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Cronaca

La Zes unica un’opportunità per il Sud? Dibattito a Palermo

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PALERMO (ITALPRESS) – “Zes unica, una grande opportunità per il Mezzogiorno?”, questo il tema del dibattito organizzato dalla Fondazione Magna Grecia alla Sirenetta di Mondello, a Palermo. Una questione centrale per lo sviluppo del Sud Italia, che ha la necessità di avere nuovi investimenti per proseguire il suo sviluppo e continuare il suo percorso di crescita per ridurre il gap con il resto del Paese. A destare qualche dubbio è però la questione legata all’autonomia differenziata: “Ci preoccupa la sua approvazione – ha spiegato Nino Foti, presidente della Fondazione – perchè da quel momento viene costituzionalizzata la spesa storica e il paese viene diviso in due”. In caso di approvazione della riforma, si chiede Foti “a cosa servirà il Pnrr se nel frattempo si sta svolgendo un’attività che di per sè sposterà ingenti somme economiche e finanziarie verso le aree del nord? Non dimenticate che tre intese erano già state fatte per il governo Gentiloni, per cui non è solo un problema di destra o di Lega”. Anche la Zes unica, ha aggiunto Foti, “è fondamentale ma va nella direzione opposta” della riforma dell’Autonomia differenziata. “Sappiamo che c’erano otto Zes che hanno lavorato con commissari straordinari, mentre adesso ci sarà una cabina di regia unica un commissario chiamato delegato di missione”.
Presente anche il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani: “La Zes unica sicuramente può essere un’opportunità e lo sarà. L’importante è che vengano abbreviati, accorciati tutti quei termini che sono strategici per la velocizzazione delle procedure. Lì è la scommessa. Ho condiviso con Raffaele Fitto l’ipotesi di una ZES unica, cioè di tutto il Mezzogiorno. Parcellizzare gli interventi su micro aree avrebbe complicato sempre di più la possibilità di investimenti. Adesso abbiamo un quadro più completo. La scommessa è quella, però, di essere coerenti nella tempistica. Quindi, la riforma teoricamente va bene, occorre però calarla in una velocizzazione delle procedure perchè sennò avremmo fallito, ma non è nell’intenzione del governo, nè del governo regionale che farà la sua parte”.
Al centro del dibattito anche il ministro per il Sud, gli Affari europei e il Pnrr, Raffaele Fitto, intervenuto da remoto: “Ci si interroga molto su questo tema in questo periodo. Il governo è al lavoro per un piano strategico. Rispetto a prima cambia la visione e la scelta nasce su alcuni problemi logistici territoriali. La Zes crea una grande opportunità a livello strategico. Contiamo di predisporre attraverso un confronto serrato con tutte le parti coinvolte un piano organico strategico”.
Per Dario Lo Bosco, presidente di RFI, “la Zes unica valorizza il ruolo della Sicilia, che è piattaforma strategica nel Mediterraneo. Si tratta di armonizzare le reti infrastrutturali e finalmente, come diceva già il libro bianco 2001 dell’Unione Europea, realizzare per il trasporto delle merci una intermodalità virtuosa. Bisogna puntare quindi a far crescere le ferrovie e le vie del mare, a una connessione con i porti, ma anche con gli aeroporti, perchè ci sono delle merci che viaggiano con sistema a cargo”.
“Se l’autonomia differenziata dovesse andare in porto così com’è – ha sottolineato Francesco Saverio Romano, coordinatore di Noi Moderati – in parte il Sud rischierebbe di essere penalizzato”. Sul tema delle Zes Romano, che è anche Presidente della Commissione bicamerale per la Semplificazione, ha spiegato che “quando abbiamo approvato la Zes unica solo per il Mezzogiorno non ci sono state da parte di parlamentari o esponenti del nord proteste, proprio perchè sono convinti che oggi il Mezzogiorno necessita di una spinta maggiore affinchè possa essere, insieme al resto del Paese, motore in Europa anzichè zavorra. Noi andiamo in questa direzione per fare in modo che, anche attraverso la semplificazione, si possa accorciare la distanza tra gli utenti, le amministrazioni e lo Stato. Con la Zes unica, questo processo, anche attraverso l’accentramento dei poteri per accorciare la filiera, è in corso”.
Ha qualche perplessità, invece, Giuseppe Russello, presidente di Confindustria Palermo: “C’è da capire la parte operativa della Zes unica come si cala e come si trasferisce all’interno dell’operatività delle aziende. Probabilmente una struttura periferica di contatto diretto con le aziende avrebbe agevolato. Aspetterei ancora qualche settimana per capire come adesso si declina la struttura di tipo centralistico sul territorio, poi c’è il tema delle risorse e lì qualche dubbio sul piano personale lo nutro perchè soltanto 1,8 mld di euro per l’intero Sud è qualcosa che alimenta delle perplessità”.
Infine, Luca Bianchi, direttore generale dello Svimez, partecipando da remoto all’incontro, ha concluso parlando dei dubbi e – quindi – della possibile incompatibilità tra Zes unica e autonomia differenziata: “L’Autonomia per noi è un tema di interesse e preoccupazione e la nostra posizione è di forte contraddizione alla riforma che sta circolando. Fra due giorni avremo una audizione nella quale esprimeremo i nostri dubbi”. Per Bianchi la riforma dell’autonomia differenziata e quella che ha portato ad una Zes unica “sono due modelli incompatibili”. “Da un lato”, ha spiegato, “c’è un accentramento delle istanze territoriali e dall’altro una autonomia che rischia di spaccare e frammentare le politiche pubbliche”. “Le risorse per politiche speciali e investimenti non sono tanto un problema oggi”, ha aggiunto Bianchi, “ed avere un quadro strategico che recupera la dimensione industriale del sud”. “Funzionerà?”, ha concluso Bianchi, “se pensiamo di fare interventi buoni per tutti non riusciremo ad attivare gli interventi. Se il piano strategico ha la capacità di individuare tre o quattro assi strategici, avremo un cambio di passo”.

– foto ufficio stampa Fondazione Magna Grecia –
(ITALPRESS).

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ZONA LOMBARDIA – 3 MAGGIO 2024

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Milano, rubavano vestiti nei negozi con borse schermate. Quattro arresti

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MILANO (ITALPRESS) – La Polizia di Stato a Milano ha arrestato quattro cittadini peruviani di età compresa tra i 18 e 32 anni, di cui due uomini con precedenti e due donne, e indagato in stato di libertà una cittadina peruviana di 23 anni, tutti per furto pluriaggravato e continuato in concorso. Lunedì pomeriggio, gli agenti della 6^ sezione della Squadra Mobile milanese, nel corso di un servizio per il contrasto dei reati predatori, hanno notato un gruppo di quattro persone uscire da un negozio in via Torino e incamminarsi lungo via Spadari dopo aver raggiunto una donna che aveva con sè una neonata in un passeggino, il tutto controllando di non essere seguiti. Giunti in Corso Vittorio Emanuele i due uomini, di 24 e 32 anni, e le due donne, di 18 e 21 anni, sono entrati all’interno di un negozio mentre la 23enne con il passeggino è rimasta all’esterno fungendo da “palo”. I due uomini, approfittando di un momento favorevole, si sono impossessati di due capi d’abbigliamento per poi allontanarsi dal negozio in direzione della stazione metropolitana “San Babila” dove il gruppo si è ricongiunto. I poliziotti, avendo assistito alla scena, hanno fermato i responsabili e a seguito di perquisizioni hanno rinvenuto addosso ai due uomini una giacca e un pantalone di una tuta dal valore di 280 euro, sottratti poco prima e nascosti sotto il giubbino. La cittadina peruviana 23enne con il passeggino è stata trovata in possesso di un sacchetto di carta schermato con carta di alluminio e scotch, un dispositivo per rimuovere le etichette antitaccheggio, un antitaccheggio di plastica danneggiato, 3 paia di occhiali per un valore di circa 900 euro e quattro maglie da calcio dal valore di 95 euro ciascuna. La 18enne invece è stata trovata in possesso di una borsa schermata contenente un paio di occhiali da sole dal valore di 350 euro e un dispositivo antitaccheggio in plastica danneggiato mentre nella disponibilità della 21enne gli agenti hanno rinvenuto un altro paio di occhiali da sole dal valore di 350 euro, nascosti all’interno del gilet. I poliziotti, al termine del controllo, hanno accertato che la merce è risultata essere stata sottratta precedentemente in diversi negozi situati in via Torino, piazza Cordusio, via Dante e Corso Vittorio Emanuele.(ITALPRESS).

Foto: Polizia Milano

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Webuild pronta a ricostruire ponte di Baltimora crollato a marzo

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MILANO (ITALPRESS) – Un nuovo ponte strallato sicuro e innovativo in grado di ridefinire l’ingresso al porto storico della città di Baltimora, hub fondamentale per la logistica americana. E’ il progetto presentato pro bono da Webuild, con la sua controllata americana Lane, per la ricostruzione del Francis Scott Key Bridge di Baltimora, crollato lo scorso marzo causando la perdita di numerose vite e interrompendo un collegamento vitale tra il porto della città e l’Oceano Atlantico. Il Gruppo ha offerto alle Autorità competenti una proposta per la progettazione e la pianificazione della ricostruzione del ponte, in segno di solidarietà e vicinanza agli USA, Paese in cui Webuild ha una presenza storica. La proposta preliminare è stata elaborata in collaborazione con l’architetto Carlo Ratti, professore del Massachusetts Institute of Technology (MIT), e l’ingegnere strutturista francese Michel Virlogeux.
“Come Webuild, con la nostra controllata americana Lane, siamo pronti a metterci a disposizione, per un rapido ripristino di questo ponte strategico per la mobilità dell’area”, ha commentato l’amministratore delegato Webuild Pietro Salini in una lettera inviata al Segretario per i Trasporti degli Stati Uniti, al Governatore del Maryland, al Direttore del Maryland Port Administration e all’Ambasciatore statunitense in Italia. “Parteciperemo al Virtual Industry Forum organizzato il 7 maggio dalla Maryland Transportation Authority (MDTA) per la ricostruzione del ponte, e siamo pronti a fornire, in questa prima fase, ogni possibile aiuto in uno spirito pro bono. Il concept design del ponte a cui abbiamo lavorato incessantemente in questo ultimo mese potrà rappresentare un contributo importante in vista della progettazione e della ricostruzione o della nuova costruzione dell’opera”.
Il crollo del Ponte di Baltimora, tra i più trafficati dell’area, ha avuto un impatto significativo sulla mobilità regionale e globale. “Siamo consapevoli dell’importanza di questa infrastruttura dal punto di vista logistico e commerciale, con oltre 1,4 milioni di persone che vivono nell’area, più decine di migliaia di pendolari direttamente penalizzati dal crollo del ponte”, ha affermato Salini. “Abbiamo già messo a disposizione le nostre competenze in occasione del tragico crollo del Ponte di Genova in Italia nel 2018 (realizzato al costo senza utile per il gruppo), che ha causato la morte di 43 persone e la paralisi degli spostamenti della città e del Porto, tra i più importanti in Italia”, ha proseguito Salini. Webuild ha costruito il nuovo Ponte di Genova in circa un anno, nonostante le restrizioni legate alla pandemia Covid-19, lavorando 24 ore su 24, anche grazie alla forte collaborazione attivata con le istituzioni e il supporto della comunità civile.
La proposta Webuild per Baltimora prevede un ponte strallato che mira anche a migliorare diversi aspetti funzionali, tra cui la sicurezza, l’adattabilità e la sostenibilità. Il ponte sarà progettato per garantire la massima sicurezza alla navigazione, anche per le navi più grandi. Si ipotizza ad esempio un franco navigabile, lo spazio che una nave può occupare per sottopassare il ponte, di 213 piedi (65 metri), ben superiore quindi a quello del ponte crollato, ma anche l’ampliamento della campata del ponte, che avrà una luce libera di circa 2.300 piedi (700 metri), con i piloni principali posizionati in acque molto meno profonde e lontani dal canale di navigazione. Tutto ciò consentirà al porto di Baltimora di rimanere un importante scalo internazionale negli anni a venire. E’ inoltre prevista una carreggiata più ampia, con l’aumento di una corsia per senso di marcia e l’allargamento delle corsie di emergenza, in risposta agli incrementati livelli di traffico del ponte. Le funzionalità smart proposte consentiranno una gestione più sicura del traffico e tecniche di manutenzione predittiva. E’ previsto anche l’utilizzo di materiali più sostenibili per preservare l’ecosistema del fiume Patapsco.
Webuild, con 120 anni di esperienza in oltre 50 paesi nel mondo, ha una lunga storia di successo nella costruzione di ponti e viadotti, con un track record di 1.020 km di opere realizzate nel settore in tutto il mondo, tra cui progetti iconici come il Long Beach International Gateway Bridge in California, il “A. Max Brewer” Bridge in Florida, e il Secondo e il Terzo Ponte sul Bosforo in Turchia. Lo scorso anno è stato inaugurato il Ponte sul Danubio a Braila realizzato in Romania, il secondo ponte sospeso più lungo dell’Europa continentale, con campata centrale di 1.120 metri. Il Gruppo è inoltre leader del consorzio che costruirà il Ponte sullo Stretto di Messina, una volta approvato. Il progetto prevede la costruzione del ponte sospeso più lungo al mondo, con una lunghezza complessiva di 3.660 metri ed una campata sospesa di 3.300 metri.
La proposta per Baltimora è stata elaborata insieme a Carlo Ratti, co-fondatore dello studio di design CRA-Carlo Ratti Associati, che nell’ambito del MIT Senseable City Lab, con il progetto ‘Good Vibrations’, ha presentato studi innovativi in merito al monitoraggio strutturale dei ponti. La collaborazione dell’ingegnere strutturale francese Michel Virlogeux metterà al servizio del progetto la sua esperienza in alcuni dei più importanti ponti strallati, tra cui il Ponte Vasco da Gama di Lisbona e il ponte più alto del mondo, il Millau Viaduct in Francia.
“La scelta di una soluzione strallata permette di posizionare i piloni a distanza di sicurezza, ben lontani dal canale di navigazione utilizzato dalle grandi navi e scongiurando così il rischio che si ripeta una tragedia come quella del 26 marzo. Questo approccio fornisce una soluzione ottimale per ricollegare la città sia in termini sociali che economici: quello che le infrastrutture americane dovrebbero sforzarsi di fare nel 21° secolo”, ha commentato Carlo Ratti, professore al Massachusetts Institute of Technology e socio fondatore di CRA-Carlo Ratti Associati.
-foto ufficio stampa Webuild-
(ITALPRESS).

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