sulla strada del taglio dei tassi di interesse nell’area euro potrebbe aiutare la crescita economica”.

“Resta comprensibile – prosegue il Presidente Mascarino – che la UE voglia dare una risposta politica ai dazi americani, per dignità istituzionale e affinché non sia mortificata da questa decisione dell’amministrazione Trump: ma questa risposta della UE riteniamo debba essere prudente e ancora aperta al negoziato, visto il rischio di un ulteriore 30% in caso di ritorsione. Il Presidente Meloni sta conducendo una complessa azione in Europa per contenere tutti coloro che vorrebbero una risposta muscolare alla minaccia dei dazi USA, una strategia che rischierebbe di essere autolesionista per l’Europa e in particolare per l’Italia“. “L’industria alimentare italiana è fortemente orientata all’export: gli USA sono la seconda destinazione del nostro export, e valgono (nel 2024) 7,7 miliardi di fatturato, pari al 14% del totale delle nostre esportazioni. Prima degli Stati Uniti abbiamo solo la Germania, che vale 7,9 miliardi. Dunque – conclude Mascarino – gli USA restano un mercato davvero molto importante, e resta prioritario favorire la presenza delle nostre imprese sostenendone la competitività”.

– foto ufficio stampa Federalimentare –

(ITALPRESS).

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Economia

Banca Ifis raggiunge il 92,5% del capitale sociale di illimity

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VENEZIA (ITALPRESS) – Banca Ifis rende noto che, “alle ore 17:30 di oggi, si è concluso il periodo di riapertura dei termini dell’offerta pubblica di acquisto e scambio volontaria totalitaria sulla totalità delle azioni ordinarie di illimity Bank. Al termine del periodo di riapertura, le adesioni totali all’Offerta hanno raggiunto la quota del 92,488% (tenuto conto delle Azioni Proprie)”.

“Sulla base dei risultati provvisori dell’Offerta comunicati da Equita SIM alla chiusura della Riapertura dei Termini, le adesioni – si legge – ammontano al 7,208% del capitale sociale di illimity, pari a 6.059.833 Azioni illimity. Pertanto, sulla base dei risultati provvisori della Riapertura dei Termini, laddove confermati, e tenuto conto delle 70.694.489 Azioni illimity già portate in adesione all’Offerta nel corso del Periodo di Adesione, alla Data di Pagamento a Esito della Riapertura dei Termini (i.e., il 18 luglio 2025) l’Offerente risulterà titolare di 77.752.504 Azioni illimity, rappresentative del 92,488% del capitale sociale dell’Emittente”.

Sulla base dei risultati raggiunti, Banca Ifis, continua la nota, “provvederà a rendere effettivo il pagamento del premio del 5% in denaro per ciascun azionista di illimity che ha portato le proprie Azioni illimity in adesione all’Offerta. Si ricorda, infatti, che lo scorso 24 giugno 2025, Banca Ifis ha reso noto che, qualora al termine dell’Offerta fosse venuta a detenere una partecipazione superiore al 90% del capitale sociale di illimity, avrebbe riconosciuto un premio in denaro del 5%, pari a Euro 0,1775, per ciascuna azione portata in adesione all’Offerta.

Pertanto, l’Offerente corrisponderà, “il Corrispettivo in Azioni (i.e., n. 0,10 Azioni Banca Ifis Offerte) ed Euro 1,6835 (comprensivo del Corrispettivo in Denaro Aggiuntivo) agli Aderenti che abbiano portato le proprie Azioni illimity in adesione all’Offerta durante la Riapertura dei Termini; e il solo Corrispettivo in Denaro Aggiuntivo (i.e., Euro 0,1775 per Azione illimity), a titolo integrativo, agli Azionisti che abbiano già portato le proprie Azioni illimity in adesione all’Offerta durante il Periodo di Adesione (e abbiano già ricevuto, quindi, il Corrispettivo alla Data di Pagamento del 4 luglio 2025)”.

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– Foto Ufficio stampa Banca Ifis –

(ITALPRESS)

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Economia

Pil, Bankitalia “Sulla crescita pesano dazi e incertezza”

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ROMA (ITALPRESS) – “L’instabilità delle politiche commerciali e dello scenario geopolitico gravano sulle prospettive di crescita globale. In tale contesto, l’economia dell’area dell’euro è cresciuta oltre le attese nel primo trimestre del 2025, grazie alla forte domanda statunitense in anticipazione dell’inasprimento dei dazi; la crescita si è, tuttavia, indebolita nel secondo, anche per via di una dinamica della domanda interna ancora frenata dall’elevata incertezza”. Lo evidenzia la Banca d’Italia nel Bollettino Economico.Nel primo trimestre del 2025 in Italia è proseguita la crescita dell’attività economica, sostenuta principalmente dalla domanda interna – prosegue Bankitalia -. Il PIL sarebbe cresciuto anche nel secondo trimestre, ma in misura lievemente più contenuta; vi avrebbe contribuito la dinamica ancora positiva dei consumi – che sono sospinti dall’aumento del potere d’acquisto e dalle condizioni favorevoli nel mercato del lavoro – e degli investimenti, che tuttavia risentono del basso clima di fiducia e dell’elevata incertezza”. Secondo le proiezioni macroeconomiche pubblicate lo scorso giugno dalla Banca d’Italia, il PIL aumenterà dello 0,6 per cento quest’anno, dello 0,8 il prossimo e dello 0,7 per cento nel 2027.

“A fronte del rialzo dei dazi imposto dagli Stati Uniti dallo scorso aprile, la Cina potrebbe adottare politiche di prezzo più aggressive per riorientare le proprie esportazioni verso i mercati europei – si legge ancora nel Bollettino -. Gli effetti sull’area dell’euro potrebbero non essere trascurabili, tenuto conto che i beni cinesi rappresentano una quota rilevante delle importazioni dell’area. Secondo nostre stime, i maggiori flussi di beni cinesi potrebbero avere un effetto al ribasso sull’inflazione al consumo dell’area”. “A seguito dell’annuncio dell’inasprimento dei dazi da parte degli Stati Uniti lo scorso 2 aprile, il dollaro statunitense si è deprezzato rispetto all’euro e alle altre principali valute, nonostante un parallelo aumento del differenziale nel rendimento dei titoli di stato decennali rispetto al Bund tedesco – spiega Bankitalia -. Il recente andamento del tasso di cambio euro-dollaro potrebbe segnalare una minore propensione degli investitori a detenere alcune attività denominate in dollari e una maggiore diversificazione da parte degli investitori internazionali”. Sulla base dei dati raccolti nell’ambito dell’Indagine sulle aspettative di inflazione e crescita della Banca d’Italia, circa un terzo delle imprese manifatturiere italiane si attende un impatto negativo dei dazi statunitensi sulla propria domanda e sugli investimenti nel 2025. Tuttavia nella prima metà dell’anno le valutazioni sulla domanda estera sono state nel complesso ancora positive.

– foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

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