Economia
Cybersecurity, Urso firma intesa Mimit-Acn a tutela di imprese e pubblica amministrazione
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4 mesi fa-
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Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Migliorare la capacità di sicurezza informatica del tessuto imprenditoriale, rafforzare la resilienza delle filiere produttive, rendendole più competitive nell’era digitale, e potenziare lo sviluppo delle competenze per aumentare la consapevolezza dei rischi cyber.
Con questi obiettivi è stato firmato a Palazzo Piacentini, dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e dal direttore generale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, prefetto Bruno Frattasi, un protocollo d’intesa tra il Mimit e l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN) per avviare una collaborazione strutturata e continuativa sugli European Digital Innovation Hub: strutture selezionate dalla Commissione europea, in collaborazione con gli Stati membri, con il compito di accompagnare la transizione digitale dell’industria – in particolare delle PMI – e della pubblica amministrazione.
“Come Governo, promuoviamo l’innovazione e mettiamo la resilienza cibernetica del tessuto imprenditoriale al centro della nostra strategia di politica industriale, con l’obiettivo di renderlo più sicuro e competitivo. Questo accordo permette di massimizzare il valore della collaborazione tra pubbliche amministrazioni per accompagnare la transizione digitale delle imprese, riconoscendo un ruolo cruciale agli European Digital Innovation Hubs, catalizzatori per la diffusione e l’adozione di tecnologie digitali avanzate”, ha dichiarato il ministro Urso.
Nel dettaglio, il protocollo, ha l’obiettivo di facilitare azioni di intervento mirate sui territori che consentano al Mimit di rafforzare le filiere strategiche e le loro supply-chain locali in materia di cybersicurezza, rendendo stabile e continuativa l’interazione con la rete degli EDIH. L’intesa prevede anche l’avvio di un percorso di monitoraggio puntuale della domanda e dell’offerta di tecnologie e servizi nel settore della sicurezza informatica.
Sul fronte competenze, l’accordo promuove la collaborazione con Università, istituti tecnici e centri di ricerca al fine di sviluppare iniziative nel settore della cybersicurezza e percorsi formativi specializzati per la PA e per le aziende mirati alla protezione dei dati e all’adozione di tecnologie innovative.
Per ottemperare a questi obiettivi, nasce un Comitato paritetico con funzioni di monitoraggio al fine di agevolare la collaborazione strategica tra Mimit e ACN, costituito da 6 componenti: 3 appartenenti al Ministero e 3 appartenenti all’Agenzia, con il coordinamento di un rappresentante del Dicastero.
Il protocollo impegna anche il Mimit e l’ACN alla redazione di un Accordo Quadro entro un anno corredato di Piano Attuativo che renda operativa e continuativa nel tempo una sinergia di mutuo vantaggio.
-Foto ufficio stampa Mimit –
(ITALPRESS).
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Economia
Spese obbligate in aumento, superano il 42,2% dei consumi
Pubblicato
14 ore fa-
6 Agosto 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Nel 2025 le spese obbligate – ovvero quelle legate a beni e servizi di cui le famiglie non possono fare a meno, come casa, energia, bollette, sanità, trasporti e assicurazioni – continuano a erodere quote crescenti dei bilanci familiari, arrivando a rappresentare il 42,2% della spesa totale, con un aumento di 5,2 punti rispetto al 1995.
E’ quanto emerge dai dati dell’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio, secondo cui si tratta di una dinamica, ormai strutturale, che riduce sempre di più l’area delle scelte libere di consumo, limitando il potenziale di crescita dell’economia legata alla domanda interna.
In trent’anni la quota di consumo destinata ai beni e ai servizi commercializzabili è passata dal 37% al 42,2%. La parallela compressione della quota destinata al consumo di beni e servizi commercializzabili (nel 2025 si stima un’incidenza complessiva del 57,8%), vale a dire quelli il cui acquisto è legato a scelte e preferenze personali e familiari, sottende a sua volta dinamiche articolate.
La spesa per i servizi commercializzabili, che aveva registrato un deciso arretramento nel 2020, è tornata, nei periodi più recenti, ad aumentare in misura più significativa rispetto agli altri consumi ed è stimata attestarsi nel 2025 al 20,8%. Quota che risulta ancora inferiore al 21,3% raggiunto nel 2019. Per contro i beni commercializzabili dovrebbero vedere nell’anno in corso un’ulteriore riduzione dell’incidenza attestandosi al 36,9%.
Vanno anche considerati gli importanti mutamenti demografici intervenuti nell’arco temporale oggetto d’osservazione. Oltre all’invecchiamento della popolazione, che ne ha mutato le esigenze e le preferenze in materia di consumi, a partire dal 2015 il numero di residenti in Italia ha mostrato una progressiva riduzione (nella media del 2025 il calo rispetto al picco del 2014 dovrebbe approssimarsi a 1,4 milioni) fornendo un inevitabile contributo negativo allo sviluppo della domanda. I risultati segnalano come gran parte dei cambiamenti, in termini di spostamento dei volumi tra obbligati e commercializzabili si sia rilevato tra il 1995 ed il 2007.
Elemento che fa emergere il ruolo dei prezzi nel determinare gli andamenti a valore. Altro fattore che spicca è il sostanziale immobilismo dei volumi acquistati per abitante, con una spesa, ai prezzi del 2025, che nell’anno in corso sarà ancora inferiore di circa 200 euro a quella del 2007 nonostante gli apprezzabili miglioramenti degli ultimi anni.
Analizzando più nel dettaglio le voci, si conferma il ruolo preponderante delle spese per l’abitazione, i cui volumi per abitante sono in continua crescita ed ammontano, ai prezzi attuali, a poco meno di 5mila e duecento euro l’anno (in aumento nel solo 2025 di 109 euro). Dinamiche più recenti evidenziano come per i beni commmercializzabili il miglioramento degli ultimi anni, guidato in buona parte dalle apparecchiature informatiche e per le comunicazioni, si vada esaurendo, con una stima per il 2025 di riduzione dei volumi acquistati di 57 euro per abitante. In questo contesto le maggiori difficoltà si confermano quelle relative ai beni più tradizionali come l’alimentare.
Per l’anno in corso i miglioramenti più significativi, in termini di volumi, sono attesi per i servizi commercializzabili per i quali si stima una crescita delle quantità acquistate di 134 euro per residente. Dato che permetterebbe di tornare, e superare di poco, i livelli del 2019. Le dinamiche di lungo periodo, e non solo, fanno emergere ancora una volta come i prezzi dei consumi a cui le famiglie non possono rinunciare, si siano mossi ad una velocità nettamente superiore rispetto ai beni e servizi commercializzabili. Tra il 1995 e il 2025 l’incremento complessivo è stato del 132,1 a fronte di una crescita del 55,2% dei beni commercializzabili e dell’81,4% dei servizi il cui acquisto è da considerarsi una libera scelta delle famiglie. Tra le spese obbligate continua a spiccare il ruolo degli energetici che, nonostante l’attesa di una riduzione dei prezzi nel 2025, hanno visto il deflatore aumentare del 178,3% nel periodo.
– Foto IPA Agency –
(ITALPRESS)
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18 ore fa-
6 Agosto 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – A giugno l’Istat stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale aumenti dello 0,2% rispetto a maggio. Nella media del secondo trimestre si registra un aumento del livello della produzione dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti. L’indice destagionalizzato mostra un calo congiunturale solo per i beni di consumo (-0,9%); viceversa si osservano aumenti, sebbene assai contenuti, per i beni intermedi (+0,2%) e per l’energia e i beni strumentali (+0,1% per entrambi i settori).
Al netto degli effetti di calendario, a giugno l’indice generale diminuisce in termini tendenziali dello 0,9% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 20 come a giugno 2024). Si registrano incrementi tendenziali solo per l’energia (+7,3%); calano, invece, i beni strumentali (-1,4%), i beni intermedi (-2,1%) e i beni di consumo (-3,0%).
I settori di attività economica che registrano gli incrementi tendenziali maggiori sono la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+15,7%), l’attività estrattiva (+6,2%) e la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+4,7%). Le flessioni più rilevanti si riscontrano, invece, nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-8,0%), nella produzione di prodotti chimici (-3,2%) e nella fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche e nella metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (-3,0% per entrambi i settori).
– Foto IPA Agency –
(ITALPRESS)

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