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LA VOCE PAVESE – COLDIRETTI IN PIAZZA CONTRO IL CARO ENERGIA E LE SPECULAZIONI

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La Voce Pavese di Emanuele Bottiroli: il commento in diretta alle ore 20 al fatto del giorno in provincia di Pavia.

Coldiretti in piazza in tutta la Lombardia e in tutta Italia per dire “Basta!” alle speculazioni sulle spalle degli agricoltori. Con l’esplosione dei costi energetici, infatti, quasi un agricoltore italiano su tre (30%) è oggi costretto a ridurre la produzione di cibo, con una situazione insostenibile che mette a rischio le forniture alimentari. Nel corso della puntata parlerà Alessandro Rota, il presidente di Coldiretti Milano, Lodi, Monza e Brianza.
I rincari dell’energia stanno avendo un impatto devastante sulla filiera, dal campo alla tavola, in un momento in cui con la pandemia da Covid si è aperto uno scenario di accaparramenti, speculazioni e aumenti dei prezzi di beni essenziali che deve spingere il Paese a difendere la propria sovranità alimentare. E se i prezzi per le famiglie corrono, i compensi riconosciuti agli agricoltori e agli allevatori – denuncia Coldiretti – non riescono neanche a coprire i costi di produzione, con il balzo dei beni energetici che si trasferisce infatti a valanga sui bilanci delle imprese agricole costrette a vendere sottocosto anche per effetto di pratiche sleali che scaricano sull’anello più debole della filiera gli oneri delle promozioni commerciali. Per ogni euro speso dai consumatori in prodotti alimentari freschi e trasformati appena 15 centesimi vanno in media agli agricoltori. Il latte, ad esempio, viene pagato agli allevatori appena 38 centesimi al litro, mentre un coltivatore di pomodoro da industria per la passata si vede corrispondere addirittura 10 centesimi al chilo, secondo l’analisi Coldiretti. Non va meglio per chi produce grano per il pane, pagato 31 centesimi al chilo. E cosa succede negli allevamenti da latte? Una stangata di almeno 37 milioni di euro in più al mese rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

LA MANIFESTAZIONE DI OGGI A PAVIA, IN PIAZZA GUICCIARDI
Per denunciare tutto questo Coldiretti Pavia ha radunato centinaia di agricoltori e allevatori provenienti da tutta la provincia. In piazza Guicciardi, insieme al Presidente di Coldiretti Pavia Stefano Greppi e al Direttore Rodolfo Mazzucotelli, erano presenti tra gli altri: l’europarlamentare Angelo Ciocca, i consiglieri regionali Roberto Mura, Simone Verni e Giuseppe Villani, col Presidente della Commissione agricoltura di Regione Lombardia Ruggero Invernizzi. Tanti anche i sindaci intervenuti con la fascia tricolore davanti alla Prefettura, da quello di Pavia Fabrizio Fracassi a quello di Vigevano Andrea Ceffa, insieme ai primi cittadini dei Comuni di Bascapè, Carbonara, Zeme Lomellina, Magherno, Bagnaria e tanti altri. In piazza con Coldiretti Pavia anche Silvia Bernini (Parco del Ticino), Enrico Losi (Ente Nazionale Risi) e Daniela Bio (Provincia di Pavia) mentre il Vescovo di Pavia Monsignor Corrado Sanguineti, impegnato in una visita pastorale, ha inviato un messaggio letto sul palco da don Franco Tassone.
Con l’avvio delle operazioni colturali, intanto, gli agricoltori – spiega Coldiretti Pavia – sono costretti ad affrontare rincari dei prezzi fino al 50% per il gasolio necessario per le attività che comprendono l’estirpatura, la rullatura, la semina e la concimazione. Inoltre – continua Coldiretti – l’impennata del costo del gas, utilizzato nel processo di produzione dei fertilizzanti, ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi dei concimi, con l’urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%). Per non parlare dell’emergenza siccità che costringerà quest’anno ad aumentare il ricorso all’irrigazione con i costi energetici alle stelle. Ma, più in generale, il rincaro dell’energia – continua Coldiretti Pavia – si abbatte poi sui costi di produzione per gli imballaggi, dalla plastica per i vasetti dei fiori all’acciaio per i barattoli, dal vetro per i vasetti fino al legno per i pallet da trasporti e alla carta per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi. Con il paradosso che molto spesso costano di più gli imballaggi del cibo che contengono. Ad esempio, in una bottiglia di passata di pomodoro da 700 ml in vendita mediamente a 1,3 euro oltre la metà del valore (53%), secondo la Coldiretti, è il margine della distribuzione commerciale con le promozioni, il 18% sono i costi di produzione industriali, il 10% è il costo della bottiglia, l’8% è il valore riconosciuto al pomodoro, il 6% ai trasporti, il 3% al tappo e all’etichetta e il 2% per la pubblicità.
“Serve un deciso intervento per contenere la bolletta energetica nelle campagne e garantire continuità della produzione agricola ed alimentare” afferma il Presidente di Coldiretti Pavia Stefano Greppi, nel chiedere anche che “il maggior gettito di Iva che arriva dall’aumento dei prezzi al consumo nel carrello della spesa venga destinato dallo Stato al sostegno delle imprese agricole che rappresentano l’anello più debole della filiera”. “Ma serve anche – precisa Rodolfo Mazzucotelli, Direttore di Coldiretti Pavia – percorrere con decisione la strada degli accordi tra agricoltura, industria e distribuzione, per garantire una più equa ripartizione del valore per salvare aziende agricole e stalle”.

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Un burrascoso cambio ai vertici, ma non nella sostanza. Dopo l’insediamento dei nuovi Consigli di Amministrazione della cooperativa e della Spa di Terre d’Oltrepò, l’intervento dell’assessore regionale all’Agricoltura, Alessandro Beduschi, si è rivelato sorprendentemente allineato al piano industriale e alla visione strategica tracciata nei mesi precedenti dall’ex governance, in particolare dall’amministratore delegato Umberto Callegari.
Nonostante l’annunciato rinnovamento in discontinuità, le dichiarazioni dell’assessore hanno finito per riproporre fedelmente — e in alcuni passaggi quasi testualmente — le linee guida già note: il rafforzamento del brand unico Terre d’Oltrepò, l’attenzione alla filiera produttiva, la valorizzazione del vino del territorio sui mercati esteri, il focus sulla qualità come leva competitiva e la centralità del socio all’interno della strategia aziendale. A ciò si è aggiunto l’appello – reiterato da Callegari allo sfinimento – di concentrare il conferimento delle uve per dare slancio alle strategie aziendali.
Più che un nuovo corso, quello delineato da Beduschi appare dunque come un’esplicita conferma del lavoro impostato nei mesi scorsi da Callegari e dalla precedente dirigenza. Nessuna discontinuità reale è stata annunciata, né dal punto di vista industriale né dal punto di vista commerciale. Al contrario, la ripresa pressoché integrale del programma conferma la bontà del percorso già avviato, riconoscendone implicitamente il valore e la concretezza anche agli occhi della Regione.
Una scelta che, di fatto, legittima retroattivamente l’operato della precedente gestione, pur in un contesto in cui si è optato per un ricambio dei vertici societari. Il segnale che arriva da Beduschi, quindi, non è quello di una rivoluzione o di un cambio di rotta, ma piuttosto quello di una prosecuzione di un piano che ha già dimostrato di essere solido, coerente e in linea con le necessità di sviluppo dell’Oltrepò vitivinicolo. Ma allora perché la politica non l’ha lasciato attuare a una governance spinta a dimettersi a un mese dalla vendemmia in una situazione già di per sé delicatissima? Ma davvero c’era da dare lo zuccherino a chi aveva scelto di mestare nel torbido e optare per gli attacchi personali anziché badare alla sostanza?

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