Cronaca
Pandemie, le scienze comportamentali cruciali per le decisioni politiche
Pubblicato
1 anno fa-
di
RedazioneMILANO (ITALPRESS) – Un nuovo studio globale guidato da Kai Ruggeri, PhD, della Columbia Mailman School of Public Health, che ha coinvolto oltre 80 collaboratori provenienti da più di 30 Paesi, sottolinea il ruolo cruciale delle scienze comportamentali nella formulazione di decisioni politiche, sviluppando al contempo un nuovo metodo per valutare l’evidenza sperimentale su politiche pubbliche in maniera sistematica. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature.
Nell’aprile 2020, un gruppo di ricercatori ha pubblicato un articolo di notevole impatto con 19 raccomandazioni politiche sul COVID-19 basate sulle scienze comportamentali. Il documento era frutto di un’ampia collaborazione di oltre 40 esperti, guidati da Jay Van Bavel della New York University e Robb Willer di Stanford, ed è stato citato migliaia di volte da governi, ricercatori e personaggi pubblici. Le sue raccomandazioni riguardavano argomenti come la comunicazione ufficiale sul distanziamento sociale, come ottenere un vaccino una volta disponibile e la necessità di lavorare all’interno delle comunità per produrre un impatto reale.
Ora, il nuovo lavoro di Ruggeri et al. su Nature valuta le prove scientifiche che, dopo la pubblicazione del primo lavoro, hanno supportato le sue affermazioni e la loro applicabilità alla politica.
‘I governi di tutto il mondo hanno formulato strategie politiche per quanto riguarda la pandemia esplicitamente sulla base dei suggerimenti comportamentali evidenziati nel documento del 2020 di Jay J. Van Bavel et al – afferma Ruggeri, professore di politica e gestione sanitaria presso la Mailman School of Public Health della Columbia University -. Date le preoccupazioni per la mancanza di fiducia del pubblico nella scienza, in particolare nel contesto del COVID-19, abbiamo ritenuto importante valutare le evidenze sperimentali intorno alle raccomandazioni delle politiche pubbliche, in modo da promuovere trasparenza e creare fiducià.
Due team indipendenti di 72 esperti – inclusi sia gli autori del documento del 2020, sia un team indipendente di valutatori – hanno esaminato 747 articoli di ricerca relativi alla pandemia per valutare in che misura le affermazioni del documento originale hanno fornito una valida guida politica.
‘Abbiamo assegnato un rating a ciascuna ricerca in maniera sistematica. Rating più alti corrispondevano a ricerche con conclusioni più forti dal punto di vista del potenziale impatto reale, come gli studi sul campo. I rating di ciascun articolo sono stati assegnati da più ricercatori in maniera indipendente e anonimà, afferma Valerio Capraro, professore associato di psicologia presso l’Università di Milano-Bicocca e primo autore italiano dello studio.
Alex Haslam, PhD, professore di psicologia presso l’Università del Queensland in Australia e coautore dello studio, afferma: ‘Negli ultimi anni si è discusso molto dei limiti delle scienze psicologiche e comportamentali, soprattutto di fronte alla cosiddetta “crisi della replicabilità”. In contrapposizione a ciò, questa ricerca ha dimostrato che esiste un nucleo di buona teoria in questi campi, che fornisce una solida base sia per la previsione scientifica che per le politiche pubbliche. Questa teoria potrebbe non essere sempre appariscente, ma è il fondamento di una buona scienza sociale, e questo studio conferma che è qualcosa su cui possiamo fare affidamento per avere una guida quando ne abbiamo bisogno”.
Lo studio trova evidenze scientifiche per 18 delle 19 affermazioni contenute nel documento del 2020, comprese quelle relative al senso di identità e alla connessione con la comunità, leadership e fiducia, comunicazione su salute pubblica, coesione sociale e disinformazione. Tra queste 18 il documento del 2020 ha identificato correttamente 16 concetti comportamentali rilevanti durante la pandemia, inclusi alcuni probabili ostacoli alla riduzione della diffusione della malattia e le sfide sociali che i politici si sarebbero trovati ad affrontare. I ricercatori non hanno riscontrato alcun effetto per due delle politiche proposte, entrambe relative ad una comunicazione pubblica efficace (che i messaggi dovrebbero enfatizzare i benefici per il destinatario e che dovrebbero concentrarsi sulla protezione degli altri). Inoltre, il team non ha trovato prove da esaminare per una raccomandazione molto dibattuta pubblicamente ma che non ha ricevuto attenzione dalla comunità scientifica, che suggeriva che l’espressione “distanziamento fisico” fosse preferibile a “distanziamento sociale”.
Le affermazioni più fortemente supportate riguardavano l’importanza degli interventi per combattere la disinformazione e la polarizzazione, che si sono rivelati vitali per garantire l’aderenza alle linee guida sulla salute pubblica.
La ricerca ha inoltre sottolineato che, per essere efficace, la comunicazione deve provenire da leader fidati e rinforzare norme sociali positive.
Gli interventi di sanità pubblica che hanno ricevuto maggiore attenzione non sono stati necessariamente quelli con l’evidenza migliore. Ad esempio, la pulizia delle mani è stata ampiamente promossa come strategia per fermare la diffusione del COVID, ma gli effetti trovati nei vari studi sono stati minimi o nulli, in particolare se confrontati all’uso di mascherine, all’isolamento, al distanziamento e ai vaccini.
Per quanto riguarda le mascherine, le prime linee guida in alcuni paesi suggerivano che la pratica non avrebbe ridotto il COVID-19, ma prove successive hanno sottolineato la loro efficacia. Allo stesso modo, la ricerca ha anche ridimensionato le linee guida sull’impatto della chiusura delle scuole e della disinfezione delle superfici.
‘Sebbene esistano comprensibili pressioni per emanare rapidamente linee guida durante una crisi, prendere decisioni politiche senza prove adeguate può avere un costo in molti modi – afferma la coautrice dello studio Katherine Baicker, PhD, Direttore generale dell’Università di Chicago -. Con l’arrivo nel tempo di nuove evidenze scientifiche, alcune persone potrebbero considerare l’evoluzione delle linee guida politiche come un segno di impreparazione – o addirittura di cospirazione – il che indebolisce la fiducia nella competenza. I politici devono bilanciare la necessità di rapidità con la necessità di prove solide e credibilità’.
Il nuovo studio identifica anche diversi ambiti mancanti nel documento del 2020. Questi includono la percezione della minaccia e del rischio, il ruolo della disuguaglianza e del razzismo, lo scetticismo nei confronti della scienza, l’incentivazione di comportamenti al di là della semplice descrizione dei benefici (ad esempio, fornendo ricompense finanziarie per la vaccinazione) e l’assenza di una chiara leadership.
Infine, il gruppo di ricerca fornisce raccomandazioni per aiutare ricercatori e responsabili politici a reagire a future pandemie e disastri. Queste ultime includono la necessità di studiare le popolazioni globali, di fare più test sul campo e di essere più specifici nella formulazione di domande verificabili.
‘Non si può sottovalutare il valore di testare sul campo ciò che funziona davvero per cambiare i comportamenti sanitari, e le conclusioni più forti che siamo riusciti a trarre in questo articolo sono arrivate spesso grazie alle partnership che i ricercatori hanno stretto con i governi locali e gli operatori sanitari per valutare attentamente ciò che effettivamente aggiunge valore nel mezzo di una crisi”, afferma la coautrice dello studio Katy Milkman, PhD, professoressa alla Wharton School dell’Università della Pennsylvania. I ricercatori incoraggiano inoltre gli scienziati a stringere più alleanze con politici e decisori – nel governo locale, negli ospedali, nelle scuole, nei media e oltre.
“Questo lavoro ha il potenziale per aumentare la trasparenza e creare fiducia nella scienza e nella salute pubblica, nonchè per predisporre direttamente lo sviluppo di strumenti e conoscenze per pandemie o crisi future. I ricercatori possono essere una valida fonte di consulenza politica nel contesto di una crisi, e le nostre raccomandazioni indicano modi per migliorare ulteriormente questo ruolo delle scienze sociali e comportamentali”, afferma il co-autore senior dello studio Robb Willer, PhD, professore di sociologia all’Università di Stanford.
“Questo nuovo articolo ha valutato rigorosamente le raccomandazioni politiche del nostro team originale per vedere se fossero accurate, utilizzando grandi quantità di dati e un nuovo team di revisori indipendenti provenienti da tutto il mondo. Oltre a confermare la stragrande maggioranza delle nostre affermazioni originali, stabilisce un nuovo standard di riferimento per la valutazione delle evidenze quando devono essere prese decisioni politiche, in particolare quelle urgentì, afferma Jay Van Bavel, PhD, professore di psicologia alla New York University, autore principale dell’articolo decisivo del 2020 e co-autore senior del nuovo articolo.
– foto: Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).
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CITTA’ DEL VATICANO (ITALPRESS) – “Le condizioni cliniche del Santo Padre sono rimaste stabili rispetto ai giorni precedenti. Anche oggi non ha presentato episodi di insufficienza respiratoria”. Lo rende noto la Sala Stampa Vaticana, nel bollettino sulle condizioni di Papa Francesco, ricoverato dal 14 febbraio al Policlinico Gemelli.
“Il Santo Padre ha continuato con beneficio la fisioterapia respiratoria e quella motoria. I parametri emodinamici e gli esami del sangue sono rimasti stabili – prosegue il bollettino -.
Non ha presentato febbre. I medici mantengono ancora la prognosi riservata. In considerazione della stabilità del quadro clinico il prossimo bollettino medico verrà diffuso nella giornata di sabato. Quest’oggi il Santo Padre si è dedicato ad alcune attività lavorative nel corso della mattina e del pomeriggio, alternando il riposo e la preghiera. Prima di pranzo ha ricevuto l’Eucarestia”.
In serata, in occasione della recita del rosario, l’appuntamento quotidiano in cui si prega per la salute del Pontefice, è stato trasmesso un messaggio audio di Papa Francesco: “Ringrazio di tutto cuore per le vostre preghiere per la mia salute dalla Piazza. Vi accompagno da qui. Che Dio vi benedica e che la Vergine vi custodisca, grazie”.
– Foto IPA Agency –
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6 Marzo 2025di
Redazione
MILANO (ITALPRESS) – “I rapporti tra Italia ed Emirati Arabi Uniti rappresentano un esempio di cooperazione internazionale all’insegna dell’innovazione e della sostenibilità. Come Gruppo Webuild, è un privilegio poter contribuire al rafforzamento di questo legame, con risultati tangibili che da mezzo secolo ci vedono al fianco di molti clienti locali per supportare lo sviluppo delle infrastrutture e del benessere collettivo del Paese”. Lo ha dichiarato Pietro Salini, Amministratore Delegato di Webuild, nel corso della sua partecipazione al programma “Business with Lubna” su Sky News Arabia.
“Gli Emirati Arabi Uniti – ha proseguito – sono una realtà in grande sviluppo che continua a investire in modo intensivo nel settore delle infrastrutture, spinti da una strategia di diversificazione economica e dalla necessità di sostenere la crescita demografica e turistica. Il Gruppo Webuild ha oggi significative prospettive commerciali nell’area, soprattutto su progetti nei settori energy, metro e ferrovie, impianti trattamento acque e dissalazione, ma anche su progetti di building iconici, ospedali e aeroporti”.
“Negli Emirati Arabi Uniti il Gruppo Webuild ha realizzato circa 30 progetti in diversi settori, grazie anche ad una lunga tradizione di eccellenza ingegneristica, che da 120 anni ci vede player di riferimento per il settore infrastrutturale su scala globale”, ha ricordato Salini. “Abbiamo realizzato ad esempio la Grande Moschea di Abu Dhabi, tra le più grandi al mondo e in grado di accogliere fino a 40mila fedeli, ma anche l’Impianto di dissalazione di Jebel Ali M, tra i più rappresentativi su scala mondiale per l’industria del settore, capace di rifornire di acqua potabile la città di Dubai, con oltre 636 mila metri cubi d’acqua al giorno”, ha concluso Salini.
Webuild ha una consolidata presenza nel settore dell’acqua in tutta l’area del Medio Oriente, dove opera con la sua controllata Fisia Italimpianti, leader globale per il trattamento delle acque per la dissalazione, che con i suoi impianti garantisce acqua ad oltre 20 milioni di persone nel mondo.
L’intera area del Medio Oriente costituisce uno scenario di grande interesse strategico per Webuild, che qui si confronta con la realizzazione di alcuni dei progetti infrastrutturali più sfidanti al mondo, come il futuristico progetto NEOM in Arabia Saudita. Sempre in Arabia Saudita, ha già realizzato opere iconiche come il Kingdom Centre a Riyadh, premiato con l’Emporis Skyscraper Award 2002 come miglior grattacielo al mondo per il design, e la Orange Line (Linea 3) della Metro di Riyadh, la più lunga della nuova innovativa rete metropolitana della capitale saudita. In Qatar, ha realizzato lo Stadio Al-Bayt ad Al Khor, cornice della Coppa del Mondo FIFA 2022 e dalla caratteristica forma a tenda araba.
– Foto ufficio stampa Webuild –
(ITALPRESS).
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6 Marzo 2025di
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