Economia
A gennaio pensioni vigenti 17,7 milioni, spesa 231 miliardi anno
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2 anni fa-
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Redazione
Le pensioni vigenti al 1° gennaio 2023, secondo i dati Inps, sono 17.718.685, di cui 13.685.475 (il 77,2%) di natura previdenziale e 4.033.210 (il 22,8%) di natura assistenziale. L’importo complessivo annuo è pari a 231 miliardi, di cui 206,6 miliardi sostenuti dalle gestioni previdenziali e 24,4 miliardi da quelle assistenziali. Il 47,9% delle pensioni è in carico alle gestioni dei dipendenti privati: quella di maggior rilievo è il Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti, che gestisce il 45,2% del complesso delle pensioni erogate e il 58,1% degli importi in pagamento. Le gestioni dei lavoratori autonomi erogano il 28,3% delle pensioni, per un importo in pagamento pari al 24,6% del totale, mentre le gestioni assistenziali erogano il 22,8% delle prestazioni, con un importo in pagamento pari al 10,6% del totale. Nel 2022 sono state liquidate 1.350.222 pensioni, il 46,5% delle quali di natura assistenziale. Gli importi annualizzati stanziati per le nuove liquidate del 2022 ammontano a 14,2 miliardi, circa il 6,1% dell’importo complessivo annuo in pagamento al 1° gennaio 2023. Le prestazioni di tipo previdenziale sono costituite per il 68,7% da pensioni di vecchiaia, di cui poco più della metà (57,2%) erogate a uomini, per il 5,2% da pensioni di invalidità previdenziale di cui il 56% erogato a maschi e per il 26,1% da pensioni ai superstiti, con un tasso di mascolinità pari al 12,4%. Circa il 74,3% delle pensioni di anzianità/anticipate sono erogate a uomini, mentre tale percentuale si abbassa al 37,6% per le pensioni della sottocategoria vecchiaia. Anche nell’invalidità previdenziale (legge 222/84) c’è una preponderanza maschile: il 64,7% per l’assegno di invalidità e il 69,3% per la pensione di inabilità. Le pensioni di invalidità decorrenti prima della legge 222/84 avevano un tasso di mascolinità del 32%, dovuto all’età elevata dei titolari di queste prestazioni e alla maggiore longevità delle donne. Le prestazioni di tipo assistenziale sono costituite per il 20,3% da pensioni e assegni sociali, di cui il 37,5% erogate a uomini; il restante 79,7% delle prestazioni sono erogate ad invalidi civili sotto forma di pensione e/o indennità, con un indice di mascolinità del 41,6%. Il 61,6% delle pensioni previdenziali liquidate nel 2022 è costituito da pensioni di vecchiaia, il 7,6% da quelle di invalidità previdenziale e il 30,8% da quelle ai superstiti. Le prestazioni di tipo assistenziale sono costituite per il 7% da assegni sociali e per il 93% da prestazioni di invalidità civile. Considerando le prestazioni di invalidità civile per composizione dell’importo, il numero è di 612.405 sole pensioni, 1.807.182 sole indennità e 398.193 pensioni e indennità di accompagnamento insieme, per un totale complessivo di 2.817.780 invalidi civili. L’area geografica con la percentuale più alta di prestazioni pensionistiche è l’Italia settentrionale, con il 48,0%; al Centro viene erogato il 19,3% delle pensioni, mentre in Italia meridionale e Isole il 30,7%; il restante 2,0% (358.908 pensioni) è erogato a soggetti residenti all’estero. Il Nord ha un numero di pensioni per numero di residenti maggiore per le categorie vecchiaia e superstiti, seguito dal Centro e dal Mezzogiorno, mentre l’ordine si inverte per le pensioni di categoria invalidità previdenziale e per le prestazioni assistenziali. Per quanto riguarda la distribuzione territoriale degli importi erogati, il 55,3% delle somme stanziate a inizio anno sono destinate all’Italia settentrionale (per la vecchiaia la percentuale passa al 60,2%), il 24,3% a Italia meridionale e Isole (per pensioni e assegni sociali la percentuale passa al 55,7%), il 19,7% all’Italia centrale ed infine lo 0,7% a soggetti residenti all’estero. L’importo medio mensile della pensione di vecchiaia è di 1.359,53 euro, con un valore più elevato nel settentrione (1.456,71 euro). L’analisi della distribuzione per età evidenzia una età media dei pensionati pari a 74,1 anni, con una differenza tra i generi di 4,7 anni (71,5 anni per gli uomini e 76,2 anni per le donne). Nella distribuzione per classi di importo mensile delle pensioni si osserva una forte concentrazione nelle classi basse: il 55,8% delle pensioni ha un importo inferiore a 750 euro. Delle 9.883.267 pensioni con importo inferiore a 750 euro, il 43,1% (4.272.173) beneficia di prestazioni legate a bassi redditi, come integrazioni al minimo, maggiorazioni sociali, pensioni e assegni sociali e pensioni di invalidità civile.
(ITALPRESS).
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Economia
A luglio inflazione stabile all’1,7% su base annua
Pubblicato
6 ore fa-
31 Luglio 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Secondo le stime preliminari dell’Istat, nel mese di luglio 2025 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra una variazione del +0,4% su base mensile e del +1,7% su luglio 2024 (come nel mese precedente).
La stabilità del tasso di variazione tendenziale dell’indice generale sintetizza andamenti differenziati dei diversi aggregati: accelerano i prezzi dei Beni alimentari non lavorati (da +4,2% a +5,1%), dei Beni alimentari lavorati (da +2,7% a +3,1%), dei Servizi vari (da +1,6% a +2,2%) e dei Servizi relativi ai trasporti (da +2,9% a +3,4%); decelerano i prezzi dei Beni energetici regolamentati (da +22,6% a +16,7%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +3,2% a +2,6%) e si accentua la flessione di quelli dei Beni energetici non regolamentati (da -4,2% a -5,8%).
Nel mese di luglio l’”inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, resta invariata (a +2,0%), mentre quella al netto dei soli beni energetici aumenta lievemente (da +2,1% a +2,2%). La crescita tendenziale dei prezzi dei beni si attenua moderatamente (da +0,9% a +0,7%), come anche quella dei servizi (da +2,7% a +2,6%). Il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni aumenta, seppur di poco, portandosi a +1,9 punti percentuali (da +1,8 del mese precedente).
I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona mostrano una dinamica in accelerazione (da +2,8% a +3,4%), così come quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +2,0% a +2,3%). La variazione congiunturale positiva dell’indice generale è dovuta principalmente all’aumento dei prezzi degli Energetici non regolamentati (+1,6%), dei Servizi relativi ai trasporti (+1,0%), degli Energetici regolamentati (+0,9%), dei Servizi vari (+0,6%) e degli Alimentari lavorati (+0,5%); scendono invece su base mensile i prezzi degli Alimentari non lavorati (-0,6%). L’inflazione acquisita per il 2025 è pari a +1,7% per l’indice generale e a +1,9% per la componente di fondo. In base alle stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) registra una variazione pari a -1,0% su base mensile, a causa dei saldi estivi di cui il NIC non tiene conto, e a +1,7% su base annua (da +1,8% del mese precedente).
“A luglio 2025, secondo le stime preliminari, l’inflazione è stabile all’1,7%, per effetto di dinamiche opposte dei prezzi dei diversi aggregati – commenta l’Istat -. Tra i beni, si accentua la flessione tendenziale dei prezzi degli Energetici (-4,0% da -2,1% di giugno) e accelerano i prezzi nel settore alimentare (+3,8% da +3,3%). Nel comparto dei servizi, si registrano tensioni sui prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+3,4% da +2,9%) e dei Servizi vari (+2,2% da +1,6%), mentre decelerano quelli dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+2,6% da +3,2%). A luglio il tasso di variazione su base annua dei prezzi del “carrello della spesa” sale (+3,4% da +2,8%), mentre l’inflazione di fondo rimane invariata (a +2%)”.
– Foto IPA Agency –
(ITALPRESS)
Economia
Disoccupazione in calo a giugno, l’Istat stima una decrescita del 6,3%
Pubblicato
6 ore fa-
31 Luglio 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – A giugno 2025, su base mensile, la crescita di occupati e inattivi si associa al calo dei disoccupati. Lo rende noto l’Istat. L’aumento degli occupati (+0,1%, pari a +16mila unità) coinvolge le donne, i dipendenti permanenti, gli autonomi e tutte le classi d’età ad eccezione dei 35-49enni, per i quali si registra un calo; gli occupati diminuiscono anche tra gli uomini e i dipendenti a termine. Il tasso di occupazione è stabile al 62,9%. La diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-4,2%, pari a -71mila unità) riguarda entrambe le componenti di genere ed è diffusa in tutte le classi d’età.
Il tasso di disoccupazione cala al 6,3% (-0,3 punti), quello giovanile al 20,1% (-1,4 punti). La crescita degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+0,6%, pari a +69mila unità) interessa gli uomini e coloro che hanno meno di 50 anni di età, mentre tra le donne e chi ha almeno 50 anni il numero di inattivi è in diminuzione. Il tasso di inattività sale al 32,8% (+0,2 punti). L’incremento del numero di occupati si osserva anche confrontando il secondo trimestre 2025 con quello precedente (+0,4%, pari a +93mila unità rispetto al primo trimestre 2025).
Rispetto al trimestre precedente, crescono anche le persone in cerca di lavoro (+1,2%, pari a +20mila unità) e diminuiscono gli inattivi di 15-64 anni (-0,7%, pari a -81mila unità). A giugno 2025, il numero di occupati supera quello di giugno 2024 dell’1,5% (+363mila unità); l’aumento riguarda gli uomini, le donne e chi ha almeno 50 anni, a fronte di una diminuzione nelle altre classi d’età. Il tasso di occupazione, in un anno, sale di 0,6 punti percentuali. Rispetto a giugno 2024, cala sia il numero di persone in cerca di lavoro (-5,5%, pari a -94mila unità) sia quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-1,2%, pari a -142mila).
“A giugno 2025 il numero di occupati, pari a 24 milioni 326mila, è in crescita rispetto al mese precedente. Aumentano i dipendenti permanenti (16 milioni 542mila) e gli autonomi (5 milioni 274mila), mentre diminuiscono i dipendenti a termine (2 milioni 510mila) – commenta l’Istat -. L’occupazione cresce anche rispetto a giugno 2024 (+363mila occupati in un anno), per effetto dell’aumento dei dipendenti permanenti (+472mila) e degli autonomi (+190mila) e del calo dei dipendenti a termine (-299mila). Su base mensile, il tasso di occupazione è stabile al 62,9%, quello di disoccupazione diminuisce al 6,3% e il tasso di inattività cresce al 32,8%”.
– Foto IPA Agency –
(ITALPRESS)

TORINO (ITALPRESS) – Iveco Group e l’indiana Tata Motors hanno raggiunto un accordo per creare un gruppo nel settore dei veicoli commerciali che avrà la portata, il portafoglio prodotti e la capacità industriale “per diventare un campione globale in questo dinamico settore”, si legge in una nota. L’opa volontaria sarà effettuata da TML CV Holdings PTE o da una società a responsabilità limitata da costituire secondo la legge olandese, che sarà interamente posseduta, direttamente o indirettamente, da Tata Motors.
L’offerta è condizionata, tra l’altro, alla separazione del Business Defence di Iveco, e riguarda tutte le common shares di Iveco Group ex separazione del Business Defence, a un prezzo unitario di 14,1 euro (cum dividend, al netto di qualsiasi dividendo distribuito in relazione alla vendita delle aziende del Business Defence) pagato in contanti. L’Offerta comporta un corrispettivo totale di circa 3,8 miliardi per l’intera Iveco Group, escludendo il Business Defence e i proventi netti riveniente dalla sua separazione.
“Questo è un passo logico successivo alla scissione del business dei veicoli commerciali di Tata Motors e permetterà al nuovo gruppo di competere su una base veramente globale con due mercati domestici strategici in India ed Europa. Le attività complementari del gruppo risultante dalla combinazione delle due realtà e la sua maggiore portata rafforzeranno la nostra capacità di investire con audacia. Non vedo l’ora di ottenere le necessarie approvazioni e di concludere l’operazione nei prossimi mesi”, afferma Natarajan Chandrasekaran, Chairman di Tata Motors.
“Siamo orgogliosi di annunciare questa unione strategicamente significativa, che unisce due aziende con una visione condivisa sulla mobilità sostenibile. Inoltre, le più robuste prospettive della nuova realtà sono fortemente positive in termini di sicurezza dell’occupazione e dell’impronta industriale di Iveco Group nel suo complesso”, sottolinea Suzanne Heywood, Chair di Iveco Group. Per Girish Wagh, Executive Director di Tata Motors, “questa unione rappresenta un salto in avanti strategico nella nostra ambizione di costruire un ecosistema di veicoli commerciali pronto per il futuro. Integrando i punti di forza di entrambe le organizzazioni, stiamo aprendo nuove strade per l’eccellenza operativa, l’innovazione dei prodotti e soluzioni incentrate sul cliente. Questa partnership non solo migliora la nostra capacità di soddisfare le diverse esigenze di mobilità nei vari mercati, ma rafforza anche il nostro impegno a fornire soluzioni di trasporto sostenibili in linea con i megatrens globali. Insieme, stiamo plasmando un’azienda resiliente e agile, attrezzata per essere leader in tempi di grandi trasformazioni”.
Olof Persson, CEO di Iveco Group, conclude: “Unendo le forze con Tata Motors, stiamo liberando nuovo potenziale per migliorare ulteriormente le nostre capacità industriali, accelerare l’innovazione nel trasporto a zero emissioni e ampliare la nostra presenza nei principali mercati globali. Questa unione ci permetterà di servire meglio i nostri clienti con un portafoglio di prodotti più ampio e avanzato e di offrire valore a lungo termine a tutti gli stakeholder”.
Il Prezzo d’Offerta, unitamente al dividendo straordinario che sarà distribuito agli azionisti in relazione al trasferimento delle attività del Business Defence (stimato pari a 5,5-6 euro per azione), incorpora un premio del 22-25% rispetto al prezzo medio ponderato per volume nei tre mesi precedenti il 17 luglio 2025, pari a 16,02 euro (prima di qualsiasi speculazione su una possibile offerta). Il Prezzo d’Offerta incorpora anche un premio del 34%-41% rispetto al prezzo medio ponderato per volume nei tre mesi precedenti il 17 luglio 2025 pari a 16,02 euro (prima di qualsiasi speculazione su una possibile offerta) al netto del dividendo straordinario stimato di 5,5-6 euro per azione. Il dividendo straordinario stimato di 5,5-6 euro per azione rimane soggetto agli adjustments di chiusura connessi alla vendita del Business Defence
Il Consiglio di Amministrazione di Iveco sostiene l’Offerta e raccomanda ai titolari di common shares di aderirvi. Exor, principale azionista di Iveco Group, ha assunto l’impegno irrevocabile a sostenere l’Offerta e portare in adesione all’Offerta la propria partecipazione azionaria, pari a circa il 27.06% delle common shares e al 43.11% dei diritti di voto complessivi di Iveco Group. L’Offerente ha in essere finanziamenti committed sufficienti a far fronte agli impegni di pagamento dell’intero Prezzo d’Offerta, assicurando la disponibilità dei fondi e un’elevata certezza di completamento dell’operazione. L’Offerente è impegnato a sostenere e accelerare la strategia di Iveco e a garantire gli interessi di lungo termine di tutti gli stakeholder di Iveco, inclusi dipendenti, fornitori e clienti. L’Offerente ha accettato numerosi impegni non finanziari a valere per i due anni successivi alla data di settlement dell’Offerta. L’Offerta è subordinata all’ottenimento delle necessarie autorizzazioni in materia di concentrazioni, investimenti diretti esteri, Regolamento UE sui sussidi esteri e regolamentazione finanziaria, e si prevede sia conclusa nella prima metà del 2026. La vendita del Business Defence è prevista entro il primo trimestre del 2026 e comunque non oltre il 31 marzo 2026.
-Foto Tata Motors-Iveco Group-
(ITALPRESS).


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