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Economia

Spese di Natale, per 1 italiano su 5 budget fino a 500 euro

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ROMA (ITALPRESS) – Siamo ormai entrati nel cuore del clima natalizio. Un periodo con un’atmosfera particolare in cui case, strade e città si riempiono di luci, addobbi e decorazioni, ma anche un momento per passare del tempo con le persone più care e dedicare loro un piccolo pensiero. Tra pranzi, cene, regali e tanto altro, complessivamente, la metà degli italiani dichiara di mantenere sostanzialmente invariato il livello di spesa rispetto agli anni precedenti, con un budget che, nel 27% dei casi, varia tra i 100 e i 300 euro e circa 1 italiano su 5 si spinge, invece, fino a 500 euro. I regali più gettonati destinati ad amici e parenti riguardano in particolare i generi alimentari come cesti, vini e altre specialità enogastronomiche e i prodotti di abbigliamento. Non mancano, poi, i giocattoli destinati ai più piccoli o un buon libro per i più grandi. Nonostante viviamo in un mondo che va sempre più veloce, dove la tecnologia permette di ricevere i propri acquisti direttamente a casa anche nel giro di poche ore, nello specifico degli acquisti natalizi i negozi fisici prevalgono ancora su quelli online. Un modo per toccare con mano e vivere a pieno l’esperienza natalizia e godersi le luci, i colori e i profumi della città.

Dati Euromedia Research – Realizzato il 03/12/2024 con metodologia CATI/CAWI su un campione di 1.000 casi rappresentativi della popolazione italiana maggiorenne

– foto Euromedia Research –
(ITALPRESS).

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Economia

Dazi, Orsini “Impatto reale al 23,5%, rischiamo di perdere 20 miliardi”

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ROMA (ITALPRESS) – I dazi al 10% per l’industria italiana “se dicessi che sono sostenibili sottovaluterei l’impatto. Rappresentiamo la realtà in modo corretto: qui non si sta parlando di dazi al 10% ma al 23,5%. Dobbiamo tenere conto infatti anche della svalutazione del dollaro, pari al 13,5% rispetto all’insediamento di Trump. Un prodotto che un anno fa un’impresa italiana vendeva negli Usa a 100 oggi al nostro cliente americano costa 123”. Così, in un’intervista al Corriere della Sera, il presidente di Confindustria Emanuele Orsini, che poi aggiunge: “Se la minaccia sono i dazi al 50% dal 9 luglio, ciò non significa che quelli al 10 siano sostenibili. Temiamo contraccolpi molto pesanti”. Quindi “con dazi al 10% nel 2026 rischiamo di perdere 20 miliardi export e 118 mila posti di lavoro”.

“Il fatto – spiega – è che l’Italia non esporta solo prodotti di lusso, con una domanda poco sensibile al prezzo: esportiamo soprattutto macchinari, mezzi di trasporto, pelletteria… non si può semplificare troppo”. Quanto alla risposta europea, secondo Orsini “rispondere ai dazi con altri dazi significa avere un danno ancora maggiore. Dobbiamo trovare un equilibrio, come dicevo, non minacciando penalizzazioni ma promettendo vantaggi a fronte di una politica Usa ragionevole sulle tariffe. In ogni caso serve concentrarci comunque sugli Usa che sono un mercato prioritario e al contempo aprire nuovi mercati”.

– foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

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Economia

A giugno il mercato dell’auto in calo del 17,4% su base annua

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ROMA (ITALPRESS) – A giugno 2025 sono state immatricolate 132.191 autovetture a fronte delle 160.120 nello stesso mese dell’anno precedente, con una diminuzione del 17,44%. Lo rende noto il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

I trasferimenti di proprietà sono stati 439.475 a fronte di 420.804 passaggi registrati a giugno 2024, con un aumento del 4,44%.

Il volume globale delle vendite mensili, pari a 571.666, ha interessato per il 23,12% vetture nuove e per il 76,88% vetture usate.

– Foto IPA Agency –

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(ITALPRESS).

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Economia

Un’impresa su tre assumerà lavoratori stranieri extra Ue entro il 2026

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ROMA (ITALPRESS) – Un’impresa su tre ha in programma di assumere lavoratori stranieri extra Ue entro il 2026 o lo ha già fatto tra il 2021 e il 2023. A spingere gli imprenditori a rivolgersi all’estero per soddisfare il proprio fabbisogno occupazionale è principalmente la mancanza di lavoratori italiani segnalata dal 73,5% delle imprese. Anche per questo il 68,7% delle aziende è disposto ad investire entro il 2026 in formazione del personale straniero, a fronte del 54,5% di quelle che non assumono lavoratori extra-UE. È quanto emerge dall’indagine di Unioncamere e Centro Studi Tagliacarne su un campione di 4.500 imprese manifatturiere e dei servizi con addetti compresi tra 5 e 499.

“L’Italia comincia ad avvertire gli effetti dell’invecchiamento della popolazione dovuto alle dinamiche demografiche”, evidenzia il presidente di Unioncamere, Andrea Prete. “I lavoratori immigrati sono quindi sempre di più una risorsa indispensabile per far fronte alla domanda di occupazione delle imprese. C’è anche un bacino di italiani di seconda o terza generazione che vivono soprattutto nel Sud America al quale il nostro Paese dovrebbe guardare con attenzione – aggiunge -. Si tratta spesso di giovani con competenze già consolidate e con un legame di lingua e di storia familiare con l’Italia, che potrebbero essere interessati a trasferirsi nel nostro Paese”.

Il 47,1% delle imprese prevede di assumere operai specializzati extra UE entro il 2026 o li ha assunti tra 2021e il 2023. Mentre il 32,6% assumerà o ha assunto operai generici, il 13,3% lavoratori del terziario, l’11,1% artigiani, il 9,3% per tecnici specializzati, il 4,9% per professionisti altamente qualificati e appena l’1,1% per manager. Sono soprattutto le imprese del Nord Est a ricorrere a lavoratori stranieri per fare fronte ai loro piani di assunzione. Il 36,5% delle imprese del Triveneto assumerà personale extra UE entro il 2026 o lo ha già fatto tra il 2021-23, a fronte del 31,8% del totale del sistema imprenditoriale italiano. A trainare sono soprattutto le imprese del Trentino-Alto Adige/Südtirol (39,1%), seguite da quelle del Veneto (37,6%) e del Friuli-Venezia (36,8%). Sul fronte opposto meno dinamica è la domanda proveniente dal Mezzogiorno, solo il 28,6% delle imprese meridionali ha in programma o ha programmato di assumere lavoratori non europei.

La difficoltà di trovare lavoratori italiani motiva il 73,5% delle imprese a cercare personale straniero fuori dall’Unione europea. A seguire, anche se in misura sensibilmente minore, tra le altre motivazioni indicate troviamo: la mancanza di giovani derivante dal calo demografico (12,6%), migliori competenze tecniche da parte dei lavoratori stranieri (9,4%) e, solo marginalmente, il minore costo del lavoro (3,0%). Più imprese manifatturiere, più tecnologiche, più grandi: è questo l’identikit delle realtà imprenditoriali che mostrano una maggiore propensione ad assumere lavoratori extra europei. Il 37,2% delle imprese industriali ha pianificato di farlo entro il 2026 o lo ha fatto tra il 2021 e il 2023, a fronte del 27,4% di quelle dei servizi. E se nel manifatturiero, il 40,2% delle imprese che ricorre al mercato del lavoro al di fuori dell’UE appartiene ai settori ad alta tecnologia, nei servizi il 36,2% opera nei settori a bassa intensità tecnologica. Nel complesso la metà delle aziende che assumono stranieri non europei, impiega tra 50 e 499 addetti, a fronte del 27,3% delle piccole.

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– foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

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