Economia
Confcommercio, crescita modesta e consumi fragili
Pubblicato
3 settimane fa-
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Redazione
ROMA (ITALPRESS) – L’estate si è aperta all’insegna del permanere di un clima di elevata incertezza sulla direzione che prenderanno le diverse economie nei prossimi mesi. Le aspettative di consumatori e imprese, indirettamente e direttamente ne sono influenzate: minacce, ritrattazioni e rilanci nelle politiche tariffarie continuano a rappresentare una parte importante di questa fragile condizione. La geopolitica, da parte sua, non aiuta. In questo contesto l’economia italiana, pur non mostrando particolari elementi di vivacità, continua a muoversi lungo un sentiero di moderato sviluppo. E’ quanto sottolinea l’Ufficio Studi di Confcommercio nella nota sulla congiuntura di luglio. L’occupazione continua a migliorare e l’inflazione è ormai sotto controllo: come atteso, anche i dati definitivi di giugno riportano al 2,8% l’inflazione del carrello della spesa, una questione temibile sotto il profilo mediatico. Tra le note dolenti si devono segnalare la bassa dinamica dei consumi, il perdurare di difficoltà del sistema industriale e la debolezza della fiducia di famiglie e imprese.
La sintesi di questi andamenti è una crescita del Pil che per il secondo trimestre stimiamo pari allo 0,3% congiunturale e allo 0,8% su base annua; a luglio la crescita sarebbe dello 0,2% rispetto al mese precedente e dell’1% sullo stesso mese del 2024. Queste valutazioni, complessivamente ancora positive, dati i buoni fondamentali della congiuntura economica italiana, confermano la possibilità di una crescita attorno allo 0,8% per l’intero 2025. Come detto, se c’è un ostacolo al raggiungimento di questo target, esso è costituito dall’insufficiente spesa delle famiglie. I consumi, calcolati nella metrica dell’ICC, mostrano anche a giugno una riduzione su base annua (-1,0%), sintesi di un netto miglioramento della domanda per i servizi (1,3%) e di un deciso calo di quella per i beni (-1,9%). Seppure il dato dell’ultimo mese appare fortemente condizionato da quanto accaduto nell’automotive, la cui pesante riduzione (-29,5%) è stata in parte determinata dal confronto con il mese corrispondente del 2024 in cui partirono i tanto attesi incentivi, non vanno trascurate le difficoltà di molti segmenti di consumo cosiddetti “maturi” (abbigliamento, mobili, alimentari) che sono solo in parte controbilanciate dalla crescente domanda di beni e servizi per la fruizione del tempo libero.
Anche il dato destagionalizzato, che pure indica per il quarto mese consecutivo una marginale crescita congiunturale, non modifica la lettura di una dinamica dei consumi debole e le difficoltà di questa decisiva grandezza macroeconomica nel porsi come motore di una crescita più sostenuta. Crescita che stando alle dinamiche occupazionali e alla stabilizzazione dell’inflazione, per la quale la nostra stima per luglio è di una variazione congiunturale dello 0,2% e di una crescita tendenziale dell’1,4%, dovrebbe originare dai miglioramenti registrati dal reddito disponibile reale. La scarsa percezione da parte delle famiglie di questa mutata condizione e i timori di un repentino peggioramento continuano ad alimentare un clima di sfiducia che si traduce, in molti casi, in comportamenti estremamente prudenti in materia di consumo.
– foto IPA Agency –
(ITALPRESS).
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Economia
Spese obbligate in aumento, superano il 42,2% dei consumi
Pubblicato
11 ore fa-
6 Agosto 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Nel 2025 le spese obbligate – ovvero quelle legate a beni e servizi di cui le famiglie non possono fare a meno, come casa, energia, bollette, sanità, trasporti e assicurazioni – continuano a erodere quote crescenti dei bilanci familiari, arrivando a rappresentare il 42,2% della spesa totale, con un aumento di 5,2 punti rispetto al 1995.
E’ quanto emerge dai dati dell’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio, secondo cui si tratta di una dinamica, ormai strutturale, che riduce sempre di più l’area delle scelte libere di consumo, limitando il potenziale di crescita dell’economia legata alla domanda interna.
In trent’anni la quota di consumo destinata ai beni e ai servizi commercializzabili è passata dal 37% al 42,2%. La parallela compressione della quota destinata al consumo di beni e servizi commercializzabili (nel 2025 si stima un’incidenza complessiva del 57,8%), vale a dire quelli il cui acquisto è legato a scelte e preferenze personali e familiari, sottende a sua volta dinamiche articolate.
La spesa per i servizi commercializzabili, che aveva registrato un deciso arretramento nel 2020, è tornata, nei periodi più recenti, ad aumentare in misura più significativa rispetto agli altri consumi ed è stimata attestarsi nel 2025 al 20,8%. Quota che risulta ancora inferiore al 21,3% raggiunto nel 2019. Per contro i beni commercializzabili dovrebbero vedere nell’anno in corso un’ulteriore riduzione dell’incidenza attestandosi al 36,9%.
Vanno anche considerati gli importanti mutamenti demografici intervenuti nell’arco temporale oggetto d’osservazione. Oltre all’invecchiamento della popolazione, che ne ha mutato le esigenze e le preferenze in materia di consumi, a partire dal 2015 il numero di residenti in Italia ha mostrato una progressiva riduzione (nella media del 2025 il calo rispetto al picco del 2014 dovrebbe approssimarsi a 1,4 milioni) fornendo un inevitabile contributo negativo allo sviluppo della domanda. I risultati segnalano come gran parte dei cambiamenti, in termini di spostamento dei volumi tra obbligati e commercializzabili si sia rilevato tra il 1995 ed il 2007.
Elemento che fa emergere il ruolo dei prezzi nel determinare gli andamenti a valore. Altro fattore che spicca è il sostanziale immobilismo dei volumi acquistati per abitante, con una spesa, ai prezzi del 2025, che nell’anno in corso sarà ancora inferiore di circa 200 euro a quella del 2007 nonostante gli apprezzabili miglioramenti degli ultimi anni.
Analizzando più nel dettaglio le voci, si conferma il ruolo preponderante delle spese per l’abitazione, i cui volumi per abitante sono in continua crescita ed ammontano, ai prezzi attuali, a poco meno di 5mila e duecento euro l’anno (in aumento nel solo 2025 di 109 euro). Dinamiche più recenti evidenziano come per i beni commmercializzabili il miglioramento degli ultimi anni, guidato in buona parte dalle apparecchiature informatiche e per le comunicazioni, si vada esaurendo, con una stima per il 2025 di riduzione dei volumi acquistati di 57 euro per abitante. In questo contesto le maggiori difficoltà si confermano quelle relative ai beni più tradizionali come l’alimentare.
Per l’anno in corso i miglioramenti più significativi, in termini di volumi, sono attesi per i servizi commercializzabili per i quali si stima una crescita delle quantità acquistate di 134 euro per residente. Dato che permetterebbe di tornare, e superare di poco, i livelli del 2019. Le dinamiche di lungo periodo, e non solo, fanno emergere ancora una volta come i prezzi dei consumi a cui le famiglie non possono rinunciare, si siano mossi ad una velocità nettamente superiore rispetto ai beni e servizi commercializzabili. Tra il 1995 e il 2025 l’incremento complessivo è stato del 132,1 a fronte di una crescita del 55,2% dei beni commercializzabili e dell’81,4% dei servizi il cui acquisto è da considerarsi una libera scelta delle famiglie. Tra le spese obbligate continua a spiccare il ruolo degli energetici che, nonostante l’attesa di una riduzione dei prezzi nel 2025, hanno visto il deflatore aumentare del 178,3% nel periodo.
– Foto IPA Agency –
(ITALPRESS)
Economia
Il decreto Economia è legge dopo il via libera dalla Camera
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6 Agosto 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Con 160 voti a favore, 99 contrari e 3 astenuti, l’Aula della Camera ha approvato il ddl di conversione del decreto Economia. Il provvedimento reca disposizioni urgenti per il finanziamento di attività economiche e imprese, nonché interventi di carattere sociale e in materia di infrastrutture, trasporti ed enti territoriali. Il ddl è stato approvato da Montecitorio senza modifiche rispetto al testo dal Senato e diventa quindi legge.
– Foto IPA Agency –
(ITALPRESS)
Economia
Produzione industriale in aumento dello 0,2% a giugno, calo dello 0,9% sull’anno
Pubblicato
15 ore fa-
6 Agosto 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – A giugno l’Istat stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale aumenti dello 0,2% rispetto a maggio. Nella media del secondo trimestre si registra un aumento del livello della produzione dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti. L’indice destagionalizzato mostra un calo congiunturale solo per i beni di consumo (-0,9%); viceversa si osservano aumenti, sebbene assai contenuti, per i beni intermedi (+0,2%) e per l’energia e i beni strumentali (+0,1% per entrambi i settori).
Al netto degli effetti di calendario, a giugno l’indice generale diminuisce in termini tendenziali dello 0,9% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 20 come a giugno 2024). Si registrano incrementi tendenziali solo per l’energia (+7,3%); calano, invece, i beni strumentali (-1,4%), i beni intermedi (-2,1%) e i beni di consumo (-3,0%).
I settori di attività economica che registrano gli incrementi tendenziali maggiori sono la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+15,7%), l’attività estrattiva (+6,2%) e la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+4,7%). Le flessioni più rilevanti si riscontrano, invece, nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-8,0%), nella produzione di prodotti chimici (-3,2%) e nella fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche e nella metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (-3,0% per entrambi i settori).
– Foto IPA Agency –
(ITALPRESS)


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