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Economia

Inps, nel 2024 877 mila pensioni con un importo medio di 1.229 euro

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ROMA (ITALPRESS) – L’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS) ha pubblicato il report relativo al monitoraggio dei flussi di pensionamento, che fornisce i dati sulle pensioni con decorrenza nel 2024 e nel primo trimestre del 2025, rilevati al 2 aprile 2025.

Nel 2024, sono state registrate 877.186 pensioni, con un importo medio mensile di 1.229 euro. Nel primo trimestre del 2025, il numero di pensioni è stato di 194.582, con un importo medio di 1.237 euro. Questi dati comprendono pensioni di vecchiaia, assegni sociali, pensioni anticipate, fondi speciali, pensioni di invalidità e pensioni ai superstiti.

Questi i dettagli delle singole categorie: pensioni di vecchiaia 266.620 nel 2024, 56.271 nel primo trimestre 2025. Pensioni anticipate: 223.216 nel 2024, 54.094 nel primo trimestre 2025. Pensioni di invalidità: 57.905 nel 2024, 9.444 nel primo trimestre 2025. Pensioni ai superstiti: 232.669 nel 2024, 49.272 nel primo trimestre 2025.

Per quanto riguarda le singole gestioni, questi i dati: FPLD 349.554 pensioni nel 2024, 83.260 nel primo trimestre 2025. Dipendenti pubblici 127.399 nel 2024, 16.791 nel primo trimestre 2025. Artigiani 86.123 nel 2024, 20.732 nel primo trimestre 2025. Commercianti 74.992 nel 2024, 17.740 nel primo trimestre 2025. Parasubordinati 47.912 nel 2024, 10.775 nel primo trimestre 2025. Coltivatori diretti, coloni e mezzadri 33.103 nel 2024, 8.098 nel primo trimestre 2025. Assegni sociali: 96.776 nel 2024, 25.501 nel primo trimestre 2025.

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(ITALPRESS).

Economia

L’Italia delle città intermedie, Esposito: “Tessuto connettivo del Paese”

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ROMA (ITALPRESS) – Un tessuto connettivo capace di unire le aeree interne del Paese con quelle metropolitane. Sono le 157 città intermedie analizzate in un rapporto curato da Mecenate 90 in collaborazione con il Centro Studi Tagliacarne. Città che ospitano imprese di eccellenza del Made in Italy e ad alto contenuto innovativo, città che esprimono dinamismo sociale, culturale ed economico e creano opportunità concrete per contrastare lo spopolamento e l’insufficiente dotazione di infrastrutture fisiche e digitali.Le città intermedie sono il tessuto connettivo dei comuni del nostro Paese. Sono le medie città, che non sono né le città metropolitane, le 14 grandi aree del Paese, nè i comuni molto piccoli. Parliamo di comuni che fanno quasi 11 milioni di popolazione, il 18% di quella italiana, e producono circa il 20% dei beni e servizi del nostro Paese. Quindi sono delle realtà importanti che hanno tutta una serie di vantaggi rispetto alle città metropolitane non secondarie”, spiega Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne in un’intervista alla Italpress.

Quindi le città intermedie sono “i soggetti che presidiano il territorio e a loro volta fanno quasi da ponte rispetto anche a quelle che sono le aree interne del Paese. Noi abbiamo calcolato una specie di indice di qualità della vita di queste città, comparandolo con quello delle città metropolitane. È stato calcolato su quattro dimensioni: degli affari, economica, sociale e della demografia. Chiaramente – sottolinea Esposito – i territori sono molto diversificati tra di loro, ma nell’aggregato abbiamo visto che prima di tutto nel complesso le città intermedie hanno una qualità del tessuto economico che è un pò inferiore ma sostanzialmente paragonabile a quelle delle aree metropolitane. Dove migliorano tanto è invece dal punto di vista culturale e demografico. Nel primo caso l’indice che abbiamo stimato indica un valore superiore al 20% in termini di punteggio rispetto alle città metropolitane, mentre il valore è un pò più basso ma sempre superiore per quanto riguarda gli aspetti demografici. Parliamo di circa un 12% di punteggio superiore rispetto alle città metropolitane e questo spiega anche perché se facciamo una proiezione al 2050, quando il nostro Paese avrà quasi 4 milioni di persone in meno, le città intermedie perderanno meno popolazione rispetto alle città metropolitane. Le città intermedie perderanno il 4% della popolazione, mentre le aree metropolitane circa l’8%”.

Esposito ribadisce poi che le città intermedie “funzionano come una rete di collegamento tra le grandi aree metropolitane e il complesso dei comuni dell’entroterra: le abbiamo anche individuate come una specie di poli intermedi che attirano un complesso di flussi di interscambio con il resto del territorio. Quindi rappresentano quella armatura territoriale del nostro Paese che spiega come quando alcuni grandi poli di sviluppo vanno in crisi, il sistema tiene ed è resiliente perché ha questa rete diffusa che consente in qualche modo ammortizzare i colpi della crisi”.

Quindi si potrebbe dire che il concetto di “medio” può essere considerato vincente prendendo proprio a modello le città intermedie. “E’ quel concetto che consente di contemperare le diversità di situazioni e anche di assicurare una flessibilità non solo economica ma soprattutto sociale e probabilmente di rappresentare quella ‘gioia di vivere’ che nel passato è stato considerato uno dei modelli di successo del nostro Paese”, conclude Esposito.

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Pnrr, Meloni “L’ok del Consiglio Europeo alla revisione conferma la credibilità del lavoro del governo”

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ROMA (ITALPRESS) – “L’approvazione definitiva da parte del Consiglio europeo della revisione del PNRR italiano conferma ancora una volta il lavoro solido e credibile del Governo nell’attuazione del Piano. La revisione mantiene invariata la dotazione finanziaria di 194,4 miliardi di euro, sottolineando l’impegno a proseguire con concretezza le riforme e gli investimenti strategici. Questo risultato rafforza la posizione dell’Italia in Europa e dimostra come l’Italia sappia tradurre le ambizioni in risultati concreti, garantendo il pieno utilizzo delle risorse europee a beneficio dei cittadini e dell’economia”. Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, dopo l’approvazione definitiva della revisione del PNRR italiano, predisposta in linea con gli indirizzi della Commissione contenuti nella Comunicazione del 4 giugno scorso.

“Nei prossimi giorni – ha Meloni – ci aspettiamo dalla Commissione europea il via libera al pagamento dell’ottava rata, pari a 12,8 miliardi di euro, che porterà a oltre 153 miliardi le risorse complessivamente ricevute dall’Italia. Contiamo, inoltre, di presentare entro fine anno la richiesta di pagamento della nona e penultima rata del Piano”.

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Economia

Le città intermedie orientate a creare opportunità per costruire il futuro

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ROMA (ITALPRESS) – Sono 157 le città intermedie che ricompongono la geografia territoriale del nostro Paese, con 73 nel Nord Italia, 44 nel Mezzogiorno e 40 nelle regioni del Centro. È il primo dato tra i tanti raccolti nel secondo volume “L’Italia Policentrica. Il fermento delle città intermedie”, curato da Mecenate 90 in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne e presentato oggi a Roma presso la sede di Unioncamere.

Producono un valore aggiunto pro-capite più alto del 16% rispetto al resto d’Italia (34.154 contro 29.534 euro nel 2022); resistono in prospettiva meglio all’inverno demografico contenendo il calo della popolazione al 4,5% tra il 2024 e il 2050 a fronte di una contrazione prevista del 7,3% della media italiana; presentano un indice di qualità della vita superiore del 7,3% rispetto alle città metropolitane e di ben il 27% più alto delle altre città del Paese. Sono città che ospitano imprese di eccellenza del Made in Italy e ad alto contenuto innovativo, città che esprimono dinamismo sociale, culturale ed economico e creano opportunità concrete per contrastare lo spopolamento e l’insufficiente dotazione di infrastrutture fisiche e digitali.

Promuovono interventi rigenerativi per riqualificare e rivitalizzare i quartieri più degradati e sono capaci di connettere i centri urbani minori ad una rete più allargata. Per il presidente del Comitato Scientifico di Mecenate 90, Giuseppe De Ritatrovo certo delle fragilità antiche e nuove, ma trovo specialmente una forte tensione a crescere ed una forte soggettualità di sviluppo collettivo”.

Rispetto alle dinamiche di sviluppo dell’ultimo Novecento e del primo decennio di questo secolo, secondo il presidente di Mecenate 90 Daniele Pitteri, “le città intermedie tendono a disegnarsi e a definirsi per differenziazione, definendo una propria ‘dimensione immateriale’ attraverso l’esaltazione dei caratteri di unicità e di tipicità, tuttavia pensando e definendo il proprio posizionamento in una dimensione internazionale che valorizza, armonizzandoli, la tensione allo sviluppo economico e la qualità della vita sociale”.

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Per Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne, si evince “una relazionalità più intensa tra imprenditoria e dimensione istituzionale intermedia che trova nelle città intermedie livelli di qualità della vita complessivamente superiori a quelli del resto del Paese”.

“In tanti casi pure nel Mezzogiorno, leggiamo anche in una maggiore disponibilità di offerta di servizi di prossimità alla popolazione. Una dimensione che si esplica in particolare nei confronti degli aspetti demografici e culturali e che rende questi luoghi un ambito in cui coltivare quella ‘joie de vivre’ che è stata uno degli elementi di successo del modello di sviluppo dei distretti industriali negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso e che oggi si riconferma e sotto molti versi si rafforza, al punto da poter considerare la dimensione urbana intermedia come un vero e proprio tessuto di connessione tra i poli metropolitani e una parte consistente di altri centri cittadini”.

Le dieci città prese in considerazione, si legge nel Rapporto, non sono svincolate dalle tante fragilità sociali che affliggono molte altre città del nostro Paese, ma promuovono interventi rigenerativi per riqualificare e rivitalizzare i quartieri più degradati, grazie alla presenza di un terzo settore pro-attivo, in grande fermento, vivace e creativo.

Sul versante del tessuto produttivo, le città intermedie ospitano nel proprio territorio imprese attive nei settori produttivi definiti di eccellenza e ad alto contenuto innovativo. Un tessuto produttivo caratterizzato da piccole e medie imprese, con una significativa capacità di innovazione e con un’importante propensione all’esportazione.

“Questi sono anni di profonde trasformazioni delle città – sottolinea il coordinatore del Rapporto di ricerca Ledo Prato, segretario generale di Mecenate 90l’intensità e il grado sono strettamente connessi non solo con gli investimenti del Pnnr e delle altre misure adottate nell’ultimo decennio, quanto con la capacità delle amministrazioni locali di mettere in campo progetti ispirati da una visione delle città del prossimo futuro, condivisa con i principali attori dell’economia, della cultura, del sociale. Le città intermedie sembrano aver preso in mano il presente e provato a riempirlo di senso”. 

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