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Di fronte a numeri finali così bassi, attorno al 20%, i 5 referendum promossi da Lega e Partito radicale sulla giustizia (la riforma del Csm, l’abolizione della legge Severino, i limiti agli abusi della custodia cautelare, la separazione delle funzioni dei magistrati e la loro equa valutazione) escono di scena come un vero e proprio fallimento, forse il più grande di sempre. E dal punto di vista politico, se possibile, si trasformano in una débâcle che potrebbe avere anche dei riverberi pesanti sull’attuale tenuta degli equilibri in una già sfilacciata coalizione di centrodestra.
Lo si era messo in conto già nel momento dell’accorpamento, in un unico election day, della consultazione referendaria e della tornata amministrativa per quasi mille comuni (26 capoluoghi di provincia e tra questi 4 capoluoghi di regioni) che sono diventati un durissimo banco di prova per il braccio di ferro infinito tra Fratelli d’Italia da una parte e la Lega, sempre più in sintonia con Forza Italia.
Una situazione che ha prodotto la quasi scomparsa, ovunque, dei simboli partitici a favore del proliferare di liste civiche che nei simboli li richiamano, fornendo allo stesso tempo un alibi per non addossarsi eventuali sconfitte.
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E diffidate delle solite denunce di scarsa visibilità ai quesiti, o la troppa macchinosità nell’esposizione. Il voto parla chiaro, anche in quelle città dove si è andato alle urne con buone percentuali per le comunali, come Genova o Parma: alle urne i cittadini chiedevano solo la scheda per votare il sindaco e rifiutavano quelle per i referendum. Non a caso proprio in queste città si è registrato un altissimo numero di schede bianche, oltre il 10%. E aggiungiamo: anche l’astensionismo da record è stato un importante segnale indicatore, non solo per la Domenica degli italiani in spiaggia, visto il gran caldo. Qui non è questione di interpretazione, qui parlano i numeri: questi referendum sono stati un grande flop!
L’INGEGNERA DI VOGHERA – CHE FARE?
Valorizzare le tradizioni, recuperando il nostro passato, attualizzando il presente e proiettandosi verso il futuro, andando a conoscere quello che la scienza e la tecnologia ci mettono a disposizione per migliorare la qualità della nostra vita. Giovanna Gabetta è la prima donna laureata in ingegneria nucleare in Italia, il suo grande amore è la ricerca. Con Alessandro Paola Schiavi ogni Sabato alle 21,30 conduce “L’Ingegnera di Voghera” su Pavia Uno Tv e Lombardia Live 24, la tv per tutti.
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