LA VOCE PAVESE – CARENZE NEI PRONTO SOCCORSO, BERTOLASO PROMETTE IL SUO IMPEGNO
L’impegno di Guido Bertolaso per la sanità in Lombardia: «Possibile pagare di più i medici del pronto soccorso»
Il grido d’allarme sul tema era stato lanciato dai medici di Pavia. Circa un mese fa i camici bianchi del pronto soccorso del San Matteo avevano scritto al loro ordine per denunciare anche lunghi tempi di ricovero forti carenze di personale. «Una lettera del genere – ha spiegato Bertolaso al quotidiano La Provincia Pavese – potrebbero scriverla tutti i medici che lavorano nei pronto soccorso d’Italia. La situazione critica dei reparti d’urgenza è nota, e dipende da problematiche mal gestite che vengono dal passato. Sono venuti meno i filtri della medicina di territorio: quando i cittadini si trovano privi del riscontro del primo referente che dovrebbe essere deputato a valutare e filtrare gli accessi in ospedale, aumenta la pressione sulle strutture. La soluzione è complessa, e dipende dalla riorganizzazione dei diversi livelli di intervento sanitario e dall’incentivazione che i medici coinvolti trovano nello svolgere un compito essenziale. Il pronto soccorso fa parte del mio dna e dedicherò tutto il mio tempo e la mia conoscenza della materia per migliorare la situazione». Per Bertolaso però occorre ripensare al Sistema Sanitario Nazionale nella sua interezza tra strategie nuove, monitoraggi e un link più forte con le università. Bertolaso punge: «È saltato il servizio sanitario nazionale, che per decenni è stato considerato dalla politica come la cenerentola dei problemi italiani, territorio di conquista e di interessi politici, sempre più indebolito e umiliato con stipendi da fame e nessuna copertura nei confronti di chi ci opera con passione».
LA RIPARTENZA DELL’OLTREPÒ PAVESE È UMBERTO CALLEGARI
Il nuovo software installato da Umberto Callegari, CEO di Terre d’Oltrepò, continua a dare frutti. Lui è stato l’artefice del cambio di paradigma e di modello strategico sia all’interno dell’azienda che su scala territoriale tra meritocrazia, competenza e riorganizzazione generale. L’obiettivo? Creare valore, sostenibilità economica e nuovi mercati. Il “reset” di Callegari è stato di respiro territoriale, sebbene pesino ancora le scelte sbagliate e i conti da pagare per gli scivoloni del passato. Il Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese il 20 febbraio ha approvato due riforme decisive che segnano un punto di svolta dopo anni di divisioni interne. Dopo lunghe controversie tra cooperative e cantine private, nonché tra i vari attori della filiera, è stato adottato un nuovo statuto che ridefinisce il sistema di rappresentanza all’interno del Consorzio. In particolare, la nuova normativa prevede che ogni socio abbia diritto a un minimo di 10 voti, indipendentemente dalla propria capacità produttiva, al fine di dare maggior peso ai piccoli produttori, numericamente più numerosi ma tradizionalmente con minor influenza decisionale, senza però compromettere il criterio di proporzionalità basato sui dati produttivi. Parallelamente è stato introdotto un nuovo disciplinare per lo spumante Oltrepò Pavese Metodo Classico DOCG, che si chiamerà “Classese” per evidenziare la sua identità storica e la qualità distintiva. Le modifiche sono state accolte con grande consenso: lo statuto ha ottenuto il voto favorevole di oltre il 98% dei presenti, mentre il nuovo disciplinare ha visto l’approvazione di oltre il 93% dei partecipanti. Queste riforme non solo mirano a valorizzare il prodotto di punta della denominazione, ma rappresentano anche un passo fondamentale per rilanciare l’intera filiera produttiva dell’Oltrepò Pavese, un territorio rinomato per la coltivazione del Pinot nero e altre importanti varietà come Croatina, Riesling e Pinot grigio. In sostanza, grazie a queste innovazioni, il Consorzio si prepara a un futuro più armonizzato e competitivo, superando le tradizionali divisioni interne e promuovendo una filiera unificata e maggiormente rappresentativa.
LA VOCE PAVESE – TURISMO, LA REGIA CHE MANCA
L’Oltrepò Pavese potrebbe offrire un contesto unico, in cui il turismo diventerebbe un motore di sviluppo integrato. Se si puntasse su questo settore, le eccellenze locali – dal patrimonio enogastronomico ai paesaggi naturali e culturali – verrebbero valorizzate attraverso la creazione di una rete collaborativa e di una regia centralizzata. Tale approccio consentirebbe di coordinare risorse, competenze e iniziative, offrendo ai visitatori esperienze autentiche e sostenendo una crescita economica duratura nel territorio. Da dove partire? L’Amministrazione Provinciale di Pavia ci sta provando e questo è un buon segnale ma…
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