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Cronaca

Sgarbi aderisce a progetto con Bandecchi e lancia un appello a Tajani

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PERUGIA (ITALPRESS) – Vittorio Sgarbi, in una intervista esclusiva che verrà pubblicata domani mattina dal Corriere dell’Umbria, annuncia l’adesione a un possibile progetto politico comune con Stefano Bandecchi, sindaco di Terni, coordinatore nazionale di Alternativa Popolare. Il sottosegretario alla Cultura Sgarbi oggi è stato intervistato dal direttore del Gruppo Corriere, Sergio Casagrande, che lo ha accolto come ospite all’inaugurazione a Foligno della Mostra storica dedicata ai 40 anni della testata giornalistica umbra. Nell’intervista – anticipa il quotidiano umbro – Sgarbi spiega i contenuti di un suo intervento politico che farà domani a Terni partecipando all’ultima giornata della Festa dell’Alternativa, organizzata dal partito Alternativa Popolare. Il progetto di cui Sgarbi parla rispondendo alle domande di Sergio Casagrande porterebbe vedere liste di candidati di uno stesso progetto politico già alle prossime consultazioni elettorali per le Europee. Sgarbi lancia anche un appello a Forza Italia e si rivolge in particolare direttamente al segretario nazionale Antonio Tajani: “Insieme a Forza Italia si può fare una proposta comune agli elettori per creare una nuova area politica di centro”. “Tajani sa che Forza Italia è in discesa” e non può continuare “a difendere le attuali rendite di posizione” se vuole “tornare a crescere”. “Un contenitore comune è importante” per “creare un’area nuova di centro”. Sgarbi, stando sempre alle anticipazioni del quotidiano umbro, si rivolge anche al generale Roberto Vannacci e a Cateno De Luca, sindaco di Taormina, leader di Sud chiama Nord ed ex sindaco di Messina, per “uno stesso progetto politico comune” con Stefano Bandecchi, sindaco di Terni e coordinatore nazionale di Alternativa Popolare, progetto che mira anche al coinvolgimento di Forza Italia. L’intervista verrà pubblicata integralmente domani su tutti i quotidiani del Gruppo Corriere (Corriere dell’Umbria, Corriere di Arezzo e Corriere di Siena).
-foto Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).

Cronaca

A Palazzo Lombardia la giornata regionale contro le mafie

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MILANO (ITALPRESS) – “Oggi, ancora una volta, vogliamo ribadire ai ragazzi, sempre e con forza, l’importanza della lotta alla mafia, alla camorra, alla ‘ndrangheta e in generale ai sistemi criminali. Non solo a parole, ma con gli esempi concreti di chi ha perso la vita per mano della violenza mafiosa“. Lo ha sottolineato il Presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Federico Romani introducendo questa mattina all’Auditorium Testori di Palazzo Lombardia la “Giornata regionale dell’impegno contro le mafie e in ricordo delle vittime“.

La Giornata, promossa dal Consiglio regionale della Lombardia in collaborazione con l’Associazione “Libera”, è stata dedicata a Domenico Falcone, Piero Carpita, Cristina Pavesi e a tutte le altre vittime innocenti delle mafie. Domenico Falcone, 22 anni, fu ucciso il 24 marzo 1990, poche settimane prima di sposarsi: il killer Liborio Trainito entrò nel bar “Caruso” di Bollate (MI) e sparò a Falcone, dopo aver freddato il vero obiettivo dell’agguato, Mario Di Corrado, 64 anni, suocero del boss Luigi Di Modica. Piero Carpita, 46 anni, nel pomeriggio del 15 settembre del 1990 in attesa di tornare al lavoro si era intrattenuto con due amici nel bar “Roma” di Bresso (MI) per una partita a briscola.

Uscito dal bar si è trovato coinvolto in uno scontro a fuoco tra due gruppi di rivali della ‘Ndrangheta. Carpita, ferito al torace, morirà poco dopo. Cristina Pavesi, studentessa universitaria veneta ventiduenne, il 13 dicembre 1990 stava tornano a casa sul treno sul treno Bologna-Venezia, dopo essere stata in Università per incontrare il relatore della sua tesi di laurea. All’altezza di Barbariga di Vigonza, in provincia di Padova, un’esplosione investì il treno di Cristina, che morì sul colpo. La mafia del Brenta del boss Felice Maniero aveva posizionato una carica di tritolo sui binari per spezzare in due il vagone blindato di un treno postale partito da Venezia e diretto a Milano.

“La storia di Domenico, Pietro e Cristina dimostra come le organizzazioni criminali non sono solo un problema dei magistrati o delle donne e degli uomini delle forze dell’ordine – ha proseguito il Presidente Romani -. Le mafie sono una questione che coinvolge tutti. Ognuno di noi deve scegliere la legalità: ogni giorno, a scuola o sul posto di lavoro. Gli studenti lo hanno fatto a scuola, ripercorrendo con il linguaggio del teatro e dei video la vita di questi tre “eroi civili” senza retorica, ma in modo diretto. Ricordare queste donne e uomini, entrare nelle loro storie, è un dovere etico”. 

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Gli studenti di tre istituti hanno raccontato, attraverso pièce teatrali e video, la storia di tre vittime innocenti della mafia: l’IISAlbe e Lica Steiner” di Milano e il Centro di Promozione della Legalità (CPL)Giovanni Falcone e Paolo Borsellino” di Milano con l’opera teatrale “Potevo essere io” hanno ricordato Domenico Falcone; i ragazzi dell’Istituto “Leonardo da Vinci – Ripamonti” di Como con il video “Memoria” hanno raccontato la vicenda di Cristina Pavesi; gli studenti del Liceo scientifico “Ettore Majorana” di Rho (MI) nel video “Non doveva andare così” hanno ripercorso la storia di Piero Carpita.

“Per diffondere la cultura della legalità dobbiamo entrare nelle scuole e coinvolgere i più giovani con l’esempio dei nostri comportamenti quotidiani – ha evidenziato Presidente della Commissione Speciale Antimafia Paola Pollini (Movimento 5 Stelle) – La Giornata regionale contro le mafie si inserisce in questo contesto e conclude un percorso didattico che ha portato gli studenti a conoscere le storie di chi è stato ucciso dalle mafie e, in questo modo, a coltivare la memoria”.

Nel corso della mattinata si è svolto un talk, coordinato dal giornalista e referente di “Libera LombardiaLorenzo Frigerio, con le testimonianze della Coordinatrice della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano Alessandra Dolci, di Umberto Ambrosoli, figlio di Giorgio, il Commissario liquidatore della Banca Privata Italiana assassinato l’11 luglio 1979, e del giornalista Fabrizio Feo.

Un momento musicale curato dagli artisti del Dipartimento Pop-Rock del Politecnico delle Arti di Bergamo ha concluso l’evento. Sono intervenuti, inoltre l’Assessore regionale alla Sicurezza e Protezione Civile Romano La Russa e la Direttrice dell’Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia Luciana Volta. Hanno partecipato i Consiglieri regionali Carlo Borghetti (PD), Paola Bulbarelli (Fratelli d’Italia), Alessandro Cantoni (Lombardia Ideale), Marisa Cesana (Lombardia Ideale), Miriam Cominelli (PD), Luca Marrelli (Lombardia Ideale), Simone Negri (PD), Michela Palestra (Patto Civico), Paolo Romano (PD) e Riccardo Vitari (Lega).

– Foto Ufficio stampa Regione Lombardia –

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(ITALPRESS)

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Cronaca

DELITTO GARLASCO, SARANNO RIASCOLTATE ANCHE LE CUGINE CAPPA

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Un supertestimone, dopo 18 anni, ha fatto il nome di Stefania Cappa, una delle due gemelle cugine di Chiara Poggi, la 26enne uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007. Un altro testimone all’epoca dei fatti aveva fatto lo stesso nome, ma poi aveva ritrattato. L’articolo è in esclusiva sul settimanale «Giallo» (Cairo Editore) in edicola da Giovedì. I testimoni dicono di aver visto Stefania Cappa la mattina dell’omicidio di Chiara Poggi, ma lei ha sempre sostenuto di essere stata in casa tutta la mattina. Per questo la procura di Pavia risentirà lei, la sorella e la sua famiglia, in un nuovo giro di interrogatori. Intanto, la consulenza del genetista Carlo Previderè conferma che il Dna di Andrea Sempio è sicuramente da contatto e non da trasferimento, e che ci sono altre tracce di Dna che potrebbero essere sue.

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Cronaca

Almasri, Schlein a Nordio “Chi ha deciso? Paese deve sapere verità”

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ROMA (ITALPRESS) – “La difesa d’ufficio di un torturatore libico rappresenta una delle pagine più vergognose a cui questo parlamento è stato sottoposto: i fatti sono incontrovertibili e nonostante le omissioni, le falsità e i tentativi di sviare messi in campo dal governo in questi mesi è molto chiaro quello che è avvenuto”. Lo afferma la segretaria del Pd Elly Schlein alla Camera, in dichiarazione di voto sulla mozione di sfiducia nei confronti del ministro della Giustizia Carlo Nordio.

“Contravvenendo a un’esplicita richiesta di arresto della Corte penale internazionale e non rispondendo alle sollecitazioni del procuratore generale l’arresto non è stato convalidato e Almasri non solo è stato scarcerato, ma anche riportato a Tripoli con tutti gli onori e con la possibilità di continuare a uccidere, torturare e stuprare, cose di cui è accusato – continua Schlein, -. A causa delle vostre omissioni la Procura presso la Corte penale internazionale ha chiesto di deferire l’Italia all’Assemblea degli Stati e al Consiglio di sicurezza dell’Onu per non aver rispettato l’obbligo di collaborare: lei oggi incolpa la Corte d’Appello, ma aveva l’obbligo di intervenire e si è sottratto. Poteva far rimanere in carcere un torturatore libico, ma non ha voluto: è stata una scelta politica e ne prendiamo atto. Se il problema fosse stato davvero un cavillo procedurale avrebbe dovuto far riarrestare Almasri un minuto dopo: in quei giorni non ha mai interpellato la Corte d’Appello per fugare i suoi dubbi e nel giorno della scarcerazione ha mentito al paese”.

“Abbiamo diritto di sapere se è stata Meloni a dirvi di riportare Almasri in Libia con un volo di Stato: le responsabilità di Nordio sono gravi e oggettive, perchè non ha fatto nulla pur avendo modo e tempo e ha mentito, vi siete limitati ad attaccare la magistratura e la Corte penale internazionale – ha detto ancora la leader del Pd -. Il Paese ha diritto di sapere la verità. Sono costretta a chiedere per l’ennesima volta perchè la presidente del Consiglio non è qui e fugge mentre i suoi ministri sono chiamati ad assumersi la responsabilità delle scelte che lei ha imposto o avallato nell’ombra: noi questa mozione di sfiducia la dovevamo, perchè la verità da voi taciuta verrà a galla e sarà importante con questo voto mettere agli atti cosa avete difeso. Lo dovevamo alle vittime di Almasri, perchè vogliamo essere un paese che sta dalla parte dei torturati e non dei torturatori: lo dovevamo agli italiani indignati per la qualità di quello che avete fatto, l’Italia merita un governo che non abbia un ministro della Giustizia che libera i torturatori mentre mette in carcere i minori, attacca i giudici e non ottempera agli obblighi di legge; Nordio non può continuare a ricoprire questo ruolo, con convinzione voteremo la sfiducia”.

-foto Ipa Agency –

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(ITALPRESS).

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