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Economia

Digitalizzazione, determinante il coinvolgimento delle libere professioni

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ROMA (ITALPRESS) – La digitalizzazione dell’Italia non può prescindere dal pieno coinvolgimento del suo tessuto professionale, che quotidianamente abilita e garantisce il funzionamento e lo sviluppo del sistema Paese. Questo è quanto emerge dallo studio “I nuovi paradigmi del mondo delle professioni nella transizione digitale”, realizzato per Confprofessioni da The European House – Ambrosetti e presentato oggi a Roma, alla presenza del Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao, al Viceministro per lo sviluppo economico Gilberto Pichetto Fratin e al Sottosegretario per lo sviluppo economico Anna Ascani.
Malgrado gli sforzi prodotti da numerosi attori del rinnovamento, l’Italia è ancora in ritardo sulla corsa alla digitalizzazione. Per le libere professioni, tale necessità di adeguamento si contestualizza all’interno del più ampio panorama evolutivo in atto sul mondo professionale.
Alla luce dei principali trend evolutivi del sistema economico, abilitati, accelerati e potenziati dalla digitalizzazione, anche le professioni sono chiamate a gestire in modo sempre più proattivo il cambiamento in atto relativamente sia all’organizzazione professionale sia alla relazione con il cliente. In sintesi, cambia il ruolo stesso del professionista nel mutato scenario socioeconomico.
In particolare, le professioni sono chiamate a dare risposte efficaci ai principali problemi attuali e prospettici del mondo professionale: la sostenibilità economica, l’attrattività e la capacità di ritenzione dei talenti per il ricambio generazionale, la competitività nel nuovo e più ampio panorama digitale, la capacità di fare sistema, l’adeguamento delle competenze e dei modelli organizzativi a nuove esigenze di mercato e a crescenti livelli di servizio richiesti dai clienti.
Su questi temi le Associazioni giocano un ruolo primario, dovendo operare, in parallelo, in due diverse direzioni: verso l’esterno del mondo professionale, le Associazioni sono chiamate a riaprire il dialogo istituzionale sulle professioni, facendo da guida nel percorso di definizione della nuova identità del professionista, a fini regolamentari. In particolare: ripristinando una narrazione pubblica delle professioni esente da visioni preconcette o di parte, abbandonando atteggiamenti difensivi e generando consapevolezza di sistema rispetto agli effettivi bisogni del mercato, promuovendone l’attrattività nei confronti delle nuove generazioni;abilitando la collaborazione istituzionale per il rinnovamento della Pubblica Amministrazione, spesso inadeguata alle esigenze quotidiane dei professionisti, con moltiplicazione degli sforzi e dei costi in capo al professionista, inibendo così gli investimenti virtuosi del settore privato; contribuendo a sbloccare gli adeguamenti normativi utili o necessari alle professioni nel loro servizio al Sistema Paese, anche e soprattutto in ottica di: i) un ripensamento della normativa sulle aggregazioni tra professionisti (esente da distorsioni penalizzanti), fondamentale per generare la dimensione minima abilitante per consentire investimenti digitali di maggiori dimensioni, ii) una normativa fiscale più equa nei confronti del lavoro autonomo, iii) un’efficace regolamentazione delle attività digitali ad alto potenziale (es. telemedicina) che garantisca adeguate tutele al professionista, e iv) una corretta ridefinizione del perimetro regolamentare di erogazione delle prestazioni digitali, che assicuri lo sfruttamento economico del dato in capo al professionista.
Verso l’interno del settore, agendo sull’operatività del mondo professionale. Si tratta di: sensibilizzare il vasto mondo delle professioni perché si diffonda una chiara lettura dei rischi e delle opportunità della trasformazione digitale, declinata puntualmente sugli specifici ambiti professionali;
creare opportuni spazi, anche digitali, per la messa a sistema organizzata di professionalità specifiche, per rispondere meglio alle esigenze del cliente e innescare processi diffusi di knowledge sharing, necessari in un mercato sempre più internazionale e privo di confini; divenire esse stesse soggetti fruitori di formazione digitale e sperimentatori, accumulando l’expertise necessaria a trasformarsi in veri e propri collaboratori digitali in grado di scalare sul territorio tali competenze e veicolarne le reali opportunità ai professionisti;
garantire una formazione digitale indipendente, anche per mettere a disposizione dei professionisti chiari criteri di comprensione e valutazione delle soluzioni tecnologiche.
«Lo studio “I nuovi paradigmi del mondo delle professioni nella transizione digitale” apre un nuovo ciclo che è destinato a modificare profondamente il Dna della realtà professionale. L’indagine ci mette di fronte ai nostri limiti e, al tempo stesso, alle nostre ambizioni – ha affermato Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni. Non arriviamo impreparati a questo appuntamento con il futuro. La pervasività della rete e delle nuove tecnologie già da qualche anno è entrata prepotentemente nelle attività quotidiane dei professionisti. Già oggi viviamo nella dimensione digitale della professione, ma occorre un cambio di paradigma sia da parte di professionisti, ma anche della politica che deve assecondare il processo di transizione digitale delle professioni».
«Siamo orgogliosi della riuscita di questo importante momento di confronto istituzionale, che ha visto la partecipazione attiva di figure di assoluto rilievo nell’attuale panorama politico del Paese e alla guida del suo processo di digitalizzazione. – ha dichiarato Alessandro De Biasio, Partner di The European House – Ambrosetti. Si tratta di un ulteriore passo verso la valorizzazione del dibattito istituzionale sulle libere professioni. Le libere professioni costituiscono infatti un motore fondamentale del tessuto socioeconomico, capace di innescare e potenziare processi di innovazione su larga scala, se adeguatamente supportate da una corretta architettura pubblica e regolamentare e da un tessuto associativo capace di fungere da catalizzatore e scalare le competenze digitali sul territorio, facendosi portavoce delle esigenze di tutto il mondo professionale. The European House – Ambrosetti è onorata di prestare servizio al sistema Paese dando voce e visibilità alle istanze del mondo professionale e abilitando un rinnovato momento di collaborazione istituzionale».
– foto agenziafotogramma.it-
(ITALPRESS).

Economia

Dario Costantini confermato all’unanimità Presidente nazionale di CNA

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ROMA (ITALPRESS) – Dario Costantini è stato confermato Presidente nazionale di CNA (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola Impresa). L’Assemblea nazionale della Confederazione lo ha eletto all’unanimità per il quadriennio 2025-2029. Costantini, 50 anni, è amministratore delegato e socio della Costantini srl con sede a Piacenza, impresa che opera nel settore del condizionamento, ventilazione e gestione degli impianti tecnologici. È stato presidente di CNA Piacenza dal giugno 2007 al luglio 2017 quando è stato eletto presidente della CNA Emilia-Romagna e poi presidente nazionale CNA dal dicembre 2021. Tra le altre cariche è vice presidente di Agart SpA (azionista della Nuova Artigiancassa) e presidente della Onlus Progetto Vita – il cuore di Piacenza onlus, il primo progetto europeo di defibrillazione precoce sul territorio per prevenire la morte improvvisa per arresto cardiaco.

“È un grande onore rappresentare per i prossimi quattro anni la CNA – ha dichiarato Costantini – una grande comunità di imprenditrici e imprenditori. Desidero ringraziare l’assemblea nazionale per la fiducia e tutti i nostri dirigenti per il lavoro quotidiano nell’associazione. Il mio impegno e della nuova presidenza sarà essere ancora più vicini alle nostre imprese, ascoltarle e sostenerle nelle grandi e impegnative sfide che ci attendono. Siamo determinati a rafforzare il ruolo essenziale dell’artigianato nella vita del Paese e nella sua proiezione internazionale, consapevoli del grande valore economico e sociale che esprimono le nostre imprese”.

– foto ufficio stampa CNA –

(ITALPRESS).

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Ex Ilva, Urso “Nessun piano di chiusura per lo stabilimento di Genova Cornigliano”

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ROMA (ITALPRESS) – “Non c’è nessun piano di chiusura” dello stabilimento ex Ilva di Genova Cornigliano, “anzi esattamente il contrario: i commissari hanno avviato un programma di manutenzione straordinaria per consegnare al futuro acquirente, entro marzo, impianti funzionanti e sicuri con almeno 4 milioni di capacità produttiva”. La manutenzione straordinaria “è assolutamente necessaria ed è conseguente allo stato di totale abbandono e decadimento in cui gli impianti sono stati lasciati” per cui “i commissari avvieranno nei prossimi giorni un’azione risarcitoria” contro ArcelorMittal “per circa 5 miliardi di euro”. Così il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, al question time della Camera. “A Genova nessuno andrà in cassa integrazione, l’operatività dello stabilimento non è in discussione”, ricorda. “Il Governo è pronto a valutare l’intervento di un soggetto pubblico a supporto del piano industriale, nel pieno rispetto della normativa europea e secondo le procedure di gara, per assicurare la continuità produttiva degli stabilimenti” dell’ex Ilva e “il processo di decarbonizzazione”, sottolinea Urso.

“La gara internazionale è in atto, i negoziati sono difficili perché l’obiettivo è sfidante: il governo sta lavorando alle condizioni abilitanti, nella consapevolezza che la fornitura e il costo dell’energia è il fattore più critico, anche nell’ottica dei fabbisogni connessi alla programmata decarbonizzazione. La tecnologia green ha bisogno del gas: in un contesto in cui non risulta praticabile la soluzione della nave di rigassificazione, stiamo lavorando alle condizioni per un rifornimento terrestre di gas che possa risultare sostenibile economicamente, allo stesso tempo stiamo predisponendo le condizioni per interventi di nuova industrializzazione delle aree libere dall’attività siderurgica, sia a Taranto, sia a Genova, al fine di favorire nuovi aggiuntivi insediamenti produttivi: su questo abbiamo già concordato con gli enti locali una serie di incontri, previsti nelle prossime ore”, ha concluso il ministro.

– foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

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Pnrr, Foti “Raggiunti 366 obiettivi su 575, spesa a 92,5 miliardi”

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ROMA (ITALPRESS) – Ad oggi abbiamo raggiunto 366 obiettivi del Pnrr dei 575 che dobbiamo raggiungere, pari al 63,66% degli obiettivi stessi. Abbiamo 153 miliardi che sono stati e verranno incassati dal governo italiano, a fronte dell’assegnazione di 194,4 miliardi, pari al 79%: in Europa questa percentuale è del 58%. Per quanto riguarda gli obiettivi, in Europa la media del 45%”. Così il ministro per gli Affari europei, il Pnrr e le Politiche di Coesione, Tommaso Foti, al question time della Camera.

“Attualmente abbiamo in corso 540mila progetti finanziati dei quali 353mila sono stati conclusi, 29mila sono in fase di conclusione, 121mila in corso, 3121 progetti sono in pre-esecuzione, 41mila progetti hanno soltanto il problema di caricamento sulla piattaforma Regis. Anche per quanto riguarda la spesa abbiamo raggiunto i 92,5 miliardi, a cui vanno aggiunti i 10 miliardi di facility, cioè gli strumenti finanziari che sono già stati trasferiti ai soggetti terzi che saranno i gestori delle misure in questione”, aggiunge.

“Per quanto riguarda la revisione recentemente approvata dalla Commissione Europea, si tratta di una revisione di 13,5 miliardi che incide sul sistema delle imprese, sull’agroalimentare, sull’agricoltura, sulla connettività digitale, sulle infrastrutture idriche e sull’economia circolare. Posso assicurare che, come previsto, siamo al 40% delle risorse territorializzabili alle regioni del Sud, rispettando quelle che erano le previsioni. Penso di poter dire che in questi mesi e in questi anni abbiamo fatto il nostro dovere”, conclude Foti.

– Foto IPA Agency –

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