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IERI A MILANO PIOGGIA RECORD. ATTENZIONE ALLA NUOVA PERTURBAZIONE NEL PRIMO POMERIGGIO IN OLTREPO

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Ancora pioggia su gran parte della Lombardia: la perturbazione è partita da Ovest per spostarsi verso Est nella tarda mattinata di giovedì, con temporali previsti per il pomeriggio nell’alta pianura e possibili anche in alcune zone dell’Oltrepo Pavese: ci saranno rovesci a carattere di nubifragio, con possibilità di grandine. Poi i temporali risaliranno verso il resto della Lombardia e sul Nord-est, tornando ad interessare zone già toccate dai violenti temporali di ieri nel milanese e monzese, mentre da Venerdì il weekend sarà un po’ più tranquillo.
Permane l’allarme idrogeologico arancione imposto dalla protezione civile della Lombardia per rischio allagamenti e smottamenti. Milano ieri ha vissuto una giornata molto difficile: 120-130 mm localizzati di pioggia, in un solo giorno, non era mai capitato negli ultimi 170 anni, e il record era 98 accaduto nel 1990. E non solo a Milano ma anche nei bacini dei fiumi che passano per Milano, con l’esondazione di Lambro e Seveso: sono ancora in funzione i gruppi elettrogeni dei pompieri a Ponte Lambro, mentre la vasca del Seveso ha trattenuto 250.000 mc di acqua evitando che invadesse le strade e le cantine di Niguarda e dintorni. Finora sono stati effettuati complessivamente 790 interventi di soccorso tecnico urgente dei vigili del fuoco in Lombardia. Tra le zone più colpite quella di Bellinzago Lombardo e Gessate per la Martesana, esondata nella giornata di mercoledì con fango e acque sulle strade, i vigili del fuoco stanno operando con diverse squadre. A Monza esondazione del Lambro all’interno del Parco e in alcune strade vicine, evacuati asili e scuole materne in zona.
Tutte le previsioni di Arpa Lombardia sono in aggiornamento sul nostro sito prontometeo.it e sui nostri canali social di Pavia Uno Tv e Lombardia Live 24.

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Mulino Bianco festeggia 50 anni nelle piazze d’Italia

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“Specchi clinici” sull’HPV per riconoscere, includere e intervenire

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ROMA (ITALPRESS) – Su iniziativa del senatore Marco Scurria (FdI), il 27 ottobre presso la sala Zuccari del Senato si è tenuta una tavola rotonda dove, insieme al professor Vittorio Unfer ginecologo e ricercatore, si è parlato dell’infezione da HPV affrontando tutte le tematiche ad essa correlate: il ruolo dell’uomo, la necessità di un approccio multidisciplinare, la persistenza dell’HPV, screening e vaccinazione.
L’HPV è un’infezione sessualmente trasmessa contratta, almeno una volta nella vita, da circa l’80% delle persone sessualmente attive, responsabile del 5% di tutti i tumori nel mondo.
Il professor Vittorio Unfer, ginecologo e ricercatore, da sempre attento alle problematiche femminili spiega come l’HPV necessita di un’attenzione sempre maggiore e di un approccio diverso rispetto al passato.
“I dati attestano che se nell’85-90% dei casi l’infezione regredisce spontaneamente, nel restante 10-15%, può persistere divenendo un fattore di rischio per lo sviluppo del tumore della cervice; l’infezione può colpire anche altri distretti come la mucosa orale e anale, meno approfonditi. In presenza di una lesione cervicale, il rischio di sviluppare un tumore anale aumenta fino al 30%. Per molti anni – spiega Unfer – l’infezione da HPV è stata associata esclusivamente al cancro del collo dell’utero, invece, la scienza ha provato che anche gli uomini possono sviluppare condilomi, lesioni precancerose e carcinomi del pene, dell’ano e del cavo orale, anch’essi HPV-correlati, rispettivamente nel 50%, 88% e 26-30% dei casi”.
“Su un campione di 44769 uomini provenienti da 35 Paesi – prosegue lo scienziato – 1 uomo su 3 è risultato infatti positivo all’HPV, e 1 su 5 all’HPV ad alto rischio con una forte prevalenza dell’HPV-16. Inoltre, uno studio italiano ha evidenziato che il 56% dei maschi italiani risulta positivo all’HPV, di questi il 20% presenta l’infezione a livello del cavo orale e il 13% a livello anale”.
“In questo contesto – continua il professor Unfer – il partner della donna ricopre un ruolo fondamentale, in quanto può rappresentare un serbatoio di infezione”.
L’attenzione del professor Unfer si sofferma poi sulla prevenzione.
“Nonostante i dati preoccupanti, in Italia la copertura vaccinale è ancora molto bassa, nel 2024 è stata del 51,18% nelle ragazze di 12 anni e del 44,65% nei ragazzi. Obiettivi ben lontani – commenta il professor Unfer – da quelli indicati dall’OMS, che mirano a una copertura del 90% entro il 2030, e da quelli previsti dall’ultimo Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale (95% nel dodicesimo anno di vita). Per quanto riguarda, i test di screening – conclude Unfer – la situazione è ben diversa: mentre nelle donne lo screening cervicale è ormai consolidato e regolamentato a livello nazionale, negli uomini non esiste nulla di comparabile, neanche nei contesti più a rischio o tra partner di donne positive. Anche per le donne, tuttavia, restano lacune da colmare: il tampone rettale oggi non è incluso nei percorsi di screening, nonostante la crescente evidenza del coinvolgimento di più distretti anatomici. Alla luce di quanto analizzato è chiara quindi la necessità di una maggiore comunicazione medico paziente e soprattutto di un approccio multidisciplinare, con una condivisione di informazioni relative al paziente tra specialisti diversi”.

– foto mec/Italpress –
(ITALPRESS).

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Vela come strumento di inclusione, Chiodetti “In acqua non ci sono barriere”

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ROMA (ITALPRESS) – La vela come strumento di libertà, inclusione e crescita interiore. Manuela Chiodetti, psicologa dello sviluppo con Master in psicodiagnostica dello sviluppo, psicologa del Para Sailing Team della Federazione Italiana Vela, da oltre tre anni segue con i tecnici Fiv i progetti Para Sailing e in un’intervista sul sito della Federvela racconta il valore profondo dell’esperienza in barca a vela per i ragazzi con disabilità. Un racconto che parla di fiducia, emozioni, identità, desiderio di superarsi e soprattutto, di ciò che resta una volta tornati a terra. Come sottolinea il consigliere federale con delega al Para Sailing, Fabio Colella, “nel Para Sailing non ci sono ruoli secondari: ogni persona coinvolta, dagli atleti allo staff, contribuisce a creare un ambiente che cambia la vita”. “Premesso che ogni sport può essere un potente strumento terapeutico, poichè volto alla promozione del benessere psicofisico a tutte le età, a tutti i livelli, sia nelle persone con disabilità che non, la pratica della vela ha alcune caratteristiche peculiari – assicura la dottoressa Chiodetti – Si svolge in un contesto all’aria aperta, naturale e meraviglioso come il mare o il lago. Non solo rappresenta l’attività sportiva inclusiva d’elezione, poichè in acqua non esistono barriere architettoniche, ma soprattutto perchè, dal momento che le condizioni sono sempre mutevoli, è richiesta una continua sfida verso se stessi, un continuo bisogno di adattarsi alle condizioni del vento e del mare. Come afferma l’Ammiraglio Agostino Straulino, per il cervello è una delle ginnastiche più efficienti. A livello psicologico i benefici che derivano dalla pratica dello sport della vela possono essere molteplici: tra questi la possibilità di sperimentare la propria autonomia, la sensazione di essere auto efficaci, con conseguente aumento dell’autostima, la produzione di uno stato di soddisfazione generale, con conseguente contenimento degli stati emotivi negativi, lo sviluppo di un maggiore autocontrollo, della resilienza personale e dell’empatia”. Chi si accosta allo sport in generale, ricerca sempre storie vere nelle quali potersi identificare o trovare stimoli per il proprio percorso. Chiodetti racconta, in modo significativo, un episodio che l’ha colpita durante una tappa del progetto, un momento in cui ha visto un cambiamento o una reazione significativa: “Le emozioni positive, i profondi insegnamenti che l’ambiente della Para Sailing mi regala sono all’ordine del giorno e potrei raccontare mille storie e situazioni che mi sono rimaste nel cuore. Si riceve molto più di quanto si possa dare con gli atleti con disabilità. Per esempio, qualche giorno fa, mentre mi trovavo a Porto San Giorgio per l’undicesima ed ultima tappa del progetto ‘Navigare insieme. L’Italia senza barrierè, c’era Mirco, un ragazzo con autismo di grado severo, non verbale. All’inizio era molto reticente e non voleva salire in barca. Era cupo, chiuso in sè stesso, se ne stava in disparte con il capo chino e appariva molto triste. Poi, lentamente, si è deciso da solo ed è salito su una delle coloratissime Hansa 303. Dopo un lungo giro l’ho osservato a terra. Aveva una luce diversa sul volto e un accenno di sorriso. Sembrava un altro. Il giorno dopo è tornato per ripetere l’esperienza. Anche se non abitava vicino al porto, ma distava un’ora abbondante di auto, con grande gioia i suoi genitori l’hanno riaccompagnato. Questa volta ha timonato lui la barca ed era davvero contento. E con il suo linguaggio non verbale ce l’ha di mostrato, persino con un lungo abbraccio. Ed ancora – conclude la psicologa del Para Sailing Team della Federazione Italiana Vela – ho potuto osservare una ragazza con ADHD, che sta per iperattività e disturbo da deficit dell’attenzione, condurre una regata con elevatissima attenzione e concentrazione, tenendo a bada tutti gli avversari e tagliare per prima la linea di arrivo”.
– Foto Ufficio Stampa Federvela –
(ITALPRESS).

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