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Cronaca

Bonetti “Dal Governo su donne e famiglie misure non strutturali”

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ROMA (ITALPRESS) – Sulle politiche per le donne e per le famiglie, “il governo Meloni ha portato avanti le misure che avevamo iniziato noi, quindi non posso dare un giudizio negativo in sè. Quello che reputo invece negativo è che queste misure sono frammentarie e non strutturali: il governo Meloni fa un passo indietro molto grande rispetto all’impianto che avevamo dato”, ovvero “l’inizio di un processo irreversibile di miglioramento delle condizioni lavorative delle donne”. Lo ha detto Elena Bonetti, deputata di Azione – Popolari Europeisti Riformatori, intervistata da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress. “Se non si dà attuazione all’intero impianto – cioè alla strategia nazionale per la parità di genere, che ha degli obiettivi precisi da raggiungere entro il 2026, e all’intera riforma del Family Act – si fanno delle sciocchezze, come ha fatto il governo quando l’anno scorso decise di abbassare l’IVA per gli assorbenti e quest’anno si è accorto di aver sbagliato e l’ha rialzata, oppure quando fa misure come la decontribuzione per le madri che hanno un secondo figlio”, senza rendersi conto che “sta restringendo la platea le sole madri che hanno un lavoro a tempo indeterminato”. Ovvero “le donne che non lasciano il lavoro per il secondo figlio”, e “non aiutano quelle donne che hanno bisogno di essere aiutate, come le libere professioniste, le partite IVA e quelle che hanno dei contratti santuari: bastava fare quello che prevede il Family Act, cioè aumentare ulteriormente la quota maggiorativa”, spiega. “Con il tasso di natalità che abbiamo adesso, l’Italia è un Paese destinato al fallimento dal punto di vista economico: abbiamo una popolazione che invecchia – ed è una buona cosa cosa che si viva a lungo – ma c’è bisogno di garantire i servizi alla popolazione più anziana e alla forza lavoro attiva. Proprio per questo abbiamo fatto la prima riforma integrata delle politiche familiari, per incentivare la natalità insieme al lavoro delle donne e al lavoro dei giovani: l’empowerment delle donne è un elemento necessario per aumentare anche la natalità. Quello che manca nella legge di bilancio è questo impulso, un maggiore incentivo alle imprese per l’assunzione delle donne, incentivi per l’imprenditoria femminile e per il lavoro dei giovani, una fiscalità agevolata per le famiglie”. Riguardo all’esperienza del Terzo Polo “abbiamo mancato l’obiettivo di dare corpo a un’alternativa di un soggetto politico insieme a Italia Viva, come invece avevamo promesso di fare alle elezioni”. Insieme ad altri colleghi però abbiamo ritenuto che valesse la pena” continuare a perseguire quell’impegno: “per questo con Carlo Calenda, Mariastella Gelmini, Mara Carfagna e Matteo Richetti abbiamo deciso di andare avanti, provando a costruire un soggetto politico che sia sintesi delle anime più liberali e riformiste, ma anche di farlo con una modalità nuova, quindi inserendo accanto ad Azione un’associazione che permetta il contributo politico di persone che oggi magari non si sentono rappresentate dai partiti. Credo che la politica debba tornare a incontrare i territori e mettersi al tavolo insieme alle donne e agli uomini che sono i protagonisti reali della vita politica”, riconoscendone “il valore del contributo che possono portare e provando a dare delle risposte”. L’obiettivo è coinvolgere coloro che “hanno voglia di contribuire a rianimare la passione politica in modo concreto, credo sia anche un modo per far rinascere quella passione politica che un pò si è spenta nel dibattito conflittuale che noi stessi come politici abbiamo alimentato per troppo tempo”. Matteo Renzi, invece, “ha deciso di fare un suo percorso, adesso con Mastella continua a costruire quel soggetto de ‘Il Centrò ma penso che quella non sia la risposta al populismo e al bipolarismo, perchè si rischia di estremizzare anche il linguaggio del centro: dobbiamo creare un luogo che sia sintesi di pluralità, non qualcosa di esclusivo e di isolato, quindi anche il linguaggio che si deve usare è dell’inclusione, della moderazione e del dialogo”, continua. “Il centro ha avuto tante facce nella storia della politica italiana, purtroppo negli ultimi anni è diventato quello spazio di geografico di collocazione tra la destra e la sinistra, ma oggi questa categoria non ha senso di essere rappresentata e non è efficace: non vedo il centro come un luogo. C’è la necessità di affrontare insieme una visione di Paese, di dire che Europa vogliamo diventare e di creare le condizioni perchè in questo progetto le persone si trovino insieme”. A proposito di un’alleanza tra Pd e 5Stelle, “la scelta di unirsi in una proposta politica unitaria è lecita, ma non è la scelta che possiamo condividere e che faremo, proprio perchè ci condanna a decidere da che parte degli estremi stare. Noi vogliamo stare nel centro del campo da gioco, perchè penso che la partita sia da giocare tutti insieme”.
“Non ho nessun interesse a fare un’opposizione che sia un ‘nò a prescindere a Meloni: ho il dovere, invece, di fare un’opposizione che porti Meloni sulle posizioni che ritengo più utili al Paese, voglio lavorare sui dossier per portare a casa i risultati che siano i migliori possibili sul salario minimo, sulla sanità, sulle politiche per le famiglie e per le donne e sulla riforma costituzionale”. La riforma sul premierato “si presenta ai cittadini come la possibilità di restituire loro un potere decisionale: la premessa è che l’instabilità dei governi è stato uno degli elementi che ha reso il nostro Paese un sistema fragile, di questo siamo tutti consapevoli. La necessità di rafforzare la stabilità istituzionale è riconosciuta in modo trasversale” e “io la condivido”, ma “la risposta che dà il governo non ottiene questo obiettivo” e “indebolisce ulteriormente il Paese. Siamo disposti a lavorare con la maggioranza, è nostro dovere farlo e penso che sia il dovere di tutte le opposizioni di fronte alle riforme costituzionali”, ma “la maggioranza deve creare le condizioni perchè questo dialogo sia davvero autentico”.
(ITALPRESS).
– Foto: Italpress –

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Germania rimontata, Portogallo in finale di Nations League

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MONACO DI BAVIERA (GERMANIA) (ITALPRESS) – Il Portogallo espugna l’Allianz Arena e vola in finale di Nations League. Sono Conceiçào e Ronaldo a rimontare l’iniziale vantaggio della Germania firmato da Wirtz e a mettere la firma sul 2-1 finale. I tedeschi partono bene e sfiorano il vantaggio al 19′, quando Pavlovic cade in area, la palla schizza su Woltemade che ci prova con il destro, ma Diogo Costa ci mette i guantoni e salva i suoi in corner. L’estremo difensore lusitano si ripete due minuti più tardi, quando riesce ad abbassarsi in un lampo su un destro improvviso dal limite di Goretzka, deviando nuovamente in angolo. Il primo tempo si chiude a reti inviolate. Gli uomini di Nagelsmann partono forte e al 3′ passano già in vantaggio. Wirtz serve Kimmich, che dal limite dell’area gli restituisce la palla con un preciso scavetto che il fantasista del Bayer Leverkusen, molto corteggiato dal Liverpool, sfrutta al meglio battendo Diogo Costa con un colpo di testa millimetrico. La successiva revisione al Var di Vincic per un possibile fuorigioco di Woltemade non fa cambiare l’idea all’arbitro, che conferma l’1-0. Sul fronte opposto, al 12′, è Bruno Fernandes a provarci con un destro a giro che, sfiorato da un difensore, termina di poco a lato la sua corsa. La musica cambia con le sostituzioni e, al 18′, gli ospiti trovano il pareggio. Il neo entrato Conceiçào lascia sul posto Gosens, avanza verso il limite dell’area a lascia partire un sinistro magico che si infila sotto l’incrocio dei pali lontano per l’1-1. La rimonta si completa al 23′. Nuno Mendes chiede e ottiene il triangolo da Bruno Fernandes, entra in area e serve al centro un pallone comodo per Ronaldo, che insacca a porta quasi vuota per il 2-1. Conceiçào è scatenato e al 37′ conclude fuori di un soffio con il sinistro al termine di una rapida ripartenza. Sul capovolgimento di fronte, il neo entrato Adeyemi entra in area e ci prova con un sinistro improvviso, centrando il palo esterno. L’ultima occasione dell’incontro arriva al 44′ ed è per i ragazzi di Martìnez, quando Ter Stegen compie un doppio miracolo ravvicinato, prima su Diogo Jota e poi sul solito Conceiçào. Il risultato non cambierà più. Il Portogallo attende ora la vincente della sfida di domani tra Spagna e Francia per scoprire quale sarà la sua avversaria nella finalissima di domenica.
– foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).

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Urso “Via libera del Consiglio dei Ministri al ddl concorrenza”

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ROMA (ITALPRESS) – “Il Consiglio dei ministri ha approvato la legge annuale sulla concorrenza 2025, la terza legge annuale del governo di Giorgia Meloni, confermando così la buona prassi di ripristinare la cadenza annuale. Nei 14 anni precedenti sono state fatte solo due leggi annuali, nel nostro governo una all’anno”. Lo ha detto il ministro delle Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, in conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi. “In questo caso, abbiamo concentrato l’attenzione su come rendere più efficienti i servizi pubblici locali per i Comuni con oltre 5000 abitanti”, ha spiegato.

Foto: IPA Agency

(ITALPRESS).

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L’ADDIO DI INZAGHI: DOVERI, VALORI E RICONOSCENZA IN FRANTUMI IN NOME DEL VIL DENARO

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Da ieri pomeriggio non si fa che parlare dell’addio di Inzaghi all’Inter, mentre si è in attesa di un sì da Fabregas, che stasera a Londra vedrà Piero Ausilio. I tifosi sui social sono scatenati per il modo in cui questo addio è avvenuto, ovvero la riunione in sede perfettamente inutile, perché era già tutto concordato con gli arabi da diversi giorni, contratto biennale da 50 milioni, che mai l’Inter avrebbe potuto garantirgli (insieme ad un mercato faraonico). Inoltre sono emersi particolari che hanno fatto infuriare chi ama i colori nerazzurri: sul Corriere si scrive chiaramente che aveva chiesto ai suoi fedelissimi di seguirlo (Barella, Bastoni, DiMarco, Acerbi). Si spiega così l’espressione strana e furba di Barella in conferenza stampa della vigilia, alla domanda sul futuro del tecnico. Di sicuro la sera della sfida con il Psg il gruppo non era già più unito. Venerdì 30 maggio, Inzaghi, secondo gli arabi, avrebbe incontrato in quel di Monaco un emissario dell’Al Hilal e di fatto ha gestito malissimo tutto l’avvicinamento alla partita che valeva una stagione. Questione di vil denaro, di irriconoscenza, di valori che non esistono più di fronte a contratti faraonici. Stamane il direttore della Gazzetta Stefano Barigelli nel suo editoriale ha chiarito bene le cose, a partire dal titolo “Ha avuto più Inzaghi dall’Inter che l’Inter da Inzaghi”. E poi scrive: “Uscire di scena così è quasi peggio che perdere cinque a zero. Inzaghi chiude le quattro stagioni con l’Inter lasciandosi alle spalle le macerie di una disfatta sportiva per firmare con un munifico club arabo un contratto favoloso. Diciamo che se si voleva una fotografia di cosa sia diventato il calcio non poteva essercene una più emblematica. Parole come contratto, riconoscenza, dovere non esistono più. Al loro posto comandano altre parole: interesse personale, guadagno, bonus. Se infatti Inzaghi è arrivato a quel contratto lo deve all’Inter che lo volle a tutti i costi quando già aveva promesso a Lotito di restare alla Lazio. C’era da sostituire Conte, non uno qualsiasi, un tecnico che in due anni era arrivato secondo e primo. Per ripagare la scommessa sportiva fatta allora da Marotta e Zhang, che lo hanno fortemente voluto sulla panchina di uno dei club più importanti al mondo, Inzaghi sarebbe dovuto restare. Per tornare a vincere già l’anno prossimo. Un capo non lascia il gruppo che ha condotto alla sconfitta, ma rimane lì, per riportarlo a vincere. Dire che si è orgogliosi dei propri giocatori è facile, perché è gratis. Più difficile dimostrarlo con i fatti. Oltretutto Inzaghi aveva ancora un anno con il club nerazzurro. Ma i contratti in essere, come detto, ormai non contano niente. Prima bastava una stretta di mano, adesso non è sufficiente nemmeno un accordo scritto dagli avvocati con le penali annesse. Di questa offerta milionaria dell’Al Hilal preparata da tempo si era diffusamente parlato anche i giorni prima della sciagurata finale di Monaco, il che non credo abbia giovato alla causa. L’Inter quella partita non l’ha giocata e un peso certamente l’ha avuto la notizia, mai smentita, di un possibile addio dell’allenatore. La squadra più forte si è così ritrovata in pochi giorni, tra Lazio e Psg, a perdere tutto. Era per la verità già successo a Inzaghi in almeno un’altra circostanza. Il campionato buttato per strada e abilmente raccolto dal Milan di Pioli. Uno scudetto vinto e due persi per cumulo di errori tecnici. Non un gran bilancio, sinceramente. A Inzaghi vanno riconosciute alcune qualità: non è un allenatore egocentrico e sa sopportare lo stress del ruolo con educazione e rispetto per chi ha intorno o di fronte. Soprattutto ha confermato anche a Milano una spiccata capacità tattica nelle sfide di un giorno che hanno portato alla conquista di Coppe Italia e Supercoppe. Capacità, non sufficiente, tuttavia, per arrivare alla Champions. Dove però ha incontrato due squadre superiori (City e Psg), guidate da grandissimi tecnici, Guardiola e Luis Enrique, figli della medesima scuola, quella catalana, che ha sempre rappresentato uno dei vertici calcistici mondiali. A Istanbul è mancato il risultato ma non il coraggio, a Monaco è mancato tutto. Alla fine ha dato più l’Inter a Inzaghi di quanto abbia dato Inzaghi all’Inter. Ha saputo reggere anche quando il club si è trovato in difficoltà economiche e anche questo è un suo merito non trascurabile. Però alla fine non va in Premier ma in Arabia, in un campionato dove certo non ci sono fenomeni in panchina. L’Internazionale ha una sua storia e una sua anima, come tutti i grandi club. Disfatte fragorose e rinascite meravigliose fanno parte dell’identità nerazzurra: saprà venire fuori anche da questa situazione difficile in cui si è trovata all’improvviso. Fino a ieri Marotta era convinto di poter continuare con Inzaghi, a cui aveva peraltro offerto il rinnovo subito dopo i cinque gol presi dal Psg. Ma il calcio cambia velocemente e gli arabi pagano troppo bene. Da un male bisogna però saper trarre un bene. E allora l’Inter credo faccia bene ad aprirsi al nuovo, a un allenatore più giovane, più fresco, magari con meno esperienza in panchina ma più moderno. Magari non tornerà subito a vincere. O magari sì. Abbiamo visto fare all’Inter cose molto più pazze”.

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