Economia
Trump, Pompei “Rafforzamento supply chain e resilienza fattori chiave”
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9 mesi fa-
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Redazione
MILANO (ITALPRESS) – “In un periodo storico segnato dal maggior numero di conflitti dalla fine della Seconda Guerra mondiale, da tensioni geopolitiche e da scenari economici di forte incertezza, le strategie delle aziende non devono limitarsi alla gestione e al contenimento dei rischi. Occorre invece cogliere le opportunità che emergono dai profondi cambiamenti in atto”. Lo dichiara il Ceo di Deloitte Italia, Fabio Pompei, in occasione della cerimonia di insediamento di Donald Trump come presidente degli Stati Uniti.Pompei interverrà questo pomeriggio all’evento “Aspenia Talks – L’America di Trump e le nuove relazioni transatlantiche”, che si terrà a Roma alle 17 e 45 alla Sala della Regina della Camera dei Deputati. Nell’analizzare le relazioni economiche tra Stati Uniti e Italia, per il Ceo di Deloitte Italia è importante che “le aziende sviluppino un approccio proattivo e resiliente di fronte alle possibili evoluzioni protezionistiche. L’export italiano verso gli Stati Uniti, in crescita costante dal 2012, ha dimostrato la sua capacità di espansione nonostante le difficoltà, come l’introduzione dei dazi durante il primo mandato del Presidente Trump. Nel 2018 e 2019 le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti hanno registrato aumenti rispettivamente del 4,9% e del 7,4%. Inoltre, l’attuazione dei nuovi tagli fiscali annunciati potrebbe stimolare i consumi americani, aprendo ulteriori opportunità per i prodotti del Made in Italy”. Commentando l’impatto per le aziende di un quadro geopolitico instabile, Pompei sottolinea che “la diversificazione delle catene di approvvigionamento e dei mercati di sbocco, la riduzione della dipendenza da fornitori esteri non affidabili e l’ottimizzazione dei processi interni sono tra le prime azioni che le aziende devono mettere in atto per far fronte alla vulnerabilità dei commerci internazionali e delle supply chain”. Con una visione di lungo termine, il Ceo di Deloitte Italia evidenzia la necessità di investimenti strategici, soprattutto nell’ambito della transizione digitale: “uno degli obiettivi prioritari deve essere quello di colmare il divario in termini di innovazione, uso di nuove tecnologie e competenze digitali e questo può realizzarsi solo investendo sui talenti, sulla formazione continua, su strategie di reclutamento innovative e su programmi di upskilling e reskilling”. Al dibattito di oggi, oltre a Pompei, parteciperanno: Giulio Tremonti, Presidente Commissione Affari Esteri e Comunitari, Presidente Aspen Institute Italia; Valentino Valentini, Viceministro delle Imprese e del Made in Italy; Martin Briens, Ambasciatore di Francia in Italia; Giampiero Massolo, Presidente, Mundys; Marco Tronchetti Provera, Vice Presidente Esecutivo, Pirelli. Interverranno da remoto Charles Kupchan, Senior Fellow, Council on Foreign Relations; Arrigo Sadun, Presidente e Fondatore, TLSG – International Advisors; Gerard Baker, Editor-at-large, The Wall Street Journal; Walter Isaacson, già Presidente, The Aspen Institute e autore della biografia di Elon Musk. Modera Marta Dassù, Direttore di Aspenia.(ITALPRESS).
Foto: Agenzia Fotogramma
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Economia
Giorgetti “Il sistema bancario è nelle migliori condizioni per sostenere l’economia”
Pubblicato
1 ora fa-
28 Ottobre 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – “Nel nostro Paese larga parte del risparmio è canalizzato nel sistema bancario, che oggi è nelle condizioni migliori per sostenere l’economia come testimoniato dai principali indicatori di bilancio”. Lo afferma il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, in occasione della celebrazione della 101ª Giornata Mondiale del Risparmio organizzata da Acri.
“La tutela del risparmio è l’elemento centrale delle moderne economie di mercato, un sistema solido è il miglior presidio per la sua tutela e per il suo impiego per la crescita economica del Paese – ha aggiunto Giorgetti – Il risparmio è un elemento imprescindibile per assicurare uno sviluppo sociale, economico e duraturo. Il risparmio ha rappresentato un motore per la ricostruzione del Paese e più recentemente ha permesso di superare gli shock a partire dalla crisi finanziaria del 2009″, ha concluso.
“Lo sviluppo del mercato dei capitali è una delle priorità del Governo, perseguita attraverso una serie di iniziative che si sviluppano in parallelo e in sintonia con la strategia europea per una ‘Unione dei Risparmi e degli Investimenti’. L’Italia sta facendo la sua parte. La Legge Capitali ha rimosso vincoli normativi e operativi all’accesso al mercato, introdotto misure che stimolano la canalizzazione degli investimenti finanziari verso l’economia reale e, infine, attribuito una delega al Governo per riformare l’ordinamento finanziario e il Codice Civile”, aggiunge.
-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).
Economia
Panetta “L’Italia sa affrontare le difficoltà, in 5 anni mostrata una notevole capacità di resilienza”
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1 ora fa-
28 Ottobre 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – “Negli ultimi cinque anni l’economia italiana ha mostrato una notevole capacità di resistenza e adattamento, crescendo più che nel quinquennio precedente la pandemia e in linea con il resto dell’area dell’euro. Il Mezzogiorno ha contribuito in misura significativa, interrompendo una lunga fase di arretramento rispetto al resto del Paese: dal 2019 il suo prodotto è aumentato dell’8%, contro il 5 del Centro Nord”. Lo afferma il Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, in occasione della celebrazione della 101ª Giornata Mondiale del Risparmio organizzata da Acri. “Le politiche economiche adottate dopo la pandemia e durante la crisi energetica – insieme ai fondi del programma Next Generation EU – hanno attenuato l’impatto degli shock sui redditi di famiglie e imprese e sostenuto l’attività produttiva. Ma questa tenuta riflette anche i frutti della ristrutturazione produttiva e delle riforme avviate dopo la crisi dei debiti sovrani”, aggiunge.
“Negli anni recenti l’Italia ha mantenuto una gestione prudente delle finanze pubbliche. Con l’esaurirsi delle misure straordinarie, l’indebitamento netto si è ridotto drasticamente: si è più che dimezzato lo scorso anno e, secondo le stime del Governo, nel 2025 dovrebbe scendere al 3% del PIL. Il saldo primario è tornato positivo e dovrebbe salire allo 0,9% mentre gli investimenti pubblici restano su livelli elevati in rapporto al prodotto“, sostiene Panetta.
“La tenuta dell’economia, la credibilità degli obiettivi di finanza pubblica e la prudenza nella gestione dei conti ha rafforzato la fiducia nelle prospettive del Paese. Il differenziale di rendimento tra i titoli decennali italiani e tedeschi è diminuito di circa 100 punti base negli ultimi due anni. Anche il giudizio delle principali agenzie di rating è migliorato, nonostante il difficile contesto geopolitico. Vi sono spazi per ulteriori miglioramenti. Sono sviluppi che vanno consolidati, proseguendo con determinazione nella direzione intrapresa”, spiega.
“Oggi, con l’inflazione tornata sotto controllo, ci troviamo in un contesto internazionale complesso: riemergono tensioni geopolitiche e conflitti che pensavamo superati, mentre le nuove spinte protezionistiche ostacolano il commercio e la cooperazione economica. Si rafforza un clima di frammentazione e incertezza in cui la contrapposizione tende a prevalere sul dialogo e sulla collaborazione. In questo scenario la priorità è chiara: proseguire con determinazione una crescita solida e duratura fondata su investimenti, innovazione e produttività”.
“L’Italia ha dimostrato di saper affrontare le difficoltà economiche e di sapersi rinnovare. Dobbiamo valorizzare questa forza investendo nel capitale umano e tecnologico, sostenendo la produttività e la competitività, rafforzando la fiducia dei cittadini e dei mercati. La solidità del sistema produttivo e la transizione verso un’economia sempre più digitale offrono le basi per farlo”
“Guardando al futuro, la politica di bilancio dovrà tenere conto dell’invecchiamento della popolazione e dei nuovi impegni in materia di difesa sostenendo la capacità produttiva. È essenziale innalzare stabilmente il ritmo di crescita dell’economia oltre quell’1% stentato su cui sembriamo esserci assestati, preparando fin d’ora il terreno per la fase in cui non saranno più disponibili i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)”.
DAZI, “ACCORDO UE-USA HA RIDOTTO INCERTEZZA”
“La competitività delle imprese italiane non può essere data per acquisita, soprattutto alla luce delle attuali tensioni commerciali e delle incerte prospettive della domanda globale. Il recente accordo tra l’Unione europea e gli Stati Uniti ha ridotto l’incertezza sul quadro dei rapporti doganali bilaterali, ma ha anche comportato un sensibile aumento, dal 2 al 16%, dei dazi medi effettivi sulle esportazioni europee. Secondo le nostre valutazioni, gli effetti diretti per gli esportatori italiani e le loro filiere restano nel complesso limitati, grazie ai punti di forza appena menzionati. Non vanno però sottovalutati gli effetti che si concentrano su singoli settori o territori, né quelli indiretti -osserva -. Nei primi sette mesi di quest’anno le esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti sono diminuite di 43 miliardi di euro rispetto all’analogo periodo del 2024, mentre quelle verso l’Europa sono aumentate di 34 miliardi”.
“Sebbene non straordinaria, è una crescita rilevante, che interessa in ampia misura i settori a tecnologia avanzata e conferma il rischio – già segnalato in passato – di un ampio reindirizzamento delle produzioni cinesi verso i nostri mercati. A ciò si aggiunge l’apprezzamento dell’euro, che sta erodendo in misura significativa la competitività di prezzo dei prodotti europei”, aggiunge.
BANCHE, “UTILIZZINO RISORSE PER RAFFORZARE CRESCITA”
“Il sistema bancario italiano è nell’insieme solido, ben patrimonializzato e oggi tra i più redditizi d’Europa. I rischi di credito restano limitati, grazie anche alle buone condizioni finanziarie delle imprese. Contribuisce l’ampio utilizzo dei prestiti garantiti dallo Stato, tutt’ora pari a un quarto di quelli alle imprese. I ricavi continuano a crescere, nonostante la discesa dei tassi di interesse, a conferma della capacità degli intermediari di adattarsi e diversificare la propria attività. Questi andamenti hanno alimentato le operazioni di concentrazione che hanno interessato il sistema bancario negli ultimi mesi. Quelle realizzate devono rafforzare gli intermediari, accrescerne ulteriormente l’efficienza e potenziare la capacità di offrire servizi migliori e più vicini ai bisogni della clientela”, aggiunge.
“Il sistema bancario italiano è solido, ma “il contesto in cui le banche operano non è però privo di rischi. L’economia internazionale resta fragile e i mercati finanziari potrebbero subire bruschi aggiustamenti in relazione a shock improvvisi. È quindi importante che le banche utilizzino le risorse generate in questa fase favorevole per rafforzare la capacità di affrontare scenari sfavorevoli, continuare a investire in tecnologia e sicurezza informatica e, soprattutto, sostenere la crescita dell’economia”.
– Foto IPA Agency –
(ITALPRESS).
Economia
Valore aggiunto, il Mezzogiorno corre una volta e mezzo più veloce del Settentrione
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1 ora fa-
28 Ottobre 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Il valore aggiunto del Sud lo scorso anno ha corso ad una velocità una volta e mezza superiore a quella del Nord, +2,89% contro l’1,77% del Settentrione e il 2,14 % della media italiana rispetto al 2023. È quanto emerge dall’analisi realizzata dal Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere sul valore aggiunto1 provinciale a valori correnti del 2024 che tiene conto dell’ultima revisione di contabilità nazionale effettuata dall’Istat e diffusa nello scorso mese di settembre. In particolare, nel complesso del Paese aumenti a due cifre si registrano nell’agricoltura (+10,25%), che comunque genera appena il 2,23% della ricchezza prodotta, mentre sul fronte opposto cali più consistenti si rilevano nella manifattura (-4,10%) che realizza il 19,04% del valore aggiunto.
A livello regionale a muoversi con un passo più spedito sono, in particolare, la Sardegna (+3,74%), la Puglia (+3,13%) e la Calabria (+3,12%). Ma, su base provinciale, è Viterbo a prendere maggiormente la rincorsa (+4,85%), seguita da Imperia (+4,29%) e Foggia (+4,22%). Tuttavia, se guardiamo alla ricchezza prodotta pro-capite è il Nord con 40.158 euro a smarcarsi nettamente dal resto d’Italia e, in particolare, dal Meridione (22.353 euro). A trainare è, soprattutto, Milano che con un valore aggiunto di 65.721 euro a testa conferma la sua leadership sfiorando il raddoppio della media nazionale di 33.348 euro. Un traguardo quest’ultimo raggiunto attualmente in Europa solo da 19 “province” dell’Unione europea (delle quali ben 11 tedesche) sulle 1.1652 nelle quali è suddiviso il territorio dell’Ue.
“I dati del valore aggiunto dipingono un quadro in chiaroscuro. Il Sud conferma segni positivi di dinamicità ribaltando lo stereotipo di un’area strutturalmente in ritardo rispetto al resto del Paese. Ma il gap con il Nord resta ampio e la ricchezza prodotta per abitante nel Mezzogiorno rimane decisamente inferiore. Lo ha detto il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, che ha aggiunto “preoccupa, inoltre, la flessione della manifattura, segno di una difficoltà che i dazi e le tensioni sull’export potrebbero accentuare con un impatto rilevante sul Pil. Anche per questo è quanto mai urgente una vera politica industriale capace di valorizzare le specificità territoriali e di rimuovere gli ostacoli alla competitività, a partire dal costo dell’energia ancora notevolmente più alto rispetto ai concorrenti europei”.
Il 2024 segna il boom dell’agricoltura che registra un aumento della ricchezza prodotta del 10,25% (anche per effetto delle spinte inflattive che hanno colpito questo comparto più di altri) e tocca quota 40 miliardi di euro, il valore più alto da quando sono disponibili le serie storiche. Aumenti record si registrano in Abruzzo (+31,17%) che conquista con L’Aquila, Pescara, Chieti e Teramo le prime quattro posizioni della relativa classifica provinciale. Mentre in controtendenza appare la Sicilia, unica regione italiana a registrare un segno meno ( -5,54%), collocando tutte le sue province in fondo alla graduatoria chiusa da Palermo (-6,89%).
Segnali di sofferenza, invece, emergono dalla manifattura. Nel 2024, l’intero comparto industriale -estrattivo, manifatturiero e utilities- registra una flessione del 4,1% rispetto al 2023, interrompendo un percorso virtuoso di continua crescita iniziato dal 2015 (al netto della battuta di arresto del 2020 dovuto allo scoppio della pandemia). A fare eccezione sono solo otto province che chiudono lo scorso anno con un segno più, guidate da Reggio di Calabria (+3,08%), Viterbo (+1,64%) e Rieti (+1,60%). Un dato che desta preoccupazione, visto che proprio l’industria in senso stretto è stata negli anni un importante motore di sviluppo. Tra il 2000 e il 2024, infatti, nelle 16 province in cui è aumentata l’incidenza di questo comparto sull’economia locale si registra anche un incremento medio anno maggiore del valore aggiunto (+2,5%), con punte a Bolzano del +3,3%. Mentre nelle 91 province che, nello stesso arco temporale, hanno visto diminuire il peso dello stesso comparto l’aumento appare più contenuto (+2,2% annuo).
Tra il 2023 e il 2024, il valore aggiunto del Nord si muove a passo rallentato. A fare più fatica sono l’Emilia-Romagna +0,95%, Veneto +1,20% e Friuli-Venezia Giulia +1,35%. Le difficoltà di allungare il passo del Settentrione si riscontrano anche a livello provinciale. Ad eccezione di Imperia, seconda in classifica per crescita con un incremento del 4,29%, bisogna scorrere sino alla 15esima posizione, occupata da Verbano-Cusio-Ossola (+3,24%), per trovare un’altra realtà del Nord. Mentre sono tutte settentrionali le ultime cinque province che chiudono la graduatoria confermando sostanzialmente il valore prodotto nel 2023 si tratta di Modena (-0,03%), Vicenza (+0,40%), Reggio nell’Emilia (+0,50%), Bergamo (+0,60%) e Parma (+0,61%). Tutte realtà, queste ultime, caratterizzate da una forte presenza del settore industriale e che pagano quindi, più di altre, le recenti difficoltà del settore. Ma la ricchezza prodotta pro-capite resta salda al Settentrione 40.158 euro, che sale a 41.095 euro al Nord Ovest, a fronte dei 22.353 euro al Sud.
È il Trentino-Alto Adige/Südtirol a primeggiare con 48.869 euro a testa, seguito nel “medagliere” dalla Lombardia 45.019 e dalle Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste 43.463. Milano svetta nella classifica provinciale (65.721euro), inseguita da Bolzano / Bozen (55.065) e Bologna (45.125). Replicando lo stesso podio dell’anno 2000, ad eccezione di Bologna che ha scalzato Roma. Mentre sul fronte opposto sono tutte meridionali le ultime 28 province che occupano la graduatoria, con Sud Sardegna fanalino di coda (18.140 euro), preceduta da Cosenza (18.166 euro) e Agrigento (18.220 euro).
– Foto IPA Agency –
(ITALPRESS).

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