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Scherma e Sport e Salute insieme con ‘Stoccate Socialì

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ROMA (ITALPRESS) – Una serie di diversi progetti, messi in campo dalla Federazione Scherma Italiana con il sostegno di Sport e Salute, per promuovere la disciplina nella scuola, tra i giovani e le categorie fragili. Il convegno “Stoccate sociali – L’impegno della scherma italiana per la medaglia dell’inclusione” ha presentato, presso la Camera dei Deputati, i risultati dei suoi progetti proprio nell’anno, il 2023, in cui la scherma ha ottenuto il risultato storico di 26 medaglie tra Campionati Europei e Mondiali, oltre alle 12 medaglie al campionato del mondo paralimpico, rilanciando così il proprio impegno anche nel sociale. “Spesso si associa la scherma ai nostri campioni, ma la scherma è anche altro. E’ fatta di presenza sul territorio, è fatta di attività di base. I nostri progetti ci permettono di spaziare in tutte le fasce di età, dagli over 65 fino ai bambini. Noi crediamo che mettendo a disposizione il nostro tessuto possiamo dare il nostro contributo a questa missione di diffusione dello sport a persone di tutte le età, di tutti i ceti o nei casi di disabilità”, le parole del presidente Paolo Azzi.
Un grande lavoro portato avanti in tutta Italia, attraverso i progetti di Sport e Salute, che nell’ambito della categoria “Ceti fragili” ha portato alla promozione di ben 3 progetti diversi: “Over 65”, dedicato a promuovere l’utilizzo della pedana senza limiti di età, “Scherma nelle unità spinali”, che ha coinvolto 8 diversi comitati regionali, e “Nastro Rosa”, che mette la scherma a disposizione rendendola una disciplina terapeutica per le donne operate al seno e che ha visto, come testimonial, salire sul palco Francesca Facioni, ex fiorettista azzurra che a seguito di un tumore ha trovato nella scherma la forza per reagire. “Lo sport è entrato in maniera dirompente nella nostra vita. Questo evento è una medaglia per l’abbattimento delle barriere. Sport e sociale è un binomio su cui noi puntiamo e continueremo a puntare”, ha sottolineato Maria Spena, membro del Cda di Sport e Salute. Importanti anche i numeri del progetto “Scherma Futura”, che punta a combattere il fenomeno dell’abbandono dello sport in età adolescenziale e che ha visto la partecipazione di 509 ragazzi, così come “La mia scuola promuove la scherma” che ha visto la partecipazione di 3.072 studenti per un totale di quasi 19mila presenze alle lezioni di avviamento alla pratica schermistica curate da 24 società italiane.
“Lo sport è un diritto di tutti e per tutti. La scherma è stata l’antesignana di questo interpretando questa missione nel migliore dei modi. I progetti di inclusione sono importanti. Le medaglie sono dei successi, ma devono consentirci di veicolare i valori dello sport”, ha sottolineato Flavio Siniscalchi, capo dipartimento per lo sport. In conclusione ha preso la parola anche Tommaso Marini, campione del mondo di fioretto maschile, che ha posto l’accento sull’importanza del fatto che “lo sport vada di pari passo con la scuola. Non tutti hanno la fortuna di avere palestre vicino casa ed è molto importante che sia molta attenzione a tutti i progetti che legano sport e sociale”.
– Foto spf/Italpress –
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Velasco “Felice di aver visto le azzurre forti dentro. Sappiamo che da adesso sarà ancora più dura”

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TRENTO (ITALPRESS) – “L’obbligo di vincere è la cosa più difficile da gestire per una squadra o per un atleta. A inizio stagione ho detto che il modo in cui abbiamo vinto le Olimpiadi era l’eccezione, la regola è giocare punto a punto. L’abbiamo ripetuto molte volte che è difficile ripetersi e che dovevamo essere pronte. Soprattutto perché si era fatta male Fahr e dopo un po’ dall’inizio della partita è uscita Orro. Bisogna essere forti dentro e sono molto felice di questo, molto di più di quando abbiamo vinto facilmente”. Così il ct della Nazionale femminile di volley, Julio Velasco, al Festival dello Sport di Trento. “Alle ragazze avevo posto obiettivo di essere autonome e autorevoli a inizio biennio. E questo lo hanno dimostrato. Nei momenti difficili la squadra non sembrava né impaurita né persa. Dico che bisogna saper giocare male, ovvero bisogna saper giocare quei momenti in cui giochiamo peggio degli avversari. Bisogna tenere duro, evitare che loro prendano controllo della partita. Ma non lo hanno fatto perché l’ho insegnato io, io cerco di tirare fuori cose che hanno già dentro”.

“La Nazionale maschile viveva molto emozioni per diversi fattori. Un po’ per l’infortunio di Lavia e un po’ perché hanno ricevuto molte critiche, e questo lascia il segno. Non solo nelle sconfitte precedenti, sempre in finale tranne alle Olimpiadi, ma anche dopo la partita contro il Belgio. Accumulavano tensione e rabbia. Ogni momento ha un’emozione speciale, lo sport è bello perché è emozione, non è calcolo”, ha aggiunto.

“Sappiamo benissimo che ora sarà ancora più dura. Infatti, dopo aver letto il titolo di oggi, ‘Le invincibili’, ho toccato tutto per scaramanzia. Non avrei messo quel titolo, porta una sfortuna tremenda perché prima o poi perderemo. Non alimentiamo questa cosa per cui si vince e allora la cosa più normale è vincere di nuovo, perché, invece, per un discorso di probabilità la cosa più normale è perdere. Quando si iniziano i campionati partiamo tutti da zero punti”, ha concluso.

– foto IPA Agency –

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Spinazzola e la Nazionale ritrovata “Sono felice, ora dare tutto per il Mondiale”

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ROMA (ITALPRESS) – “Sono un altro giocatore. Sono felice dell’uomo e del giocatore che sono diventato”, così Leonardo Spinazzola ha parlato di sé in una lunga intervista concessa a Radio1 Rai. Tornato in Nazionale dopo oltre due anni, il terzino attualmente in forza al Napoli di Conte, si gode il momento e spiega di essere diverso rispetto al giocatore dell’Europeo del 2021, quando era un incontenibile esterno di fascia prima dell’infortunio grave, la rottura del tendine d’Achille sinistro durante la partita con il Belgio nei quarti di finale. Meno esplosivo sì, ma più maturo, più esperto. “Sono un altro giocatore rispetto all’Europeo”, ha detto Spinazzola, “sono andato avanti, ho oltrepassato quell’immagine dell’Europeo. Spero che lo facciano anche gli altri”. Dopo l’infortunio Spinazzola ha attraversato momenti difficili, ha avuto bisogno di un sostegno psicologico. “Succede”, ha spiegato al microfono di Radio1, “non c’è nulla di sbagliato. Ognuno di noi ha dei traumi, ha delle cose che ti tengono intrappolato. A me è successo e con questo aiuto ho fatto un grande percorso. Soprattutto per me uomo, ben più importante del me giocatore”.

Tra i tanti allenatori avuti, Spinazzola vede somiglianze tra Gattuso e De Rossi, compagni nell’Italia campione del mondo nel 2006: “Sono ex giocatori che con il loro carisma, anche con la loro simpatia, mettono in primo piano il gruppo e la serenità all’interno di questo”. Spinazzola si definisce un giocatore fortunato. “Ma la fortuna va cercata anche attraverso le sconfitte. E la fortuna più grande è la salute, quella della propria famiglia”. Gli scudetti con la Juventus e con il Napoli, la Conference League con la Roma e l’Europeo con la Nazionale. Manca la partecipazione al Mondiale. “Cosa rappresenterebbe? Tanto, tutto. Dobbiamo mettercela tutta per arrivarci”.

– foto IPA Agency –

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Spalletti “In Nazionale ho sbagliato. Questa Italia ai Mondiali ci va”

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TRENTO (ITALPRESS) – “L’Italia va ai Mondiali. I calciatori sono forti e Gattuso ha qualità di spessore, è stato molto bravo a far giocare insieme le due punte e trovare la grinta. La sua ricerca del carattere e del fisico è stata decisiva contro Israele, quella partita l’ha vinta lui senza dover per forza lavorare dal basso e ha delle soluzioni interessanti”. Così l’ex ct della Nazionale, Luciano Spalletti, ospite del Festival dello Sport di Trento. “Ogni volta che vedo l’Italia ripenso alle mie qualificazioni e alla Norvegia – sottolinea l’ex mister di Roma, Inter e Napoli – Siamo andati a giocare quella partita al termine di un campionato che ci aveva logorato, con l’Inter che aveva preso cinque gol tre giorni prima (nella finale di Champions col Psg, ndr) e tanti giocatori infortunati. Bastoni era in dubbio nella gara che ho giocato da esonerato, avevamo pochissimi calciatori e ha finito con grande sofferenza. Giocare quella gara in quel momento lì, non è la stessa cosa che avere la possibilità di scelta di venti giocatori di livello. Se non credessi nel movimento Italia, non sarei diventato ct”.

“In Nazionale ho commesso l’errore di trasferirgli troppo questo mio sentimento e questo mio amore per il calcio. Ci sono successe delle cose e ho sentito dire delle cose, ma ho tentato di trasferirgli quel mio modo di vivere lo sport e la professione e lì ho sbagliato”, ha ammesso raccontando il suo esonero dall’Italia dai microfoni del Festival dello Sport di Trento. “Li ho un po’ intasati tra cose dette e richieste, mentre ai calciatori ora serve essere leggeri perché le pressioni sono tante – spiega l’ex allenatore di Roma, Inter e Napoli – Devono arrivare alla partita e sentire la musica dentro lo spogliatoio, ormai coi social nel calcio tutti possono vedere tutto. Ho cercato di fargli capire che il calcio è una cosa seria, mi sono capitate subito due situazioni antipatiche con dei calciatori (Tonali e Zaniolo, ndr) che sono stati prelevati nel ritiro per il gioco… Però probabilmente gli sono entrato troppo negli ingranaggi e questo non ha fatto bene”.

– foto IPA Agency –

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