Cronaca
Alla Fieragricola di Verona la Pac guarda al futuro
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3 anni fa-
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Redazione
VERONA (ITALPRESS) – Sempre più sostenibile, attenta all’ambiente e al benessere animale, perfettibile, ma orientata a tutelare il reddito degli agricoltori, garantire la sicurezza alimentare e la qualità delle produzioni, affrontare le sfide climatiche e accompagnare l’innovazione e la tecnologia. La Politica agricola comune taglia il traguardo dei primi 60 anni di vita e dalla Gran Guardia di Verona guarda al 2050, in occasione della 115^ edizione di Fieragricola, rassegna internazionale dell’agricoltura con oltre 520 espositori da 11 Paesi, delegazioni da 29 paesi e un’offerta trasversale dedicata a meccanica agricola, zootecnia, energie rinnovabili, vigneto e frutteto, servizi, al via domani a Veronafiere fino a sabato.
Ad inaugurare la manifestazione, oggi, il Summit internazionale ‘Sessant’anni di Politica agricola comune: quali sfide per la Pac? La vision al 2050’. Una giornata di riflessione dedicata alla prima politica di aggregazione dell’Europa unita, in vista della riforma che entrerà in vigore a partire dal prossimo gennaio.
Nella sessione del mattino, moderata dal direttore del TG2, Gennaro Sangiuliano, si sono confrontati istituzioni e big player della meccanica, della zootecnia, delle agro-energie e della chimica.
Oltre al messaggio della presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, sono intervenuti: Maurizio Danese, presidente di Veronafiere; Federico Sboarina, sindaco di Verona; Stefano Patuanelli, ministro delle Politiche agricole; Herbert Dorfmann, deputato del Parlamento europeo; Paolo De Castro, deputato del Parlamento europeo; Maciej Golubiewski, capo di gabinetto della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale della Ue; Pekka Pesonen, segretario generale Copa- Cogeca; Luigi Scordamaglia, Ceo Inalca/Filiera Italia; Manuel Scalzotto, presidente della Provincia di Verona; Federico Caner, assessore all’Agricoltura della Regione Veneto.
‘Con questo evento internazionale dedicato ai primi 60 anni della Pac, la Politica agricola comune, di fatto inauguriamo la 115ª edizione di Fieragricola, la rassegna internazionale dell’agricoltura di Verona – dice Maurizio Danese, presidente di Veronafiere -. Grazie alla Pac abbiamo sostenuto la crescita agricola e alimentare dell’Europa, che è stata indubitabilmente una delle chiavi di volta per costruire la crescita economica e sociale dell’Unione, rafforzando le radici culturali comuni e costruendo una moneta unica per molti Stati membri. Se vogliamo un’Europa più forte, sono convinto che si debba puntare a rafforzare le radici agricole, tenendo presente le necessità del nostro tempo e di un tempo futuro: garantire una produzione di cibo crescente, aumentare le rese in campo e la competitività delle imprese agricole e delle catene di approvvigionamento, contrastare i cambiamenti climatici, tutelare l’ambiente, la biodiversità e il paesaggio, sostenere il ricambio generazionale, sviluppare aree rurali dinamiche, proteggere la qualità dell’alimentazione e della salute, tutti obiettivi che la riforma della Pac che entrerà in vigore dal prossimo gennaio ha in agendà. Secondo Danese ‘dobbiamo su queste premesse guardare avanti, consapevoli che non esiste una Politica agricola comune perfetta per tutti e per sempre, ma ritengo sia impegno delle istituzioni, del mondo agricolo, della scienza e anche di una manifestazione storica e riconosciuta come Fieragricola, che molto ha dato all’agricoltura, cercare di favorire il dialogo, l’innovazione, la crescita e contribuire agli scambi non soltanto commerciali, ma anche culturali. Perchè è responsabilità di tutti noi coltivare la crescita e la pace, per la tutela degli oltre 510 milioni di europei che vivono entro i confini dell’Unione europeà.
Federico Sboarina, sindaco di Verona, sottolinea che ‘Piazza Bra e Fieragricola sono strettamente legate. Qui è partita 124 anni fa e proprio in marzo come oggi. Un ritorno fisico e temporale che quest’anno andava celebrato perchè ricorrono anche i 60 della Pac. Con le Politiche agricole comunitarie l’Europa ha dato prova di saper progettare grandi azioni comuni agli Stati membri per fronteggiare le sfide globali, che nel settore agricolo sono state importanti sia per l’Italia sia per Verona. Agricoltura non è solo attività d’impresa ma anche tradizioni locali e cultura. Oggi celebriamo tutto questo mentre abbiamo intorno un contesto drammatico come quello della tragica invasione dell’Ucraina, un fatto inaccettabile in cui però l’Europa ancora una volta ha reagito in maniera comune. Le nostre generazioni sono cresciute senza conoscere la guerra, ma – evidenzia – non deve restare un nostro previlegio, deve essere una garanzia per tutti i popoli. Questa inaugurazione di Fieragricola è dunque centrale per ribadire questo valore, che sia Pac ma anche Pace e dialogò.
Per Stefano Patuanelli, ministro delle Politiche agricole ‘stavamo uscendo dalla pandemia e ora stiamo precipitando in un conflitto dai confini incerti e con prospettive non facili da prevedere. Nonostante la non positività del momento, l’agricoltura gioca un ruolo strategico; non a caso la Pac è stata elemento di unione dell’Europa fin dalla sua fondazione.
Siamo davanti a una grande sfida che deriva dall’opportunità di rinnovamento delle filiere produttive, in particolare dell’agroalimentare. L’innovazione – spiega – è il cavallo attraverso il quale cavalcare le praterie dell’agricoltura per i prossimi 40 anni. Solo attraverso l’innovazione potremo produrre cibo, garantire sicurezza alimentare a tutte le popolazioni europee nel rispetto dell’ambiente, riducendo gli sprechi energetici e il consumo di fonti non rinnovabili. In questo contest, la Pac è uno strumento fondamentale che deve essere aggiornato costantemente per garantire competitività all’agricolturà. Patuanelli osserva che ‘l’altro tema, oltre all’innovazione, è quello dell’energia che nel settore agricolo può diventare un reddito aggiuntivo per gli imprenditori. Su questo il PNRR prevede ingenti risorse: 1,5 miliardi di euro per l’agrisolare e 1,1 miliardi di euro per l’agrivoltaicò.
Herbert Dorfmann, deputato Parlamento europeo, dice che ‘sessant’anni di Pac non sono solo 60 anni di politica agricola, ma sono 60 anni di Unione Europea, con il ruolo fondamentale di garantire la sicurezza alimentare in un momento in cui ancora si soffriva la fame nel continente. Le sfide del futuro saranno quelle della sostenibilità e dell’intensività oltre che quella di garantire redditività agli agricoltori, perchè senza un’adeguata remunerazione non potremo assicurare quel ricambio generazionale che è necessario per rafforzare il settore primario. Abbiamo un grande problema sulla distribuzione del valore; se penso al mio territorio (l’Alto Adige, ndr) e guardo a quanto vengono pagate le mele, che rappresentano circa il 50% della produzione nazionale di mele biologiche in Italia, noto che – dice ancora – c’è un fallimento di mercato della catena alimentare se le mele costano 1 euro al chilogrammo e poi vengono vendute a Bruxelles a 2,99 euro al chilò.
‘Oggi celebriamo i primi 60 anni della Politica agricola che ha fatto l’Europa, con un contributo a unire quei 10 milioni di agricoltori, che è stato un passaggio cruciale per il nostro continente per assicurare innanzitutto la produzione agricola e la tutela del reddito degli agricoltori, per poi evolversi verso nuove esigenze e nuove sensibilità che oggi sono di tipo ambientale, sociale, di benessere animalè, sottolinea Paolo De Castro, deputato Parlamento europeo. ‘La nuova Pac che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2023 rappresenta una sintesi della dimensione ambientale, economica e sociale, anche attraverso una maggiore responsabilizzazione degli Stati membri attraverso il Piano strategico nazionale. L’Italia – argomenta – può contare su un’agricoltura che per molti aspetti è più avanti rispetto al resto dell’Europa per qualità, specificità, valore aggiunto, per indicazioni geografiche, ma anche per il minore impatto della chimica e per l’agricoltura biologica che è fra le più dinamiche del continente. Abbiamo una sfida davanti: cercare di riannodare i fili nel rapporto con la società. L’agricoltura deve essere considerata di più protagonista delle grandi sfide, perchè ha i numeri e la forza per dare risposte. Anche dal punto di vista energetico, con la crisi ucraina che ha messo in luce la fragilità dell’Europa e in particolare dell’Italia su questo fronte, ritengo che l’agricoltura possa ancora una volta giocare un ruolo straordinario per applicare le tecnologie ed essere autosufficienti dal punto di vista energeticò.
Per Maciej Golubiewski, capo di gabinetto della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale della Ue, ‘è grazie agli agricoltori se oggi abbiamo raggiunto la sicurezza alimentare ed è importante riconoscere il valore degli agricoltori e il ruolo centrale della Politica agricola comune. Oggi ci troviamo di fronte nuove sfide, come quella legata ai cambiamenti climatici, ma come ha ricordato la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, la parte più significativa è la resilienza, per rendere le aziende agricole più resistenti alla crisi. In questo contesto diventare più sostenibili automaticamente ci rende anche più resilienti, perchè dobbiamo coltivare in maniera responsabile La nuova Pac, che entrerà in vigore con il prossimo anno, aiuta a prestare attenzione ai mercati locali e a focalizzarsi sull’agricoltura dei nostri paesi, per avere allo stesso tempo produttività e qualità, senza rinunciare alla sostenibilità. L’Italia in questo ha grandi opportunità, perchè è responsabile del 18% del valore aggiunto dell’agricoltura europeà.
Secondo Pekka Pesonen, segretario generale Copa-Cogeca, ‘dobbiamo guardare avanti e dobbiamo investire a livello europeo in infrastrutture che rendono disponibili le informazioni agli agricoltori. Dobbiamo ribadire l’impoirtanza della transizione ecologia e modificare il modo di pensare, tenendo però sempre presente la transizione sociale ed economica, riconoscendo il ruolo delle produzioni locali di qualità e dell’agricoltura a conduzione familiare, che è un modello dinamico e non immutabile nel tempo. Solo coniugando la transizione ecologica e la transizione economica e sociale potremo garantire un futuro ai giovani in agricolturà.
Luigi Scordamaglia, Ceo Inalca/Filiera Italia, aggiunge che ‘la crisi Ucraina-Russia ci ha presentato il nostro paese nudo, completamente sprovvisto di una politica energetica, perchè negli ultimi 20 anni abbiamo sistematicamente creduto che bastasse non trivellare, non aprire le tap, non aprire i gasdotti, non fare i rigassificatori e affidarsi completamente a un approvvigionamento esterno di energia. Risultato: siamo totalmente dipendenti dall’estero e scopriamo che non è così facile cambiare. La stessa cosa sta accadendo per la produzione agroalimentare. Oggi vediamo che quell’area di mondo che controlla un terzo della produzione di grano, il 20% del mais e l’80% dell’olio di girasole mette in crisi il sistema di food security globale, fa aumentare i prezzi che esplodono anche a casa nostra dove abbiamo trascurato il concetto di sicurezza e sovranità alimentare. Nell’agroalimentare non possiamo fare lo stesso errore che abbiamo fatto con Russia sull’energia. La Pac – spiega – è stato uno strumento fondamentale e lo sarà ancora di più in futuro; l’aver messo la filiera al centro della Politica agricola comune è fondamentale. Nel PNRR abbiamo 1,2 miliardi di euro per le filiere e 1,92 miliardi di euro per il biogas che è la vera risposta per l’austerity dei paesi. Ma non è sufficiente se poi il 91% dei programmi di investimento di biogas presentati nel 2017 sono fermi in attesa di autorizzazioni. La burocrazia può vanificare tuttò.
Secondo Manuel Scalzotto, presidente della Provincia, ‘per un uomo di cultura veneta l’agricoltura è parte della propria identità. L’agricoltura non è solo elemento alimentare, economico, ma è anche un valore culturale, un modo di vivere, sempre più nella qualità’.
Federico Caner, assessore all’Agricoltura della Regione Veneto, evidenzia che ‘offrire una vision della Politica agricola comune al 2050 significa già, oggi, condividere strategie tra tutti i protagonisti del settore, dalle istituzioni alle imprese e alla società civile, per puntare a un traguardo verde. Cioè a un’Europa più verde, più sostenibile, più biologica, più rispettosa dell’ambiente, attenta alla crescente esigenza di sicurezza alimentare a livello mondiale e alle dinamiche legate ai cambiamenti climatici, allo sviluppo rurale, al benessere animale e alla lotta all’antibiotico-resistenza. In questo senso – conclude – è necessario garantire un impegno comune che aiuti a superare le distorsioni commerciali e quelle determinate da barriere non tariffarie, contrastare la speculazione finanziaria sulle derrate agricole e favorire la creazione di un sistema globale che, in condizioni di reciprocità tra gli Stati, converga verso gli obiettivi della sicurezza e della salubrità alimentarè.
(ITALPRESS).
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Italscherma rompe il ghiaccio, primi tre bronzi ai Mondiali di Tbilisi
Pubblicato
6 ore fa-
25 Luglio 2025di
Redazione
TBILISI (GEORGIA) (ITALPRESS) – L’Italscherma rompe il ghiaccio ai Mondiali di Tbilisi. Arrivano le prime tre medaglie per la spedizione azzurra, tre bronzi importanti che però non tolgono del tutto l’amaro in bocca per quell’oro che ancora manca nella casella tricolore. Si fa un bel regalo di compleanno nella sciabola individuale Luca Curatoli, che si regala per i suoi 31 anni il podio iridato a sei anni di distanza dall’ultima volta (Budapest 2019). E fanno festa nel fioretto femminile due 23enni come Martina Favaretto, reduce da un infortunio e al suo secondo podio iridato di fila, e Anna Cristino, che brinda al debutto mondiale spingendosi sino alla semifinale.
Segnali importanti per tutto il movimento, guidato in Georgia dal presidente federale Luigi Mazzone e dal capo delegazione Daniele Garozzo, che in mattinata hanno accolto anche l’Ambasciatore d’Italia a Tbilisi, Massimiliano D’Antuono, in una giornata di grande soddisfazioni ed emozioni.
La cavalcata di Curatoli inizia con le vittorie contro il britannico Webb (15-13) e il cinese Lin (15-6). Negli ottavi di finale il napoletano delle Fiamme Oro supera l’ungherese Rabb (15-8) arrivando così a giocarsi un posto sul podio. La certezza della medaglia per l’azzurro giunte in virtù del successo contro il tre volte campione olimpico, l’ungherese Aaron Szilagyi: Curatoli, sovvertendo uno score di 12 sconfitte e una sola vittoria in carriera nelle sfide con il fuoriclasse magiaro, si impone per 15-12. A stopparlo in semifinale, per 15- 13, è il francese Jean Philipe Patrice, poi sconfitto in finale dall’idolo di casa Sandro Bazadze. Un bronzo che Curatoli dedica al ginnasta azzurro Lorenzo Bonicelli, vittima di un terribile incidente agli anelli durante le Universiadi. Sempre tra gli sciabolatori, ottima prestazione per Pietro Torre che ha chiuso ai piedi del podio: 8^ posizione per il livornese che, reduce dalle qualificazioni del giorno precedente, batte il canadese Arfa (15-13), il rumeno Covaliu (15-7) e il tunisino e vice-campione olimpico Ferjani (15-13), fermandosi solo al cospetto dell’egiziano Hesham (15-8). A seguire, 20° posto per Michele Gallo e 43° Matteo Neri.
Al rientro dopo l’infortunio che l’aveva costretta a saltare l’Europeo di Genova, Martina Favaretto fa sue le sfide con l’israeliana Druck (15-5) e la francese Blaze (14-9). Negli ottavi la padovana delle Fiamme Oro liquida (15-2) la giapponese Tsuji, poi nei quarti l’altra nipponica Ueno (15-5). Semaforo rosso di fronte alla tri-olimpionica Lee Kiefer, che vince in semifinale 15-10 lasciando comunque a Favaretto l’orgoglio di un grande risultato. Primo Mondiale e prima medaglia per Anna Cristino, che inizia la sua cavalcata superando prima la svedese Schreiber (15-3) e poi l’ucraina Poloziuk (15-13). La giornata di bronzo della carabiniera torinese prosegue con il netto successo sulla statunitense Scruggs (15-3). Il primo podio iridato all’esordio per l’azzurra classe 2001 arriva grazie al successo per 10-8 contro la numero 1 del tabellone, la canadese Harvey. Il ko in semifinale, con il risultato di 15-11, contro la francese Ranvier, toglie nulla alla splendida prova di Cristino, capace di salire così sul terzo gradino del podio. Tra le fiorettiste, medaglia sfiorata per Martina Batini. La toscana si è classifica 7^, sconfitta in rimonta, nei quarti di finale, sempre dalla Kiefer (15-13), brava a rimontare ben sette stoccate. Stop agli ottavi e 9° posto finale invece per Arianna Errigo: la capitana del fioretto azzurro batte la brasiliana Bulcao (15-7) e la russa “neutrale” Martyanova (15-9), fermandosi contro la francese Ranvier (15-4).
La giornata registra anche l’inizio delle prove a squadre. Quella azzurra di fioretto maschile supera il preliminare e approda negli ottavi di finale ai Mondiali di scherma di Tbilisi. Sulla pedana georgiana, Bianchi, Foconi, Marini e Macchi, guidati in panchina dal ct Vanni, sconfiggono la Croazia per 45-30. Domani la sfida contro Singapore che vale l’accesso nei quarti. Ottavi di finale annche per le azzurre della spada. Fiamingo, Santuccio, Rizzi e Kowalczyk, guidate in panchina dal ct Chiadò, liquidano ai sedicesimi la ‘praticà Olanda per 45-11 e domani sfideranno negli ottavi Hong Kong, che ha sconfitto la Svezia per 45-33.
– Foto Ufficio Stampa Federscherma –
(ITALPRESS).

ROMA (ITALPRESS) – Luciano Darderi continua a vincere. Il tennista italo-argentino, reduce dal successo di Bastad, è volato in finale al “Plava Laguna Croatia Open”, il torneo Atp 250 con montepremi totale pari a 596.035 euro in corso sulla terra rossa di Umago, in Croazia. Darderi, 46 del mondo e seconda forza del tabellone, ha sconfitto in semifinale l’argentino Camilo Ugo Carabelli, 51 del ranking Atp e terzo favorito del seeding, con il punteggio di 7-6 (6) 6-3. Nel primo parziale l’azzurro ha annullato un set-point all’avversario, nel corso del tie-break.
Per Darderi, all’ottava vittoria consecutiva nel circuito, quella di domani sarà la seconda finale di fila, la terza del 2025 e la quarta della carriera. Fino a oggi l’italo-argentino ha sempre vinto quando è giunto all’ultimo atto in un torneo Atp.
A Umago aspetta ora il vincente del match fra lo spagnolo Carlos Taberner e il bosniaco Damir Dzumhur.
“Oggi ho giocato una bella partita. Ero molto concentrato. Ho avuto un set-point contro nel primo parziale ma sono riuscito a combattere e a vincere. Adesso riposo; vediamo domani come andrà. Ho molta fiducia in questo momento ma dovrò giocare al meglio anche in finale”, ha detto Darderi dopo il successo odierno.
– foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).
Cronaca
Longevità leva sviluppo, a Scilla convegno di Fondazione Magna Grecia
Pubblicato
8 ore fa-
25 Luglio 2025di
Redazione
SCILLA (ITALPRESS) – L’Italia è un laboratorio globale per l’invecchiamento, con sfide uniche legate allo spopolamento dei territori e alla necessità di ripensare il welfare. Nel nostro Paese si fanno sempre meno figli, per una serie di fattori interconnessi tra loro; e il Mezzogiorno, da questo punto di vista, vive la più grande fragilità. E’ fondamentale quindi capire come gestire un fenomeno ormai in divenire e cambiare la narrativa ponendosi domande diverse. O, meglio, integrando al quesito del “come aiutiamo i giovani a fare famiglia”, quello di “come trasformare l’invecchiamento della popolazione da un onere percepito a una leva positiva per il Paese, stimolando la ‘silver economy’ e creando nuove opportunità economiche e sociali a beneficio di tutte le generazioni”. E’ con questo interrogativo che si sono chiusi i lavori della prima giornata di dibattito “Generazioni in mutamento – 2° Focus Sud e futuri” organizzato da Fondazione Magna Grecia a Scilla (RC). E da cui oggi, 25 luglio, si è riaperta la discussione tra esperti, economisti, specialisti del terzo settore, mondo sanitario, ma anche esponenti del mondo culturale e digitale, per capire come l’innovazione, in particolare la salute digitale e l’intelligenza artificiale, possano garantire una “longevità in salute”.
“La sfida della denatalità e quindi le politiche per la longevità chiedono grande innovazione e creatività, ma si fondano anche sul rinnovamento di un patto di solidarietà intergenerazionale. In questo, i territori sono ovviamente al centro, e quelli del nostro Mezzogiorno, che si contraddistinguono per una particolare forza e solidità delle reti informali, lo sono ancora di più”, ha commentato, aprendo i lavori, Fiammetta Pilozzi, responsabile del Centro di Ricerca di Fondazione Magna Grecia. Come “sfruttare questa positività?” Lo spunto viene da Fabio Miraglia, imprenditore e presidente GIOMI RSA: “possiamo usare un milione di metri quadri di borghi che le persone stanno abbandonando per creare veri e propri villaggi, sul modello anglosassone”. Luoghi che possono essere incubatori di modelli di silver economy unici in grado di attrarre anziani di tutto il Paese. “Un sistema – ha aggiunto – che non sia basato solo sul volontariato e che sia in grado di creare anche occupazione, grazie anche alla rivoluzione del digitale”. Il risultato sarebbe ‘esplosivò con conseguenze a cascata: porterebbe una riqualificazione dei territori e soprattutto il consolidarsi della domiciliazione dei servizi, in spazi abitativi personalizzati, monitorati dal digitale e sostenibili economicamente. L’idea è configurare nuovi modelli dell’abitare in cui unire le dimensioni della condivisione a quello della preservazione della privacy e della personalizzazione degli spazi, il tutto in luoghi densi di storia e di bellezza. Guardando così ai bisogni della persona che, spesso, nelle strutture RSA si perde. “La tecnologia inoltre aiuterebbe ad avvicinare figli e nipoti: nuovi care giver nati con la tecnologia, e in grado di assumere il ruolo di veri e propri alfabetizzatori”, ha concluso Miraglia.
Un approccio condiviso da Rocco Mammoliti, responsabile Sicurezza informatica di Poste italiane che ha raccontato come le Poste non abbiano abbandonato nessun borgo “perchè crediamo sia nel mondo fisico che nel mondo digitale, che però vanno connessi”. Tanto che Poste italiane ha avviato un progetto – Polis – che porta dentro l’ufficio postale la garanzia di avere, oltre a quelli già inclusi, l’erogazione di tutti i servizi della Pubblica amministrazione compresi quelli legati al sistema sanitario, “Creando così un unico punto di accentramento di prenotazione e consegna dei referti, per esempio. L’ufficio postale resta quindi vivo e integrato, sede di una rete di relazioni di cui gli anziani hanno bisogno”.
In Italia, 14 milioni di persone oggi sono over 65, il 24% della popolazione totale. E il trend è in crescita. Con esso aumenteranno anche i problemi di salute correlati all’invecchiamento. Non solo, dobbiamo considerare che oggi di questi over 65, il 42% vive in coppia senza figli, il 31% è solo e un esiguo 13% vive con i figli. Più del 70% del totale quindi è rappresentato da anziani soli. Come aiutarli allora nella loro reale esigenze di salute? Una delle soluzioni viene proposta da Pietro Rossi, cardiologo, co-founder di Policardio una startup che produce il primo device patch in grado di fare ECG e holter a casa con la qualità ospedaliera: “abbiamo pensato ad una piattaforma che monitora, analizza dati e mette in comunicazione in modo automatico l’anziano e il medico. E, nel caso di necessità, contatti il figlio o chi per lui”. Un sistema totalmente automatizzato, interconnesso e attento alla parte sanitaria ma anche a quella psicologica. “Abbiamo previsto infatti la possibilità di avere consulti veloci e sempre disponibili, superando il problema che il medico non risponda al telefono con il conseguente senso di abbandono nell’anziano”.
Ma la digitalizzazione può cambiare l’assistenza sanitaria e andare verso la silver economy anche nel sistema assicurativo e finanziario, “che sta ripensando prodotti e servizi centrati sempre più sulla prevenzione, con app per i vari monitoraggi, e incentivi economici per chi aderisce a stili di vita sani. Va promossa una trasformazione assicurativa che finanzi, per esempio, l’assistenza domiciliare continuativa e la gestione dei farmaci. Insieme ad una educazione finanziaria per una longevità consapevole tramite l’erogazione di corsi per over 60 su come gestire patrimoni, pensioni e tecnologie per una connessione diretta con i servizi sociali”, ha detto Alberto Polverino, Direttivo cluster C.H.I.C.O.
“Non va dimenticato che qualsiasi processo di sviluppo sostenibile deve essere equo, in particolare in un’ottica di genere, e ancor di più se si parla di silver economy”. Le donne sono più longeve degli uomini, ma sono anche quelle che soffrono maggiormente il rischio di trovarsi in condizione di fragilità, soprattutto sotto il profilo economico. Il monito, che arriva dalla voce autorevole e appassionata di Rossana Oliva De Conciliis, Presidente onoraria della Rete per la Parità, ha l’obiettivo di sensibilizzare politica, mondo economico e società a puntare su misure che pongano al centro il principio di garantire parità di diritti e opportunità, anche in età anziana, e anche nei processi di progettazione di politiche di sviluppo di prodotti e servizi che guardino a un pubblico “silver”.
L’intera due giorni ha preso spunto da una ricerca promossa da Fondazione Magna Grecia e curata dai sociologi Emiliana Mangone e Giuseppe Masullo, che ha mostrato come, fra le varie preoccupazioni che “bloccano” i giovani nello sviluppare la propensione alla genitorialità, vi sia il timore “di perdere occasioni, non solo professionali, ma di vita e culturali”. Il patrimonio culturale del resto è uno strumento potentissimo attraverso cui generare identità, ma anche apprendimento, sviluppare categorie di interpretazione della realtà, e quindi imparare anche la cittadinanza. Da qui la necessità che il nostro patrimonio culturale sia “family friendly”, fruibile da genitori e figli. “Pensiamo ai bambini – ha detto Francesco Pisani, professore di Neuropsichiatria infantile, Dipartimento di Neuroscienze umane della Sapienza di Roma – a quanto in loro la cultura, come la visita in un museo o di un sito archeologico, stimoli la meraviglia che a sua volta spinge alla voglia di conoscere. Le neuroscienze ci dicono che in un museo il bimbo impara a guardare, a interpretare, anche a stare fermo. E la stessa cosa vale per i genitori. Dobbiamo tenere presente che anche solo una singola esperienza culturale è fondamentale per essere educati al bello”.
Daniele Carnovale è CEO e fondatore di Guides4You, stratup che nasce sul territorio calabrese: un esempio di come i temi dell’accessibilità, del “design for all”, della necessità di rendere i beni del nostro patrimonio “per tutti”, a volte sia una necessità che nasce dal mercato in modo potente. “Avevamo pensato ad un dispositivo che servisse per ‘leggerè le opere e le strutture museali. Spinti dalla richiesta di mercato, ad oggi abbiamo funzioni per non vedenti e ipovedenti, per bambini ancora piccoli”. Non da meno l’esperienza della “Fondazione Medicina a misura di donna” che ha creato forse lo strumento più simbolico che sia stato ideato in Italia per costruire un patto inscindibile fra i nuovi nati, le famiglie, e il patrimonio culturale: un passaporto della cultura. “L’idea ci è venuta partendo dalla consapevolezza che la cultura aiuta a vivere di più e soprattutto meglio, come dimostrano anche numerosi studi”, ha detto Chiara Benedetto, presidentessa della Fondazione. “Il passaporto è stato tradotto in diverse lingue, viene dato alle mamme che hanno appena partorito ed e dedicato al nuovo nato e alle mamme al terzo mese di gravidanza. Offre la possibilità a tutto il nucleo famigliare di vistare gratuitamente i 48 musei della rete piemontese ed è diffuso in tutti i presidi ospedalieri dell’area metropolitana di Torino”. Nel 2024 sono stati scaricati dal sito 15mila passaporti e la best practice oggi è stata adottata anche a Brescia, Pavia e Val Canonica
“Affrontare oggi la denatalità – ha concluso Nino Foti, presidente della Fondazione Magna Grecia – significa ripensare l’intero sistema Paese alla luce dell’invecchiamento, delle nuove insicurezze sociali e del bisogno di dare ai giovani un futuro desiderabile. Con questa iniziativa, pertanto, vogliamo rimettere al centro le persone, i territori e le connessioni tra le generazioni. La genitorialità si sostiene con politiche abilitanti, e il calo demografico si affronta anche guardando al nostro Mezzogiorno come a una piattaforma di sperimentazione per uno sviluppo inclusivo. Parlare di cultura inclusiva, significa anche capire che il nostro patrimonio è il più potente strumento di legame intergenerazionale. Ogni museo o sito storico va reso davvero fruibile per famiglie, anziani e bambini, è così che si diventa realmente attrattivi e si costruiscono fiducia nel futuro e coesione tra generazioni. La Fondazione Magna Grecia lavora perchè Sud e futuro non siano più due parole in contrasto, ma una sola visione condivisa”.
-foto ufficio stampa Fondazione Magna Grecia-
(ITALPRESS).


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