Economia
Generali, Donnet presenta i risultati “I migliori in 194 anni”
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2 settimane fa-
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Redazione
MILANO (ITALPRESS) – Generali ha presentato i risultati record per l’esercizio 2024, superando tutti i target previsti dal piano strategico. L’utile netto è stato di 3,8 miliardi, in crescita del 5,4% rispetto all’anno precedente, e con un risultato operativo record di 7,3 miliardi (+8,2%), trainato in particolare dalle attività di gestione del risparmio.
Sebbene l’utile netto complessivo sia leggermente sceso a 3,7 miliardi (-0,6%), a causa di un calo delle plusvalenze derivanti dalle dismissioni, il risultato resta comunque eccellente. A conferma della solidità del gruppo il consiglio d’amministrazione ha deciso di proporre un dividendo di 1,43 euro, con un incremento dell’11,7% rispetto al precedente.
L’ esborso complessivo sarà di 2,17 miliardi di euro, con un rendimento pari al 4,48% rispetto al prezzo attuale delle azioni di 31,9 euro. La distribuzione dei dividendi sottolinea l’attenzione di Generali nei confronti dei propri azionisti, consolidando la fiducia nel lungo periodo. Si tratta degli ultimi conti del piano precedente.
Il nuovo presentato dal ceo Philippe Donnet il 30 gennaio a Venezia prevede, in particolare, dividendi cumulati di oltre 7 miliardi, oltre all’impegno al riacquisto di azioni proprie per almeno 1,5 miliardi nell’arco di piano e un buyback pari a 500 milioni da avviare nel corso del 2025. Philippe Donnet commentando i risultati del 2024, ha parlato di risultati che sono “i migliori in 194 anni di storia della compagnia”.
Ha fornito anche una panoramica sulle scelte strategiche comunicando che il gruppo sta valutando l’opportunità di incrementare il portafoglio di Btp perchè il profilo multinazionale non trascura il radicamento in Italia.
“La nostra esposizione in Btp a fine 2024 ammonta a 35,6 miliardi una parte importante dei nostri investimenti”, ha affermato il Ceo aggiungendo l’intenzione di irrobustire il portafoglio in linea con la propria politica di investimenti e il profilo del rischio.
La decisione riflette la rilevante posizione di Generali in Italia, che rappresenta circa un terzo delle sue attività. Circa la possibilità di una diversa allocazione nei portafogli di Generali, Marco Sesana, general manager del Gruppo ha detto che si punterà ad aumentare le obbligazioni emesse dalle aziende private e limitare i titoli di Stato.
Tranne i Btp. All’orizzonte ci sono gli appuntamenti che riguardano la governance. Il rinnovo del consiglio di amministrazione sarà uno degli snodi centrali dell’assemblea del 24 aprile. Per la verità la convocazione iniziale era per l’8 maggio. Poi la comunicazione dell’anticipo che ha suscitato diversi interrogativi vista l’importanza dell’appuntamento.
“In realtà – ha spiegato Donnet – avevamo deciso la data dell’8 maggio con la speranza di ricevere entro fine marzo la normativa legata all’art.12 del Ddl Capitali”, riguardante le modalità di presentazione delle liste per il nuovo consiglio d’amministrazione.
“Visto il ritardo nella trasmissione siamo tornati a fine aprile”. Le nomine al vertice, con Philippe Donnet sostenuto da Mediobanca e sfidato da Caltagirone e Delfin, dipenderanno dalle decisioni di Assogestioni e Unicredit, rendendo l’assemblea tra le più determinanti degli ultimi anni.
Donnet oggi ha confermato la disponibilità al rinnovo. Interrogato anche sul possibile ruolo di Unicredit, che potrebbe diventare l’ago della bilancia dopo essere salito al 5,2% della compagnia triestina, e su possibili riassetti nell’azionariato, il top manager ha sottolineato: “Da quando sono diventato Ceo, nove anni fa, ho sempre sentito parlare di scalate. Quando sono arrivato però la capitalizzazione era di 15 miliardi e ora è di 50 miliardi. E ciò è dovuto all’implementazione con successo dei nostri piani strategici, il prossimo creerà ulteriore valore”.
Sul fronte dell’accordo con i francesi di Natixis per la creazione di una piattaforma europea del risparmio gestito, Donnet ha preferito non fornire dettagli. Si è limitato a ricordare che le consultazioni con i sindacati sono in corso e l’accordo definitivo sarà siglato dopo l’assemblea del 24 aprile. L’operazione però dovrà passare al vaglio del governo attraverso l’esercizio del golden power.
(ITALPRESS).
-Foto: ufficio stampa Generali-
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Economia
‘Un’impresa non facile’, il libro di Fondazione Aurora sull’imprenditorialità a impatto sociale
Pubblicato
7 ore fa-
26 Marzo 2025di
Redazione
MILANO (ITALPRESS) – Un’analisi delle dinamiche dell’imprenditorialità a impatto sociale in Africa subsahariana e delle caratteristiche del settore delle micro, piccole e medie imprese (MPMI) nel continente. Il libro “Un’impresa non facile” – promosso da Fondazione Aurora, l’organizzazione non profit che, nel quadro delle Agende UN 2030 – AU 2063 e degli obiettivi di sviluppo socio-economico inclusivo, affianca i giovani africani nel consolidamento di iniziative d’imprenditorialità con significativo impatto sociale nelle loro comunità – evidenzia il ruolo cruciale della cooperazione internazionale, del settore privato e del Terzo Settore nel supportare lo sviluppo di ecosistemi imprenditoriali sostenibili.
Ad approfondire queste tematiche durante la presentazione del libro a Milano, gli autori Marta Sachy, direttrice di Fondazione Aurora, Marco Riccardo Rusconi, direttore Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, Abdel-Nasser Daoud Kinefour, senior programme officer di African Union Development Agency-New Partnership for Africa’s Development, Mario Molteni, consigliere delegato di E4impact, Samir de Sousa, CEO di Serviços Ambientais da Beira – SABE (Mozambico), Arsène Héma, CEO di InVis (Burkina Faso), Luca Turello, Agronomo e Project Manager di illycaffè e Bezawit Fantu, Ricercatrice (Etiopia).
Il volume si concentra su quattro Paesi chiave – Burkina Faso, Etiopia, Kenya e Mozambico – e include testimonianze e casi studio imprenditoriali, istituzionali e della società civile. Gli autori evidenziano come l’accesso limitato ai finanziamenti, le fragilità infrastrutturali e le barriere normative siano tra gli ostacoli principali alla crescita delle imprese, ma mostrano anche strategie e modelli di successo per superarli.
Attraverso contributi di esperti, rappresentanti istituzionali e imprenditori africani, il volume propone riflessioni per rafforzare il sostegno alle imprese a impatto sociale, favorire lo sviluppo di reti di collaborazione internazionale e promuovere un approccio più inclusivo e partecipativo nella cooperazione economica tra Africa e Italia.
Per questo, Fondazione Aurora è impegnata nella promozione dello scaling up d’imprese africane ad impatto sociale, con capacità innovative e relazioni territoriali. Opera attraverso la ricerca applicata per migliorare prodotti e servizi, fornisce assistenza tecnica e fondi operativi per la dotazione di capitale e si adopera per l’attivazione di partnership strategiche al fine di inserire queste iniziative imprenditoriali nella catena di valore globale.
– Foto xm4/Italpress –
(ITALPRESS)
Economia
Inps, a gennaio 2025 le pensioni vigenti sono 17,99 milioni. Ecco tutti i dati
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15 ore fa-
26 Marzo 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Pubblicato l’Osservatorio statistico sulle pensioni erogate dall’Inps (esclusa gestione dipendenti pubblici), che riporta dati sulle pensioni vigenti al primo gennaio 2025 e sulle pensioni nuove liquidate nel 2024.
Al 1° gennaio 2025 l’Istituto registra un totale di 17.986.149 pensioni vigenti, di cui il 76,1% (13.687.335 pensioni) di natura previdenziale e il 23,9% (4.298.814 pensioni) di natura assistenziale. L’importo complessivo annuo è pari a 253,9 miliardi di euro, di cui 226,6 miliardi da gestioni previdenziali e 27,3 miliardi da gestioni assistenziali.
Il 46,4% delle pensioni e il 61,7% degli importi provengono dalle gestioni dei dipendenti privati, tra cui il Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti che riguarda il 43,8% del complesso delle pensioni erogate e il 57,2% degli importi in pagamento. Le gestioni dei lavoratori autonomi erogano il 28,1% delle pensioni, per un importo in pagamento pari al 24,6% del totale. mentre le gestioni assistenziali coprono il 23,9% delle prestazioni. Con riferimento alla categoria le prestazioni di tipo previdenziale sono costituite per il 69,5% da pensioni di vecchiaia (il 57,3% erogate a uomini), per il 4,8% da pensioni di invalidità previdenziale (58,0% uomini) e per il 25,7% da pensioni ai superstiti (il 12,6% uomini).
Le prestazioni di tipo assistenziale sono costituite per il 79,4% da invalidità civili sotto forma di pensione e/o indennità (42% uomini) e per il residuo 20,6% da pensioni e assegni sociali (38,1% uomini).
LA SUDDIVISIONE A LIVELLO TERRITORIALE
A livello territoriale l’Italia settentrionale detiene la quota maggiore di pensioni vigenti con il 47,8%, a seguire Centro (19,3%), Sud e Isole (30,9%) e una quota residuale (2%) viene erogata a residenti all’estero. Gli importi erogati sono distribuiti per il 55,9% in Italia settentrionale, il 19,7% in Centro, il 24,4% in Italia meridionale e Isole e lo 0,8% a residenti all’estero. Il 53,5% delle pensioni ha un importo inferiore a 750,00 euro, di queste il 43,1% (4,1 milioni di pensioni) beneficiano di prestazioni legate a bassi redditi.
Le pensioni nuove liquidate nel 2024 sono state 1.434.086, di cui poco più della metà (50,7%) di natura previdenziale. Gli importi annualizzati stanziati per le nuove liquidate del 2024 ammontano a 15,1 miliardi di euro, circa il 6,0% dell’importo complessivo annuo in pagamento al 1° gennaio 2025. Il 61,4% delle pensioni previdenziali liquidate nel 2024 è costituito da pensioni di vecchiaia (60,0% erogate a uomini), il 9,4% da quelle di invalidità previdenziale (64,2% uomini) e il 29,2% da quelle ai superstiti (18,9% uomini). Le prestazioni di tipo assistenziale sono costituite per il 91,9% da prestazioni di invalidità civile (42,2% erogate a uomini) e per l’8,1% da assegni sociali (42,8% uomini).
-Foto screenshot Inps-
(ITALPRESS).
Economia
Panetta “Bce deve restare pragmatica e basarsi sui dati”
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15 ore fa-
26 Marzo 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – “La BCE deve rimanere pragmatica e basarsi sui dati”. Lo scrive il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, in un editoriale sul Financial Times.
“Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha osservato che i tassi di riferimento stanno diventando “significativamente meno restrittivi”. Ciò significa che si stanno avvicinando gradualmente a un livello neutro, o R-star come è noto agli economisti. Questo livello non stimola né limita l’attività economica, ma è il tasso di interesse a breve termine che mantiene stabile l’inflazione e piena occupazione una volta che gli shock temporanei si sono dissipati”, spiega Panetta, sottolineando che “R-star è un obiettivo mobile e invisibile” e “per l’area dell’euro, le stime attuali variano tra l’1,5 e il 2,5 per cento in termini nominali”.
“Ciò mette i banchieri centrali in difficoltà – prosegue -. Da un lato, R-star è essenziale: i tassi di riferimento possono essere considerati solo “espansivi” o “restrittivi” rispetto a esso. Dall’altro, è sfuggente: un parametro di riferimento incerto e in continua evoluzione è una base traballante per l’elaborazione delle politiche”.
“Per gestire questa incertezza, le banche centrali devono utilizzare R-star in modo pragmatico. Quando i tassi di riferimento devono essere tutt’altro che neutrali, anche le stime approssimative sono utili. Nel 2022-23, la BCE sapeva che i tassi erano ben al di sopra della neutralità, deliberatamente, per combattere l’inflazione – sottolinea il governatore della Banca d’Italia -. Con loro al 4 per cento, anche un margine di errore di 1 punto percentuale intorno a R-star non ha cambiato la sua valutazione: la posizione era chiaramente “restrittiva”. Ma man mano che l’inflazione scende e i tassi si avvicinano alla neutralità, l’incertezza diventa un problema. I decisori politici entrano in una “zona grigia” in cui la politica monetaria può sembrare espansiva o restrittiva a seconda della stima R-star utilizzata, rendendo le stime inutili”.
Panetta poi illustra “una semplice regola pratica: quando i tassi devono essere tutt’altro che neutrali, date peso alle stime R-star. Non consentiranno una calibrazione precisa della posizione, ma aiutano a valutare se la politica monetaria è espansiva o restrittiva. Quando i tassi sono prossimi alla neutralità, concentratevi sulle proiezioni di inflazione e sulle prospettive macroeconomiche più ampie. Se i tassi di interesse rientrano nella zona grigia della R-star, l’inflazione sta diminuendo verso l’obiettivo e la crescita rimane debole, è probabile che la politica sia ancora restrittiva. Il mandato principale della BCE è la stabilità dei prezzi. Le stime dei tassi neutrali offrono un contesto utile, ma non dovrebbero dettare la politica. In questa fase, le proiezioni di inflazione forniscono una guida migliore”.
– Foto IPA Agency –
(ITALPRESS).


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