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BOLLETTE, RINCARI PER 37 MLN AL MESE, STALLE DA LATTE A RISCHIO CRACK

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Una stangata di almeno 37 milioni di euro in più al mese rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Tanto stanno costando i rincari produttivi, dall’energia alle materie prime, agli allevamenti da latte anche in provincia di Pavia. È quanto stima Coldiretti in occasione della mobilitazione di decine di migliaia di allevatori e agricoltori in tutta Italia per denunciare una situazione insostenibile per le imprese del settore primario a causa del boom dei costi di produzione e delle speculazioni.

Nelle stalle – spiega Coldiretti Pavia – gli animali vanno accuditi e munti ogni giorno, il latte consegnato quotidianamente, fatture e bollette vanno pagate così come i dipendenti, ma intanto molti allevatori si trovano costretti da mesi a vendere sottocosto anche per effetto di dinamiche speculative lungo la filiera che ricadono interamente sulle loro spalle. Secondo un’analisi dell’Ismea – spiega Coldiretti Pavia – il costo medio di produzione del latte risulterebbe pari a 46 centesimi/litro, un valore molto più alto di quello riconosciuto agli allevatori.

Quello del latte – spiega Coldiretti– è uno dei comparti chiave dell’agroalimentare lombardo, con la nostra regione che da sola produce oltre il 40% di tutto l’oro bianco nazionale grazie a una rete di 5mila allevamenti. “Non c’è più tempo da perdere – afferma Stefano Greppi, Presidente di Coldiretti Pavia – Siamo pronti a presentare le prime denunce contro le pratiche sleali per tutelare il lavoro delle stalle di fronte alle speculazioni sul prezzo del latte che colpiscono allevatori e consumatori”. Gli esposti – spiega Coldiretti – fanno particolare riferimento alla violazione legata al mancato riconoscimento dei costi di produzione, prevista del decreto legislativo in attuazione della Direttiva UE sulle pratiche commerciali sleali, fortemente voluto dalla Coldiretti, la principale Organizzazione degli imprenditori agricoli a livello europeo.

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“Le difficoltà dei produttori di latte – continua Rodolfo Mazzucotelli, Direttore di Coldiretti Pavia – sono la punta dell’iceberg di una situazione di diffusa sofferenza dell’intero comparto zootecnico, che coinvolge anche i bovini da carne, gli ovicaprini, gli avicoli e i suini che devono affrontare anche le emergenze influenza aviaria e peste suina”. In particolare in Lombardia – afferma la Coldiretti regionale – si stima che l’aviaria abbia già provocato perdite per circa 30 milioni di euro per i soli danni diretti negli allevamenti avicoli colpiti negli ultimi due mesi. Ma soffrono anche gli allevamenti di maiali – prosegue Coldiretti Pavia – che oltre ai boom dei costi di produzione devono affrontare anche un crollo di 20 centesimi del prezzo riconosciuto al chilo. La suinicoltura – precisa la Coldiretti regionale – rappresenta per la Lombardia un altro comparto strategico con il 53% del totale dei maiali allevati in Italia.

“Non si può aspettare oltre – conclude Stefano Greppi, Presidente di Coldiretti Pavia – Occorre responsabilità da parte dell’intera filiera alimentare, con accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore per salvare aziende agricole e stalle”.

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LA VOCE PAVESE – TERRE D’OLTREPÒ, BEDUSCHI FA "COPIA/INCOLLA": CAMBIANO CDA, LA LINEA NO
Un burrascoso cambio ai vertici, ma non nella sostanza. Dopo l’insediamento dei nuovi Consigli di Amministrazione della cooperativa e della Spa di Terre d’Oltrepò, l’intervento dell’assessore regionale all’Agricoltura, Alessandro Beduschi, si è rivelato sorprendentemente allineato al piano industriale e alla visione strategica tracciata nei mesi precedenti dall’ex governance, in particolare dall’amministratore delegato Umberto Callegari.
Nonostante l’annunciato rinnovamento in discontinuità, le dichiarazioni dell’assessore hanno finito per riproporre fedelmente — e in alcuni passaggi quasi testualmente — le linee guida già note: il rafforzamento del brand unico Terre d’Oltrepò, l’attenzione alla filiera produttiva, la valorizzazione del vino del territorio sui mercati esteri, il focus sulla qualità come leva competitiva e la centralità del socio all’interno della strategia aziendale. A ciò si è aggiunto l’appello – reiterato da Callegari allo sfinimento – di concentrare il conferimento delle uve per dare slancio alle strategie aziendali.
Più che un nuovo corso, quello delineato da Beduschi appare dunque come un’esplicita conferma del lavoro impostato nei mesi scorsi da Callegari e dalla precedente dirigenza. Nessuna discontinuità reale è stata annunciata, né dal punto di vista industriale né dal punto di vista commerciale. Al contrario, la ripresa pressoché integrale del programma conferma la bontà del percorso già avviato, riconoscendone implicitamente il valore e la concretezza anche agli occhi della Regione.
Una scelta che, di fatto, legittima retroattivamente l’operato della precedente gestione, pur in un contesto in cui si è optato per un ricambio dei vertici societari. Il segnale che arriva da Beduschi, quindi, non è quello di una rivoluzione o di un cambio di rotta, ma piuttosto quello di una prosecuzione di un piano che ha già dimostrato di essere solido, coerente e in linea con le necessità di sviluppo dell’Oltrepò vitivinicolo. Ma allora perché la politica non l’ha lasciato attuare a una governance spinta a dimettersi a un mese dalla vendemmia in una situazione già di per sé delicatissima? Ma davvero c’era da dare lo zuccherino a chi aveva scelto di mestare nel torbido e optare per gli attacchi personali anziché badare alla sostanza?

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