Economia
WindTre-Censis, italiani sempre più immersi nella vita digitale
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3 anni fa-
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Redazione
In cosa consiste la digital life concretamente vissuta dai cittadini? Quali le loro aspettative e valutazioni? Sono gli interrogativi al centro del secondo rapporto WindTre-Censis che, partendo dall’avvenuta transizione alla digital life, verifica se e in che misura in ambiti di vita significativi gli italiani beneficino delle opportunità digitali. Internet è disseminata di rischi e gli italiani sanno che devono affrontare questo mondo con consapevolezza. “Gli italiani stanno usando sempre di più Internet, sono sempre più immersi in una vita che ormai è digitale, dove non c’è confine tra il reale e il virtuale”, ha detto Roberto Basso, director external affairs and sustainability WindTre nel corso della presentazione della ricerca. “All’interno di questo nuovo mondo ibrido ci sono dei rischi. La percezione dei rischi è il dato che emerge con maggiore chiarezza dalla rilevazione di quest’anno, in confronto all’anno scorso. Su questo piano ci sentiamo responsabili, riteniamo di avere una responsabilità digitale: WindTre è impegnata già da anni a formare ed educare i neo connessi, ai quei ragazzini che grazie al regalo di uno smartphone entrano nel mondo digitale. Accanto a loro ci sono persone più avanti con l’età, i senior, che si affacciano a questo mondo e hanno bisogno di essere tutelati per esempio dal rischio di frodi. Tutta questa area di rischi che è diventata sempre più evidente, ci impone un impegno nei confronti di questi utenti”. Dalla ricerca emerge che il 71,5% dei cittadini dotati di una connessione a internet utilizza sia la rete fissa sia quella mobile, il 17,7% solo la linea mobile, il 10,8% solo la rete fissa. Immersi nella digital life, gli utenti ricorrono alla combinazione di infrastrutture fisse e mobili per garantirsi l’accesso sempre, ovunque e comunque. Agli operatori di rete sono richieste connessioni veloci, con un’alta qualità e fluidità dei contenuti (51,6%), connessioni affidabili, senza incorrere in interruzioni (41,7%), un servizio di assistenza rapido e facilmente accessibile in caso di guasti o di problemi amministrativi (31,1%). Il 43,9% degli italiani (il dato sale al 51,5% tra i laureati e al 55,0% tra i giovani) pagherebbe qualcosa in più pur di avere la connessione con i requisiti indicati. Sul tema della sicurezza il 56,6% degli italiani (e ben il 61,9% dei giovani) ha paura per la propria sicurezza informatica, ad esempio quando svolge operazioni bancarie online. I ripetuti attacchi informatici a istituzioni, imprese e cittadini fanno presa sul corpo sociale e spaventano di più di quanto si tema il libero accesso alla rete da parte dei minori (34,7%), i rischi di dipendenza dal web e le minacce alla salute mentale (23,7%), gli hater che aggrediscono le persone sul web (22,0%). I cyber-attacchi insidiano il diritto alla connessione, che per gli italiani va tutelato garantendo adeguate protezioni dalle minacce. In un periodo in cui l’irrazionale circonda di fake news persino i vaccini, il 5G ad oggi beneficia di un ampio consenso sociale. Il 57,1% degli italiani (il 68,4% dei giovani, il 62,5% dei laureati) è favorevole a rendere la nuova tecnologia operativa ovunque, il 14,9% è invece contrario, convinto che faccia male alla salute, mentre il 28,0% è incerto. Il desiderio di non ritrovarsi con connessioni inadeguate spinge verso il consenso, mentre non decollano le tesi complottiste che associano alle reti di quinta generazione possibili rischi per la salute. Giorgio De Rita, segretario generale del Censis, ha spiegato che “ci sono i segni di una consapevolezza matura degli italiani verso Internet, gli italiani hanno verso la rete un atteggiamento capace di guardare oltre alcuni rischi, come le fake news e i furti informatici. Con questa ricerca ci siamo chiesti se il digital life non solo migliora la vita di tutti noi ma può migliorare anche la società, può rappresentare un motore di crescita. Emerge forte la convinzione che la qualità delle vite individuali sarà sempre più determinata anche dalla qualità di connessioni, device e competenze digitali e per questo motivo gli italiani ricorrono ad una logica combinatoria, cioè optano per una pluralità di modalità di connessione e di device, costruendo così una sorta di autotutela del diritto alla connessione. Gli italiani – ha aggiunto – chiedono agli operatori maggiore affidabilità, maggiore sicurezza, maggiore ampiezza dei servizi offerti”. Gli intervistati bocciano il processo di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione: il 46,3% è cauto, convinto che per ora abbia generato solo miglioramenti poco rilevanti. Il 32,7% è entusiasta, perché ritiene che abbia profondamente migliorato la Pa e lo farà ancora di più in futuro. Il 21,0% è scettico, in quanto non vede benefici nell’immediato e ritiene che non ce ne saranno in futuro. Il 50,5% degli italiani dichiara comunque di utilizzare personalmente i servizi online delle amministrazioni pubbliche quando sono disponibili. Per ora c’è grande cautela nei giudizi. Ad oggi il tanto atteso salto di qualità della Pa digitale è rinviato. Benefici arrivano dalle piattaforme digitali che sono ormai una parte integrante della vita quotidiana degli italiani. Il 64,8% di chi è dotato di una connessione le utilizza per ascoltare musica e podcast, il 64,7% per guardare film e serie tv, il 39,5% per seguire eventi sportivi, il 31,9% per leggere libri, il 19,3% per frequentare corsi di formazione. Il giudizio sugli effetti sociali dell’utilizzo di massa delle piattaforme è positivo. Per il 49,0% ampliano la platea di persone che possono accede a cultura e entertainment, per il 30,8% accorciano le distanze tra le generazioni, per il 30,6% riducono le differenze culturali tra i vari Paesi. Sono minoritarie le quote di coloro che sottolineano soprattutto gli svantaggi: il 17,9% ritiene che vi sia un eccesso di potere delle grandi piattaforme, il 17,5% teme che si amplino le disuguaglianze sociali e culturali in base alle disponibilità di connessione, il 14,3% vede il rischio di un crollo della qualità dell’offerta.
(ITALPRESS).
-foto Italpress-
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Meloni “Dalle banche 5 miliardi su 44 di profitti. Chieste risorse a chi ha avuto grandi benefici”
Economia
Meloni “Dalle banche 5 miliardi su 44 di profitti. Chieste risorse a chi ha avuto grandi benefici”
Pubblicato
1 ora fa-
27 Ottobre 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – “Non vogliamo tassare la ricchezza prodotta dalle aziende, perchè daremmo un segnale sbagliato. Vogliamo un contributo sulla rendita accumulata per condizioni di mercato che la politica del governo ha fortemente contribuito a creare”. Così la premier Giorgia Meloni a Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, nel nuovo libro di Bruno Vespa “Finimondo”, in uscita giovedì 30 ottobre per Mondadori-Rai Libri. “Ho spiegato – continua Meloni – che per mantenere i conti in ordine, occorrono delle risorse e le abbiamo chieste a chi, grazie a questa politica, ha avuto dei grandi benefici”.
“Se cresce lo spread, se sale il rating dell’Italia, se le banche hanno potuto approfittare dei 200 miliardi messi a disposizione dal governo Conte per rinegoziare con la garanzia dello Stato prestiti che avevano già erogato, o dei crediti del superbonus, sempre grazie a Giuseppe Conte, è giusto che quelle stesse banche ci diano una mano a continuare in una politica così profittevole. Se su 44 miliardi di profitti nel 2025 ce ne mettono a disposizione circa cinque per aiutare le fasce più deboli della società, credo che possiamo essere soddisfatti noi e che in fin dei conti possano esserlo anche loro”, aggiunge Meloni.
– foto IPA Agency –
(ITALPRESS).
Economia
Mastrapasqua “Collegare le pensioni al numero dei figli. La crisi demografica impone scelte forti”
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1 ora fa-
27 Ottobre 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – L’idea di collegare la pensione al numero di figli che si fanno “è tutt’altro che un azzardo”. Lo dice in un’intervista all’Italpress l’ex presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua. “La crisi demografica impone scelte forti – afferma -. Peraltro l’idea di collegare una migliore prestazione previdenziale in funzione del numero dei figli era contenuta anche nella legge Dini del 1995. Ma era rimasta tra le pieghe della riforma previdenziale e soprattutto all’epoca non c’era la crisi demografica con cui oggi dobbiamo confrontarci. L’Istat pochi giorni fa ci ha ricordato che nel 2024 le nascite sono state 369.944, in calo del 2,6% sull’anno precedente e del 42,2% rispetto al 1995, quando venne predisposta la riforma Dini di cui abbiamo parlato“. La crisi demografica mette in crisi tutto il sistema del welfare? “Certo, a cominciare dalle pensioni. Il sistema previdenziale a ripartizione, che vige in Italia, è un’ottima forma di patto generazionale, a condizione che ci siano nuove generazioni – evidenzia -. Con il sistema a ripartizione la mia pensione sarà pagata dai contributi di mio figlio, così come io ho pagato quella di mio padre. E senza nuovi nati non ci saranno nuovi lavoratori, meno lavoratori vuol dire un Pil più basso, meno contributi previdenziali e pensioni più magre. Bisogna invertire questo trend, in maniera radicale”.
Non bastano i bonus per favorire le famiglie che fanno più figli? “I bonus sono necessari, ma non sufficienti – replica Mastrapasqua -. Serve uno shock. E quindi bisogna immaginare una convenienza forte, una scommessa sul futuro proprio, della propria famiglia, del proprio Paese. Ma soprattutto una occasione per migliorare la propria condizione”. Mastrapasqua propone un aumento di 800-1000 euro al mese per la pensione di chi fa più di due figli. “Questo serve. Si tratta di avere il coraggio di progettare una proposta “disruptive” che coniughi esplicitamente l’”investimento” di fare figli con un premio a lunga scadenza: nell’orizzonte di un risparmio finanziario potremmo paragonare a un Btp trentennale, non incassabile fino a scadenza. Comunque – spiega – si deve poter contare su una grande convenienza; non un semplice ritocco al coefficiente di trasformazione come prevede la Dini del ’95, quando la crisi demografica era solo all’orizzonte. Ci vuole un intervento radicale, che assicuri un incremento di almeno il 50% della prestazione previdenziale raggiunta a scadenza, di vecchiaia o anzianità per i genitori che mettono al mondo almeno due figli. Un patto generazionale con una obbligazione dello Stato”.
Solo per le madri? “La Dini prevedeva il beneficio, assai modesto, solo per le madri. Credo che oggi sia il tempo di ragionare su entrambi i genitori, che devono poter contare su un grande incremento della futura prestazione previdenziale”, conclude Mastrapasqua.
– foto IPA Agency –
(ITALPRESS).
Economia
Si rafforza BRIDGeconomies, la rete europea a supporto delle PMI in Campania e Puglia
Pubblicato
3 ore fa-
27 Ottobre 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Si chiama BRIDGeconomies ed è il progetto europeo al quale partecipa ENEA per fornire gratuitamente alle aziende di Campania e Puglia assistenza sull’accesso a finanziamenti e opportunità UE e servizi integrati che favoriscono l’innovazione e il trasferimento tecnologico.
Il progetto ha usufruito di un finanziamento di circa 1 milione di euro per il periodo 2022-2025 e beneficerà di un ulteriore finanziamento di circa 900 mila euro per il triennio 2025-2028. BRIDGeconomies, che riunisce 13 partner tra camere di commercio, associazioni imprenditoriali, agenzie di sviluppo, centri di ricerca e università del Mezzogiorno, è uno dei sei consorzi italiani a offrire servizi della Enterprise Europe Network (EEN), la più grande rete mondiale a supporto delle piccole e medie imprese, istituita dalla Commissione Europea nel 2008, oggi presente con circa 600 punti di contatto in 57 Paesi.
“Come ENEA abbiamo creato un database con 1270 clienti della rete EEN che ricevono newsletter e vengono costantemente aggiornati sulle opportunità offerte. Ad oggi le imprese che sono supportate nel processo di innovazione e crescita a livello internazionale sono circa 850, quelle che beneficiano della consulenza specialistica dei nostri esperti 112, mentre le aziende che ricevono corsi di orientamento e formazione specializzati sono 525. Numeri importanti e in fase di continua crescita”, spiega il responsabile ENEA del progetto Oscar Amerighi, della divisione Knowledge transfer management, che collabora anche con i colleghi dei dipartimenti Energia e Sostenibilità. I servizi forniti dalla rete EEN comprendono: supporto all’innovazione con analisi delle capacità di gestione di ciascuna azienda; assistenza per il trasferimento tecnologico; sviluppo di partenariati attraverso la ricerca; identificazione di partner per accedere a progetti europei.
“Grazie ai nostri servizi sono circa 80 le aziende che finora hanno conseguito risultati importanti in ambito di partenariato internazionale. Inoltre, come ENEA abbiamo sottoscritto accordi di collaborazione con Confindustria, università e altri stakeholder presenti nelle due regioni e posto in essere diverse azioni sul tema della sostenibilità, come la realizzazione di due tavoli di simbiosi industriale a Salerno e a Taranto e la proposta di un servizio di assessment della sostenibilità aziendale e sul tema della digitalizzazione, anche in collaborazione con gli European Digital Innovation Hub CETMA-DIHSME e I-NEST”, conclude Amerighi. ENEA ha promosso anche il tema delle reti energetiche integrate, in vista dello sviluppo di un dimostratore di smart grid di piccola taglia presso il Centro di Portici, in provincia di Napoli, finanziato nell’ambito del Progetto Mission Innovation – POA Smart Grid, che sarà a disposizione delle imprese per mostrare i vantaggi relativi all’ottimizzazione dei consumi derivanti dall’adozione di tecnologie intelligenti e di fonti rinnovabili.
Tra le varie iniziative portate avanti da ENEA nell’ambito del progetto: eventi, quali Innovation Village e Open Day della ricerca con incontri one-to-one tra ricercatori e imprese; incontri B2B tra imprese, incubatori e investitori, sia pubblici che privati.
– foto ufficio stampa Enea –
(ITALPRESS).

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