Economia
Le reazioni delle imprese ai Dazi di Trump, da Confcommercio a Uiv
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2 mesi fa-
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Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Dalla mezzanotte del 3 aprile gli Stati Uniti hanno fatto entrare ufficialmente in vigore i dazi reciproci del 20% sull’Unione Europea, attraverso un ordine esecutivo che il presidente americano Donald Trump ha annunciato nel corso dell’evento “Make America Wealthy Again” organizzato nel Rose Garden della Casa Bianca.
“Questo è il giorno della liberazione che tutti aspettavamo da molto tempo. Il 2 aprile 2025 sarà ricordato per sempre come il giorno in cui l’industria americana è rinata, con il destino degli Stati Uniti che è stato rivendicato”, esalta il tycoon, mentre le imprese e associazioni italiane ed europee tremano al concretizzarsi del nuovo provvedimento.
“Come Italia usciamo sicuramente penalizzati dall’introduzione dei dazi da parte degli Stati Uniti, in particolar modo per quanto riguarda i prodotti di fascia media, come vini e sughi pronti”, afferma Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura. “La risposta – ha proseguito – non può che essere unitaria, europea, convinta, come annunciato dalla presidente von der Leyen nella conferenza di stamane. Fondamentali le misure previste per sostenere i settori più colpiti. Non dimentichiamo, infatti, che rischiamo anche un massiccio riversamento di prodotti da altri Paesi che subiranno le tariffe americane, per esempio la Cina”. Confagricoltura, attraverso una nota, ha poi rimarcato come “in linea con quanto dichiarato dalla presidente Von der Leyen stamani, Confagricoltura ribadisce la necessità di un’azione dell’Unione tempestiva e coesa per salvaguardare la competitività del sistema agroalimentare, italiano ed europeo, sui mercati internazionali”.
In Italia tra i settori più colpiti dall’ordine esecutivo americano c’è quello vitivinicolo, con Unione italiana vini che, tramite le parole del suo presidente Lamberto Frescobaldi, ha così commentato: “Con i sanguinosi dazi americani al 20% il mercato dovrà tagliare i propri ricavi di 323 milioni di euro all’anno, pena l’uscita dal mercato per buona parte delle nostre produzioni. Perciò Uiv è convinta della necessità di fare un patto tra le nostre imprese e gli alleati commerciali d’oltreoceano che più di noi traggono profitto dai vini importati; serve condividere l’onere dell’extra-costo ed evitare di riversarlo sui consumatori”.
“Ridurre la burocrazia interna per rendere più coesa l’Europa su unione bancaria e mercato dei capitali”, rilancia invece Confcommercio, che spiega come i dazi introdotti dagli Usa abbiano “contenuti ben peggiori delle attese e al di là della sproporzione tra dazi e deficit delle partite correnti (meno di sei decimi di punto del PIL USA nei confronti dell’Europa), non si tratta tanto del livello delle nuove tasse, quanto, soprattutto, dell’implicito ed esteso attacco al funzionamento dell’Unione in materia di sussidi pubblici, politiche anti-inquinamento, proprietà intellettuale, equa tassazione dei redditi e imposte indirette, tutti temi confusamente identificati con l’etichetta di barriere non tariffarie“.
Federvini esprime invece “profondo rammarico e forte preoccupazione a seguito della decisione assunta dall’Amministrazione statunitense di applicare dazi sui prodotti importati dall’Unione Europea. Una scelta che rappresenta un grave passo indietro nei princìpi di libero scambio internazionale e che danneggerà pesantemente l’interscambio transatlantico, con effetti particolarmente dannosi sulla competitività delle imprese del settore agroalimentare. Il solo comparto di vini, spiriti e aceti italiani vale oltre 2 miliardi di euro di esportazioni verso gli Stati Uniti e coinvolge 40mila imprese e più di 450mila lavoratori lungo l’intera filiera”.
“La decisione di applicare dazi alle esportazioni europee negli Stati Uniti rappresenta un danno gravissimo per il nostro settore e un attacco diretto al libero mercato”, continua la presidente di Federvini, Micaela Pallini, che spiega come si rischi di “vivere un trauma economico, con ripercussioni pesantissime su tutta la filiera, dalla produzione alla distribuzione, fino al consumatore finale. Serve ora più che mai compattezza e determinazione da parte delle nostre istituzioni per contenere gli effetti devastanti di queste misure inutilmente protezionistiche e antistoriche”.
Il commento di CNA (Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa) esprime infine preoccupazione per le “conseguenze che l’introduzione dei dazi americani potrebbe determinare sul nostro sistema produttivo e in particolare su artigiani, micro e piccole imprese italiane, sempre più internazionalizzati”.
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Economia
Stati Generali dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli, un ruolo sempre più strategico e moderno
Pubblicato
5 ore fa-
21 Maggio 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – La dogana svolge oggi un ruolo sempre più strategico e moderno, al centro ci sono le merci, con un processo che deve essere trasparente ed efficiente. “Verso una dogana moderna: trasparenza, innovazione tecnologica e compliance” è il tema della seconda sessione degli Stati Generali dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli, in corso a palazzo Wedekind.
“Il settore delle dogane e’ un ambito in cui emerge la necessità di bilanciare valori e interessi differenti, le politiche doganali devono Infatti mirare a garantire efficienza e fluidità negli scambi commerciali internazionali, senza, però, compromettere la tutela dei diritti fondamentali” ha detto Roberto Alesse, direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli “Per raggiungere questi obiettivi è, quindi, opportuno svolgere controlli doganali rigorosi, tenendo sempre nella massima considerazione la salvaguardia della salute, della sicurezza pubblica e l’integrità del mercato valutario”.
Ogni anno i controlli doganali si attestano su numeri altissimi, quasi un milione : “fino all’anno scorso il commercio internazionale è cresciuto, così anche il numero di dichiarazioni doganali di importazione ed esportazione dall’Italia, ovviamente anche i controlli sono cresciuti negli anni, poiché controlliamo una certa percentuale delle merci in entrata e in uscita, più o meno i controlli si assestano in Italia intorno ai 900 mila l’anno, presso i porti e aeroporti italiani” ha spiegato Claudio Oliviero, direttore dogane dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. In questo processo complesso, fondamentale è la trasparenza, e alla base, come ha sottolineato Benedetto Santacroce, studio Santacroce, ci deve essere il dialogo ” il dialogo, secondo me, nasce prima addirittura del contrasto, cioè il dialogo nasce in una fase primordiale tra operatore e dogane, poi si parlerà di compliance , si parlerà di altri elementi. La complessità della normativa doganale porta, come conseguenza, il fatto che uno possa sbagliare, possa fare degli errori, allora in questa fase, il tema del dialogo anticipato è fondamentale “. Di riforma doganale ha parlato Giangiacomo D’Angelo, università di Bologna: “un tema caldo della riforma, che ha interessato un po’ tutta la normativa doganale, e il punto sul quale si sono concentrate le difficoltà maggiori, è stata la revisione del quadro sanzionatorio che era in vigore. E’ sempre stato un punto molto delicato e l’intervento normativo, che è stato posto in essere, posso dire, che è stato quanto mai opportuno, già la giurisprudenza aveva iniziato a disapplicare delle sanzioni, ritenendole sproporzionate e non totalmente allineate, rispetto ai dettami europei”.
Per la sottosegretaria all’Economia, Lucia Albano “L’efficienza del commercio internazionale dipende anche dall’uniformità e dalla rapidità nell’applicazione delle norme, in questo senso è essenziale proseguire nel processo di digitalizzazione, ambito in cui l’Italia è storicamente all’avanguardia. Dalla meccanizzazione degli anni ’80 all’odierna informatizzazione, le dogane italiane hanno semplificato le procedure, favorendo la competitività delle nostre imprese. La transizione verso una dogana moderna e tecnologica sta accelerando sensibilmente i lavori sul nuovo codice doganale dell’Unione Europea “ ha concluso” la dematerializzazione rappresenta la nuova frontiera con modelli di data sharing integrati ed accessibili da tutte le autorità doganali. In questo contesto l’attenzione dell’Agenzia verso l’intelligenza artificiale è un segnale chiaro della volontà di governare il cambiamento in atto”.
– foto xc3/Italpress –
(ITALPRESS).
Economia
Intesa Sanpaolo, il fatturato dell’industria manifatturiera italiana stabile a prezzi costanti
Pubblicato
5 ore fa-
21 Maggio 2025di
Redazione
MILANO (ITALPRESS) – Nel 2025 l’industria manifatturiera italiana si stabilizzerà sui livelli di fatturato 2024 a prezzi costanti, con performance più brillanti per Farmaceutica (+2,4% tendenziale), Meccanica (+1,7%) e Largo consumo (1,2%), e registrerà una modesta crescita del fatturato a prezzi correnti (+1,8%) attestandosi sui 1143 miliardi di euro (+229 miliardi rispetto al 2019). Lo evidenzia il Centro Studi di Intesa Sanpaolo, che ha presentato insieme a Prometeia il 107 ° Rapporto Analisi dei Settori Industriali.
Fondamentale sarà il contributo del canale estero, e in particolare il recupero della domanda europea guidato dal raffreddamento dell’inflazione e dalla ripresa della Germania, un mercato rilevante per tutti i settori manifatturieri italiani. Sarà proprio la riattivazione del commercio intra-UE a controbilanciare la situazione di generale debolezza del commercio mondiale, penalizzato dall’incertezza sulle politiche commerciali americane. Anche il mercato interno darà un contributo alla crescita 2025, sia dal lato dei consumi, che beneficeranno della ripresa del potere d’acquisto delle famiglie e dei rinnovi contrattuali, sia dal lato degli investimenti. In un contesto operativo comunque complesso, la presenza degli incentivi Transizione 5.0 e le buone condizioni reddituali delle imprese favoriranno un’accelerazione degli investimenti in beni strumentali, dopo lo stallo del 2024, che potrà in parte compensare la fase di normalizzazione del ciclo delle costruzioni.
Nel quadriennio 2026-29 l’industria manifatturiera italiana crescerà a ritmi prossimi all’1% medio annuo, mostrando un maggior dinamismo nel prossimo biennio grazie alla spinta degli investimenti del PNRR. Le esportazioni eserciteranno ancora un ruolo di traino. In un contesto di domanda mondiale che si confermerà più debole rispetto al passato, il saldo commerciale dell’industria manifatturiera italiana continuerà a espandersi, posizionandosi sui 134 miliardi di euro al 2029, circa 31 miliardi in più rispetto al 2019. Più della metà dell’avanzo commerciale sarà realizzato dalla Meccanica, che in prospettiva potrebbe beneficiare anche della potenziale ricostituzione della base produttiva americana.
La competitività delle imprese continuerà a giocarsi sulla leva degli investimenti volti a rafforzare i processi di digitalizzazione, efficientamento energetico e sostenibilità dell’offerta, nell’ottica di aggredire i mercati che offriranno le maggiori opportunità di crescita. Va infatti sottolineato come sia soprattutto la fascia alta della gamma produttiva a fare da traino ai settori rilevanti del Made in Italy, in tanti mercati chiave europei ed extra-europei, compresi gli Stati Uniti. Gli investimenti diretti esteri si configurano, inoltre, come un’ulteriore leva a disposizione delle imprese per rispondere alla grande incertezza legata all’evoluzione degli scambi commerciali. La presenza produttiva italiana negli USA ha mostrato segnali di rafforzamento negli ultimi anni.
Tra i settori più attivi su questo fronte, anche alla luce delle operazioni M&A più recenti, si segnalano Meccanica e Alimentare e bevande. In questo scenario, saranno i settori caratterizzati dal mix di domanda interna ed estera più brillante a presentare le maggiori opportunità di crescita al 2029, iniziando da Largo consumo e Farmaceutica (con un fatturato deflazionato in aumento a ritmi del +2,4% medio annuo nel quadriennio 2026-29), dove la buona tenuta sui mercati internazionali si unirà a una dinamica più vivace della spesa per consumi. Seguono i settori più legati alla doppia transizione, quali Meccanica (+2,1%), Elettronica (+1,8%) ed Elettrotecnica (+1,5%). Margini e redditività, per quanto in ridimensionamento dai picchi del triennio 2021-23, si manterranno comunque superiori ai livelli del 2019 garantendo alle imprese una buona sostenibilità degli investimenti.
– foto xm4/Italpress –
(ITALPRESS).
Economia
SG Company acquisisce il 25% di Core nelle relazioni istituzionali
Pubblicato
5 ore fa-
21 Maggio 2025di
Redazione
MILANO (ITALPRESS) – SG Company Società Benefit, tra i principali player italiani nel settore Entertainment & Communication, ha acquisito una partecipazione del 25% in Core Srl, specializzata in relazioni istituzionali, stakeholder engagement e corporate content, con sedi a Roma e Milano.
L’operazione segna l’inizio di una partnership strategica pensata non solo per rafforzare il network e l’offerta integrata, ma soprattutto per intercettare le nuove direttrici evolutive della comunicazione corporate. Fondata nel 2019, Core si è affermata come punto di riferimento nella costruzione di relazioni strategiche con media, istituzioni, stakeholder e opinion leader, distinguendosi per un approccio tailor-made.
Oggi, insieme e grazie a SG Company, si prepara a potenziare la propria capacità di generare valore per i clienti in un ecosistema comunicativo che sta cambiando radicalmente.
“La corporate communication non è più solo storytelling, ma è diventata infrastruttura strategica – commenta Pierangelo Fabiano, Presidente di Core -. Le aziende oggi devono sapersi posizionare su temi valoriali, costruire fiducia attraverso il dialogo con gli stakeholder e presidiare territori reputazionali ad alta sensibilità. L’alleanza con SG Company nasce per rispondere a questa nuova domanda del mercato con visione, competenza e strumenti integrati”.
In un mondo in cui contenuti corporate, posizionamento ESG, engagement continuo e intelligenza artificiale ridefiniscono le modalità con cui le imprese comunicano, Core e SG Company si pongono l’obiettivo di costruire una piattaforma di servizi capace di coniugare profondità relazionale e impatto narrativo. Una proposta che supera i confini tra live communication, advocacy e reputation management.
“Siamo convinti che il futuro appartenga a chi saprà fondere tecnologia e sensibilità umana – dichiara Davide Verdesca, CEO & Chairman di SG Company -. Core rappresenta per noi l’elemento mancante per completare un’offerta che oggi non può prescindere da competenze istituzionali e dalla capacità di generare contenuti ad alto valore. Insieme potremo dare forma a progetti integrati, scalabili e orientati al posizionamento strategico dei brand”.
L’accordo è strategico ed operativo e comporta, oltre all’ingresso di Verdesca nel CdA di Core (senza deleghe operative), la condivisione degli spazi di rappresentanza in Piazza Oberdan a Milano, che diventeranno hub di confronto, spazio per eventi nella Cherry on the Top e produzione di contenuti.
Con questa operazione, mentre SG Company conferma il proprio percorso di evoluzione da realtà focalizzata sull’event marketing a piattaforma di comunicazione e relazioni strategiche, Core rafforza la propria vocazione a essere partner di riferimento per le aziende che vogliono posizionarsi con coerenza, autorevolezza e impatto nei contesti più rilevanti del Paese e del mercato internazionale.
– Foto Ufficio stampa SG Company –
(ITALPRESS)


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