Economia
BCE, “prospettive economiche dell’Eurozona offuscate da un’eccezionale incertezza”
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5 mesi fa-
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Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Le prospettive economiche sono offuscate da eccezionale incertezza. Gli esportatori dell’area dell’euro si trovano ad affrontare nuove barriere agli scambi, la cui portata resta tuttavia poco chiara. Le turbative nel commercio internazionale, le tensioni nei mercati finanziari e l’incertezza geopolitica gravano sugli investimenti delle imprese. È quanto emerge dal bollettino economico della Bce.
Anche i consumatori, divenendo più cauti riguardo al futuro, potrebbero contenere la spesa. Al tempo stesso, l’economia dell’area dell’euro ha acquisito una certa capacità di tenuta a fronte degli shock mondiali ed è probabile che sia cresciuta nel primo trimestre del 2025, con il settore manifatturiero che ha mostrato segnali di stabilizzazione. La disoccupazione è scesa al 6,1 per cento a febbraio, il livello più basso dall’introduzione dell’euro. Il vigore del mercato del lavoro, i maggiori redditi reali e l’impatto della politica monetaria dovrebbero sostenere la spesa – si legge ancora -. È possibile attendersi che le importanti iniziative politiche adottate a livello nazionale e dell’UE al fine di incrementare la spesa per la difesa e gli investimenti in infrastrutture rafforzino il settore manifatturiero, come emerso inoltre dalle recenti indagini.
Il bollettino della BCE sui dazi
I rischi al ribasso per la crescita economica sono aumentati. Il considerevole acuirsi delle tensioni commerciali su scala mondiale e le incertezze a queste associate probabilmente indeboliranno la crescita dell’area dell’euro frenando le esportazioni e potrebbero comprimere gli investimenti e i consumi. Il deterioramento del clima di fiducia nei mercati finanziari potrebbe determinare condizioni di finanziamento più stringenti, accentuare l’avversione al rischio e ridurre la propensione di imprese e famiglie agli investimenti e ai consumi. Anche le tensioni geopolitiche, come la guerra ingiustificata della Russia contro l’Ucraina e il tragico conflitto in Medio Oriente, rimangono fra le principali fonti di incertezza. Allo stesso tempo un incremento della spesa per la difesa e le infrastrutture contribuirebbe alla crescita. L’aumento delle turbative nel commercio internazionale intensifica l’incertezza sulle prospettive di inflazione nell’area dell’euro.
Il calo delle quotazioni internazionali dell’energia e l’apprezzamento dell’euro potrebbero esercitare ulteriori pressioni al ribasso sull’inflazione. Tale effetto potrebbe essere rafforzato dalla minore domanda di esportazioni dell’area dell’euro a seguito dei dazi più elevati e da un reindirizzamento verso l’area di esportazioni provenienti da paesi con eccesso di capacità produttiva. Reazioni avverse dei mercati finanziari alle tensioni commerciali potrebbero gravare sulla domanda interna e pertanto ridurre anche l’inflazione. Per contro – si legge ancora -, la frammentazione delle catene di approvvigionamento mondiali potrebbe determinare un’ascesa dell’inflazione spingendo al rialzo i prezzi all’importazione. Anche un incremento della spesa per la difesa e le infrastrutture potrebbe far aumentare l’inflazione nel medio termine. I fenomeni meteorologici estremi, e più in generale il dispiegarsi della crisi climatica, potrebbero far salire i prezzi dei beni alimentari oltre le aspettative.
La BCE sui tassi d’interesse
“Il Consiglio direttivo ha deciso di ridurre di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della BCE. In particolare, la decisione di ridurre il tasso di interesse sui depositi presso la banca centrale, ovvero il tasso con il quale il Consiglio direttivo orienta la politica monetaria, si è basata sulla valutazione aggiornata circa le prospettive di inflazione, la dinamica dell’inflazione di fondo e l’intensità della trasmissione della politica monetaria. Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare che l’inflazione si stabilizzi durevolmente sull’obiettivo del 2% a medio termine. Soprattutto nelle attuali condizioni, caratterizzate da eccezionale incertezza, l’orientamento di politica monetaria adeguato sarà definito seguendo un approccio guidato dai dati, in base al quale le decisioni vengono adottate di volta in volta a ogni riunione”, emerge ancora dal bollettino.
In particolare, le decisioni sui tassi di interesse si baseranno sulla valutazione circa le prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari più recenti, la dinamica dell’inflazione di fondo e l’intensità della trasmissione della politica monetaria. Il Consiglio direttivo non intende vincolarsi a un particolare percorso dei tassi. In ogni caso, il Consiglio direttivo è pronto ad adeguare tutti gli strumenti di cui dispone nell’ambito del proprio mandato per assicurare che l’inflazione si stabilizzi durevolmente sul suo obiettivo di medio termine e per preservare l’ordinato funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria.
– foto IPA Agency –
(ITALPRESS).
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Economia
Report Bankitalia, il 61% dei pagamenti in contanti. Cresce l’utilizzo di strumenti elettronici
Pubblicato
19 ore fa-
13 Ottobre 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Sebbene il contante rimanga lo strumento di pagamento principale presso il punto vendita fisico, specialmente per gli acquisti di valore ridotto (fino a 50 euro), il suo utilizzo si è progressivamente ridotto. I pagamenti con strumenti elettronici stanno complessivamente aumentando, supportati anche dalla crescita del commercio elettronico. Le carte, oltre a rappresentare la principale alternativa al contante per le transazioni al POS, continuano anche a essere lo strumento di pagamento più utilizzato, in termini sia di numero sia di valore, per gli acquisti online. Inoltre, crescono i servizi di pagamento digitali tramite dispositivi mobile al POS e per gli acquisti online (e-payments). Lo rileva il Rapporto sulle abitudini di pagamento dei consumatori in Italia nel 2024 realizzato dalla Bce e pubblicato oggi da Bankitalia. In particolare, i pagamenti cash rappresentano il 61% di tutte le transazioni (erano il 69% nel 2022 e l’82% nel 2019), rispetto al 32% delle transazioni con carta (26% nel 2022; 16% nel 2019) e circa il 4% dei pagamenti mobili (2% nel 2022).
In un confronto tra paesi, l’Italia rimane uno dei paesi dell’area dell’euro con il maggiore utilizzo di contante. In termini di valore delle transazioni, i pagamenti cash rappresentano il 49% degli acquisti totali Pos (in linea con il 2022; 58% nel 2019), rispetto al 39% delle transazioni con carta (43% nel 2022; 32% nel 2019) e al 5% dei pagamenti mobili (2% nel 2022). Il contante continua a essere lo strumento piu’ utilizzato per gli acquisti fino a 50 euro, anche se il suo utilizzo è diminuito per quasi tutte le fasce di importo delle transazioni. In particolare, rappresenta il 64% delle transazioni fino a 30 euro (76% nel 2022; 89% nel 2019) e il 56% dei pagamenti tra 30 e 50 euro (54% nel 2022; 61% nel 2019). Tuttavia, per gli acquisti tra 50 e 100 euro, il contante rappresenta solo il 44% delle transazioni (45% nel 2022; 54% nel 2019). In tutte le fasce di valore delle transazioni, l’utilizzo di contante nei punti vendita in Italia è superiore a quello dell’area dell’euro.
Rispetto alle indagini precedenti, l’eterogeneità nell’uso dei pagamenti digitali tra le regioni italiane si è leggermente ridotta e il divario di genere si è ridotto. L’uso del contante rimane particolarmente rilevante tra gli anziani, le persone con un basso livello di istruzione e i gruppi di popolazione a basso reddito, mentre i dispositivi mobili sono utilizzati principalmente dai giovani. L’accettazione di carte e altri metodi di pagamento non in contanti da parte dei commercianti è aumentata all’87% (80% nel 2022) e la quota dei pagamenti online è cresciuta in modo significativo, rappresentando ora il 24% del totale delle transazioni non ricorrenti (16% in 2022). Le carte rimangono lo strumento piu’ utilizzato per i pagamenti online, al 51% in volume e al 52% in valore.
– foto IPA Agency –
(ITALPRESS).
Economia
Da MediaForEurope alla satira politica Usa: in edicola il nuovo numero di “Prima Comunicazione”
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19 ore fa-
13 Ottobre 2025di
Redazione
MILANO (ITALPRESS) – Da MediaForEurope alla satira politica Usa. Questi alcuni dei temi al centro del nuovo numero di “Prima Comunicazione” in edicola a Milano e da martedì 14 ottobre a Roma e nel resto d’Italia. Dopo sette anni MediaForEurope è riuscito a conquistare il controllo di ProSiebenSat.1, diventando il primo gruppo europeo dell’audiovisivo e preparandosi a competere con i giganti del web, come si racconta nel servizio di copertina.
Pier Silvio Berlusconi – che aveva in mente questo progetto da anni- ha dimostrato determinazione e coraggio, fino a giocarsi la faccia con l’Opas di fine luglio, conclusa con la conquista del 75,6% delle azioni della seconda televisione tedesca. Spazio anche alla satira politica negli Stati Uniti. Un esempio potente dell’impatto dell’audiovisivo sull’opinione pubblica – grazie all’unione tra televisione, streaming e social media – è la tempesta politico-mediatica scoppiata attorno a Jimmy Kimmel per i suoi commenti taglienti sulla morte di Charlie Kirk.
Un servizio è dedicato a come si costruisce il primato di Giorgia Meloni sui social. Diverso il punto di vista se si osserva la strategia social della premier, che può contare su milioni di follower – un’audience complessiva di 16.991.400 persone – grazie a un presidio costante delle piattaforme, all’uso di linguaggi nativi e a un engagement che diventa l’unità di misura del consenso. Un sistema ideato da Tommaso Longobardi, dal 2018 responsabile dei social media di Giorgia Meloni, che in un’intervista racconta come lavora e perché “i media tradizionali non bastano più”. Il che spiega come mai la premier può permettersi di evitare i giornalisti.
Si parla poi di comunicazione e risiko bancario. Nel grande gioco delle Opas e delle Opa è stata durissima la battaglia per il consenso degli azionisti. Dalla sfida Mps-Mediobanca al tentativo fallito di UniCredit di conquistare Banco Bpm, è stata anche una guerra di comunicazione, come racconta Matteo Cidda, direttore della comunicazione di Banco Bpm, nell’intervista Davide contro Golia. Dopo la copertina di agosto dedicata a Luigi Lovaglio, AD di Mps, Prima lo ha seguito nella battaglia per la conquista di Mediobanca, in cui ha ribaltato percezioni e tavolo del potere con una comunicazione definita “coraggiosa” rispetto a quella “arrogante” di Alberto Nagel.
ItalyPost, un nuovo quotidiano economico-finanziario, cartaceo e digitale, è in fase di lancio a Padova con uscita prevista per gennaio. Editore e direttore sarà Filiberto Zovico, che a Prima anticipa l’organizzazione della redazione – 30 giornalisti e 40 collaboratori – e la missione: raccontare PMI e distretti, il cuore produttivo del Paese. L’informazione locale diventa digitale: con l’ingresso di Comtel nella galassia Sae, il presidente Leonardis accelera la trasformazione digitale delle sue testate locali, creando un hub integrato dove giornali, comunicazione e tecnologia si incontrano.
Con il nuovo corpo militare dedicato alla cybersecurity, le redazioni cambiano mestiere: OSINT, intelligenza artificiale, geolocalizzazione. Michele Mezza spiega come coniugare tecnologie “da intelligence” con la responsabilità editoriale. Il Dis rende pubblica Gnosis, la rivista di intelligence, ora online e accessibile a tutti. Una svolta che apre i servizi segreti al confronto pubblico su temi cruciali come sicurezza, democrazia e intelligenza artificiale. Si prosegue con Perplexity AI e l’intervista al sistema di intelligenza artificiale che legge la geopolitica come un flusso di dati e connessioni tra potere, arte e propaganda. Non si limita a elaborare testi preesistenti: aggiorna, confronta e interpreta flussi informativi multipli con una rapidità impossibile per qualsiasi analista umano.
Spazio alla Rai: non solo tecnologia, ma democrazia culturale Nasce lo Steering Committee sull’IA, coordinato da Silvia Calandrelli. Governance, etica e processi: la transizione del servizio pubblico nell’era degli algoritmi. E ancora Radio Up&Down. Il programma di Radio 24, condotto da Federico Parlanti – primo conduttore Down al mondo – insieme a Paolo Ruffini e Lamberto Giannini, propone una formula libera: senza veti su ospiti o scaletta e senza pressioni dall’alto.
Intervista a Matteo Tarolli, AD di Starcom Italia e responsabile dei rapporti istituzionali di Una, che sottolinea: “Dobbiamo aiutare l’industria italiana a vendere sempre più prodotti attraverso i dati e i nuovi modelli di misurazione e vendita. L’AI porterà una rivoluzione totale ma, con una nuova consapevolezza, possiamo trovare un ruolo centrale nel sistema economico italiano”.
La Grande Brera si veste da media company: la nuova strategia di comunicazione del museo milanese debutta con una mostra spettacolare e una sfilata per celebrare i 50 anni di Armani tra i capolavori della Pinacoteca. Il direttore generale Angelo Crespi spiega la sua visione. Viene riproposta l’intervista di Giorgio Armani del 1995 rilasciata a Prima. E poi: “Longennials” alla riscossa,. La silver age batte la Gen Z: più fedeltà, maggiore capacità di spesa, nuove metriche per media e pubblicità. Perché i piani marketing stanno cambiando target, puntando anche sui sessanta- ottantenni. Il cibo è salute: Pellegrini, storica azienda della ristorazione collettiva, scende in campo per promuovere una sana alimentazione e prevenire le malattie croniche. Un modo etico e responsabile per festeggiare i 60 anni di attività.
-Foto copertina ‘Prima Comunicazione’-
(ITALPRESS).
Economia
Fincantieri, Folgiero “Difesa al centro del nuovo piano industriale”
Pubblicato
2 giorni fa-
12 Ottobre 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – “Abbiamo il vento in poppa e vogliamo sfruttarlo”. Con questa immagine marinaresca, il CEO di Fincantieri, Piero Roberto Folgiero, sintetizza, in una intervista al quotidiano La Repubblica, il momento positivo del gruppo e anticipa le linee guida del nuovo piano industriale che aggiornerà quello 2023-2027, proiettandolo fino al 2030. Il piano, spiega Folgiero, punterà a “mettere più vela” sulle attività strategiche dell’azienda, articolate oggi su quattro pilastri: cantieristica civile, militare, navi per compiti speciali e attività subacquee, quest’ultimo ambito in forte crescita. “Ci sarà un deciso aumento della capacità, soprattutto nella difesa”, afferma l’amministratore delegato. “Lo faremo in due tempi: nell’immediato con interventi a bassa intensità di capitale, trasferendo nei cantieri militari le pratiche e le discipline maturate in quelli civili – come turni di lavoro aggiuntivi, maggiore allestimento a terra delle navi e più alta saturazione delle officine – e successivamente, se la domanda resterà robusta, con investimenti mirati”.
L’obiettivo, aggiunge, è “aumentare la produttività grazie a più tecnologia nei cantieri, efficienza nella catena dei fornitori e disciplina finanziaria”. Ma anche evolvere il modello di business, perché “con navi sempre più digitali possiamo e dobbiamo fornire non più semplici prodotti, ma servizi lungo tutto il loro ciclo di vita, diventando partner di lungo periodo degli armatori”. Alla domanda se Fincantieri intenda aprire nuovi cantieri, Folgiero chiarisce che “il tema non è moltiplicare i siti, ma riarticolare la nostra capacità”. “Se saturiamo il cantiere di La Spezia – spiega – potremo allocare ulteriore domanda militare altrove, ad esempio a Castellammare di Stabia, che oggi ha capacità ibride, e poi spostare su Romania e Vietnam lavorazioni che oggi si fanno in Italia”. In un contesto internazionale segnato da tensioni crescenti, Folgiero osserva che “siamo entrati in un ciclo lungo: i blocchi si rafforzano e la spesa in difesa cresce, con una tendenza alla regionalizzazione industriale”. Tuttavia, precisa, “non vedo una partita “Occidente contro resto del mondo”, ma due macro-mondi che devono comunicare. L’Italia, con il Piano Mattei e il suo baricentro mediterraneo-africano, può fare da ponte con il “Grande Sud”, in primis con l’Africa”.
L’export di difesa, aggiunge, “non è una vendita chiavi in mano, ma diplomazia industriale: il modello è quello del co-sviluppo, creando filiere miste tra le PMI italiane nostre fornitrici e le imprese locali, come stiamo facendo in Medio Oriente”. In parallelo, continua il manager, Fincantieri lavora su tre livelli: “nazionale, con il rafforzamento della capacità navale della Marina; europeo, dove servono convergenza e cooperazione; e internazionale, nel rispetto della piattaforma geopolitica italiana”. Sul tema dell’integrazione industriale nel settore della difesa europea, Folgiero avverte: “Non si può pensare che la soluzione sia subito un unico campione europeo. Prima del consolidamento serve una tappa intermedia, che è la deframmentazione: smettere di fare una corvetta tedesca, una italiana, una francese e convergere su piattaforme comuni con requisiti allineati, lasciando margini di personalizzazione alle marine”. “Se non riusciamo a farlo, il consolidamento resta un miraggio”, aggiunge.
Il numero uno di Fincantieri guarda con interesse ai programmi europei già operativi: “Bisogna usare regole e strumenti che già ci sono. Penso al programma SAFE, che mette a disposizione circa 150 miliardi da spendere entro il 2030 per progetti che coinvolgano almeno due nazioni e abbiano un contenuto europeo minimo del 65%. O al Fondo europeo per la difesa (EDF), che richiede la partecipazione di almeno tre Paesi per ciascun progetto”. “In questo – sottolinea – Fincantieri è un caso di scuola: siamo ponte tra Italia e Francia sulle unità di superficie e tra Italia e Germania sui sommergibili. E l’esperienza ci dice che funziona”. Un’attenzione particolare è riservata al comparto subacqueo, destinato a diventare “il quarto pilastro” del gruppo. “Ai prodotti tradizionali – sommergibili e loro componenti – si affiancano i sistemi non convenzionali: droni subacquei, piattaforme di comando e controllo, comunicazioni, sistemi di ricarica e unità di superficie per lancio e recupero”, spiega Folgiero. “L’Italia – conclude – ha accelerato con il Polo nazionale della subacquea, e Fincantieri è pronta a posizionarsi da leader in questo settore strategico”.
– foto IPA Agency –
(ITALPRESS).


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