Cronaca
Parole a scuola 2025, oltre 2.000 partecipanti all’Università Cattolica di Milano
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2 mesi fa-
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Redazione
MILANO (ITALPRESS) – Alle ragazze e ai ragazzi servono adulti capaci di stare in relazione. Se non lo facciamo noi, lo chiederanno all’AI. È questa la consapevolezza che emerge da Parole a scuola 2025, un’occasione per riflettere sul ruolo educativo degli adulti in un tempo in cui la tecnologia offre risposte immediate, ma non relazioni autentiche. La scuola torna al centro come luogo di ascolto, incontro e responsabilità condivisa. Oltre 2.000 partecipanti hanno preso parte oggi, in Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, alla terza edizione di Parole a scuola: una giornata di formazione gratuita organizzata da Parole O_Stili, associazione che da anni si impegna a contrastare il fenomeno della violenza delle parole off e online, Università Cattolica del Sacro Cuore e Istituto Giuseppe Toniolo. Un appuntamento atteso, che ha riunito insegnanti, educatori, educatrici e famiglie da tutta Italia per riflettere sul potere delle parole nell’educazione e nella costruzione di relazioni autentiche.
Nel corso della giornata si sono alternati più di quaranta momenti di formazione tra panel, lezioni e laboratori, che hanno esplorato temi fondamentali per la scuola e la società di oggi: il rapporto tra intelligenza artificiale ed educazione, la collaborazione tra scuola e famiglia, l’uso consapevole dei social media e l’orientamento dei giovani nelle scelte per il futuro. Ad aprire la giornata Elena Beccalli, Rettrice dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e l’On. Paola Frassinetti, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Istruzione e del Merito.
“L’Università Cattolica del Sacro Cuore è impegnata costantemente a ribadire la forza dell’education power, ossia del ruolo dell’educazione come motore per una crescita inclusiva e solidale. Il legame tra studio, benessere psicologico, canali digitali, intelligenza artificiale è il tema sul quale riflettere quando pensiamo la didattica di domani – ha detto Beccalli -. E un ponte tra le scuole primarie e secondarie e l’università può aiutare molto nel ripensare la didattica. Queste sono le ragioni che mi hanno portato a proporre un Patto educativo per le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale. Il presupposto del Patto è che l’educazione può trarre benefici dalle nuove tecnologie quando queste fungono da mediatori, senza che esse diventino un fine in sé. L’idea che l’AI possa essere considerata un sostituto del parere degli esperti chiama in causa il tema dell’autorevolezza delle autorità epistemiche, dei luoghi di formazione come le università e le scuole. Sappiamo bene quali sono i rischi che una propensione del genere comporta, primo tra tutti la perdita progressiva di fiducia nei confronti degli insegnanti, che potrebbero essere visti come mediatori di conoscenza ormai obsoleti (anche perché ritenuti fallibili, essendo esseri umani, al contrario della AI illusoriamente infallibile). È un tema, questo, che tocca la radice profonda dell’educazione. Il compito arduo degli educatori è, dunque, quello di assumersi l’onere di “guidare” e di aiutare le studentesse e gli studenti a sviluppare un senso critico e un’apertura mentale capaci di renderle cittadine e cittadini consapevoli”.
“Porto il contributo del Ministero dell’Istruzione e del Merito a questo importantissimo evento organizzato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e dall’ Istituto Toniolo. Le parole sono importanti nella crescita delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi e credo che “Rispetto” sia la parola chiave per l’educazione dei nostri studenti fin dalla scuola dell’Infanzia – ha sottolineato Paola Frassinetti, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Istruzione e del Merito -. Per quanto riguarda il rapporto tra scuola e AI, penso che la parola più indicata sia responsabilità. L’Intelligenza Artificiale deve essere un’opportunità e non un rischio, deve accompagnare e supportare il docente e non sostituirlo. La responsabilità di guidare i giovani in questi processi cognitivi verso le innovazioni tecnologiche e digitali è fondamentale”.
Particolarmente partecipato è stato l’approfondimento dedicato al progetto Patti Chiari, pensato per promuovere un utilizzo consapevole, responsabile e trasparente dell’intelligenza artificiale nella didattica. Il tema ha assunto ulteriore rilievo alla luce dei dati emersi dalla ricerca “AI: tra informazione e formazione”, a cura dell’Osservatorio Opinion Leader 4 Future, in collaborazione con il dipartimento di Alta scuola in media comunicazione e spettacolo dell’Università Cattolica e Credem. Secondo l’indagine, condotta su un campione rappresentativo della popolazione italiana, oltre il 90% dei giovani tra i 18 e i 25 anni utilizza strumenti di intelligenza artificiale in modo attivo, creativo e multifunzionale, ben oltre la semplice ricerca tematica. A differenza delle generazioni più mature, che tendono a servirsi dell’AI come di un motore di ricerca avanzato, i più giovani la impiegano anche per schematizzare contenuti complessi (50%) e approfondire argomenti specifici (45%), rivelando un potenziale innovativo non ancora pienamente valorizzato nel contesto scolastico.
Tuttavia, perché questa risorsa si trasformi davvero in un’opportunità educativa, la tecnologia da sola non basta. Le nuove generazioni dispongono infatti delle condizioni ideali per sviluppare una cultura informativa e formativa innovativa, fondata sul senso critico e sulla capacità di narrazione e interpretazione. Ma, affinché questa potenzialità si concretizzi, è necessario rafforzare anche le competenze riflessive, analitiche e creative. Solo così sarà possibile affrontare in modo costruttivo l’evoluzione dell’AI e del contesto digitale contemporaneo. Nel corso dell’evento, accademici, divulgatori, content creator e professionisti della comunicazione hanno dialogato con il pubblico portando esperienze e visioni differenti, ma unite da un obiettivo comune: promuovere una scuola capace di educare attraverso la relazione. “Le ragazze, i ragazzi e il grande utilizzo delle chat di AI lo dimostrano: fanno lì le domande che non riescono a fare a noi. Parlano di amicizia, sessualità, futuro, visioni del mondo. Cercano ascolto e risposte perché spesso noi adulti non abbiamo tempo, abbiamo pregiudizi o semplicemente non sappiamo cosa dire. Quando forse basterebbe semplicemente “stare” – ha spiegato Rosy Russo fondatrice e presidente di Parole O_Stili -. “Parole a scuola” è nato proprio per questo: per offrire agli insegnanti e ai genitori strumenti concreti per entrare in dialogo con loro. Oggi, con oltre 2000 partecipanti, 40 panel e 130 speaker, il nostro impegno è un gesto di bene verso i più giovani – e verso noi adulti, perché possiamo imparare ad aiutarli davvero”. Anche quest’anno, la partecipazione all’evento è stata gratuita e aperta al pubblico.
– Foto ufficio stampa Università Cattolica –
(ITALPRESS).
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Cronaca
Unrae “Per il pacchetto Automotive Ue servono scelte chiare e senza rinvii”
Pubblicato
19 minuti fa-
16 Dicembre 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Nel giorno più atteso dal settore automotive da diversi anni, e in un contesto segnato da crisi geopolitiche, macroeconomiche e industriali che stanno ridefinendo equilibri considerati acquisiti, UNRAE ha lanciato oggi – nel corso della Conferenza Stampa di fine anno presso Villa Blanc a Roma – un appello deciso e urgente alla chiarezza normativa per il settore.
Proprio nelle prossime ore la Commissione Europea comunicherà i contenuti del nuovo pacchetto automotive, che comprende la revisione degli standard sulle emissioni CO2 per auto e veicoli commerciali, la strategia europea sulle batterie, il pacchetto Omnibus per la semplificazione normativa e la riduzione degli oneri burocratici, oltre alle nuove proposte per la transizione green delle flotte aziendali. Tra i possibili interventi più rilevanti e strutturali – sui quali UNRAE esprime piena convergenza – dovrebbero figurare: un modello regolatorio “a tre corsie”, con politiche su misura per auto, veicoli commerciali leggeri e veicoli pesanti; un approccio più pragmatico e aderente al mercato sui taret CO2, riconoscendo la transizione come un percorso complesso che richiede strumenti realistici e non punitivi; misure che favoriscano l’accesso alla transizione della mobilità da parte di famiglie e imprese, verso auto di piccole dimensioni, efficienti e accessibili; l’apertura alle tecnologie “ponte” per contribuire alla riduzione delle emissioni.
“Negli ultimi anni l’Europa ha imposto obiettivi senza investire a sufficienza nei fattori abilitanti. Le lacune normative di Bruxelles e la scarsa capacità di ascolto verso le Case costruttrici hanno collocato imprese e consumatori di fronte a target forse troppo ambiziosi e non supportati da adeguate condizioni. La transizione non è stata accompagnata da una politica industriale europea: questo è il vero punto critico dei target 2035”, dichiara il Presidente UNRAE Roberto Pietrantonio.
“Il traguardo della decarbonizzazione resta imprescindibile – prosegue Pietrantonio – ma richiede un dialogo più approfondito e basato sui dati, oltre alla comprensione della necessità di intervenire sui fattori abilitanti del tutto fuori dal controllo delle Case auto. E’ l’unico modo per definire un percorso realistico e pragmatico, come UNRAE chiede da anni. Oggi, però, si intravede un cambio di passo: una Commissione più attenta all’evidenza, una maggiore volontà di ascolto e la consapevolezza che transizione ecologica e competitività industriale possono procedere insieme. Serve anche una nuova narrativa, superando semplificazioni e contrapposizioni tra fazioni a supporto di diverse tecnologie”.
Con altrettanta chiarezza, UNRAE esprime forte contrarietà all’ipotesi di introdurre un target di contenuto minimo obbligatorio del 70% “Made in Europe” per l’incentivazione della domanda.
“La competitività non si costruisce alzando muri, ma rafforzando ponti. Un obbligo del 70% rischia di penalizzare i consumatori, indebolire le imprese e rallentare la transizione e minare la competitività dell’auto europea in una fase in cui è indispensabile accelerare. Il mercato UE è profondamente integrato nelle catene globali del valore: la sua forza è l’apertura, la capacità di attrarre investimenti e innovazione. Una misura protezionistica avrebbe impatti immediati sui prezzi, colpendo milioni di automobilisti e ostacolando l’accessibilità alla mobilità sostenibile. Danneggerebbe anche molti Costruttori europei, oggi fortemente integrati con fornitori internazionali. La strada corretta è un vero piano industriale europeo, basato su investimenti strutturali finanziati da risorse comunitarie e politiche che incentivino la produzione sostenibile senza penalizzare chi produce e chi acquista”, aggiunge Pietrantonio.
UNRAE sottolinea, inoltre, l’urgenza della riforma del trattamento fiscale delle auto aziendali, definendola “il più grande moltiplicatore di crescita”.
“Con una fiscalità allineata alle best practices europee in chiave “verde” – osserva Pietrantonio – crescerebbero gli acquisti di auto aziendali green, aumenterebbe la diffusione di veicoli virtuosi e si accelererebbe il ricambio del parco circolante originando un usato di ultima generazione. Ne beneficerebbero ambiente, sicurezza stradale, imprese ed erario”.
Nel biennio 2024-2025 il Governo ha, infatti, stanziato 923,4 milioni di euro per incentivare l’acquisto di autovetture a zero o bassissime emissioni, contribuendo all’immatricolazione di oltre 90.000 auto nella fascia 0-60 g/km. “Ma è possibile ottenere risultati superiori con risorse molto inferiori”, sottolinea l’Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri.
Secondo le analisi UNRAE, con limitati aggiustamenti ai parametri fiscali della deducibilità delle auto aziendali sarebbe sufficiente un impegno di 85 milioni di euro a carico dell’erario (al netto dell’extragettito) per incentivare oltre 100.000 autovetture green nella fascia 0-60 g/km, soddisfare altrettanti dipendenti, accelerare il rinnovo del parco auto e rendere, in pochi anni, l’usato più giovane, più sicuro e più accessibile. Il tutto con minore spesa pubblica e benefici diffusi per cittadini e imprese.
Un’impostazione al centro anche dell’iniziativa avviata a Torino lo scorso settembre, che ha visto le Associazioni del settore convergere su una ricetta concreta e condivisa. Un segnale di responsabilità e di apertura al confronto con le Istituzioni per affrontare in modo efficace i nodi strutturali del comparto.
“Sul tema della fiscalità si sta consolidando un ampio fronte comune e riteniamo che questa sia la leva prioritaria per ottenere risultati concreti e misurabili”, conclude Pietrantonio. “Una misura capace di moltiplicare i risultati riducendo i costi, che merita un confronto all’interno di un vero dialogo con le Istituzioni e in sedi capaci di assumere decisioni”.
Lo scenario prospettico dell’economia europea e nazionale indica nel 2025 per l’area Euro una crescita del Pil a +1,2%, in ulteriore ripresa nel 2026, mentre la debolezza dell’economia italiana porta a stimare, nonostante il sostegno residuo del PNRR, un incremento ben più modesto sia nel 2025 (+0,5%) che nel 2026 (+0,7%).
Nel comparto autovetture, il mercato europeo già due anni fa ha recuperato il segno positivo, che dovrebbe essere confermato anche nel 2025. In l’Italia, invece, per l’anno in corso l’UNRAE prevede un livello di 1,520-1,525 milioni di unità: -2,2% sul 2024 ma ben 400mila unità al di sotto del 2019. Per il 2026 prevede un lievissimo recupero a 1,540 milioni.
Per i veicoli commerciali leggeri, dopo un 2025 stimato in calo del 4,4% a 190.000 unità (allineato al 2019), prevede una stagnazione nel 2026.
Per i veicoli industriali, infine, la stima per il 2025 è una leggera flessione (-2,5%), mentre la previsione 2026 indica un ulteriore calo del 2,9% a 27.000 unità.
“Il nostro Paese evidenzia un ritardo significativo rispetto ai Major Market europei per quanto riguarda la diffusione di autovetture ricaricabili, dovuto a molteplici gap nei fattori abilitanti della transizione energetica: penetrazione di auto aziendali, sviluppo delle infrastrutture e prezzi di ricarica”, afferma Andrea Cardinali, Direttore Generale dell’UNRAE.
“Di conseguenza, ad oggi siamo al di sopra della media UE e ben lontani dal raggiungimento degli obiettivi di emissione di CO2. Solo interventi strategici e mirati potrebbero generare un cambio di passo a favore della transizione in Italia”, prosegue.
“A causa di un trattamento fiscale penalizzante – sottolinea UNRAE -, in Italia le auto aziendali hanno la penetrazione più bassa fra i 5 Major Market: 46,8% vs il 66,3% della Germania. Un segmento che, con il veloce tasso di rotazione delle flotte, è in grado di immettere sul mercato vetture più recenti e tecnologicamente avanzate. L’Italia è fanalino di coda anche per quota di vetture ricaricabili (BEV+PHEV): 11,3% vs il 33,4% del Regno Unito, 28,9% della Germania, 25,1% della Francia e 18,9% della Spagna. La sola quota di auto elettriche pure è pari al 5,2% rispetto al 21% degli altri 30 Paesi europei, e ben più bassa di Paesi che presentano un Pil pro capite a parità di potere di acquisto inferiore al nostro, come Portogallo (22,0%), Slovenia (10,4%), Spagna (8,5%) e Ungheria (8,4%), a conferma che i fattori limitanti l’adozione dei veicoli elettrici vanno oltre le sole capacità reddituali. Seppure in sostenuta crescita nell’ultimo anno (+24,0%), lo sviluppo delle infrastrutture pubbliche di ricarica inchioda l’Italia al 16° posto con 13,6 punti per 100 km di strada verso i 20,4 della media europea. I dati al 30 settembre indicano per il nostro paese circa 67mila punti complessivi, di cui 1/5 con potenza di ricarica = 50 kW.
Per quanto riguarda il mercato dell’usato, nonostante 3 anni di ripresa, il rapporto usato su nuovo è inferiore agli altri Major Market: 2 auto usate immatricolate ogni auto nuova, rispetto al 3,9 del Regno Unito, al 3,1 della Francia e al 2,3 della Germania – conclude UNRAE -. Il volume complessivo di autovetture nuove e usate resta ben lontano dai 5 milioni del 2019, a dimostrare che quanto perso dal mercato delle auto nuove non è stato recuperato da quello dell’usato”.
– Foto ufficio stampa Unrae –
(ITALPRESS).
Cronaca
“Salerno Luci d’Artista”, al via la ventesima edizione
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2 ore fa-
16 Dicembre 2025di
Redazione
SALERNO (ITALPRESS) – E’ stata inaugurata la XX edizione di “Salerno Luci d’Artista”, la manifestazione che dal 14 novembre 2025 al 1° febbraio 2026 trasforma Salerno in un percorso diffuso di light art, confermandosi come uno degli eventi culturali di maggiore rilievo del panorama nazionale.
Nel periodo compreso tra novembre 2025 e gennaio 2026, la città si presenta illuminata da oltre quaranta installazioni luminose, tra opere iconiche già apprezzate dal pubblico e nuove creazioni realizzate per questa edizione. Le scenografie urbane danno forma a un racconto visivo che coniuga arte contemporanea, spazio pubblico e partecipazione, grazie al contributo di artisti che utilizzano la luce come medium espressivo.
“Salerno Luci d’Artista” – XX edizione è un progetto della Città di Salerno, realizzato con il supporto della Regione Campania.
Il percorso coinvolge il Centro storico, Corso Vittorio Emanuele, la Villa Comunale, Piazza Flavio Gioia e numerosi altri luoghi della città, per un totale di oltre 40 installazioni luminose. L’itinerario è pensato per una fruizione semplice e continua, caratterizzata da architetture luminose di forte impatto scenografico e installazioni interattive. Tutti gli impianti adottano tecnologie LED a basso consumo e sistemi di programmazione intelligente, in linea con gli obiettivi di efficienza energetica e sostenibilità ambientale.
La progettazione artistica della XX edizione è stata affidata all’artista torinese Luca Pannoli, che ha fatto dello spazio pubblico e della luce un ambito privilegiato della propria ricerca.
Circa quindici opere luminose sono state realizzate come patrimonio permanente della Città di Salerno.
Hanno contribuito alla realizzazione del progetto gli artisti: Enrica Borghi, Enzo Caruso, Roberto Castaldo, Livio Ciccarelli, Nello Ferrigno, Eduardo Giannattasio, Luca Pannoli, Eliana Petrizzi e Sergio Vecchio.
“Nel tempo, Luci d’Artista si è affermata come un driver strategico per il turismo invernale del Sud Italia: impatto positivo sulla filiera ricettiva, sul commercio di prossimità e sull’indotto culturale. L’interesse del pubblico continua a crescere: l’edizione 2024 ha registrato circa 1.000.000 di visitatori, confermando la manifestazione come un asset consolidato per la promozione territoriale”, si legge in una nota.
Tutte le informazioni sulla manifestazione in corso sono disponibili sul sito www.salernolucidartista.eu e sulla pagina Instagram ufficiale @salernolucidartista_2025, dove vengono condivisi gli scatti e i momenti più rappresentativi dell’edizione.
– Foto ufficio stampa Salerno Luci d’Artista –
(ITALPRESS).
Cronaca
Truffe ad anziani, smantellata organizzazione con base a Napoli
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2 ore fa-
16 Dicembre 2025di
Redazione
NAPOLI (ITALPRESS) – I Carabinieri di Genova, nelle province di Napoli, Caserta, Benevento, Avellino, Palermo, Brescia, Pavia e Cosenza, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, nei confronti di 21 persone. Sono accusate associazione per delinquere finalizzata alle truffe in danno di anziani, ricettazione, riciclaggio e autoriciclaggio. Quindici sono stati arrestati, 2 sono agli arresti domiciliari e 4 sono stati sottoposti all’obbligo di dimora nel comune di residenza con l’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria. Nel provvedimento cautelare sono stati contestati agli indagati complessivamente 33 truffe, di cui 27 consumate e 6 tentate, tra il maggio 2024 e il gennaio 2025, con profitti illeciti ancora in corso di quantificazione, ma che superano di gran lunga i 300.000 euro. Le truffe contestate sono state effettuate in Liguria (Genova e Chiavari), Lombardia (Voghera e Pavia), Veneto (Verona), Lazio (Roma e Latina), Campania (Ottaviano), Calabria (Cosenza, Lamezia Terme e Catanzaro) e Sicilia (Palermo e Monreale).
Nel corso dell’indagine, avviata nel maggio 2024, sono state arrestate in flagranza di reato 5 persone e denunciati altri 7 individui per truffa e tentata truffa aggravata, nonchè recuperati denaro e monili in oro sottratti alle vittime per un valore di circa 150.000 euro.
Da quanto emerso nel corso delle attività investigative, le truffe venivano eseguite sempre tramite figure ben definite: i “telefonisti”, incaricati di contattare le vittime, i “trasfertisti”, deputati a prelevare il denaro e i gioielli dalle vittime, e i “corrieri” a cui, in alcuni casi, pur non partecipando alle truffe, è stato affidato il trasporto dei proventi dei delitti a Napoli. Anche il modus operandi seguiva sempre lo stesso schema: le vittime venivano contattate telefonicamente da sedicenti appartenenti all’Arma dei Carabinieri o avvocati, i quali riferivano che un congiunto dell’anziana vittima, generalmente un figlio o un nipote, aveva provocato un incidente stradale in cui la controparte era rimasta gravemente ferita.
A quel punto, approfittando dello stato di agitazione ingenerato nel malcapitato con la falsa notizia, i truffatori gli facevano credere che, per evitare l’arresto del proprio parente, sarebbe stato necessario pagare immediatamente una “cauzione” per risarcire il ferito, spingendo la vittima a mettere a disposizione il denaro e i gioielli custoditi in casa che, entro un breve lasso di tempo, un incaricato avrebbe ritirato. Per evitare che la vittima avesse ripensamenti o chiedesse aiuto, il “telefonista” continuava ininterrottamente a intrattenerla al telefono, rimarcando la gravità dei fatti e il poco tempo disponibile per risolvere la situazione, fino a quando ilLe indagini hanno documentato come il gruppo criminale abbia organizzato nel dettaglio la realizzazione delle truffe, usando per le trasferte verso tutto il territorio nazionale autovetture a noleggio, nonchè sfruttando smartphone e utenze intestate a prestanomi per i contatti tra i sodali, i quali comunicavano tendenzialmente solo mediante social network o attraverso le più comuni applicazioni di messaggistica istantanea.
Nel periodo di indagine, inoltre, è emerso che il gruppo aveva a disposizione almeno un appartamento e un B&B, adibiti a “call center” a Napoli, in cui la coppia a capo dell’organizzazione si riuniva con i “telefonisti”.
Il sodalizio era ben radicato anche in Sicilia, dove due degli indagati operavano attivamente soprattutto nella provincia di Palermo, da dove inviavano il provento delle truffe a Napoli.
Il gruppo poteva contare anche sul supporto di almeno due orafi napoletani, che avevano il compito di valutare, smontare, acquistare o riciclare i gioielli provento dei delitti. In particolare, uno dei due professionisti è titolare di una gioielleria situata nel cuore del capoluogo campano, in zona “Spaccanapoli”, mentre l’altro è titolare di un laboratorio orafo abusivo, situato nel Borgo Orefici. L’indagine ha documentato anche che il denaro ricavato dall’attività illecita è stato investito sia nell’acquisto di un immobile, sia in un’agenzia di scommesse, ubicata nel quartiere San Giuseppe di Napoli, utilizzata per riciclare il denaro sporco.
Oltre alle misure cautelari personali sono stati eseguiti provvedimento di sequestro preventivo di: un laboratorio orafo abusivo, a Napoli nel Borgo Orefici;
un’abitazione ubicata nel quartiere di Napoli Poggioreale, acquistata con i proventi dei delitti; un’agenzia di scommesse nel quartiere San Giuseppe di Napoli; 3 autov ed un moto; la somma contante di euro 100.900, già sequestrata nel gennaio scorso in riscontro all’attività di indagini. Sono stati sequestrati, all’interno dell’abitazione di un’indagata, 120.000 euro in contanti, occultati all’interno di uno scaldabagno, nonchè all’interno dell’abitazione di un altro indagato altri 40.000 euro in contanti.
– Foto: da video Carabinieri
(ITALPRESS).

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