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Cronaca

Fondazione MUVIN, svelato il concept del futuro Museo del Vino di Verona

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VENEZIA (ITALPRESS) – Si è tenuta oggi, alla Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, a Venezia, la III Conferenza Internazionale promossa dalla Fondazione MUVIN, intitolata Il Museo del Vino tra Cultura, Innovazione e Identità Territoriale. Il convegno è stato l’occasione per fornire numerosi aggiornamenti sul progetto che porterà alla costruzione del Museo Nazionale del Vino, a Verona.
Un pubblico composto da esperti, istituzioni, accademici e operatori di settore ha preso parte a una giornata di confronto interdisciplinare, volta a delineare i contenuti, gli impatti e il modello innovativo di questo progetto culturale unico nel suo genere in Italia. L’obiettivo: creare uno dei più importanti hub internazionali sulla cultura e la civiltà del vino. Il progetto ha infatti l’ambizione di posizionarsi al livello delle best pratices presenti in Europa quali La Citè du Vin di Bordeaux, WoW World of Wine di Porto e Vivanco in Spagna.
L’appuntamento ha idealmente raccolto il testimone dalla seconda edizione della International Conference on Wine Museums, svoltasi a Verona nell’ottobre 2024.
I saluti istituzionali hanno visto l’intervento del Presidente del Consiglio Regionale Roberto Ciambetti. Hanno inviato manifestazioni di piena adesione e supporto al progetto anche il Presidente di Veronafiere Federico Bricolo e, sul fronte della politica nazionale, il senatore Matteo Gelmetti e il deputato Ciro Maschio.
La conferenza – moderata dal giornalista e saggista Massimo Zanichelli – si è poi articolata in due sessioni tematiche: la prima dedicata a genesi, visione e impatto del progetto sul territorio nazionale e la comunità locale; la seconda, incentrata sugli aspetti creativi, relativi al concept plan architettonico, l’identità, i contenuti e il percorso di visita del nuovo hub.
L’apertura è stata affidata a Diego Begalli, Presidente della Fondazione MUVIN e già Prorettore dell’Università di Verona, che ha delineato la missione culturale e identitaria del polo culturale, evidenziandone il ruolo nella valorizzazione del patrimonio enologico italiano.
“Il nuovo polo culturale sarà unico nel suo genere nel panorama nazionale e internazionale, poichè dedicato all’esplorazione a tutto tondo della cultura del vino – ha dichiarato Begalli – Ben lontano dal concetto tradizionale di museo, sarà un hub partecipativo volto a stimolare il continuo dialogo intergenerazionale, grazie ai linguaggi dell’innovazione, della formazione e dell’edutainment”.
A seguire, Enrico Ghinato, manager e membro del consiglio della Fondazione Muvin, ha illustrato la sostenibilità economico-finanziaria dell’iniziativa, che ha beneficiato finora di un finanziamento di 300 mila euro per tre anni da parte della Regione Veneto, grazie all’iniziativa del consigliere Enrico Corsi. “Il progetto – ha spiegato Ghinato -, superata la fase di startup, potrà raggiungere 350 mila visitatori l’anno a regime, con un impatto occupazionale stimato tra 80 e 130 nuovi posti di lavoro. Il fatturato, previsto a 6 milioni di euro nella fase iniziale, potrebbe raddoppiare nel giro di dieci anni”. ‘L’investimento è stimato in 25 milioni di euro e s’ipotizza, nelle assunzioni del business plan, che venga sostenuto attraverso ricorso all’equity per 8 milioni, a un finanziamento per 7 milioni e al sostegno pubblico per 10 milionì, ha aggiunto Ghinato, che ha concluso: ‘Si tratta di un investimento opportuno per un comparto come quello enologico, che caratterizza l’economia del Made in Italy nel mondo. L’iniziativa, inoltre, sarà fondamentale per lo sviluppo di un nuovo tipo di turismo per Verona, quello dell’enogastronomia, che sostiene la destagionalizzazione dei flussi e accresce la qualità dei visitatorì.
Ad approfondire il tema degli impatti sul territorio, è stato Francesco Pecci, economista e responsabile spin-off dell’Università di Verona. “Sulla base dei flussi turistici attuali – ha spiegato lo studioso – si raggiunge un valore stimato di circa 350 mila visitatori annuali, a regime. Cifre che prefigurano, per la città di Verona, una rilevante crescita dell’indotto e una spinta significativa all’enoturismo. In questo senso il nostro studio non rileva una creazione di valore solo per la città, ma anche per il Veneto e l’intero territorio nazionale”.
Ha concluso la prima sessione Giuseppe Costa, CEO di Costa Edutainment, gruppo leader in Italia nella gestione e promozione di musei di nuova generazione, con un contributo video nel quale ha condiviso una riflessione sui nuovi modelli di edutainment e musealità esperienziale, ispirata alle best practice internazionali. Il Gruppo Costa ha dichiarato la propria disponibilità a candidarsi alla gestione dell’iniziativa, auspicando che essa venga portata a termine, perchè assente nel panorama italiano e in assoluta tendenza con i trend internazionali.
Nella seconda parte della mattinata è stato presentato il concept plan architettonico del nuovo hub, esito di una collaborazione sinergica tra lo Studio Ardielli Fornasa Associati e Mirko Scaratti. “Al centro del nostro lavoro – ha spiegato Marco Ardielli, che ha coordinato il team di progettisti – vi è l’idea di un’integrazione armonica tra esperienze digitali e analogiche, tra spazi e oggetti fisici, per costruire una narrazione che coinvolga attivamente il pubblico. Si tratta di un progetto ambizioso e innovativo, che si snoderà all’interno di spazi flessibili e interattivi e, al tempo stesso, s’integrerà armoniosamente nel contesto urbano attraverso la presenza di un parco attrezzato, pensato come luogo di incontro, socialità e fruizione collettiva. Il nuovo hub si configura così come un ponte vivo tra l’architettura e la città: non solo un contenitore, ma un luogo aperto e in dialogo costante capace di trasformare la visita in un’esperienza partecipativa e memorabile”.
Per la prima volta sono stati mostrati i moodboard delle sale espositive e delle aree comuni, rivelando un progetto attento alla coerenza tra estetica, funzionalità e storytelling. Ogni ambiente è stato pensato per accompagnare il visitatore in un percorso fluido, in cui cultura, design e quotidianità si fondono in un’esperienza organica e coinvolgente.
Steve Charters, docente alla Burgundy Business School, Master of Wine e autorità nel campo dei wine studies, a capo del comitato internazionale di esperti che ha redatto l’indice dei contenuti del museo, ha poi offerto una lettura meta progettuale del nuovo hub, inquadrandolo nel contesto internazionale e sottolineandone le caratteristiche distintive.
Al suo fianco, lo storico britannico ed esperto di civiltà e comunicazione del vino Graham Harding, docente a Oxford. ‘Abbiamo immaginato un luogo nuovo, che racconterà la cultura del vino con uno sguardo duplice: da un lato, le sue radici storiche e culturali; dall’altro, le sfide contemporanee, facendone una lente per interpretare tematiche globali, dalla geopolitica al cambiamento climaticò, ha spiegato Charters. Gli ha fatto eco il collega di Oxford, che ha svelato la frase guida che aprirà il percorso museale: “Il vino ha cambiato il genere umano più di quanto il genere umano abbia cambiato il vino”.
In chiusura, Antonio Scuderi, ceo di Capitale Cultura Group e docente di Digital Heritage allo IED e alla Link University, ha illustrato il progetto del percorso di visita. “Il nuovo hub – ha spiegato – nasce per offrire un’esperienza coinvolgente ed educativa, capace di valorizzare in sinergia le dimensioni globale e locale, attraverso una narrazione a più livelli di approfondimento, a seconda delle caratteristiche dei visitatori”. A caratterizzare il percorso di visita sarà l’impiego di tecnologie immersive e di realtà estesa di ultimissima generazione, con soluzioni specifiche per i più piccoli e i portatori di disabilità. L’utilizzo mirato dell’Intelligenza Artificiale consentirà un livello molto alto di personalizzazione dell’esperienza, ma anche la partecipazione diretta del pubblico. Questa tecnologia consentirà ai visitatori di plasmare i contenuti di alcune sezioni, che saranno veri e propri laboratori in perenne evoluzione.
Grazie al contributo della Regione Veneto, la Fondazione Muvin ha anche aggiornato il proprio sito web, all’interno del quale una nuova sezione, intitolata Winepedia, costituisce un compendio divulgativo approfondito e sulla cultura e l’economia del vino, con 100 schede editoriali curate da un team di esperti. Il sito è consultabile all’indirizzo fondazionemuseodelvino.it.

– foto f29/Italpress –
(ITALPRESS).

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Unrae “Per il pacchetto Automotive Ue servono scelte chiare e senza rinvii”

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ROMA (ITALPRESS) – Nel giorno più atteso dal settore automotive da diversi anni, e in un contesto segnato da crisi geopolitiche, macroeconomiche e industriali che stanno ridefinendo equilibri considerati acquisiti, UNRAE ha lanciato oggi – nel corso della Conferenza Stampa di fine anno presso Villa Blanc a Roma – un appello deciso e urgente alla chiarezza normativa per il settore.
Proprio nelle prossime ore la Commissione Europea comunicherà i contenuti del nuovo pacchetto automotive, che comprende la revisione degli standard sulle emissioni CO2 per auto e veicoli commerciali, la strategia europea sulle batterie, il pacchetto Omnibus per la semplificazione normativa e la riduzione degli oneri burocratici, oltre alle nuove proposte per la transizione green delle flotte aziendali. Tra i possibili interventi più rilevanti e strutturali – sui quali UNRAE esprime piena convergenza – dovrebbero figurare: un modello regolatorio “a tre corsie”, con politiche su misura per auto, veicoli commerciali leggeri e veicoli pesanti; un approccio più pragmatico e aderente al mercato sui taret CO2, riconoscendo la transizione come un percorso complesso che richiede strumenti realistici e non punitivi; misure che favoriscano l’accesso alla transizione della mobilità da parte di famiglie e imprese, verso auto di piccole dimensioni, efficienti e accessibili; l’apertura alle tecnologie “ponte” per contribuire alla riduzione delle emissioni.
“Negli ultimi anni l’Europa ha imposto obiettivi senza investire a sufficienza nei fattori abilitanti. Le lacune normative di Bruxelles e la scarsa capacità di ascolto verso le Case costruttrici hanno collocato imprese e consumatori di fronte a target forse troppo ambiziosi e non supportati da adeguate condizioni. La transizione non è stata accompagnata da una politica industriale europea: questo è il vero punto critico dei target 2035”, dichiara il Presidente UNRAE Roberto Pietrantonio.
“Il traguardo della decarbonizzazione resta imprescindibile – prosegue Pietrantonio – ma richiede un dialogo più approfondito e basato sui dati, oltre alla comprensione della necessità di intervenire sui fattori abilitanti del tutto fuori dal controllo delle Case auto. E’ l’unico modo per definire un percorso realistico e pragmatico, come UNRAE chiede da anni. Oggi, però, si intravede un cambio di passo: una Commissione più attenta all’evidenza, una maggiore volontà di ascolto e la consapevolezza che transizione ecologica e competitività industriale possono procedere insieme. Serve anche una nuova narrativa, superando semplificazioni e contrapposizioni tra fazioni a supporto di diverse tecnologie”.
Con altrettanta chiarezza, UNRAE esprime forte contrarietà all’ipotesi di introdurre un target di contenuto minimo obbligatorio del 70% “Made in Europe” per l’incentivazione della domanda.
“La competitività non si costruisce alzando muri, ma rafforzando ponti. Un obbligo del 70% rischia di penalizzare i consumatori, indebolire le imprese e rallentare la transizione e minare la competitività dell’auto europea in una fase in cui è indispensabile accelerare. Il mercato UE è profondamente integrato nelle catene globali del valore: la sua forza è l’apertura, la capacità di attrarre investimenti e innovazione. Una misura protezionistica avrebbe impatti immediati sui prezzi, colpendo milioni di automobilisti e ostacolando l’accessibilità alla mobilità sostenibile. Danneggerebbe anche molti Costruttori europei, oggi fortemente integrati con fornitori internazionali. La strada corretta è un vero piano industriale europeo, basato su investimenti strutturali finanziati da risorse comunitarie e politiche che incentivino la produzione sostenibile senza penalizzare chi produce e chi acquista”, aggiunge Pietrantonio.
UNRAE sottolinea, inoltre, l’urgenza della riforma del trattamento fiscale delle auto aziendali, definendola “il più grande moltiplicatore di crescita”.
“Con una fiscalità allineata alle best practices europee in chiave “verde” – osserva Pietrantonio – crescerebbero gli acquisti di auto aziendali green, aumenterebbe la diffusione di veicoli virtuosi e si accelererebbe il ricambio del parco circolante originando un usato di ultima generazione. Ne beneficerebbero ambiente, sicurezza stradale, imprese ed erario”.
Nel biennio 2024-2025 il Governo ha, infatti, stanziato 923,4 milioni di euro per incentivare l’acquisto di autovetture a zero o bassissime emissioni, contribuendo all’immatricolazione di oltre 90.000 auto nella fascia 0-60 g/km. “Ma è possibile ottenere risultati superiori con risorse molto inferiori”, sottolinea l’Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri.
Secondo le analisi UNRAE, con limitati aggiustamenti ai parametri fiscali della deducibilità delle auto aziendali sarebbe sufficiente un impegno di 85 milioni di euro a carico dell’erario (al netto dell’extragettito) per incentivare oltre 100.000 autovetture green nella fascia 0-60 g/km, soddisfare altrettanti dipendenti, accelerare il rinnovo del parco auto e rendere, in pochi anni, l’usato più giovane, più sicuro e più accessibile. Il tutto con minore spesa pubblica e benefici diffusi per cittadini e imprese.
Un’impostazione al centro anche dell’iniziativa avviata a Torino lo scorso settembre, che ha visto le Associazioni del settore convergere su una ricetta concreta e condivisa. Un segnale di responsabilità e di apertura al confronto con le Istituzioni per affrontare in modo efficace i nodi strutturali del comparto.
“Sul tema della fiscalità si sta consolidando un ampio fronte comune e riteniamo che questa sia la leva prioritaria per ottenere risultati concreti e misurabili”, conclude Pietrantonio. “Una misura capace di moltiplicare i risultati riducendo i costi, che merita un confronto all’interno di un vero dialogo con le Istituzioni e in sedi capaci di assumere decisioni”.
Lo scenario prospettico dell’economia europea e nazionale indica nel 2025 per l’area Euro una crescita del Pil a +1,2%, in ulteriore ripresa nel 2026, mentre la debolezza dell’economia italiana porta a stimare, nonostante il sostegno residuo del PNRR, un incremento ben più modesto sia nel 2025 (+0,5%) che nel 2026 (+0,7%).
Nel comparto autovetture, il mercato europeo già due anni fa ha recuperato il segno positivo, che dovrebbe essere confermato anche nel 2025. In l’Italia, invece, per l’anno in corso l’UNRAE prevede un livello di 1,520-1,525 milioni di unità: -2,2% sul 2024 ma ben 400mila unità al di sotto del 2019. Per il 2026 prevede un lievissimo recupero a 1,540 milioni.
Per i veicoli commerciali leggeri, dopo un 2025 stimato in calo del 4,4% a 190.000 unità (allineato al 2019), prevede una stagnazione nel 2026.
Per i veicoli industriali, infine, la stima per il 2025 è una leggera flessione (-2,5%), mentre la previsione 2026 indica un ulteriore calo del 2,9% a 27.000 unità.
“Il nostro Paese evidenzia un ritardo significativo rispetto ai Major Market europei per quanto riguarda la diffusione di autovetture ricaricabili, dovuto a molteplici gap nei fattori abilitanti della transizione energetica: penetrazione di auto aziendali, sviluppo delle infrastrutture e prezzi di ricarica”, afferma Andrea Cardinali, Direttore Generale dell’UNRAE.
“Di conseguenza, ad oggi siamo al di sopra della media UE e ben lontani dal raggiungimento degli obiettivi di emissione di CO2. Solo interventi strategici e mirati potrebbero generare un cambio di passo a favore della transizione in Italia”, prosegue.
“A causa di un trattamento fiscale penalizzante – sottolinea UNRAE -, in Italia le auto aziendali hanno la penetrazione più bassa fra i 5 Major Market: 46,8% vs il 66,3% della Germania. Un segmento che, con il veloce tasso di rotazione delle flotte, è in grado di immettere sul mercato vetture più recenti e tecnologicamente avanzate. L’Italia è fanalino di coda anche per quota di vetture ricaricabili (BEV+PHEV): 11,3% vs il 33,4% del Regno Unito, 28,9% della Germania, 25,1% della Francia e 18,9% della Spagna. La sola quota di auto elettriche pure è pari al 5,2% rispetto al 21% degli altri 30 Paesi europei, e ben più bassa di Paesi che presentano un Pil pro capite a parità di potere di acquisto inferiore al nostro, come Portogallo (22,0%), Slovenia (10,4%), Spagna (8,5%) e Ungheria (8,4%), a conferma che i fattori limitanti l’adozione dei veicoli elettrici vanno oltre le sole capacità reddituali. Seppure in sostenuta crescita nell’ultimo anno (+24,0%), lo sviluppo delle infrastrutture pubbliche di ricarica inchioda l’Italia al 16° posto con 13,6 punti per 100 km di strada verso i 20,4 della media europea. I dati al 30 settembre indicano per il nostro paese circa 67mila punti complessivi, di cui 1/5 con potenza di ricarica = 50 kW.
Per quanto riguarda il mercato dell’usato, nonostante 3 anni di ripresa, il rapporto usato su nuovo è inferiore agli altri Major Market: 2 auto usate immatricolate ogni auto nuova, rispetto al 3,9 del Regno Unito, al 3,1 della Francia e al 2,3 della Germania – conclude UNRAE -. Il volume complessivo di autovetture nuove e usate resta ben lontano dai 5 milioni del 2019, a dimostrare che quanto perso dal mercato delle auto nuove non è stato recuperato da quello dell’usato”.

– Foto ufficio stampa Unrae –

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Cronaca

“Salerno Luci d’Artista”, al via la ventesima edizione

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SALERNO (ITALPRESS) – E’ stata inaugurata la XX edizione di “Salerno Luci d’Artista”, la manifestazione che dal 14 novembre 2025 al 1° febbraio 2026 trasforma Salerno in un percorso diffuso di light art, confermandosi come uno degli eventi culturali di maggiore rilievo del panorama nazionale.
Nel periodo compreso tra novembre 2025 e gennaio 2026, la città si presenta illuminata da oltre quaranta installazioni luminose, tra opere iconiche già apprezzate dal pubblico e nuove creazioni realizzate per questa edizione. Le scenografie urbane danno forma a un racconto visivo che coniuga arte contemporanea, spazio pubblico e partecipazione, grazie al contributo di artisti che utilizzano la luce come medium espressivo.
“Salerno Luci d’Artista” – XX edizione è un progetto della Città di Salerno, realizzato con il supporto della Regione Campania.
Il percorso coinvolge il Centro storico, Corso Vittorio Emanuele, la Villa Comunale, Piazza Flavio Gioia e numerosi altri luoghi della città, per un totale di oltre 40 installazioni luminose. L’itinerario è pensato per una fruizione semplice e continua, caratterizzata da architetture luminose di forte impatto scenografico e installazioni interattive. Tutti gli impianti adottano tecnologie LED a basso consumo e sistemi di programmazione intelligente, in linea con gli obiettivi di efficienza energetica e sostenibilità ambientale.
La progettazione artistica della XX edizione è stata affidata all’artista torinese Luca Pannoli, che ha fatto dello spazio pubblico e della luce un ambito privilegiato della propria ricerca.
Circa quindici opere luminose sono state realizzate come patrimonio permanente della Città di Salerno.
Hanno contribuito alla realizzazione del progetto gli artisti: Enrica Borghi, Enzo Caruso, Roberto Castaldo, Livio Ciccarelli, Nello Ferrigno, Eduardo Giannattasio, Luca Pannoli, Eliana Petrizzi e Sergio Vecchio.
“Nel tempo, Luci d’Artista si è affermata come un driver strategico per il turismo invernale del Sud Italia: impatto positivo sulla filiera ricettiva, sul commercio di prossimità e sull’indotto culturale. L’interesse del pubblico continua a crescere: l’edizione 2024 ha registrato circa 1.000.000 di visitatori, confermando la manifestazione come un asset consolidato per la promozione territoriale”, si legge in una nota.
Tutte le informazioni sulla manifestazione in corso sono disponibili sul sito www.salernolucidartista.eu e sulla pagina Instagram ufficiale @salernolucidartista_2025, dove vengono condivisi gli scatti e i momenti più rappresentativi dell’edizione.

– Foto ufficio stampa Salerno Luci d’Artista –

(ITALPRESS).

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Truffe ad anziani, smantellata organizzazione con base a Napoli

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NAPOLI (ITALPRESS) – I Carabinieri di Genova, nelle province di Napoli, Caserta, Benevento, Avellino, Palermo, Brescia, Pavia e Cosenza, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, nei confronti di 21 persone. Sono accusate associazione per delinquere finalizzata alle truffe in danno di anziani, ricettazione, riciclaggio e autoriciclaggio. Quindici sono stati arrestati, 2 sono agli arresti domiciliari e 4 sono stati sottoposti all’obbligo di dimora nel comune di residenza con l’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria. Nel provvedimento cautelare sono stati contestati agli indagati complessivamente 33 truffe, di cui 27 consumate e 6 tentate, tra il maggio 2024 e il gennaio 2025, con profitti illeciti ancora in corso di quantificazione, ma che superano di gran lunga i 300.000 euro. Le truffe contestate sono state effettuate in Liguria (Genova e Chiavari), Lombardia (Voghera e Pavia), Veneto (Verona), Lazio (Roma e Latina), Campania (Ottaviano), Calabria (Cosenza, Lamezia Terme e Catanzaro) e Sicilia (Palermo e Monreale).

Nel corso dell’indagine, avviata nel maggio 2024, sono state arrestate in flagranza di reato 5 persone e denunciati altri 7 individui per truffa e tentata truffa aggravata, nonchè recuperati denaro e monili in oro sottratti alle vittime per un valore di circa 150.000 euro.
Da quanto emerso nel corso delle attività investigative, le truffe venivano eseguite sempre tramite figure ben definite: i “telefonisti”, incaricati di contattare le vittime, i “trasfertisti”, deputati a prelevare il denaro e i gioielli dalle vittime, e i “corrieri” a cui, in alcuni casi, pur non partecipando alle truffe, è stato affidato il trasporto dei proventi dei delitti a Napoli. Anche il modus operandi seguiva sempre lo stesso schema: le vittime venivano contattate telefonicamente da sedicenti appartenenti all’Arma dei Carabinieri o avvocati, i quali riferivano che un congiunto dell’anziana vittima, generalmente un figlio o un nipote, aveva provocato un incidente stradale in cui la controparte era rimasta gravemente ferita.

A quel punto, approfittando dello stato di agitazione ingenerato nel malcapitato con la falsa notizia, i truffatori gli facevano credere che, per evitare l’arresto del proprio parente, sarebbe stato necessario pagare immediatamente una “cauzione” per risarcire il ferito, spingendo la vittima a mettere a disposizione il denaro e i gioielli custoditi in casa che, entro un breve lasso di tempo, un incaricato avrebbe ritirato. Per evitare che la vittima avesse ripensamenti o chiedesse aiuto, il “telefonista” continuava ininterrottamente a intrattenerla al telefono, rimarcando la gravità dei fatti e il poco tempo disponibile per risolvere la situazione, fino a quando ilLe indagini hanno documentato come il gruppo criminale abbia organizzato nel dettaglio la realizzazione delle truffe, usando per le trasferte verso tutto il territorio nazionale autovetture a noleggio, nonchè sfruttando smartphone e utenze intestate a prestanomi per i contatti tra i sodali, i quali comunicavano tendenzialmente solo mediante social network o attraverso le più comuni applicazioni di messaggistica istantanea.

Nel periodo di indagine, inoltre, è emerso che il gruppo aveva a disposizione almeno un appartamento e un B&B, adibiti a “call center” a Napoli, in cui la coppia a capo dell’organizzazione si riuniva con i “telefonisti”.

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Il sodalizio era ben radicato anche in Sicilia, dove due degli indagati operavano attivamente soprattutto nella provincia di Palermo, da dove inviavano il provento delle truffe a Napoli.
Il gruppo poteva contare anche sul supporto di almeno due orafi napoletani, che avevano il compito di valutare, smontare, acquistare o riciclare i gioielli provento dei delitti. In particolare, uno dei due professionisti è titolare di una gioielleria situata nel cuore del capoluogo campano, in zona “Spaccanapoli”, mentre l’altro è titolare di un laboratorio orafo abusivo, situato nel Borgo Orefici. L’indagine ha documentato anche che il denaro ricavato dall’attività illecita è stato investito sia nell’acquisto di un immobile, sia in un’agenzia di scommesse, ubicata nel quartiere San Giuseppe di Napoli, utilizzata per riciclare il denaro sporco.

Oltre alle misure cautelari personali sono stati eseguiti provvedimento di sequestro preventivo di: un laboratorio orafo abusivo, a Napoli nel Borgo Orefici;
un’abitazione ubicata nel quartiere di Napoli Poggioreale, acquistata con i proventi dei delitti; un’agenzia di scommesse nel quartiere San Giuseppe di Napoli; 3 autov ed un moto; la somma contante di euro 100.900, già sequestrata nel gennaio scorso in riscontro all’attività di indagini. Sono stati sequestrati, all’interno dell’abitazione di un’indagata, 120.000 euro in contanti, occultati all’interno di uno scaldabagno, nonchè all’interno dell’abitazione di un altro indagato altri 40.000 euro in contanti.

– Foto: da video Carabinieri

(ITALPRESS).

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