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Cronaca

Milano, primo incontro nazionale del 2024 della Rete Ecodigital

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MILANO (ITALPRESS) – Imprese innovative e giovani nativi eco-digitali devono essere i protagonisti della rivoluzione EcoDigital. Le transizioni ecologica e digitale sono l’elemento fondamentale su cui l’Italia deve investire per una vera strategia nazionale di ripresa e resilienza, per una vera indipendenza energetica, per azioni di tutela dell’ambiente, per l’adattamento agli effetti avversi della crisi climatica e per creare nuova occupazione green. Con l’obiettivo di rilanciare questo processo di cambiamento, la Rete EcoDigital insieme alla Fondazione Homo Ex Machina e con il patrocinio della Fondazione UniVerde, hanno rilanciato oggi a Milano il nuovo incontro nazionale “EcoDigital: Act Now!”. L’imperativo, per dare concretezza al bisogno di risposte che siano all’altezza dei tempi che le richiedono, è agire! Con questo spirito positivo e costruttivo, all’incontro, che segue i molti di successo che lo hanno preceduto, sono state rilanciate strategie, best practice, adesioni e proposte di attivisti, giovani innovatori, imprenditori, docenti universitari, amministratori locali e Istituzioni per consolidare la rete di realtà virtuose capaci di essere da stimolo alla politica. Alfonso Pecoraro Scanio (Presidente Fondazione UniVerde e Promotore Rete EcoDigital) ha dichiarato: “Dopo i due ordini del giorno approvati a dicembre alla Camera dei Deputati, occorre che il Governo investa in una diffusa formazione e informazione sulla connessione tra la transizione ecologica e quella digitale, con la finalità di fare dell’Italia un Paese capace di guidare l’innovazione e di creare un futuro davvero sostenibile. Serve un deciso cambio di passo per porre le basi di un’Italia più ecologica, digitale, civica, solidale. L’innovazione tecnologica è per definizione il settore più dinamico e favorevole a tale scopo e mai come in questo momento storico deve essere considerata con tutte le sue potenzialità. Una svolta equa e inclusiva che deve mettere al centro soprattutto i giovani che, con le loro competenze, capacità e attitudini sono chiamati al ruolo di protagonisti. La digitalizzazione è un’opportunità per progredire in termini di efficienza organizzativa, qualità dei servizi, monitoraggio ambientale, efficientamento nell’uso delle risorse e nella lotta agli sprechi. La transizione eco-digitale va accelerata per promuovere una società civile informata e una democrazia sana e partecipata”. Jacopo Mele (Presidente Homo ex Machina, Aurora Fellows) ha aggiunto: “Oggi viviamo in un’era di abbondanza tecnologica dove l’ecologia integrale non è più utopia. Attivisti, realtà imprenditoriali e amministrazioni collaborano per la transizione ecologica e digitale, con startupper che evidenziano sfide, segnalano buone pratiche e con imprese ed Istituzioni che possono adottare velocemente soluzioni innovative per liberare il potenziale delle vere pratiche EcoDigital”. Per Ottavio Maria Campigli (Founder & Equity Partner di W Executive) “E’ stato un enorme piacere ospitare nei nostri uffici l’evento ‘EcoDigital: Act Now!’ e dare l’avvio ai lavori insieme a Alfonso Pecoraro Scanio. Come W Executive siamo molto vicini ai temi dell’innovazione e della sostenibilità nelle organizzazioni. Quest’oggi abbiamo ascoltato testimonianze di enorme valore e fiducia per il futuro”. Emmanuel Conte (Assessore al Bilancio e Patrimonio immobiliare, Comune di Milano) ha commentato: “L’ecodigital parte dalle grandi città che allo stesso tempo generano valore e consumano risorse. I grandi centri urbani sono chiamati oggi a promuovere un nuovo modello di sviluppo, competitivo, sostenibile e inclusivo al tempo stesso. Milano ha fatto proprio questo compito, assumendo gli obiettivi del Next Generation Eu nei propri piani di programmazione quali il Piano Aria Clima, il Piano della Mobilità sostenibile, il PGT e di Economia Circolare, e nel proprio piano di investimenti, oggi fortemente caratterizzato dalla progettualità del Pnrr per un valore di oltre un miliardo di euro”. Per Nicola Di Marco (Consigliere regionale, Regione Lombardia) “Il M5S Lombardia accoglie con favore la creazione di una rete EcoDigital anche a Milano. E’ stato importante conoscere esperti e start up innovative guidate da giovani e conoscere la direzione su cui si stanno muovendo per le sfide del futuro. Come gruppo abbiamo portato la nostra esperienza concreta e le difficoltà che si incontrano nel fare capire come transizione ecologica e digitale debbano camminare insieme, per un vero sviluppo sostenibile. Condizioni essenziali per una società più equa, dove il progresso ed i vantaggi possano essere utilizzati dalla più ampia fascia cittadini”. L’obiettivo della Rete EcoDigital è quello di aggregare e valorizzare le buone pratiche e le migliori esperienze diffuse su tutto il territorio nazionale, mettendo a circuito quegli esempi positivi fondamentali per la trasformazione ecologica e digitale della società e dell’economia, secondo i principi della giustizia sociale e climatica. Best practice e proposte condivise da una rete fatta di persone che, con le loro competenze e il loro potenziale, possono e devono fare la differenza per un’Italia più giusta e green proiettata nel futuro.(ITALPRESS).

Foto: ufficio stampa Fondazione Univerde

Cronaca

Tajani “Provo dolore per Gaza, la Palestina va costruita”

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ROMA (ITALPRESS) – “Provo dolore per Gaza”. Così, intervistato da Avvenire, il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ripete più volte: “Inaccettabile, inaccettabile…”. “Se ci fosse qualcosa in grado di fermare Netanyahu, l’avremmo già fatto e deciso – sottolinea -. Per ora non ascolta noi. Non ascolta Macron. Non ascolta Washington. Attenzione, però: dopo il 7 ottobre, dopo il pogrom, dopo gli orrori che da vicino hanno fatto vedere anche a me, il popolo ebraico sarà anche diviso, ma sulla guerra in gran parte sostiene il governo nel colpire ancora Hamas. Detto questo, secondo noi l’unico modo per far vincere la pace fra Israele e Palestina è interrompere la guerra e tornare alla politica, alla diplomazia”.
Alla domanda se siamo condannati ad essere spettatori inermi, risponde: “Assolutamente no, nessuna rassegnazione. Le nostre parole sono ferme da mesi e le ribadiamo: la reazione di Israele è sproporzionata. Tel Aviv ha vinto la guerra, non c’è alcun motivo per continuare i bombardamenti che uccidono civili. Dobbiamo convincerli a fermarsi. E stiamo facendo di tutto. Ho appena ricevuto un segnale di attenzione: mi ha chiamato il ministro degli Esteri Sàar, mi ha detto che il governo di Gerusalemme ha appena deciso di riattivare la linea elettrica che alimenta un desalinizzatore che tornerà a dare acqua per 900 mila persone. E’ un segnale di amicizia e rispetto il fatto che mi abbia comunicato la decisione. Io con amicizia l’ho invitato a dire al suo governo che devono andare avanti. Devono aprire a tutti gli aiuti alimentari e sanitari: spero che nelle prossime ore possano riprendere gli ingressi del World Food Programme e di Food for Gaza. E’ imperativo che Israele reagisca con urgenza a questa crisi umanitaria”. In merito al riconoscimento della Palestina, commenta: “Io non voglio fare polemica, nè con le opposizioni nè tanto meno con Paesi partner. E soprattutto comprendo lo sgomento dell’opinione pubblica, che spinge alla ricerca di soluzioni immediate. Anche perchè questo dolore io lo vivo in prima persona e lo trasmetto ogni giorno al governo israeliano e ai Paesi arabi che cercano di lavorare alla pace. Ma vorrei che tutti si fermassero a riflettere su un dato: dopo il riconoscimento della Palestina che è stato fatto di recente da parte di questo o quel governo, le cose sono cambiate? Netanyahu non accetta pressioni, questa è la realtà con cui dobbiamo fare i conti. Ma entriamo nel merito del processo che dovrebbe portare al riconoscimento: ad oggi in Palestina esistono due entità separate, Cisgiordania e Gaza, non esiste ancora uno Stato. Noi vogliamo che nasca, che riconosca Israele e che sia riconosciuto da Israele. E siamo disponibili a mettere i nostri contingenti per una missione dell’Onu a guida araba, per raggiungere questo obiettivo. E siamo inoltre totalmente contrari, come d’altra parte l’intero scacchiere internazionale, a ipotesi di un esodo di massa dei palestinesi: devono restare nella loro terra, così come devono restare nella terra che amano i cristiani palestinesi, fattore di moderazione e dialogo indispensabile per la pace”. “Abbiamo interrotto le forniture militari dal 7 ottobre 2023 rispettando la legge italiana – ricorda -. E il ministero della Difesa ha smentito le ultime indiscrezioni di giornali. Se poi parliamo del memorandum, averlo o non averlo, come ho detto, non ferma Netanyahu. O partiamo da questo dato o ci arroventiamo in una guerra di slogan che non avvicinerà la pace nemmeno di un centimetro”. “La comunità Internazionale – spiega Tajani – sta lavorando e fra pochi giorni ci sarà una conferenza all’Onu. Poi bisogna continuare a pressare Israele e bisogna premere su Hamas. L’ultima tornata negoziale è fallita perchè Hamas ha aumentato le richieste sullo scambio tra ostaggi israeliani e prigionieri nelle carceri di Tel Aviv. E’ inaccettabile che Hamas, un gruppo terroristico che non dovrà avere ruolo nel futuro della Palestina, usi la carneficina in atto a fini politici, che usi come scudo la popolazione civile”. Alla domanda se ha provato fastidio nel vedere delle trattative svolgersi nel lusso della Costa Smeralda, risponde: “So che potrebbe sembrare impopolare, capisco anche certi giudizi, però in questo momento, come ministro degli Esteri, mi basta che si tratti. In un grande albergo o in una spelonca”.
Poi, in merito allo scenario russo-ucraino, dichiara: “Confermo le mie valutazioni prudenti: la Russia è in economia di guerra, avrebbe persino problemi sociali nel tornare indietro. L’arma che abbiamo in questo momento è bloccarne i flussi finanziari per rendere difficile a Putin il pagamento delle truppe. Per persuadere il Cremlino che la pace è più conveniente. Ma da Mosca non ci sono segnali che possano incoraggiare”. E all’osservazione di Avvenire se è legittimo dire che i primi sei mesi di Trump sono stati un insuccesso, commenta: “Per nulla. Gli Usa sono un attore determinante per la pace e noi affianchiamo e sosteniamo gli sforzi di pace degli Usa. E a mio avviso sono irresponsabili quelle analisi che vogliono piegare a piccoli tornaconti di politica interna questo momento di enorme crisi internazionale”.
– foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).

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Schlein “Premier Meloni ignora crimini di guerra e incoraggia Netanyahu”

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ROMA (ITALPRESS) – Il ragionamento della premier Giorgia Meloni, che si è detta contraria al riconoscimento della Palestina annunciato dal presidente francese Emmanuel Macron, non convince la leader del Pd, Elly Schlein. “Assolutamente no”, commenta in una intervista a la Repubblica, spiegando: “Mi sembra che si sia arrampicata sugli specchi. E’ ‘controproducentè la sua totale accondiscendenza a Trump e Netanyahu, ma in questo modo tradisce la nostra tradizione diplomatica perchè il nostro Paese è sempre stato molto attento alla questione palestinese”. Se lei fosse al governo, il riconoscimento arriverebbe “immediatamente, come hanno già fatto i governi spagnoli, irlandese, norvegese e presto la Francia. Altro che troppo presto, come dice Meloni, dopo sarà troppo tardi e rischia di non esserci più niente da riconoscere.
Questo atto sarebbe proprio un contributo concreto al processo di pace in Medio Oriente, specie di fronte ai crimini di guerra del governo Netanyahu. Noi lo chiediamo con forza da mesi, lo abbiamo chiesto anche da una piazza con trecentomila persone a Roma”.
Elly Schlein bolla come “un’affermazione grave, un falso storico”, la dichiarazione del ministro Tajani che ha sostenuto che il riconoscimento sarebbe sbagliato perchè non ci sarebbe un analogo riconoscimento di Israele da parte palestinese. “Dimentica – commenta – che Israele è già riconosciuto dagli accordi di Oslo del 1993 sottoscritti anche dall’Olp e quindi dall’Anp. Se c’è qualcuno che sta violando quegli accordi è il governo del loro amico e alleato politico Netanyahu, il primo a negare apertamente la prospettiva due popoli-due Stati”.
Alla domanda se un riconoscimento senza condizioni, in questo momento, non suonerebbe come una legittimazione di Hamas e della strage del 7 ottobre? Risponde, “è un’assurdità, perchè è chiaro a tutti che Hamas non possa essere il futuro di Gaza e della Palestina: la nostra condanna del 7 Ottobre è stata nettissima. Dimenticano che c’è un’autorità nazionale palestinese, che certamente si deve riformare e rafforzare, ci sono interlocutori in Palestina diversi da Hamas”.
Ed in merito all’osservazione che quello che sta accadendo a Gaza, secondo la maggioranza di governo, è parte del diritto di Israele all’autodifesa dopo il pogrom del 7 Ottobre, dice: “Autodifesa? Siamo di fronte alla punizione collettiva contro l’intero popolo palestinese, sia a Gaza che in Cisgiordania. L’altro giorno sono stati uccisi sei bambini mentre cercavano dell’acqua e l’esercito israeliano ha parlato di un ‘errore tecnicò. E’ disgustoso e inaccettabile e l’Italia non deve essere complice di questi crimini, perpetrati con crudeltà inaudita”. “E’ evidente a tutti – aggiunge – che siamo di fronte a crimini di guerra inaccettabili da ogni punto di vista e su questi sta anche indagando la Corte penale di giustizia, che va sostenuta nel suo lavoro e non delegittimata come le destre di tutto il mondo stanno facendo. Il governo israeliano porta avanti un disegno criminale di eliminazione e annessione di Gaza e Cisgiordania e sta violando qualsiasi norma del diritto internazionale. C’è in corso una sistematica pulizia etnica, bombardano scuole, ospedali, ambulanze e, lo dice l’Onu, stanno usando la fame come arma di guerra, sparano su chi attende aiuti. Vanno fermati subito”. “Manca una voce forte dell’Unione europea, a cui chiediamo anzitutto un embargo totale alle forniture d’armi e sistemi dual use a Israele e lo stop dell’accordo di partenariato – dichiara -. Basta con il doppio standard insopportabile: difendiamo il diritto internazionale in Ucraina e bisogna farlo anche a Gaza”. Per quanto riguarda il Governo italiano, “finora – dice – sono sempre stati silenti, adesso servono atti concreti come il riconoscimento della Palestina, le sanzioni al governo Netanyhau, la sospensione del memorandum di collaborazione militare con Israele e un embargo totale di armi. Atti che servono a spingere per un cessate il fuoco immediato, lo sblocco degli aiuti umanitari, la liberazione degli ostaggi ancora nelle mani dei terroristi di Hamas, della cui sorte a Netanyhau evidentemente poco interessa, e la fine dell’occupazione illegale”. In merito al Pd, “oltre alle pressioni nel parlamento italiano ed europeo, coinvolgeremo i nostri militanti e iscritti nelle 450 feste de l’Unità in tutta Italia per intraprendere ovunque iniziative di solidarietà con la Palestina”.
– foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).

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Nell’ultimo mese Sinner si prende la scena su radio e tv

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ROMA (ITALPRESS) – E’ Jannik Sinner il personaggio più citato sulle radio e tv nazionali nell’ultimo mese: in base al monitoraggio svolto da Mediamonitor.it, piattaforma che utilizza tecnologia e soluzioni sviluppate da Cedat 85, azienda attiva da 40 anni nella fornitura dei contenuti provenienti dal parlato, il trionfatore di Wimbledon ha ottenuto infatti 4.816 menzioni, circa una ogni 9 minuti. Mediamonitor.it ha raccolto le citazioni relative ai personaggi più nominati dalle principali emittenti televisive e radiofoniche, nel periodo compreso fra lunedì 23 giugno e mercoledì 23 luglio.
Alle spalle del campione altoatesino Papa Leone XIV (3.045) che, pochi giorni dopo avere ricevuto a Castel Gandolfo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha chiesto l’immediato cessate il fuoco a Gaza in seguito all’attacco israeliano alla chiesa della Sacra Famiglia. Seguono tre nomi legati al delitto di Garlasco.
Analizzando il periodo compreso fra giovedì 17 e mercoledì 23 luglio, invece, l’indagine di Mediamonitor.it vede fra i personaggi più citati tre protagonisti dell’inchiesta sull’urbanistica milanese.
Chiudono la classifica il giudice Paolo Borsellino (464), ricordato 33 anni dopo la strage di via D’Amelio avvenuta il 19 luglio 1992, e Andrea Cavallari, evaso dal carcere di Bologna e catturato in Spagna dopo avere fatto perdere le sue tracce per due settimane (367).

– Foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

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