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Economia

Bankitalia, nel primo trimestre aumenta la richiesta di prestiti da parte delle famiglie

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ROMA (ITALPRESS) – Nel primo trimestre del 2025, secondo i dati della Banca d’Italia, i criteri di offerta sui prestiti alle imprese sono rimasti invariati. Tra i fattori sottostanti, le banche hanno segnalato un lieve effetto restrittivo riconducibile al peggioramento della situazione e delle prospettive economiche generali e di particolari settori o imprese.

I criteri di offerta sui prestiti alle famiglie per acquisto di abitazioni e per finalità di consumo sono stati lievemente irrigiditi. I termini e le condizioni generali per i finanziamenti alle imprese e per i mutui sono stati resi più favorevoli mediante una riduzione dei tassi di interesse praticati dalle banche, anche a seguito dei minori margini sui prestiti meno rischiosi. I termini e le condizioni applicati al credito al consumo sono rimasti invariati.

Nel trimestre in corso i criteri rimarrebbero invariati per il credito alle imprese e per i mutui, mentre si registrerebbe un lieve irrigidimento per i prestiti al consumo. La domanda di finanziamenti da parte delle imprese è rimasta invariata: l’impatto positivo legato alle maggiori necessità per investimenti fissi e al minor livello dei tassi di interesse è stato compensato da quello negativo dovuto alle minori esigenze per finanziare scorte e capitale circolante e al maggiore ricorso all’autofinanziamento.

La richiesta di prestiti da parte delle famiglie è aumentata sia per i mutui sia per il credito al consumo. Nel trimestre in corso la domanda di finanziamenti delle imprese aumenterebbe, mentre quella delle famiglie non registrerebbe variazioni significative. Le condizioni di accesso al finanziamento delle banche sono migliorate, principalmente con riferimento alla capacità di trasferire il rischio di credito fuori bilancio e ai titoli di debito a medio-lungo termine.

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Nel trimestre in corso le condizioni di accesso alla raccolta registrerebbero variazioni nel complesso contenute, con un ulteriore miglioramento nella capacità di trasferire il rischio di credito fuori bilancio. Nei sei mesi terminanti in marzo le variazioni del portafoglio di attività di politica monetaria dell’Eurosistema hanno esercitato un effetto lievemente positivo sulle consistenze di obbligazioni sovrane dei paesi dell’area dell’euro detenute dalle banche, sulle plusvalenze e sui coefficienti patrimoniali.

L’impatto sulle condizioni di finanziamento e sulla redditività complessiva è stato invece leggermente negativo. Le banche si attendono effetti simili anche nei prossimi sei mesi. Nell’ultimo semestre le decisioni sui tassi di interesse di riferimento della Bce hanno avuto un impatto negativo sulla redditività complessiva degli intermediari. Nei prossimi 6 mesi gli intermediari si attendono un ulteriore effetto negativo. Nel primo trimestre del 2025 la quota di crediti deteriorati e gli altri indicatori della qualità del credito non hanno esercitato alcun impatto sulle politiche di offerta.

-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).

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A giugno il mercato dell’auto in calo del 17,4% su base annua

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ROMA (ITALPRESS) – A giugno 2025 sono state immatricolate 132.191 autovetture a fronte delle 160.120 nello stesso mese dell’anno precedente, con una diminuzione del 17,44%. Lo rende noto il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

I trasferimenti di proprietà sono stati 439.475 a fronte di 420.804 passaggi registrati a giugno 2024, con un aumento del 4,44%.

Il volume globale delle vendite mensili, pari a 571.666, ha interessato per il 23,12% vetture nuove e per il 76,88% vetture usate.

– Foto IPA Agency –

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(ITALPRESS).

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Economia

Un’impresa su tre assumerà lavoratori stranieri extra Ue entro il 2026

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ROMA (ITALPRESS) – Un’impresa su tre ha in programma di assumere lavoratori stranieri extra Ue entro il 2026 o lo ha già fatto tra il 2021 e il 2023. A spingere gli imprenditori a rivolgersi all’estero per soddisfare il proprio fabbisogno occupazionale è principalmente la mancanza di lavoratori italiani segnalata dal 73,5% delle imprese. Anche per questo il 68,7% delle aziende è disposto ad investire entro il 2026 in formazione del personale straniero, a fronte del 54,5% di quelle che non assumono lavoratori extra-UE. È quanto emerge dall’indagine di Unioncamere e Centro Studi Tagliacarne su un campione di 4.500 imprese manifatturiere e dei servizi con addetti compresi tra 5 e 499.

“L’Italia comincia ad avvertire gli effetti dell’invecchiamento della popolazione dovuto alle dinamiche demografiche”, evidenzia il presidente di Unioncamere, Andrea Prete. “I lavoratori immigrati sono quindi sempre di più una risorsa indispensabile per far fronte alla domanda di occupazione delle imprese. C’è anche un bacino di italiani di seconda o terza generazione che vivono soprattutto nel Sud America al quale il nostro Paese dovrebbe guardare con attenzione – aggiunge -. Si tratta spesso di giovani con competenze già consolidate e con un legame di lingua e di storia familiare con l’Italia, che potrebbero essere interessati a trasferirsi nel nostro Paese”.

Il 47,1% delle imprese prevede di assumere operai specializzati extra UE entro il 2026 o li ha assunti tra 2021e il 2023. Mentre il 32,6% assumerà o ha assunto operai generici, il 13,3% lavoratori del terziario, l’11,1% artigiani, il 9,3% per tecnici specializzati, il 4,9% per professionisti altamente qualificati e appena l’1,1% per manager. Sono soprattutto le imprese del Nord Est a ricorrere a lavoratori stranieri per fare fronte ai loro piani di assunzione. Il 36,5% delle imprese del Triveneto assumerà personale extra UE entro il 2026 o lo ha già fatto tra il 2021-23, a fronte del 31,8% del totale del sistema imprenditoriale italiano. A trainare sono soprattutto le imprese del Trentino-Alto Adige/Südtirol (39,1%), seguite da quelle del Veneto (37,6%) e del Friuli-Venezia (36,8%). Sul fronte opposto meno dinamica è la domanda proveniente dal Mezzogiorno, solo il 28,6% delle imprese meridionali ha in programma o ha programmato di assumere lavoratori non europei.

La difficoltà di trovare lavoratori italiani motiva il 73,5% delle imprese a cercare personale straniero fuori dall’Unione europea. A seguire, anche se in misura sensibilmente minore, tra le altre motivazioni indicate troviamo: la mancanza di giovani derivante dal calo demografico (12,6%), migliori competenze tecniche da parte dei lavoratori stranieri (9,4%) e, solo marginalmente, il minore costo del lavoro (3,0%). Più imprese manifatturiere, più tecnologiche, più grandi: è questo l’identikit delle realtà imprenditoriali che mostrano una maggiore propensione ad assumere lavoratori extra europei. Il 37,2% delle imprese industriali ha pianificato di farlo entro il 2026 o lo ha fatto tra il 2021 e il 2023, a fronte del 27,4% di quelle dei servizi. E se nel manifatturiero, il 40,2% delle imprese che ricorre al mercato del lavoro al di fuori dell’UE appartiene ai settori ad alta tecnologia, nei servizi il 36,2% opera nei settori a bassa intensità tecnologica. Nel complesso la metà delle aziende che assumono stranieri non europei, impiega tra 50 e 499 addetti, a fronte del 27,3% delle piccole.

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– foto IPA Agency –

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Economia

Conti pubblici, Cdm approva il rendiconto 2024. Migliorati i saldi

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ROMA (ITALPRESS) – Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, ha approvato due disegni di legge, recanti rispettivamente il “Rendiconto generale dell’Amministrazione dello Stato per il 2024” e “Disposizioni per l’assestamento del bilancio di previsione dello Stato per l’anno 2025”. Il Rendiconto generale dello Stato 2024, che è stato parificato dalla Corte dei conti nella seduta del 26 giugno 2025, evidenzia un miglioramento di tutti i saldi sia per competenza sia per cassa.

“Si evidenzia che, in base ai risultati della gestione finanziaria 2024, in termini di competenza il saldo netto da finanziare e il ricorso al mercato sono stati rispettivamente pari a 107.543 milioni e 393.108 milioni – spiega Palazzo Chigi nel comunicato diffuso dopo il Cdm -. In termini di cassa, i livelli effettivamente conseguiti dai saldi sono stati pari, rispettivamente, a -151.482 milioni per il saldo netto da finanziare e a -435.411 milioni per il ricorso al mercato. Il disegno di legge di assestamento prevede l’aggiornamento per l’anno 2025 delle previsioni di entrata e degli stanziamenti di bilancio delle spese”.

“L’aggiornamento tiene conto del livello dei saldi di finanza pubblica previsti a legislazione vigente dalla legge di bilancio. Nel complesso, le variazioni proposte con il disegno di legge di assestamento determinano un miglioramento del saldo netto da finanziare di circa 800 milioni di euro in termini di competenza e di circa 600 milioni di euro in termini di cassa rispetto al saldo risultante dalla legge di bilancio – prosegue la nota -. Inoltre, il provvedimento reca un miglioramento dell’indebitamento netto, rispetto al DFP, pari a circa 500 milioni di euro”.

– Foto IPA Agency –

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