Economia
RINA, Assarmatori e Confitarma per decarbonizzare il settore marittimo
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2 anni fa-
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Redazione
GENOVA (ITALPRESS) – RINA, in collaborazione con Assarmatori e Confitarma, presenta il documento “Da oggi al 2050: tra sfide e opportunità per l’industria marittima”. Lo studio, che contiene le considerazioni del Comitato italiano di RINA per la decarbonizzazione dell’industria marittima, si propone di descrivere lo stato dell’arte del settore e le potenziali soluzioni al vaglio. Grazie al dialogo tra armatori, cantieri, progettisti e fornitori di tecnologie e combustibili, il Comitato ha identificato in un sistema normativo internazionale omogeneo e nella collaborazione dei player del comparto i principali acceleratori per la riduzione delle emissioni di CO2.
Il trasporto internazionale via mare rappresenta oggi meno del 3% delle emissioni di carbonio antropogeniche mondiali. Al fine di raggiungere i target stabiliti dalle Nazioni Unite per il 2050 saranno necessari investimenti, non solo nell’introduzione di unità navali alimentate con combustibili alternativi, fortemente dipendenti dalla disponibilità e dalle infrastrutture per il loro trasporto, ma anche in interventi sulle navi esistenti. Alla luce dell’eterogeneità della flotta e delle principali soluzioni applicabili esaminate, tra cui i biofuels, la cattura dell’anidride carbonica, l’utilizzo del metano liquido, l’energia nucleare, il cold ironing e gli interventi operativi per la riduzione dei consumi, lo studio RINA evidenzia come l’uniformità normativa, sotto l’egida di un organo sovranazionale, sia risultata essere un abilitatore indispensabile per consentire all’armamento di compiere, nel breve termine, le scelte strategiche necessarie per garantire il raggiungimento degli obiettivi.
– foto: Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).
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Economia
Carlo Piemonte da gennaio 2026 sarà il nuovo direttore generale di FederlegnoArredo
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5 ore fa-
4 Dicembre 2025di
Redazione
MILANO (ITALPRESS) – Da gennaio 2026 Carlo Piemonte, con una carriera ventennale al servizio del settore legno-arredo e delle filiere forestali nazionali, assumerà l’incarico di direttore generale di FederlegnoArredo, diventando, a 44 anni, il più giovane direttore generale nella storia della Federazione. A darne notizia agli associati è stato il presidente di FederlegnoArredo Claudio Feltrin, nel corso dell’assemblea di fine anno, che si è svolta oggi alla Triennale di Milano.
“La scelta di Carlo Piemonte, condivisa con il Consiglio di presidenza di FLA, rappresenta un passo importante per il futuro della nostra Federazione”, ha detto Feltrin. “La sua profonda conoscenza delle diverse filiere, la capacità di lavorare a stretto contatto sia con le imprese che con le istituzioni regionali, nazionali ed europee, costituiranno un valore aggiunto fondamentale per tutti i nostri associati e per il nostro sistema produttivo. A lui – conclude Feltrin – va il mio ringraziamento per aver accettato una sfida complessa e stimolante al tempo stesso, che potrà affrontare contando sulla collaborazione e il know-how della struttura della Federazione”.
“È un onore e un’emozione assumere questo incarico – dichiara Carlo Piemonte -. Ringrazio il presidente Feltrin e il Consiglio di Presidenza per la fiducia dimostrata, le istituzioni e gli amici del Cluster del Friuli Venezia Giulia con cui ho condiviso un entusiasmante percorso ventennale, basato sul dialogo e sulla forza delle progettualità da attuare a favore del settore. Da gennaio, sarò a disposizione di tutto il sistema FederlegnoArredo e delle sue 11 associazioni, facendo dell’ascolto, del confronto e dello sviluppo dei territori i punti fermi del ruolo affidatomi, con l’obiettivo di consolidare ulteriormente il ruolo della Federazione, quale riferimento per il sistema italiano del legno-arredo, rafforzando in primis il legame con il mondo confindustriale, nonché il dialogo con le altre associazioni di sistema. Obiettivi – aggiunge – che andranno di pari passo al presidio dei temi legati alle foreste e alla loro gestione responsabile in un’interlocuzione proficua e proattiva con il ministero competente, grazie anche al prezioso ruolo del Cluster nazionale Italia foresta legno”.
-Foto ufficio stampa Federlegnoarredo-
(ITALPRESS).
Economia
Cybersicurezza, dalle utility nel 2024 investimenti per 670 milioni
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7 ore fa-
4 Dicembre 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – La spesa media delle utility italiane per la cybersecurity è triplicata in un solo anno, raggiungendo nel 2024 lo 0,94% del fatturato complessivo delle aziende, pari a circa 670 milioni di euro, rispetto allo 0,33% dell’anno precedente. Questi i dati della survey KIC (Key Indicator Cybersecurity) lanciati oggi da Utilitalia nel corso del Forum “Cybersecurity, la nuova sfida delle utility”, organizzato dalla Federazione insieme a istituzioni, operatori ed esperti del settore per definire le misure necessarie a prevenire e a gestire gli attacchi cibernetici. All’evento – patrocinato dal Ministero della Difesa e dal Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica – hanno partecipato, tra gli altri, il Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin e il Direttore Generale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, Bruno Frattasi. Secondo l’ultimo Rapporto Clusit, a livello globale gli attacchi sono aumentati del 27,4% nel 2024. Il comparto energy e utility, invece, ha registrato nel primo trimestre 2025 un incremento di minacce del 40% rispetto al 2023, con una proiezione di ulteriore crescita del 21% entro fine anno.
Utilitalia ha stimato che il solo settore idrico, in un contesto di forte evoluzione digitale, ha un fabbisogno annuale di investimenti in cybersicurezza pari a circa 40 milioni di euro. “Nel contesto dell’evoluzione digitale delle utility – spiega il presidente di Utilitalia, Luca Dal Fabbro – la sicurezza informatica è diventata una priorità strategica. A quella del climate change, che da anni identifichiamo come la principale sfida del prossimo futuro per le imprese di acqua, rifiuti ed energia, si affiancherà quella della cybersicurezza. Le utility dovranno da un lato aumentare gli sforzi nella digitalizzazione per innalzare il livello dei servizi erogati e, al contempo, incrementare la capacità di difendersi dal fenomeno dei cyber attack”.
Dall’analisi di PwC “2026 Global Digital Trust Insights survey” emerge che, nonostante la crescita della spesa globale, solo il 24% delle aziende investe in modo significativo in misure proattive di sicurezza informatica (come monitoraggio e test), privilegiando ancora un approccio reattivo. Per Utilitalia “una strategia efficace richiede invece un cambio di paradigma verso un modello resiliente e preventivo, in linea con la Direttiva NIS2 – che interesserà oltre 2.500 soggetti nel solo settore energetico italiano”. Sono quattro, nello specifico, le azioni strategiche indicate dalla Federazione: “Sul piano tecnico, è essenziale un approccio integrato che superi la separazione tra sicurezza IT e OT e rafforzi la collaborazione tra utility e istituzioni nazionali, favorendo condivisione delle informazioni, allineamento alle best practice e una risposta più rapida e coordinata agli incidenti”.
“Dal punto di vista regolatorio, la Direttiva NIS2 deve tradursi in norme operative che incentivino la cybersecurity, riconoscendola come fattore strategico per competitività e sicurezza nazionale – prosegue Utilitalia -. In questo quadro, diventano prioritari investimenti proattivi in tecnologie avanzate – in particolare intelligenza artificiale e machine learning – per la rilevazione precoce delle anomalie e la protezione dei sistemi di controllo industriali, spesso più datati e vulnerabili. Fondamentale, infine, lo sviluppo delle competenze con programmi di formazione continua estesi a tutti i dipendenti e al management”. “L’adozione – conclude Dal Fabbro – di un approccio strategico alla difesa cyber che combini cooperazione istituzionale, investimenti in tecnologie avanzate e lo sviluppo di competenze umane, è l’unica via per garantire la resilienza del settore utility e la continuità dei servizi ai cittadini, trasformando la sfida della cybersicurezza in un vantaggio competitivo per il nostro Paese”.
– foto ufficio stampa Utilitalia –
(ITALPRESS).
Economia
Allarme Federbeton “Senza tutele, la competitività del cemento italiano è a rischio”
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9 ore fa-
4 Dicembre 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – L’industria italiana del cemento lancia un appello alle istituzioni: servono misure urgenti per difendere la competitività di un settore che si trova ad affrontare le nuove regole europee sulle emissioni ed è allo stesso tempo minacciato dall’aumento delle importazioni extra-UE. È quanto emerso oggi alla Camera dei Deputati durante l’incontro “Governare la transizione ETS e ETS2. Quale impatto per l’Italia”, dove il presidente di Federbeton Confindustria, Stefano Gallini, ha chiesto interventi concreti per mettere l’industria del cemento nelle condizioni di continuare a garantire materiali affidabili e sostenibili per lo sviluppo economico e sociale del Paese. Il settore si trova oggi a fronteggiare una doppia sfida: da un lato, l’inasprimento del sistema europeo ETS (scambio di quote di emissione), con costi della CO2 in crescita e meno quote gratuite; dall’altro, la concorrenza di Paesi che non applicano gli stessi standard ambientali europei e che quindi possono produrre a costi inferiori.
Le importazioni in Italia di cemento e clinker da fuori UE sono quasi decuplicate in dieci anni, mettendo a rischio le aziende italiane. Per Gallini, solo un’applicazione rigorosa del meccanismo CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism) potrà in parte riequilibrare la situazione. Un altro nodo riguarda la distribuzione dei proventi delle aste ETS: nel 2024 hanno generato 2,6 miliardi di euro, ma solo una minima parte è destinata al cemento, penalizzando un comparto considerato “hard-to-abate” e strategico per la decarbonizzazione. Federbeton chiede criteri più equi per l’accesso ai fondi. Determinante anche il fattore dei costi energetici: il settore è infatti stato escluso anche dal recente bando del Ministero dell’Ambiente per la compensazione dei costi indiretti delle emissioni, nonostante l’elevata intensità elettrica e il rischio di delocalizzazione. “Le attuali regole europee escludono ingiustamente il comparto – sottolinea Gallini -. Se non sarà possibile includere tutto il settore, almeno il prodotto clinker dovrebbe essere ammesso”.
Federbeton ribadisce la necessità di strumenti efficaci per la decarbonizzazione e di misure che tutelino la competitività delle imprese italiane, chiedendo l’inclusione del cemento tra i beneficiari delle compensazioni e un uso più equo dei fondi ETS.
– foto IPA Agency –
(ITALPRESS).

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