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Cronaca

In Italia oltre un terzo dei decessi è legato a malattie cardiovascolari

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MILANO (ITALPRESS) – Alla vigilia della Giornata Mondiale del Cuore 2022, sono ancora allarmanti i numeri legati all’impatto delle patologie cardiovascolari in termini di mortalità. Silenzioso, invisibile e sottovalutato, il colesterolo è oggi tra i principali responsabili delle oltre 18,6 milioni di vittime per patologie cardiovascolari nel mondo e che nel nostro Paese fanno registrare il 34,8% dei decessi. Ma oggi, dopo quasi tre anni di pandemia, qual è la percezione degli italiani? A scattare l’allarmante fotografia è l’indagine SWG per Sanofi presentata oggi a Milano in occasione dell’incontro ‘La prevenzione che sta a cuore. Malattie cardiovascolari e colesterolo nei pazienti ad alto rischio: agire prima, in modo intensivo e efficace, per ridurre la mortalità’. Oltre il 40% degli intervistati sottovaluta i rischi legati ad alti livelli di colesterolo, mentre circa 1 su 3 ritiene che il rischio di mortalità legato all’ipercolesterolemia debba preoccupare solo chi ha problemi cardiaci pregressi. E ancora, meno di 1 su 2 (il 43% del campione) sa che è il colesterolo LDL ad essere dannoso per la nostra salute. Obiettivo della ricerca, condotta su un campione di oltre 1.200 soggetti di età compresa tra i 45 e i 74 anni, quello di analizzare la conoscenza delle malattie cardiovascolari, la percezione circa le conseguenze dell’ipercolesterolemia per offrire spunti di riflessione e stimoli concreti a pochi giorni dalla Giornata Mondiale del Cuore (29 settembre).
E’ in occasione dell’annuale appuntamento dedicato proprio a rilanciare l’attenzione del dibattito pubblico sulle patologie cardiovascolari e il loro impatto sulla nostra società che Fondazione Italiana per il Cuore, Società Italiana di Cardiologia (SIC), Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO) e Conacuore intendono, ancora una volta, richiamare l’attenzione su patologie la cui prevalenza è in aumento in diversi Paesi, tra cui l’Italia.
‘Nel nostro Paese, oltre 1 decesso su 3 è imputabile alle patologie cardiovascolari, prima causa di morte sia per gli uomini (31,7%) che per le donne (37,7%). Chi sopravvive a un attacco cardiaco diventa un malato cronico – spiega Emanuela Folco, presidente della Fondazione Italiana per il Cuore (FIPC) -. La malattia modifica la qualità della vita e comporta notevoli costi economici per la società. In Italia, la prevalenza di cittadini che vivono con invalidità cardiovascolare è pari al 4,4 per mille. Questo è in parte attribuibile all’aumento dell’aspettativa di vita, con una popolazione sempre più anziana e quindi ‘fragilè, nonchè alla prevalenza dei fattori di rischio cardiovascolare, tra cui ipercolesterolemia. Dopo quasi tre anni di pandemia, vediamo ancora oggi come la percezione generale sia che le patologie cardiovascolari non occupino i primi posti tra le malattie da temere, dato in contrapposizione con quello che vediamo nella vita di tutti i giorni dove la mortalità per cause cardiovascolari occupa i primissimi posti. Oggi è l’occasione per ribadire, ancora una volta, l’importanza di sensibilizzare il cittadino e il paziente a prendere a cuore la propria salute cardiovascolare a partire dalla prevenzione primaria, sottolineando come sempre la necessità di adottare corretti stili di vita e una sana alimentazione, ma anche e soprattutto secondaria laddove sia presente una condizione patologica che necessita di una presa in carico da parte dello specialistà.
Ed è proprio attraverso la prevenzione che per il 92% degli intervistati i problemi cardiocircolatori possono essere evitati. A questa consolidata convinzione, però, non corrispondono azioni concrete di prevenzione e controllo: solo per il 17% del campione, infatti, è opportuno eseguire periodicamente visite di controllo, mentre solamente il 31% si è sottoposto ad una valutazione del rischio cardiovascolare negli ultimi 12 mesi.
A non poter però sottrarsi a controlli regolari sono, più degli altri, i pazienti ad alto rischio cardiovascolare che rappresentano, in base alle linee guida internazionali, la vera e urgente priorità nell’ambito degli interventi preventivi.
‘Il tema della prevenzione è di grande importanza per tutti noi, ma diventa cruciale quando si parla di paziente ad alto rischio cardiovascolare – sottolinea Ciro Indolfi, presidente della Società Italiana di Cardiologia (SIC) -: chi è stato colpito da un evento cardiovascolare, infatti, corre un rischio elevato di andare incontro ad un nuovo infarto o Ictus negli anni successivi. Eventi che potrebbero essere sensibilmente ridotti – come ricordano le recenti linee guida della Società Europea di Cardiologia – se venissero sempre più implementate le strategie di prevenzione secondaria. Proprio nella direzione di un trattamento precoce e rapido va l’abbassamento delle soglie di colesterolo LDL per l’accesso ai nuovi farmaci anti-colesterolo PCSK9, recentemente pubblicate in GU da AIFA. Evidenze scientifiche dimostrano come il colesterolo LDL sia causa delle patologie cardiovascolari, non un fattore di rischio, e come la sua riduzione – pertanto – rappresenti uno degli obiettivi principali per limitare eventi cardiovascolari quali l’infarto miocardico e contrastare la mortalità. Infatti, le linee guida della Società Europea di Cardiologia suggeriscono in prevenzione secondaria livelli di colesterolo LDL inferiori a 55 mg/dl e, in alcuni pazienti particolarmente a rischio, livelli di LDL-C ancora più bassi e inferiori a 40 mg/dl. Questi obiettivi così ambiziosi possono essere oggi raggiunti grazie agli inibitori della proteina PCSK9, capaci di ridurre del 60% il livello di colesterolo LDL, dimostrando un chiaro beneficio clinico nei pazienti con elevato rischio cardiovascolare. Un cambio di rotta, quello avviato per la prima volta in Italia rispetto ad altri Paesi europei, per la prevenzione secondaria delle malattie cardiovascolarì.
Il paziente ad alto rischio cardiovascolare ha subìto uno o più eventi cardiovascolari ed è un paziente cronico che come tale va trattato. Sebbene sia spesso in terapia con farmaci orali come le statine e ezetimibe, continua a registrare alti livelli di colesterolo LDL. Per questo la sua gestione rappresenta oggi una delle principali complessità per i Sistemi Sanitari Nazionali.
Secondo Giuseppe Di Tano, Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO) – Fondazione per il Tuo cuore ‘per una corretta e appropriata presa in carico e gestione dei pazienti con malattia cardiovascolare nota ad elevato rischio di eventi occorre mettere in campo diverse azioni, anche attraverso una più efficace sinergia tra cure primarie, ospedale e territorio. Il controllo dei fattori di rischio attraverso un intervento farmacologico incisivo e precoce, il monitoraggio costante delle condizioni cliniche, la sensibilizzazione del paziente, del suo ambito familiare-sociale e del caregiver sull’importanza dell’aderenza alla terapia e alle norme di stile di vita consigliate, sono elementi fondamentali in grado di contrastare il rischio di andare incontro a un nuovo episodio cardiovascolare. Come nella prevenzione primaria, anche in quella secondaria è fondamentale promuovere l’engagement del paziente nel percorso di cura, così da favorire una maggiore proattività nella gestione della propria salute, in relazione con il Sistema Sanitario. La mancata o inappropriata gestione dell’ipercolesterolemia porta, infatti, ad un peggioramento dello stato di salute e all’esposizione per il paziente ad un rischio di eventi elevato, con ripercussioni negative non solo sulla salute ma anche sul SSN. Una condizione tanto silente quanto insidiosa come l’ipercolesterolemia va trattata in maniera incisiva e precoce. E’ per questo che va ‘aggredità con un approccio ancora più energico rispetto a quanto fatto fino a ieri, così da garantire un efficace contenimento del rischiò.
‘Infine, la possibilità, come indicato dalle Linee Guida, di utilizzare un parametro oggettivo e facilmente ottenibile come la misurazione delle LDL ematiche su cui modulare la terapia, mirando a raggiungere i livelli target richiesti, rappresenta una raccomandazione ineludibile a cui adeguarsì, aggiunge.
Ma è proprio sulla percezione dell’ipercolesterolemia che c’è ancora tanto da fare: il 20% non conosce neppure i rischi derivanti da alti livelli di colesterolo, mentre per il 42% il controllo del livello del colesterolo dipende solamente dalla dieta alimentare e dall’attività fisica, trascurando quindi l’efficacia terapeutica.
Una condizione cronica, quella dell’ipercolesterolemia, con un impatto anche sulla vita del paziente: sale fino all’80%, infatti, la percentuale di persone con colesterolo alto che dichiara di aver cambiato le proprie abitudini, con maggior riguardo alla vita familiare (24%) e perfino lavorativa (11%).
‘Occorre superare il preconcetto che il colesterolo si combatta solo con la dieta – dice Giuseppe Ciancamerla, Conacuore -. E’ chiaro che questo possa aiutare, ma l’ipercolesterolemia è una patologia, si chiama aterosclerosi, e va trattata con l’aiuto di uno specialista. Per questo occorre che i pazienti siano sempre più sensibilizzati sulla necessità di conoscere i vari tipi di colesterolo e i loro valori ottimali con l’aiuto delle carte del rischio, facili da leggere, e che correggano uno stile di vita non adeguato. Ancora di più se si parla di paziente ad alto rischio cardiovascolare, al fine di mantenere l’aderenza alla terapia e quindi contrastare la mortalità. Un evento traumatico sulla salute come un infarto può infatti avere effetti fisici, ma anche emotivi, devastanti. In alcuni casi, lo specialista ricopre un ruolo cardine perchè chiamato a valutare il coinvolgimento di altre figure, attraverso un approccio multidisciplinare, per una presa in carico globale del paziente ad alto rischiò.
‘In Sanofi siamo quotidianamente impegnati nello studio di soluzioni terapeutiche innovative e programmi per il miglioramento della qualità di vita e della sopravvivenza dei pazienti con malattie cardiovascolari – spiega Andrea Rizzi,
Medical Head General Medicines di Sanofi Italia -. E’ un impegno concreto che si esplicita anche in un contributo in termini di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, pazienti e caregiver, su come vada alzato il livello di attenzione relativo all’impatto che questo tipo di malattie hanno sulla nostra società e sul sistema sanitario nazionale. In Sanofi siamo al fianco delle associazioni che rappresentano i pazienti e della classe medica, per contribuire a ridurre drasticamente l’impatto in termini di mortalità e qualità della vita che le malattie cardiovascolari hanno ancora oggi, offrendo risposte concrete in termini di cure e terapie e di gestione in ambito di prevenzione secondaria con particolare attenzione ai pazienti ad alto rischiò.

– foto ufficio stampa Sanofi –

(ITALPRESS).

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Onu, Mattarella “Plasmare istituzioni sulla pace”

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NEW YORK (STATI UNITI) (ITALRPESS) – “Le istituzioni dell’Onu sono state modellate sui rapporti usciti dalla Seconda Guerra mondiale, sulla guerra: è tempo di plasmarle sulla pace, tenendo conto delle positive iniziative di cooperazione continentale cresciute in questi decenni, come l’Unione Africana e l’Unione Europea e di quelle in itinere in altre regioni del mondo”.
Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento all’Assemblea Generale dell’Onu.
“Un Consiglio così riformato saprebbe contemperare l’aumento del numero dei membri e una giusta rappresentanza regionale, con l’esigenza di preservarne e possibilmente migliorarne le capacità decisionali, fortemente compromesse dalla polarizzazione politica in corso e dall’uso ripetuto, troppo spesso strumentale, del veto da parte di membri permanenti. L’Italia continuerà a fornire il suo attivo e positivo contributo alla redazione del Patto per il futuro, affinchè si giunga una visione condivisa degli strumenti e delle azioni necessarie ad affrontare assieme le sfide globali del XXI secolo”, ha aggiunto.
“La riforma della governance globale che sarà sintetizzata nel Patto per il futuro dovrà innanzitutto garantire un processo inclusivo per tutti gli attori della scena internazionale, sia a livello di singoli Paesi sia di gruppi regionali che – come nel caso del gruppo africano, delle piccole isole in via di sviluppo e del gruppo arabo – sono portatori di comuni e legittimi interessi. Il processo inclusivo non potrà dimenticare naturalmente gli altri attori, in particolare i rappresentanti della società civile che guardano alle Nazioni Unite e che sono spesso in prima linea nel contributo allo sviluppo sostenibile”, ha concluso il capo dello Stato.
-foto Quirinale –
(ITALPRESS).

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Filiera del pomodoro da industria, il nuovo progetto di Mediterranea

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PARMA (ITALPRESS) – Mediterranea, l’associazione nata a gennaio scorso da un accordo tra Confagricoltura e Unione Italiana Food, presenta oggi a Parma, in occasione del Cibus, alla presenza del ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida e del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso il suo primo progetto: l’accordo di filiera sul pomodoro da industria.
Rafforzare le filiere e la loro efficienza dal campo alla tavola, la sostenibilità delle produzioni ed efficientare la rete logistica e dei sistemi di stoccaggio, sono infatti tra gli obiettivi dichiarati di Mediterranea e questo primo progetto va esattamente in tale direzione.
L’iniziativa affonda le radici sul successo del “Protocollo d’intesa grano duro-pasta”, con l’obiettivo di estendere il modello ad altre filiere rappresentate da Unione Italiana Food e Confagricoltura fra cui, appunto, quello del pomodoro. Il partner tecnico sarà Value Groovers, spin off dell’Università della Tuscia di cui è presidente il professore Emanuele Blasi che seguirà la prima progettualità di filiera promossa da Mediterranea, facendo tesoro dell’esperienza del Protocollo e dell’innovativo modello FRUCLASS testato nell’ambito della filiera grano duro-pasta.
L’Italia, con oltre 5 milioni di tonnellate è il terzo produttore mondiale di pomodoro da industria, dopo California e Cina. Seguono la Turchia, con circa la metà della produzione italiana, e la Spagna, che ha una produzione sostanzialmente equivalente. I “top five producer” di pomodoro da industria rappresentano quasi il 70% della produzione mondiale.
In Italia si sono coltivati nel 2023 oltre 68mila ettari, per il 57% nel Nord Italia e per il 43% nel Centro-Sud. Le superfici sono in aumento, mentre la produzione è in flessione (-1,3%) sostanzialmente per motivi climatici.
Tra gli obiettivi del progetto di Mediterranea, l’individuazione di modelli organizzativi, tecnologici ed industriali a supporto di una garanzia qualitativa, nutrizionale e geografica dei prodotti a base di pomodori da industria.
Per Massimiliano Giansanti, presidente di Mediterranea, “con Mediterranea intendiamo strutturare le filiere agroalimentari italiane in modo che diventino sempre più competitive sui mercati. Attraverso accordi e certificazioni a favore della tracciabilità e della sostenibilità, Confagricoltura e Unionfood insieme si impegnano a incrementare le produzioni e sviluppare accordi con soggetti terzi per sostenere l’alta qualità dell’export agroalimentare italiano”.
Per Paolo Barilla, vicepresidente di Mediterranea, “la ricchezza, la varietà e la natura dei prodotti rappresentati da Unione Italiana Food sono complementari alla dieta mediterranea nel suo complesso. Per questo, insieme a Confagricoltura, abbiamo costruito una struttura per la promozione e valorizzazione delle filiere mediterranee e dei prodotti italiani di eccellente qualità che in quel paniere si collocano, in una logica di integrazione di filiera e tra più filiere, ben rappresentate da entrambi i soci fondatori”.

– Foto ufficio stampa Confagricoltura –

(ITALPRESS).

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Cronaca

REGIONE LOMBARDIA – PRESENTATA IN REGIONE PIZZO STELLA SKYMARATHON

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Presentata a palazzo Pirelli la nona edizione della Pizzo Stella SkyMarathon, in programma a Fraciscio-Campodolcino (SO) il 14 luglio prossimo. Hanno partecipato all’evento il sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia con delega allo sport e giovani, e l’assessore regionale alla Montagna e Enti locali Alla corsa sulla distanza di 42 km, che attraverso un dislivello di 3.600 metri, toccherà i 2.948 metri di Pizzo Groppera (2.948 metri), è abbinata la Pizzo Stella Sky Race, sulla distanza di 20 km e un dislivello di 1.600 metri.

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