Cronaca
L’Italvolley si ferma in semifinale, il Brasile vince 3-1
Pubblicato
3 anni fa-
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Redazione
APELDOORN (OLANDA) (ITALPRESS) – L’Italia si è fermata nel momento più bello, a un passo dal traguardo. Niente rivincita contro la Serbia dopo il Mondiale sfuggito nel 2018, niente contro-rivincita per Boskovic e compagne dopo la vittoria azzurra a Belgrado nell’Europeo del 2021. In finale ci va un Brasile praticamente perfetto in difesa, devastante pure a muro e nelle rigiocate: troppi gli errori delle azzurre nel terzo set, decisivo dopo la rimonta che ha illuso le ragazze di Mazzanti, disastrosa la prestazione nel quarto parziale dove le verdeoro hanno praticamente dominato gestendo anche la tentata rimonta di Orro e compagne. La gara al velodromo di Apeldoorn finisce 3-1 per le brasiliane (23-25; 25-22; 24-26; 19-25) che sabato alle ore 20.00 si giocheranno il primo titolo iridato dopo i tre secondi posti del 1994, del 2006 e del 2010. Niente da fare per le azzurre che sempre sabato alle ore 16.00 sfideranno gli Stati Uniti per la medaglia di bronzo. La gara si è sviluppata come da copione, punto a punto almeno nei primi tre parziale, anche se qualche sorpresa non è mancata: la prima è arrivata dalle scelte del ct Davide Mazzanti, con Chirichella in panchina e Lubian dal primo minuto insieme alla Danesi. In attacco la coppia Sylla-Bosetti con Orro in palleggio e Paola Egonu opposto, confermata anche Monica De Gennaro come libero. Il primo set ha seguito il copione preventivato all’inizio, con una gara praticamente punto a punto fino al 20-18, momento in cui le azzurre hanno sprecato il piccolo break per due errori in difesa. Lo strappo dello 0-3 delle brasiliane è costato carissimo nonostante la rimonta: nel momento decisivo ci hanno pensato Gabi, con un attacco punto, e Carol, con un muro decisivo su Egonu. L’errore che ha chiuso il set è stato proprio della numero 18 con un attacco sballato che ha regalato il 25-23 alle sudamericane. La reazione dell’Italia è arrivata immediatamente nel secondo parziale, giocato ancora una volta sul filo di lana: sul 22-22 è arrivato lo scatto decisivo con due punti di Sylla, abile a chiudere il pallone del 25-22.
Gara combattuta doveva essere e gara combattuta è stata anche nel terzo set, caratterizzato da parecchi errori in attacco di Paola Egonu e dallo scarto di quarto punti delle brasiliane iniziato sul 10-6 – dopo uno scambio lunghissimo chiuso dalle ragazze di Ze Roberto – e terminato sul 22-22 grazie al muro di Anna Danesi.
Sul più bello però le azzurre hanno pagato le imprecisioni sulle seconde palle: sul 24 pari l’Egonu ha sbagliato un attacco decisivo regalando il set point sfruttato immediatamente da Carol e compagne. Nel quarto set l’inerzia è stata tutta a favore delle sudamericane: dopo il 6-6 Sylla e compagne si sono sciolte come neve al sole, sbagliando tutto: dal 7-16 in poi è mancata la forza per reagire ad un parziale ormai indirizzato sui binari sbagliati. Il 9-1 brasiliano è stato devastante e ha spazzato via dal campo l’Italia: non sono serviti nemmeno i regali delle avversarie nel finale del match, le sudamericane hanno chiuso i cinque set point a disposizione con un muro sul primo tempo di Anna Danesi. L’Italia andrà comunque al GelreDome di Arnhem, ma non per giocarsi l’oro.
– foto LivePhotoSport –
(ITALPRESS).
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Cronaca
Buona la prima per il Cesena in Serie B, Pescara battuto 3-1
Pubblicato
9 minuti fa-
23 Agosto 2025di
Redazione
PESCARA (ITALPRESS) – L’Open Day della 94^ edizione del campionato di B termina con la vittoria strameritata del Cesena, che batte 3-1 in trasferta il Pescara. Per i romagnoli reti del neo acquisto Blesa, attaccante spagnolo, Shpendi e Bisoli, per il Pescara gol del momentaneo 1-1 firmato dall’ex bresciano Olzer. Gran primo tempo dei romagnoli che costruiscono occasioni a ripetizione. Dopo 5′ già due chance: prima Frabotta e poi Shpendi impegnano Desplanches. Il Pescara replica con una punizione fuori misura di Olzer, ma è l’undici di Mignani a creare i pericoli maggiori. Poco dopo il 20′ di nuovo Shpendi va vicino al gol con un colpo di tacco intercettato da Oliveri che salva la porta biancazzurra. Al 28′ addirittura tripla occasione per gli ospiti: doppia parata di Deplanches su Ciervo e Shpendi, poi di nuovo quest’ultimo sulla respinta si trova di fronte il portierone dell’Under 21 di proprietà del Palermo che gli nega la gioia del gol. Al 31′ arriva inevitabile il vantaggio del Cesena grazie a Blesa, che spinge a porta vuota il pallone servito da Berti. Passano 4′ e il Pescara pareggia con una fiammata di Olzer: sinistro potente dal limite che non lascia scampo a Klinsmann. Nella ripresa il Cesena si riporta subito avanti con il gol di Shpendi, abile a finalizzare il contropiede corto dei bianconeri causato da un errore in uscita degli adriatici. Al 19′ tris dei romagnoli con Bisoli, il centrocampista sfrutta un regalo di Desplanches, che fino a quel momento era stato il migliore in campo, e chiude il match. Il Cesena, già pronto per un torneo ambizioso, dimostra una superiorità a tratti imbarazzanti, mentre il Pescara ha bisogno di rinforzi se vuole sperare nella salvezza. Prima del fischio d’inizio va in scena la cerimonia inaugurale della Serie B. Musica e intrattenimento, in campo sventolano le bandiere delle 20 venti società che partecipano al torneo 2025/2026 e giocatori accompagnati a centrocampo da bambini vestiti con i kit dei 20 club cadetti. A seguire l’inno nazionale cantato dal tenore pescarese Piero Mazzocchetti (3° al Festival di Sanremo 2007) e il lancio del brano inedito e dedicato scritto ed eseguito da Eros Cristiani, pianista, autore e compositore, che accompagnerà gli eventi del campionato. Spettacolo sugli spalti con con oltre 11mila spettatori, tra i quali il neo ct dell’Under 21 Silvio Baldini, artefice nella scorsa stagione della promozione in B del Pescara.
– Foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).
Cronaca
Sinner pronto per lo US Open “Sto bene, ripreso quasi del tutto”
Pubblicato
2 ore fa-
22 Agosto 2025di
Redazione
NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – “Sono molto felice di essere tornato qui. Fisicamente mi sento bene. Mi sono ripreso quasi del tutto, non al 100% ancora, ma puntiamo a esserlo tra qualche giorno”. Lo ha detto Jannik Sinner in conferenza stampa in vista dell’esordio allo US Open, soffermandosi sulle sue condizioni dopo il virus che lo ha debilitato prima della finale di Cincinnati contro Alcaraz. “Avere delle rivalità è bellissimo. E’ positivo per lo sport, ma anche da un punto di vista personale, perchè, ad esempio, quando sei stanco in allenamento, cerchi di simulare certe situazioni che potrebbero verificarsi in partita – ha aggiunto Sinner, che debutterà contro Vit Kopriva -. Al momento, io e Carlos ci stiamo dividendo i trofei più importanti, ma allo stesso tempo, le cose possono cambiare. Non si sa mai. Ci sono grandi giocatori là fuori, e arrivare in finale è comunque un percorso molto difficile. Ma, come dico sempre, dobbiamo continuare a migliorare perchè altrimenti gli altri giocatori ci raggiungeranno. Dal mio punto di vista, è positivo. Mi rende solo un tennista migliore per il futuro”, ha aggiunto. A Flushing Meadows, il numero 1 al mondo potrebbe diventare il primo giocatore a trionfare per due anni di fila allo US Open dal 2008, l’anno in cui Roger Federer conquistò il suo quinto trionfo consecutivo. “Siamo verso la fine della stagione, quindi alcuni giocatori sono stanchi, altri si sentono in modo diverso. Tante cose possono cambiare – le sue parole sull’alternanza di campioni nell’albo d’oro – Qui sento che cambia molto anche se giochi di giorno o di notte. Ci sono tanti piccoli dettagli che rendono questo Slam diverso. Ad esempio, anche solo il fatto che dormiamo in città e ci mettiamo un’ora per arrivare qui. Piccole cose, ma se non le gestisci bene, poi è difficile giocare il tuo miglior tennis. Sicuramente è un torneo molto duro da giocare”, ha aggiunto Sinner.
– Foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).
Cronaca
Il 46^ Meeting di Rimini si apre nel segno delle “madri per la pace”
Pubblicato
4 ore fa-
22 Agosto 2025di
Redazione
RIMINI (ITALPRESS) – Chi sono Layla el-Sheik, Elana Kaminka, suor Azezet Habtezghi Kidane? Cosa accomuna le loro vite e quali le affinità con il tema del Meeting? La 46esima edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli si è aperta con un incontro al femminile di straordinaria intensità: Madri per la pace. Sul palco tre donne unite dall’esperienza del dolore e dalla scelta coraggiosa di trasformarlo in un impegno di riconciliazione: Laila, madre musulmana di Betlemme che ha perso un figlio piccolo nella seconda Intifada; Elana, israeliana, madre di Yannai soldato ucciso il 7 ottobre del 2003; suor Azezet, missionaria comboniana da anni attiva in Terra Santa e prima in Sudan e Etiopia. Intervistate da Alessandra Buzzetti, corrispondente di TV2000, hanno fatto una narrazione lucida e ricca di spunti di riflessione.
Il presidente della Fondazione Meeting, Bernard Scholz, nel saluto iniziale ha sottolineato come l’edizione di quest’anno intenda testimoniare la possibilità di costruire “mattoni nuovi” anche nei deserti della guerra, della solitudine e dell’indifferenza. Ha ricordato che “la costruzione di un luogo di pace e di bellezza non è frutto di automatismo, ma nasce dall’impegno di ciascuno”. Il titolo scelto, “Nei luoghi deserti costruiremo mattoni nuovi”, è stato interpretato come invito alla speranza.
L’incontro è stato arricchito dalla lettura del messaggio inviato da Papa Leone XIV al vescovo di Rimini, monsignor Niccolò Anselmi. Il Pontefice ha esortato i presenti a trasformare i deserti della storia in giardini di speranza, incoraggiando la Chiesa a farsi casa della pace e laboratorio di riconciliazione. Ha ricordato che “la pace non è un’utopia spirituale, ma una via umile, fatta di gesti quotidiani che intrecciano pazienza e coraggio, ascolto e azione”. Anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rivolto il suo saluto affermando l’importanza sociale che il Meeting, da sempre, ricopre.
Elana Kaminka, madre di quattro figli, ha perso il primogenito Yanai, giovane ufficiale di 21 anni, ucciso il 7 ottobre 2023 durante l’attacco di Hamas. Prima di morire, il figlio aveva salvato numerosi commilitoni e civili. “Yannai era mio figlio, ma anche un maestro – ha raccontato -. Credeva che il primo compito di un leader fosse amare le persone affidate alla sua responsabilità”. Dopo la tragedia, Elana ha scelto di unirsi al Parent Circle, associazione che riunisce genitori israeliani e palestinesi.
Laila Al Shaikh, madre di cinque figli, ha raccontato la perdita del piccolo Qusay, morto a soli sei mesi durante la seconda intifada a causa di un ritardo imposto da un check point. «Per anni non ho parlato con i miei figli di quella ferita – ha spiegato -. Non volevo che crescessero con il desiderio di vendetta”. Dopo sedici anni ha trovato il coraggio di unirsi al Parent Circle: “La prima volta che ho visto israeliani e palestinesi ridere insieme, ho capito che l’altro non è un nemico, ma un essere umano”.
La testimonianza di suor Aziza, comboniana eritrea, ha portato lo sguardo sulle comunità più vulnerabili: i beduini della Cisgiordania, i profughi, i più poveri dei poveri. “Abbiamo imparato – ha raccontato – che l’incontro con l’altro nasce dall’ascolto e dal riconoscimento della sua dignità”. Nella sua missione ha lavorato con ebrei, musulmani e cristiani, costruendo spazi di dialogo e convivenza. “Quando si vede il volto dell’altro, si vede il volto di Dio. Solo così è possibile il perdono”.
Tutte e tre le protagoniste hanno testimoniato come il perdono non sia un atto immediato nè scontato, ma un cammino personale e comunitario. Laila ha raccontato l’incontro con un ex soldato israeliano che anni prima aveva impedito a una madre palestinese di raggiungere l’ospedale: “Per me è stato come rivivere la morte di mio figlio. Ma il suo coraggio nel confessare la verità mi ha spinta a perdonarlo”. Elana ha sottolineato che «non possiamo vivere di generalizzazioni: chi ha compiuto il massacro del 7 Ottobre.
L’incontro si è concluso con un appello rivolto soprattutto ai giovani, troppo spesso travolti dall’odio e dalla propaganda. “Abbiamo aspettato per 77 anni i leader politici – ha detto Layla -. Ora tocca a noi madri mostrare ai nostri figli che la violenza non porta alla pace». Elana ha raccontato la scelta del secondogenito di servire nell’esercito come paramedico: «Ha deciso che il suo compito sarà salvare vite, non toglierle. E’ questo l’esempio che vogliamo dare”.
Il Meeting ha voluto aprirsi con questo incontro perchè la pace non è solo questione diplomatica, ma esperienza quotidiana che nasce dal basso. Le tre donne, con coraggio e determinazione, hanno mostrato che dai deserti del dolore possono nascere oasi di riconciliazione. Un messaggio che travalica i confini della Terra Santa e parla a tutti i popoli, chiamati a costruire con “mattoni nuovi” una civiltà fondata sul dialogo, sulla giustizia e sull’amore reciproco.
– Foto Meeting di Rimini 2025 –
(ITALPRESS).


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