ALLUVIONE A PAVIA, IL SINDACO LISSIA PROMETTE UN CAMBIO DI ROTTA
A Pavia, la ribattezzata "alluvione di aprle" 2025, definita dal sindaco Michele Lissia come «la terza più grave degli ultimi trent’anni», diventa il punto di svolta per la protezione del Borgo Basso. E proprio da lì, dove il Ticino ha invaso il 90 per cento delle abitazioni, arriva l’impegno concreto del primo cittadino: migliorare il piano di emergenza, installare nuove paratie e fare chiarezza sul ruolo delle idrovore.
«Non lasceremo più i borghigiani in balìa di eventi che rischiano di diventare ingovernabili», ha dichiarato Lissia, che anche nel giorno di Pasquetta ha voluto essere tra i residenti colpiti dalla piena. Il progetto parte da via Milazzo, dove l’amministrazione punta a installare barriere mobili per contenere le piene meno gravi. Uno studio di fattibilità, affidato al Dipartimento di ingegneria civile e architettura dell’Università di Pavia, servirà a identificare la soluzione tecnica più efficace e stimare i costi. «Poi cercheremo le risorse con gli enti competenti», aggiunge Lissia, consapevole di dover affrontare quest’anno tagli statali per 700mila euro, che diventeranno tre milioni e mezzo nei prossimi anni.
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Ma l’attenzione non è solo sulle opere strutturali. Il Comune intende rafforzare il piano di emergenza, con corsi per i volontari e nuovi mezzi non a motore, capaci di muoversi anche con livelli bassi del fiume. «I gommoni non sono riusciti ad arrivare alle case e le onde avrebbero peggiorato la situazione», spiega il sindaco, che annuncia anche l’introduzione di megafoni per avvisare la popolazione in caso di allerta rossa, oltre alle notifiche digitali.
Previsto anche un censimento dei residenti del Borgo per informare meglio chi non conosce le dinamiche del fiume, e il potenziamento della distribuzione di sacchi di sabbia, con l’idea di predisporre scorte già insacchettate.
Sul fronte delle idrovore della Chiavica, il sindaco chiederà un incontro urgente al Consorzio Est Sesia. «C’è un protocollo che non coinvolge il Comune – spiega – ma dobbiamo fare chiarezza. Alcuni cittadini parlano di un incremento dei livelli d’acqua fino a 30 centimetri per effetto delle pompe».
Una richiesta condivisa dal Comitato Attenti al Ticino. Il presidente Enrico Bergonzi plaude all’attenzione mostrata da Lissia, ma chiede interventi concreti: «Le idrovore non vanno accese nel momento di massimo stress del fiume. In certe case l’acqua ha raggiunto un metro e mezzo di altezza». E avverte: «Non ha senso scaricare acqua verso il Borgo, quando dall’altra parte ci sono solo cantine e nessuna abitazione».
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LA VOCE PAVESE – GUERRA DELL’ACQUA, PAVIA E PIEMONTE DIVISE DAL CANALE CAVOUR
Torna la tensione tra agricoltori pavesi e piemontesi per la gestione delle risorse idriche. Al centro dello scontro ci sono due nuovi impianti idroelettrici progettati lungo il Canale Cavour, tra Chivasso e Torino, che secondo le associazioni agricole lombarde rischiano di sottrarre fino a un quarto dell’acqua destinata alle risaie della Lomellina.
Il timore è che la nuova captazione possa aggravare gli effetti della siccità già vissuta nel 2022, con pesanti ripercussioni su raccolti e produzione. “Non vogliamo rivivere l’emergenza di tre anni fa”, avvertono i rappresentanti del mondo agricolo pavese, chiedendo un confronto urgente con le istituzioni per garantire un’equa distribuzione delle acque del Po e dei suoi canali derivati.
Il progetto punta a produrre energia rinnovabile ma solleva dubbi sull’impatto ambientale e sull’equilibrio tra usi agricoli ed energetici. Una nuova “guerra dell’acqua” sembra dunque profilarsi all’orizzonte, tra esigenze di sostenibilità e tutela delle attività agricole che da secoli caratterizzano il territorio padano.
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