Economia
UniCredit, nel 2024 l’utile netto contabile sale a 9,7 miliardi
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10 mesi fa-
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Redazione
MILANO (ITALPRESS) – Il Consiglio di Amministrazione di UniCredit ha approvato i risultati consolidati di Gruppo al 31 dicembre 2024 relativi al 4^ trimestre 2024 e all’anno fiscale 2024 (FY24).
“La performance da record del Gruppo nel FY24 corona il nostro sedicesimo trimestre consecutivo di crescita sostenibile e redditizia – si legge in una nota del gruppo bancario -. Questo risultato eccezionale riflette il significativo potenziale inespresso che abbiamo sprigionato durante la fase iniziale di UniCredit Unlocked: tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissati sono stati superati in modo significativo in ognuna delle nostre regioni, facendo leva su un modello paneuropeo unico: crescita diversificata delle commissioni e ricavi nettidi alta qualità, elevata generazione organica di capitale, RoTE elevato, distribuzioni totali generose. Anche l’obiettivo relativo alla base dei costi, fissato nel 2021, è stato raggiunto nonostante livelli di inflazione ben più elevati rispetto a quanto inizialmente previsto. Con queste solide fondamenta, siamo adesso pronti ad entrare nella fase successiva di accelerazione dal 2025 al 2027”.
L’utile netto nel FY24, pari a 9,3 miliardi di euro, in aumento dell’8,1 per cento rispetto all’anno precedente, e l’utile netto contabile del FY24, pari a 9,7 miliardi, in aumento del 2,2 per cento se rapportato allo scorso anno, “sono la chiara dimostrazione della nostra trasformazione”, prosegue la nota. L’utile netto nel FY24 si è attestato a 10,3 miliardi di euro su base sottostante, ovvero non considerando gli 1,3 miliardi relativi a oneri straordinari (al lordo delle imposte) dovuti ai costi di integrazione (0,8 miliardi) a garanzia della redditività futura e alla copertura completa del caso RCA.
“Tre anni fa abbiamo annunciato UniCredit Unlocked con degli obiettivi finanziari che in molti giudicarono troppo ambiziosi. Oggi abbiamo ampiamente superato ciascuno di quegli obiettivi, sovraperformando in ogni metrica inclusi gli obiettivi di redditività e distribuzione, e stiamo entrando nella fase successiva della nostra strategia. In questa fase accelereremo la nostra crescita, aspirando ad ampliare ulteriormente la distanza dai nostri concorrenti, chiuderemo il divario che ci separa in termini di valutazione, consolidando UniCredit come la banca per il futuro dell’Europa e come il punto di riferimento del settore bancario”, commenta Andrea Orcel, Amministratore Delegato di UniCredit.
“Abbiamo concluso il 2024 con un solido quarto trimestre, a coronamento di sedici trimestri di crescita redditizia e di qualità, e con il nostro miglior utile netto contabile annuo di sempre pari a 9,7 miliardi, con l’utile netto escluse le DTA in rialzo del 9% rispetto allo scorso anno – prosegue -. L’utile netto sottostante si è attestato a 10,3 miliardi al netto delle azioni volte a garantire la redditività futura. Il RoTE nel FY24 è stato pari ad un solido 17,7%, o 20,9% su un CET1 ratio al 13%, sostenuto da maggiori ricavi netti, un rapporto costi/ricavi tra i migliori del settore, e una eccellente efficienza del capitale con una generazione organica di capitale pari a 12,6 miliardi”.
“Intendiamo aumentare la distribuzione agli azionisti a 9 miliardi di euro per il 2024, previo ottenimento delle relative autorizzazioni. A riprova ulteriore della nostra generosa politica di distribuzione, stiamo aumentando il dividendo al 50% dell’utile netto a partire dal 2025 – sottolinea l’AD -. Il nostro caso d’investimento stand-alone, basato su crescita e distribuzione, è convincente grazie ad una appetibile diversificazione geografica, una clientela e un business mix di qualità, mentre le nostre linee di difesa ci garantiscono protezione e le nostre distinte iniziative conseguiranno risultati sempre migliori. Continueremo a dimostrare eccellenti performance finanziarie e creazione di valore per gli azionisti. Qualsiasi crescita inorganica deve migliorare il nostro caso d’investimento stand-alone e rispettare i nostri rigorosi criteri finanziari e strategici. Il contesto macroeonomico e geopolitico rimane complicato e imprevedibile. Noi siamo in ogni caso estremamente ben posizionati per assorbire una normalizzazione dei tassi di interesse, del costo del rischio e dell’inflazione dei costi. La nostra diversificazione, insieme alle iniziative del management, ai costi di integrazione e agli overlays già accantonati ci dà un vantaggio significativo. Questo ci permetterà di mantenere una solida redditività e distribuzione.
Infine, un profondo ringraziamento ai colleghi per il loro duro lavoro e la dedizione nei confronti di tutti i nostri stakeholders. Sono orgoglioso dei vostri successi mentre costruiamo insieme la banca per il futuro dell’Europa”, conclude Orcel.
– Foto IPA Agency –
(ITALPRESS).
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Economia
Mps-Mediobanca, Giorgetti “Nessuna ingerenza o pressione da parte del Mef”
Pubblicato
2 ore fa-
18 Dicembre 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – “Tutte le doverose interlocuzioni che ho avuto con gli esponenti del sistema istituzionale e creditizio sono state sempre orientate a rappresentare l’opportunità di realizzare assetti idonei a garantire un futuro stabile all’istituto, senza alcun tipo di ingerenze o pressione nei confronti degli attori o dei titolari dei diritti di voto”. Così il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nel corso dell’informativa urgente sulla vicenda Mps-Mediobanca in Aula alla Camera.
“L’oculato lavoro del management ha portato a un progressivo rafforzamento e alla valorizzazione della banca, il cui valore è passato da un minimo di 1,95 operazione del 2022 ai 5,52 euro operazione nel novembre 2024, fino a superare a dicembre 2025 gli 8 euro”, ha aggiunto.
“L’ops su Mediobanca è stata un’operazione autonomamente deliberata e sulla quale, come azionista, abbiamo preso atto delle scelte della società e del loro razionale”, ha ribadito Giorgetti, che ha poi sottolineato come “nella fase di uscita del controllo della banca, il Ministero ha ottemperato agli impegni assunti nei confronti della Commissione Europea e, in tale ottica, le stesse dimensioni dei cinque componenti del CdA tratti della lista MEF rappresentano un comportamento coerente con i suddetti obblighi di perdita del controllo”.
“Per quanto riguarda il futuro della quota residua del MEF pari al 4,86% di un controvalore ovviamente variabile, ma ben superiore al miliardo, ogni determinazione dovrà essere adottata non già in una logica di mera cassa, ma in un’ottica strategica. Resta inteso che il MEF, in coerenza con gli impegni assunti a livello europeo, non presenterà comunque alcuna lista in occasione del rinnovo del consiglio di amministrazione”, ha concluso Giorgetti.
– foto IPA Agency –
(ITALPRESS).
Economia
La Bce lascia i tassi di interesse invariati, obiettivo stabilizzazione inflazione al 2%
Pubblicato
4 ore fa-
18 Dicembre 2025di
Redazione
FRANCOFORTE (GERMANIA) (ITALPRESS) – Il Consiglio direttivo della Bce ha deciso di mantenere invariati i tre tassi d’interesse chiave. La sua valutazione aggiornata riconferma che l’inflazione dovrebbe stabilizzarsi all’obiettivo del 2% nel medio termine. I tassi di interesse sui depositi, sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di prestito marginale rimarranno invariati rispettivamente al 2,00%, al 2,15% e al 2,40%. Le nuove proiezioni degli esperti dell’Eurosistema indicano un’inflazione complessiva media del 2,1% nel 2025, dell’1,9% nel 2026, dell’1,8% nel 2027 e del 2,0% nel 2028. Per l’inflazione al netto di energia e alimentari, gli esperti prevedono una media del 2,4% nel 2025, del 2,2% nel 2026, dell’1,9% nel 2027 e del 2,0% nel 2028. L’inflazione è stata rivista al rialzo per il 2026, principalmente perché gli esperti ora prevedono un calo più lento dell’inflazione dei servizi.
Si prevede una crescita economica più forte rispetto alle proiezioni di settembre, trainata soprattutto dalla domanda interna. La crescita è stata rivista al rialzo all’1,4% nel 2025, all’1,2% nel 2026 e all’1,4% nel 2027, e si prevede che si manterrà all’1,4% nel 2028. Il Consiglio direttivo è determinato a garantire che l’inflazione si stabilizzi al suo obiettivo del 2% nel medio termine. Adotterà un approccio basato sui dati e sulle riunioni per determinare l’orientamento appropriato della politica monetaria. In particolare, le decisioni del Consiglio direttivo sui tassi di interesse si baseranno sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione e dei rischi che la circondano, alla luce dei dati economici e finanziari in arrivo, nonché delle dinamiche dell’inflazione di fondo e della forza di trasmissione della politica monetaria. Il Consiglio direttivo non si impegna a priori a seguire un percorso specifico per i tassi.
– foto IPA Agency –
(ITALPRESS).
Economia
Bankitalia, nel 2024 chiuse posizioni in sofferenza per circa 6 miliardi
Pubblicato
6 ore fa-
18 Dicembre 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Nel 2024 sono state chiuse, ovvero eliminate dai bilanci, posizioni a sofferenza per circa 6 miliardi. Il dato, pari a circa 1,4 volte il valore dei nuovi ingressi, e’ inferiore al 2023 in termini sia assoluti (9 miliardi), sia di incidenza percentuale sulle sofferenze in essere alla fine dell’anno precedente (37% contro il 44%). Così la Banca d’Italia nella Nota di Stabilità finanziaria e vigilanza. La riduzione rispetto al 2023 è stata determinata principalmente dalle minori cessioni (passate da 5 a 3 miliardi) ed è riconducibile al progressivo ridimensionamento delle consistenze, che ha ridotto le esigenze di cessioni massive. Le strategie di gestione dei crediti deteriorati sono ora basate su un contributo più equilibrato delle diverse leve gestionali: l’ammontare delle posizioni chiuse internamente e’ risultato equivalente a quello delle cessioni sul mercato (3 miliardi).
I dati aggiornati sui tempi di smaltimento delle sofferenze confermano i progressi conseguiti negli ultimi anni, attribuibili sia alla riduzione delle consistenze che ai miglioramenti degli intermediari nella gestione di questi crediti: la quota delle posizioni chiuse entro tre anni dalla classificazione a sofferenza e’ pari all’87% (88% nel 2a023). Le cessioni di inadempienze probabili si sono mantenute stabili, pari a circa 4 miliardi.
Rispetto al 2023 il tasso di recupero medio delle sofferenze chiuse è aumentato di cinque punti percentuali, al 41%, di cui tre riconducibili alle chiusure di posizioni assistite da garanzie pubbliche e caratterizzate da tassi di recupero particolarmente elevati. Lo rileva la Banca d’Italia nella Nota di Stabilità finanziaria e vigilanza. Alla crescita hanno contribuito sia i recuperi sulle posizioni chiuse in via ordinaria (dal 45% al 47%), sia quelli sulle posizioni cedute (dal 30% al 36%), la cui incidenza sul totale delle posizioni chiuse e’ scesa dal 60% al 50%. Il tasso medio di recupero delle sofferenze assistite da garanzie reali è aumentato di tre punti percentuali, al 44%, sostenuto dall’incremento osservato sulle posizioni cedute a terzi (da 35% a 41%). Per le posizioni non assistite da garanzie reali, il tasso di recupero è aumentato di circa nove punti percentuali (da 28% al 37%), di cui sei attribuibili alle chiusure di posizioni assistite da garanzia pubblica.
Il prezzo delle sofferenze cedute nel 2024 è stato pari in media al 24% dell’esposizione lorda di bilancio al momento della cessione, in aumento di due punti percentuali rispetto al 2023. Il prezzo è rimasto stabile per le posizioni assistite da garanzie reali (34%), mentre è cresciuto sensibilmente per le altre (da 13% a 18%), che hanno beneficiato del maggior prezzo riconosciuto sulle posizioni con garanzia pubblica. Il prezzo di cessione dei crediti deteriorati diversi dalle sofferenze è stato in media pari al 51%, superiore di circa 5 punti percentuali a quello del 2023; l’incremento ha interessato sia la componente assistita da garanzia reale, sia quella non assistita da garanzia reale.
– Foto IPA Agency –
(ITALPRESS).

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